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Molti conoscono la storia dell’integrazione dei giocatori di colore nel baseball, ma pochi sanno quella dei nativi americani. I fans di tutto il mondo conoscono le due squadre di MLB, i Cleveland Indians e gli Atlanta Braves. Entrambi i nomi si riferiscono agli Indiani d'America, anche se le squadre stesse non hanno alcun legame con la cultura tribale. Ma sicuramente pochi conoscono i nomi di Charles Bender o Louis Sockalexis, leggendari giocatori di baseball che erano realmente Indiani d'America. I nativi vennero a contatto con il baseball nei primi anni dell’ottocento. Gli esploratori Lewis e Clark, durante il loro viaggio nel Nord America (1804-1806), cercarono di insegnare una prima versione del gioco agli indiani di Nez Perce (tribù della regione del Pacific Northwest). Anche i prigionieri indiani giocavano a baseball e il più importante fu il guerriero Apache Geronimo a Fort Sill, in Oklahoma. Alla fine del 1800, gli adolescenti pellerossa furono portati via con la forza dalle loro famiglie per essere civilizzati, come si diceva, nelle scuole lontano dalle riserve. Per i ragazzi indiani, il baseball fu uno strumento di integrazione e capirono che era sicuramente un modo per sopravvivere. Il 22 aprile del 1897 Louis Sockalexis , della tribù di Penobscott, divenne, secondo molti, il primo degli Indiani d'America a giocare a baseball nella massima lega con i Cleveland Spiders dell’American Association. Sei anni più tardi Chief Bender, uno Ojibwe, divenne il primo degli indiani a giocare nell'American League e uno dei due (Zack Wheat è l'altro), fino ad oggi, ad essere eletti nella National Baseball Hall of Fame. Bender terminò i suoi 14 anni di carriera con un record di 212 -127, compreso un no-hitter contro i Cleveland Indians nel 1910 e tre complete games (due vittorie) contro i Giants, aiutando Philadelphia a vincere le World Series del 1911. Le Tribù avevano tutte una lunga tradizione nel gioco del baseball, sia fuori che dentro le riserve. Ci furono anche giocatori che calcarono la Major League con antenati pellerossa, e quindi mezzosangue, come: Gene Bearden, Johnny Bench, Howie Fox, Nippy Jones, Ernie Koy, Roy Meeker, Willie Stargell, Joseph Tipton, Jim Toy (forse il primo giocatore mezzosangue ad accedere alle Major League), Thurman Tucker, Virgil Trucks, Zack Wheat & Early Wynn. Jacobus "Jim" Franciscus Thorpe, figlio di un irlandese e di madre pellerossa (tribù Sac e Fox), fu sicuramente l'atleta più famoso che ebbe grandissima fama anche fuori degli Stati Uniti. Nato a Prague il 28 maggio 1887, vinse due ori olimpici nel pentathlon e nel decathlon, fu una stella del football americano a livello universitario e professionistico e giocò nella Major League baseball. Si racconta che Gustavo V, re di Svezia, consegnandogli il premio olimpico, abbia detto a Thorpe: "Signore, Lei è il più grande atleta del mondo". Giocò con i New York Giants, Milwaukee Brewers, Cincinnati Reds e Boston Braves. I titoli olimpici gli furono ritirati proprio per aver giocato a baseball da professionista, e gli vennero restituiti postumi dal CIO solo nel 1983. Moses Yellowhorse, un Pawnee, è considerato da molti storici come il primo mezzosangue indiano a giocare in formazioni di baseball professionistico. Moses J. "Chief" Yellow Horse , soprannominato Yellowhorse, giocò con i Pittsburgh Pirates per due anni dal 1921. Rimase anche famoso perché nella stagione del 1922 colpì Ty Cobb con un lancio in mezzo agli occhi. Questo episodio fu sicuramente provocato da Cobb che, posizionandosi al piatto, lo aveva insultato con frasi razziste. Ci sono stati nella storia del baseball quattordici ballplayers che venivano comunemente chiamati "chief" o semplicemente soprannominati "chief" e nell’Encyclopedia of North American Indians si può leggere: "Vale la pena di sottolineare che, mentre i giocatori indiani erano quasi sempre chiamati “the Chief”, questo nickname fu utilizzato molto meno tra gli indiani stessi. John 'Chief' Meyers, per esempio, della tribù di Mission Indian, che giocò contro Bender, per chiamarlo utilizzava semplicemente il nome Charlie". Al contrario dei giocatori neri, che con Jackie Robinson, ruppero le barriera del razzismo nel baseball nel 1947, alcuni players Indiani d'America giocavano nei campionati più importanti già da decenni. Per la cronaca fu riconosciuto agli Indiani la cittadinanza statunitense nel 1924. i Nativi sperimentarono nel mondo del baseball un mix di razzismo e di accettazione. Potevano giocare, a differenza dei neri, ma erano pur sempre considerati dei selvaggi. Due citazione di Charles Bender, sono un esempio perfetto di questa forma di razzismo. Durante una partita affrontò quelli che gli urlavano dalle tribune, dicendo: "Voi ignoranti, maleducati stranieri, tornatevene nella vostra terra". In un’intervista dichiarò "Ho scelto di giocare a baseball da professionista, quando ho lasciato la scuola, perchè mi offriva le migliori opportunità sia per i soldi che per il successo. Ho giocato a baseball perché era la cosa che sapevo fare meglio, e la vita e il gioco mi piacevano e c'era poco pregiudizio razziale nel baseball. C'è stata appena una traccia di risentimento nei miei confronti per le mie origini. Ho avuto lo stesso trattamento di altri uomini". Attualmente ci sono due fenomenali rookie di origini pellerossa che giocano a baseball nella MLB, nelle due squadre rivali per antonomasia: Jacoby Ellsbury e Joba Chamberlain. Jacoby Ellsbury è Navajo e gioca esterno centro per i Boston Red Sox. Joba Chamberlain è mezzo Winnebago e lancia per i New York Yankees. Con i Cardinals di St. Louis gioca il lanciatore Kyle Lohse (Nomlaki) e questi tre sono attualmente gli unici Indiani d'America nelle Major. Nella lista qui sotto (tratta da Baseball Almanac) troverete tutti i giocatori Indiani d'America che hanno calcato i campi della Major League
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Nel libro intitolato "The Official Professional Baseball Rules Book" vi è una sezione dedicata alle transazioni. Andiamo a vedere come funzionano queste transazioni, tenendo presente che tali regole sono state create per rendere corretta la competizione, per evitare che squadre "ricche" accumulino talenti e li trattengano soltanto per evitare che rinforzino le avversarie e, infine, per evitare falsi infortuni ed altri spiacevoli trucchetti per ottenere un vantaggio competitivo. La gran parte delle regole tendono ad aiutare le squadre più povere o messe peggio in classifica. Il roster di una squadra è formato da 25 giocatori. I giocatori temporaneamente sulle liste infortunati non vengono conteggiati, quindi possono essere rimpiazzati da altri giocatori, in genere, provenienti dalle leghe minori. Questi giocatori devono far parte del roster da 40, che è un roster espanso (ne parleremo in seguito). 25-man e 40-man roster Ogni squadra della Major League Baseball mantiene sia un 25-man roster che un 40-man roster. I giocatori sul 25-man roster hanno il diritto di giocare nelle partite ufficiali della major league per tutta la stagione. Il 40-man roster include i giocatori nel 25-man roster oltre a ben altri 15 giocatori del team che possono essere nei 7 - o 15 - giorni della disabled list (lista disabili, vedi sotto), in congedo di paternità per un massimo di 3 giorni, o che stanno giocando nelle minor league della franchigia. Dal 1 settembre fino alla fine della stagione regolare, ogni giocatore sul 40-man roster (noto anche come "roster espanso") è idoneo a giocare in una partita ufficiale di regular season. Molti giovani giocatori fanno il loro debutto in Major League in questo modo, detto anche "September call-up". A partire dalla stagione 2012, alle squadre sarà consentito il 26-man roster per il previsto doubleheaders "day-night", due gare in programma nello stesso giorno, ma con lo stadio svuotato del pubblico tra le due partite, e biglietti venduti separatamente per ogni gara. Per essere ammessi nel roster della squadra di playoff un giocatore deve essere in una delle seguenti condizioni: (a) uno del 25 roster attivo, (b) nell'elenco disabili, (c) nell'elenco lutto, o (d) nell'elenco dei sospesi a partire dalla mezzanotte del 31 agosto. L'unica eccezione è che un giocatore nella lista disabili dei 60 giorni può essere sostituito da un altro giocatore della squadra preso dal 40-man roster (al 31 agosto) che gioca nella stessa posizione (posizione del giocatore per posizione giocatore, o lanciatore per lanciatore), con l'approvazione del commissioner del baseball. Trades Le squadre possono scambiare solo i giocatori attualmente sotto contratto, ad eccezione di quei giocatori che sono stati selezionati nel corso dell'ultimo anno. Dalla fine delle precedenti World Series fino a luglio, gli scambi tra due o più squadre della Major League possono liberamente verificarsi in qualsiasi momento. Nel mese di agosto, gli scambi possono essere effettuati solo dopo che tutti i giocatori nello scambio dovranno passare i waivers o non essere nel 40-man roster. I giocatori acquisiti dopo il 31 agosto non sono ammissibili per il roster postseason a meno che sostituiscano un giocatore infortunato. A differenza della NFL, NHL e NBA, i team non possono scambiare i selezionati al draft, ma potrebbero acquistare i diritti in base alla Rule 5 Draft Picks. La regola del 31 agosto fu cancellata nel 1945 per i militari che ritornavano dalla guerra. Nel corso degli anni, ci furono diversi casi importanti in cui un giocatore acquistato dopo la scadenza del 31 agosto diede un contributo significativo ad una squadra in lotta ai playoff ma che non aveva i requisiti per la postseason, come ad esempio, Pedro Ramos con i New York Yankees nel 1964 e Sparky Lyle con i Philadelphia Phillies nel 1980. Se un giocatore è stato in un roster attivo della Major League per dieci stagioni complete e in una squadra per gli ultimi cinque, non può essere scambiato per un'altra squadra senza il suo consenso (noto come 10 & 5 rule). Inoltre, hanno lo stesso effetto alcuni giocatori che avevano negoziato la clausola di non essere scambiati nei loro contratti. In alcune trade, uno dei componenti è il "player to be named later" (giocatore da nominarsi in un secondo tempo), che di solito si rivela essere un giocatore di minor league. Il giocatore senza nome viene incluso come parte di una trade quando le squadre non sono immediatamente d'accordo su un giocatore specifico o quando il giocatore non è ancora idoneo a essere scambiato. In questi casi, il giocatore in questione deve essere nominato entro sei mesi. Possono essere scambiati contanti o altri pagamenti al posto del giocatore che sarà nominato più tardi. Per esempio, durante lo sciopero della Major League Baseball del 1994, i Minnesota Twins scambiarono Dave Winfield ai Cleveland Indians alla scadenza della trade. Tra le condizioni della trade c'era che se gli Indians non avessero giocato molte partite nel 1994, "il general manager degli Indians, John Hart, avrebbe dovuto firmare un assegno di 100 dollari intestato ai Minnesota Twins e portare fuori a cena il general manager dei Twins Andy MacPhail". Waivers I waivers
sono l'aspetto più complicato delle regole sulle transazioni. 1. mandarlo nelle minor league (dopo la sua approvazione se è un veterano, fra un momento la spiegazione). 2. rilasciarlo definitivamente e farlo diventare un free agent, e può firmare con la squadra che vuole. 3. scambiarlo con un'altra squadra, anche dopo la trading deadline del 31 luglio. Infatti ogni trade effettuata dopo il 31 luglio deve passare prima i waivers. Se un giocatore non passa i waivers, cioè se una o più squadre non lo chiamano (le chiamate sono segrete, per davvero), il club che aveva originariamente piazzato il giocatore nella lista waivers viene informato e può ritirarlo dalla lista stessa tenendoselo in squadra. Se invece non lo ritira dalla lista il giocatore viene assegnato ad un'altra squadra nel seguente modo: 1. se una sola squadra lo ha chiamato il contratto del giocatore viene assegnato a questa squadra, che deve anche pagargli il resto del contratto. 2. se più di una squadra della stessa lega (AL o NL, dipende) chiamano il giocatore lo stesso sarà assegnato al club messo peggio in classifica. 3. se squadre di league diverse chiamano il giocatore la preferenza andrà sempre alla squadra della stessa league del club che mette il giocatore negli waivers. Durante i primi 30 giorni della stagione, per determinare a quali squadre vadano i giocatori, vale la classifica finale della stagione precedente. Options Dopo tre anni come professionista un giocatore deve essere protetto sul roster da 40 oppure diventa eleggibile (sceglibile) nel draft Regola 5 (Rule 5 draft – lo analizzeremo dopo) che si tiene ogni anno nella prima settimana di dicembre. Ora, una volta che tale giocatore ha passato tre anni da professionista e presumendo che sia stato aggiunto alla lista da 40, il suo club ha le "opzioni" su di lui, e si dice che il giocatore sia in "optional assignment". Non c'è un numero di ozpioni, spesso si sente dire che il tal giocatore abbia tre opzioni, oppure che abbia ancora due opzioni, ma non è così. L'opzione è uno status che dura tre anni. In pratica quando un giocatore ha opzioni significa che si trova nei tre anni in cui può essere richiamato dalle minor league e rispedito nelle stesse a volontà, cioè quante volte si vuole durante la stagione. C'è comunque un limite di 10 giorni per richiamarlo in MLB se è appena stato spedito in AAA. Questo per evitare di giostrare due-tre giocatori tra AAA e squadra MLB (magari lanciatori di rilievo) e virtualmente garantirsi in modo scorretto un roster di 27-28 giocatori. Quando un giocatore viene definito senza opzioni (traduzione approssimativa di out of options) significa che ha fatto parte del roster da 40 in tre stagioni differenti, ed iniziando a contare dalla quarta stagione, quindi, per essere mandato in AAA o AA deve "clear waivers" ovvero passare i waivers, non c’è traduzione vera e propria, diciamo affrancarsi. Designated for Assignment Essenzialmente permette ad un club di liberare un posto sul roster da 25 mentre decide cosa fare di un particolare giocatore. Come abbiamo già visto e come vedremo dopo ci sono certe situazioni in cui una squadra ha bisogno del permesso di un giocatore per scambiarlo sul mercato o per mandarlo nelle minor league. Così per evitare di obbligare il giocatore a scegliere in fretta, tipo poche ore, la squadra può semplicemente designarlo ad essere assegnato mentre lui decide. Nel frattempo può richiamare il giocatore che le serve dalle minor. Più comunemente la pratica viene adottata durante l'attesa degli waivers, i tre giorni lavorativi diventano cinque giorni se ci sono di mezzo un sabato ed una domenica. Senza questa designazione la squadra resterebbe per 5 giorni senza un giocatore. Occasionalmente una squadra designa un giocatore nel tentativo di scambiarlo. Le altre squadre si interessano e magari si fa uno scambio. Recalled from minor league Come abbiamo
visto quando un giocatore viene richiamato dalle minor league lo stesso
deve essere già presente sul roster da 40. Se lo è, il
giocatore viene appunto chiamato "called up"
o "recalled" se non è la prima volta nella stagione
che passa dal AAA (ad esempio) alla MLB. Veteran' consent Ogni giocatore che è stato nelle major league per cinque stagioni intere non può essere assegnato ad una squadra delle minor senza il suo consenso. E' una posizione molto forte dei giocatori che rifiutando l'assegnazione, magari in caso di calo di forma, obbligano la squadra a tenerlo e pagarlo o a rilasciarlo, pagandogli il resto del contratto. Inoltre un giocatore con almeno cinque anni di servizio in MLB che viene scambiato durante un contratto pluriennale può richiedere una trade prima dell'inizio della stagione successiva a quella in cui è stato scambiato. Ad esempio Javier Vazquez, scambiato nel 2005 dagli Yankees (finito ad Arizona) durante un contratto pluriennale, ha chiesto ai D-Backs, all'inizio del 2006, di scambiarlo (ed è infatti finito agli White Sox per El Duque). Ogni giocatore con almeno dieci anni di servizio MLB, gli ultimi cinque con la stessa franchigia, i cosidetti giocatori 10-5, "the five-and-ten rule", non può essere scambiato senza il suo consenso. Disabled Lists Ci sono due liste infortunati, la 15-day e la 60-day (a volte chiamata anche Emergency DL). L'unica vera differenza tra le due è che un giocatore che è nella lista da 60-day non conta nel roster da 40 (e neppure in quello da 25 ovviamente), mentre un giocatore che è nella lista da 15 conta nel roster da 40, ma non in quello da 25. In qualsiasi momento un giocatore può passare dalla lista di 15 a quella di 60. Per poter piazzare un giocatore sulla lista infortunati una squadra deve produrre un certificato medico. Ovviamente la cosa potrebbe essere non così semplice o netta (dolore alla spalla, infiammazione), potrebbe essere inventata, soltanto per poter utilizzare un altro giocatore, ecc... ma se un giocatore non è infortunato è tenuto, anzi lo farebbe sicuramente, a denunciare l'imbroglio all’Associazione Giocatori, la MLBPA, il sindacato che interverrebbe immediatamente. I giocatori possono essere inseriti sulla lista infortunati anche retroattivamente (fino a dieci giorni prima) e i 15 giorni saranno contati dal giorno dopo rispetto al giorno in cui il giocatore ha giocato per l'ultima volta (presumibilmente il giorno in cui si è infortunato). Questo perchè alle volte capita che non si riesca a valutare immediatamente l'entità di un infortunio. Magari il giocatore tenta di allenarsi, non ce la fa, si fanno i raggi-X, si fa una risonanza magnetica e poi si decide che il tempo di recupero sarà superiore alle due settimane. Intanto sono passati alcuni giorni e così lo si inserisce retroattivamente sulla lista infortunati. Un giocatore sulla lista infortunati può essere assegnato ad un club delle minor league per riabilitazione. Può rimanerci per un massimo di 20 giorni per un non-lanciatore e per 30 giorni per un lanciatore. Dopo tale data bisogna decidere se attivarlo (cioè riportarlo sul roster da 25) o se rilasciarlo o se rimetterlo in lista infortunati, se non è guarito. A partire dalla stagione 2011, la Major League Baseball ha istituito un nuovo elenco disabili, un elenco di 7 giorni appositamente per traumi e danni al cervello. L'idea è quella di prevenire danni a lungo termine del cervello che possano richiedere fino a 7 giorni invece di utilizzare tutti i 15 giorni delle norme vigenti. La MLB ha assicurato che questo è solo per traumi, e adotterà le misure necessarie per evitare abusi del sistema. Sempre nel 2011, Major League Baseball ha istituito un congedo di paternità. Questo permette a una squadra di sostituire un giocatore che è in attesa di diventare padre (congedo che va da 1 a 3 giorni) sul roster per essere disponibile per la nascita del figlio. La Minor League Baseball utilizza la disable list di 7 giorni per tutti i danni. I giocatori che sono sul 40-man roster, ma si fanno male nelle minor league sono immessi sulla DL della minor, ma non sulla DL della major. Questo pone il problema che se un giocatore si è infortunato nelle minor e sarebbe stato messo nei 60 giorni della DL della major league non può entrare sui 60-day, ciò significa che il posto del 40-man roster non è liberato. Player To Be Named Later (PTBNL) Spesso si legge che il tal giocatore è stato scambiato per un "player to be named later". Due regole: 1. la transazione deve essere completata entro sei mesi. 2. il giocatore non può avere giocato nella stessa league del giocatore per cui è stato scambiato, ecco perchè il "player to be named later" è praticamente sempre un minor leaguer. Di solito si decide il giocatore fra una rosa di nomi di minor leaguers scelti al momento della trade. Alle volte si può decidere una somma di denaro (spesso 100000 $) se nessuno dei minor leaguer dovesse andare bene al momento della decisione di far arrivare il giocatore. "Rule 5 Draft" E’ chiamato 5 perchè costituisce la regola 5 del libro delle regole ufficiali della MLB. Giocatori eleggibili al draft rule 5: un giocatore non sul roster da 40 delle squadre MLB può essere scelto nel draft della regola 5 ad inizio dicembre se: il giocatore aveva 18 anni quando ha firmato il suo primo contratto professionistico e questo è il suo quarto draft regola 5 da quando ha firmato OPPURE se aveva 19 anni o più quando ha firmato il suo primo contratto professionistico e questo è il suo terzo draft regola 5 da quando ha firmato. Un giocatore scelto nel draft regola 5 deve rimanere nel roster da 25 per tutta la stagione seguente (o anche sulla 15-day DL) altrimenti il club che lo ha scelto deve rimandarlo alla sua squadra originaria. C'è una somma di 25000 $ da pagare per riprenderselo. La squadra originaria può anche rifiutarlo e incassare lei invece i 25000 $. Non è questione di denaro, insomma. Nel restituirlo alla squadra anche un giocatore scelto con regola 5 deve passare gli waivers e quindi può essere, diciamo, intercettato da una terza squadra, che comunque a sua volta dovrà tenerlo sul suo roster per tutta la stagione. Capita spesso che ci si accordi per uno scambio. Ad esempio una squadra che davvero vuole tenersi un giocatore, ma che, momentaneamente, non ha spazio sul roster da 25 decide di fare uno scambio con la squadra originaria per tenersi il giocatore definitivamente e quindi poter mandare lo stesso nelle minor a migliorare e richiamarlo solo quando pronto. Free agency and salary arbitration Il free agent è un giocatore il cui contratto con una squadra è scaduto e che è quindi idoneo a firmare con un'altra squadra. 1. Il suo contratto è scaduto con almeno sei anni di tempo di servizio in major league nel 25-man roster o nell'elenco disabili, O 2. Il suo contratto è scaduto da meno di sei anni di tempo di servizio, ma non gli è offerto un contratto o il salary arbitration - letteralmente significa 'stipendio arbitrato' - (se ammissibile) entro la scadenza dell'offerta (di solito nella seconda settimana di dicembre). Tali giocatori diventano non-tender free agents. Un giocatore con meno di sei anni di servizio è idoneo per il salary arbitration se: 1. E' senza un contratto per la prossima stagione, E 2. E' stato offerto una proposta di contratto con la sua squadra attuale entro la scadenza dell’offerta, E 3. Non è d'accordo con la sua squadra attuale per un nuovo contratto, E 4. Risponde a una delle seguenti condizioni: a. E' stato nel roster della major league o nell'elenco disabili per almeno tre anni, O b. Ha almeno due anni di servizio nella Major League, ma meno di tre, ed ha giocato il 17 per cento del tempo cumulativo nella major in questa classe di giocatori, ed era stato nel roster attivo della major league per almeno 86 giorni nella stagione precedente. Ai giocatori con più di sei anni di tempo di servizio e che sono ammissibili per il free agency può anche essere offerto l'arbitrato quando i loro contratti sono scaduti, se hanno ricevuto un'offerta di contratto con la loro attuale squadra entro la scadenza dell'offerta, e non hanno concordato un contratto. L'esempio 4.b di ammissibilità dell'arbitrato richiamato sopra si chiama eccezione "Super Two", in cui un giocatore avrà un anno in più di ammissibilità dell'arbitrato. Recenti grandi "Super Two" sono i giocatori Sam Fuld, Ryan Howard e Tim Lincecum. A seguito del processo del salary arbitration, sia il giocatore che la squadra presentano un'offerta di salario per un nuovo contratto. L'arbitro sceglierà l'uno o l'altro, in base a quale offerta è più vicina alle retribuzioni dei giocatori con simili abilità e tempi di servizio. Ai fini del salary arbitration e del free agency, un giocatore acquista un anno di tempo di servizio se il giocatore rimane nel major league roster della league per almeno 172 giorni dei 182 giorni della stagione. Ai giocatori che non possono beneficiare del free agency, né del salary arbitration molto raramente viene offerto un contratto per molto di più del salario minimo della league, in quanto il giocatore non ha fatto ricorso per cercare di ottenere un salario migliore altrove. Per questo motivo, nei primi tre anni della loro carriera in Major League (salvo per la eccezione "Super Two", di cui sopra), è prassi normale per i giocatori accettare salari relativamente bassi, anche quando le loro performance sono stellari. Di tanto in tanto, una squadra può decidere di firmare un giocatore nel suo secondo o terzo anno ad un contratto a lungo termine, e le trattative che ne derivano possono coinvolgere degli stipendi molto più elevati del minimo. Un recente esempio di questo è il contratto di Ryan Braun che ha firmato dopo appena un anno della sua carriera in major e che durerà fino al 2015. |
La Gashouse Gang è il nickname dato alla squadra dei St. Louis Cardinals del 1934. I Cardinals, a quanto si dice, si guadagnarono questo soprannome per l’aspetto della squadra generalmente molto malandato e per il loro gioco assai rude. Un avversario, una volta, dichiarò che i giocatori dei Cardinals andavano in campo sporchi e con le uniformi puzzolenti, tanto che gli avversari provavano ribrezzo. Secondo alcune voci, fu coniato il termine riferendosi al rissoso shortstop Leo Durocher. Nei suoi 50 anni di baseball Leo Durocher ha rappresentato uno stile di vita americana come la torta di mele (apple pie). E’ stato l'apostolo degli spikes sollevati, dei lanci addosso e del gergo provocatorio. Lui e i suoi compagni parlavano, nel 1934, con scherno delle squadre dell’American League e l’opinione comune dei Redbirds era che avrebbero vinto il titolo della National League e sopraffatto chiunque avesse vinto il pennant dell’AL. Durocher, che aveva giocato per i New York Yankees, disse, riferendosi alle squadre dell’AL: "Pensano che siamo solo un mucchio di puzzolenti gashousers". La frase "gas house" si riferisce alle piante usate per la produzione di gas per l’illuminazione e il cibo utilizzato nei primi del novecento, note per il loro cattivo odore. C’erano centinaia di queste piante a New York, alla fine del 19esimo secolo in una zona del lato est di Manhattan che diventò popolarmente nota come il Gas House District. Oggi, la zona è conosciuta come Peter Cooper Village - Stuyvesant Town. Questo quartiere era malfamato e violento con gang che spadroneggiavano come nel film “Gangs of New York” di Martin Scorsese. Una delle bande era conosciuta come il "Gas Gang House". Molti dei giocatori nel roster dei Cardinals, come Spud Davis, Burgess, Whitehead e altri ancora provenivano da umili famiglie di origini contadine del sud e da genitori immigrati dall’Europa. Guidati dal manager Frankie Frisch e dal duro Durocher, con star del calibro di Joe Medwick, Ripper Collins, Pepper Martin, ed i fratelli Dean, i Cardinals del 1934 vinsero 95 partite, il gagliardetto della NL, e le World Series in sette partite contro i Detroit Tigers. Per vincere il titolo della NL avevano vinto 20 delle ultime 25 partite e tre dei quattro scontri diretti con i Giants. Così racconta Durocher nelle sue memorie “Molti dicono che la formazione dei New York Yankees del 1927 è stata la migliore nella storia del baseball e che i Cardinals vengono al secondo posto. Non saremmo stati la più grande squadra della storia del baseball, ma ci sono stati 23 giocatori che hanno pensato che lo fossimo. La cosa migliore che avevamo fu il nostro nome Gas House Gang. Ci ha dato un’identità, una personalità, facendoci sentire uniti. Mi ricordo chiaramente il doubleheader che abbiamo giocato al Polo Grounds a stagione inoltrata. Eravamo ancora 5 partite dietro ai Giants, con 16 da giocare. Siamo arrivati a New York con lo stadio che era gremito all’inverosimile ed eravamo reduci da un numero incredibile di vittorie consecutive. I ballplayers sono una razza superstiziosa, e mentre stai vincendo uccideresti chiunque tentasse di cambiarti la maglietta sudata o tanto meno l'uniforme. Per completare il quadro, avevamo giocato su un paio di campi bagnati nei giorni precedenti e quindi le nostre uniformi non solo erano sporche, erano anche incrostate di fango secco. Le uniformi erano così sporche che tolte stavano in piedi da sole. I berretti erano senza forma, piegati e incrostati. Eravamo orribili e lo sapevamo ma al tempo stesso ce ne vantavamo. Abbiamo spazzato via i Giants e credo sia stato il giorno dopo che ho visto una vignetta di Willard Mullin nel New York World-Telegram. Mostrava due grandi serbatoi di gas sul un lato dei binari della ferrovia, e alcuni ballplayers che camminavano sull’altro lato portando dei bastoni sopra le loro spalle, invece delle mazze. La didascalia diceva: la GAS HOUSE GANG. Se è stato Mullin che ha coniato il nostro soprannome con quel cartone animato, non posso dirlo con certezza, ma tutto quello che so è che era la prima volta che lo vedevo e l’ho subito amato. Penso che la gente di una certa età ricordi la GAS HOUSE GANG in modo affettuoso, per quello che abbiamo fatto in quell’anno nella big-league". Come tutti sanno i Cardinals vinsero le World Series a spese dei Detroit (vedi pagina World Series del sito) con cinque giocatori che in stagione regolare avevano ottenuto una media battuta sopra i .300, con Dizzy Dean che aveva vinto 30 partite (l'ultimo lanciatore della NL a vincere 30 partite in una sola stagione, e l'ultimo della Major League Baseball fino a Denny McLain che compì l'impresa nel 1968 con i Detroit Tigers, vincendone 31) e con quattro All-Stars, compreso il giocatore – manager Frisch. Non era invece un All-Stars il prima base Ripper Collins che aveva guidato la squadra in sedici statistiche offensive con una media battuta di .333, una media slugging di .615, 35 HR e 128 RBI.
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I Milwaukee Brewers del 1982, vincitori del pennant dell’American League, furono soprannominati "Harvey’s Wallbangers" per la loro straordinaria potenza in battuta (wall banging) senza rivali sotto il manager Harvey Kuenn, che subentrò a metà stagione. Dopo un mediocre inizio di stagione con 23-24, il manager Buck Rodgers venne licenziato. Sotto Kuenn, la squadra andò 72-43 (.626), leader delle Major Leagues in home run e basi totali, producendo il più alto OPS + dai New York Yankees del 1931. Il manager Harvey Kuenn Erano un gruppo fantastico di personaggi che per circa tre anni furono protagonisti assoluti, vincendo la loro division nella stagione accorciata dallo sciopero del 1981 e a un paio di out dal vincere le World Series del 1982. Se i Cardinals (avversari nelle Series) furono un gruppo ordinato, i Brewers sembravano appena rotolati fuori da un bar dopo l'orario di chiusura. Abner Doubleday (inventore del baseball) non avrebbe potuto scegliere due squadre migliori per fronteggiarsi nelle World Series del 1982. Il nucleo della squadra dei Brewers del 1982 fu un gruppo di giocatori arruolati e cresciuti nelle loro farm system. Le due stelle di questo programma furono gli Hall of Famer, Paul Molitor e Robin Yount. Yount avrebbe trascorso l'intera sua carriera di 20 anni con i Brewers, mentre Molitor giocò a Milwaukee per 15 delle sue 21 stagioni. I due assieme raccolsero 6461 valide, e 411 ne arrivarono nella stagione 1982. Robin Yount dai capelli a cespuglio ed enormi baffi era armoniosamente in linea con il resto della squadra mentre il look di Molitor, con il taglio pulito, sembrava l'aspetto di un giocatore di altri tempi. In coppia, bloccarono il lato sinistro difensivo dell’infield e divennero un temuto "pugno 1-2" nella parte alta dell'ordine di battuta. Gorman Thomas era un altro prodotto della minor league dei Brewers che irruppe in major poco prima di Yount e Molitor. Thomas era un esterno centro medio, ma era uno che poteva colpire duramente la palla. Era il destro Adam Dunn della sua epoca, o forse più precisamente il Dave Kingman dell’American League. Guidò la league in fuoricampo due volte, 45 nel 1979 e 39 nel 1982, ma non colpì sopra i .250 in ambedue le stagioni. Di tutti i giocatori del roster dei Brewers, Thomas era quello che i fans dei Cardinals temevano di più perché era una significativa minaccia di potenza in fondo all'ordine di battuta. Charlie Moore arrivò circa nello stesso periodo di Thomas. Dopo la cessione del ricevitore Darrell Porter per un affare enorme che portò il mancino Bob McClure, Moore trascorse la maggior parte degli anni ‘70 dietro il piatto, e si spostò all’esterno destro quando i Brewers acquistarono Ted Simmons prima della stagione 1981. Era un battitore incostante, ma nonostante un anno con una media battuta bassa, lui era un battitore migliore della maggior parte dei battitori posizionati all’8 o 9 posto nei lineup della National League. Jim Gantner era stato l'ultimo dei prospetti delle minor league dei Brewers. Aveva ottenuto una media battuta di .300 un paio di volte nella sua carriera, e la sua più alta media arrivò nel 1982, ma il suo maggior valore fu un sicuro guanto sul lato destro del campo interno. Ganter, Molitor e Yount ruotarono nelle loro posizioni all'inizio della carriera, ma una volta che si definirono i ruoli con Molitor in terza base, Yount all’interbase e Gantner in seconda base, le cose buone iniziarono ad accadere. Il momento più memorabile di Gantner venne in Gara 7 delle World Series del 1982 quando battè una palla lanciata da Joaquin Andujar e questi, con una spettacolare giocata difensiva, impedì di fatto un potenziale recupero dei Brewers. Per sostenere il giovane nucleo composto da Paul Molitor, Robin Yount, Gorman Thomas e Jim Gantner, i Brewers fecero diversi scambi e acquisti nel 1977 e 1978 che li portò molto vicini al loro obiettivo. Mike Caldwell era stato un lanciatore a volte brillante, ma altrettanto incostante con i San Francisco Giants e i San Diego Padres. Arrivò ai Brewers nel 1977 e lottò nel suo primo anno. Non così nel 1978, quando ribaltò l’anno precedente andando 22-9 con 23 complete game, 6 shutouts e una salvezza. La sua ERA di 2.36 poteva valergli l'AL Cy Young Award in qualsiasi altro anno. Purtroppo per Caldwell, anche Ron Guidry dei New York Yankees aveva scelto il 1978 per ribaltare la sua stagione precedente, e finire con un incredibile record di 25-3 ed una ERA di 1.75. Guidry vinse il Cy Young Award e Caldwell arrivò secondo. Anche se i suoi numeri andarono costantemente abbassandosi, Caldwell continuò ad essere un produttivo starter per i Brewers fino al suo ritiro dopo la stagione 1984. Realizzò la sua miglior prestazione nelle World Series del 1982 quando dominò i Cardinals, vincendo con una shutout in Gara 1 e lanciando otto innings e 1/3 in Gara 5 per la sua seconda vittoria. I Cardinals si rifecero quando entrò come rilievo, alla fine di Gara 7, segnando due importanti punti nella parte bassa dell’ottavo inning per dare a Bruce Sutter un po' di respiro. Questi due punti si rivelarono importanti perché permisero a Sutter di sfidare i battitori dei Brewers più di quello che avrebbe potuto consentirgli un solo punto. Cecil Cooper arrivò ai Brewers nel 1977. Bravo come Paul Molitor e Robin Yount, Cecil Cooper fu la stella in battuta dei Brewers per tutta la stagione 1983. Un affidabile .300 hitter, poteva anche contare su 25-30 homer e più di 100 RBI. Fece solo un po' meglio nel 1982, finendo la stagione con una media di .313 con 32 homer e 121 RBI. Mentre ci si meravigliava della sua produzione offensiva, anche il suo guanto era altrettanto buono, e vinse il Gold Glove per due volte. Sotto molti aspetti, Cooper era l'equivalente di Keith Hernandez, dei Cardinals. L’esterno sinistro Ben Oglivie fu un altro pezzo che si aggiunse nel 1978. Oglivie era un un battitore di diverse qualità che poteva produrre alte medie di battuta e, occasionalmente, qualche spaventoso numero di homerun. Lui fu leader della League nel 1980, ma la sua produzione cadde subito dopo. Anche così, realizzò 34 homer e 102 RBI nel 1982, più un enorme fuoricampo in entrambi le finali ALCS e World Series. Le aggiunte di Cooper, Caldwell e Oglivie aiutarono i Brewers a diventare un legittimo contendente alla fine degli anni ‘70. Riuscirono a vincere 90 o più partite per le prime due volte nella breve storia della franchigia, ma mancavano ancora alcuni giocatori per essere in grado di arrivare alla post-season. In particolare, avevano bisogno di un catcher produttivo e di partenti e closer di grande levatura. Li ottennero tutti e tre in una delle più grandi operazioni nella storia dei Cardinals, quella che definì l’eredità del General Manager Whitey Herzog. Il 12 dicembre 1980, i Cardinals scambiarono, il loro recente acquisto Rollie Fingers, grande rilievo, il catcher Ted Simmons e il pitcher Pete Vukovich, un prospetto, con i Milwaukee Brewers per i lanciatori Dave LaPoint e Lary Sorensen e gli outfielders Sixto Lezcano e David Green. Solo 4 giorni prima, Fingers era stato ceduto ai Cardinals in un massiccio scambio di 11 giocatori con i San Diego Padres. I Brewers stavano ancora cercando di immaginare un bullpen con 2 closer, futuri Hall Famer, quando questo affare si sgonfiò. I Brewers non avrebbero potuto essere più felici per il loro accordo con i Cardinals. Questi nuovi giocatori fecero sentire la loro presenza immediatamente e i Brewers risposero con il loro primo titolo di division nella stagione 1981, abbreviata dallo sciopero. Persero le prime AL Divisional Series con i New York Yankees, ma tornarono in post-season di nuovo nel 1982, battendo un team molto solido come i California Angels in un'emozionante serie di 5 partite. Ted Simmons ebbe un po' di difficoltà ad adattarsi ad un nuova league nel 1981. Reagì nel 1982, colpendo 23 homerun con 97 RBI, avvicinandosi ai massimi in carriera in entrambe le categorie. “Simba” si adeguò allo stile dell’American League giocando abbastanza bene. I suoi numeri sarebbero stati addirittura migliori nel 1983, ma poi i 13 anni di usura dietro il piatto avrebbero preso il sopravvento e finì la sua carriera come riserva a Atlanta. Rollie Fingers diventò leader dell’American League con 28 salvezze. Ancora più spaventoso delle 28 save fu il suo 1.04 di ERA, per cui il baffuto pitcher guadagnò sia l'MVP dell’AL che il Cy Young Award. Nel 1982, giocò una buona stagione fino a quando un grave strappo muscolare nel mese di settembre chiuse la sua stagione. Questo può essere stato sufficiente a far pendere la bilancia delle World Series a favore dei Cardinals. Fingers non giocò per tutto il 1983, ma tornò per una mostruosa stagione nel 1984. Purtroppo per Fingers, l’invecchiamento del pitching staff dei Brewers fu determinante per scivolare in fondo all’AL East. Furono importanti sia Fingers che Simmons, ma la vera vittoria per i Brewers fu Pete Vukovich. Era stato un pitcher dal duro e incontrollato lancio all'inizio della sua carriera con gli White Sox e i Blue Jays. Iniziò a mettere la testa a posto come partente per i Cardinals, vincendo 15 partite nel 1979 e 12 nel 1980. Quando si trasferì nell’American League, Vukovich divenne sensazionale di notte. Andò 14-4 nella breve stagione del 1981 e quindi a seguire fu leader del team con un record di 18-6 nel 1982. Questo l’aiutò a guadagnarsi l’AL Cy Young Award nel 1982. Vukovich era un elemento perfetto per i Brewers. Un omone, alto 1.93 per 95 Kg, con folti capelli spettinati e baffoni dall'aspetto molto stravagante. Sembrava indossasse la stessa divisa dall'inizio della stagione e che non fosse stata lavata da mesi. Le sue scarpe non sembravano legate nel modo corretto. Con i suoi comportamenti in campo confondeva i battitori avversari. Incrociava gli occhi e tirava fuori la lingua ai battitori. In una giornata limpida, i suoi spikes stranamente erano intasati di fango. La cintura immancabilmente si rompeva, richiedendo l’intervento della panchina per la sostituzione. Se si aggiunge a tutto questo una espressione facciale che incuteva paura e la spaventosa tendenza a lanciare le palle alte e interne, Vukovich divenne un lanciatore minaccioso. Con i suoi bizzarri atteggiamenti, lanciò anche con l'inganno. Mentre aveva una buona palla veloce all'inizio della sua carriera, dei guai al braccio limitarono la sua efficacia nel 1982, ma utilizzò con grande classe il suo devastante change-up ad uscire, spiazzando i battitori. Per la cronaca Vukovich si era strappato la cuffia dei rotatori durante la stagione e continuò a lanciare attraverso il dolore, invece di appoggiare la palla che avrebbe ridotto così la possibilita alla sua squadra di arrivare alle World Series. Nel 1983 lanciò solo 3 partite prima di fermarsi per la spalla e ritornò a giocare nel 1985 senza più tornare alle sue prestazioni del 1981 e 1982. Come team, i Brewers guidarono l’American League per vittorie, punti, fuoricampo, slugging e OPS. Finirono secondi dietro ai Kansas City Royals in valide e media battuta. Anche se avevano un free swinger in Gorman Thomas, con i suoi 143 strikeout, come squadra erano penultimi in strikeout. Sì, i Milwaukee Brewers del 1982 furono una squadra da paura.
Questo era ciò che i Cardinals dovettero affrontare nella post-season. George Hendrick fu leader dei Cardinals con 19 home run. Se si combinano Don Money e Roy Howell come DH platooned, solo due titolari dei Brewers colpirono meno fuoricampo di Hendrick: l’esterno destro Charlie Moore e il seconda base Jim Gantner. Solo un Cardinals (George Gendrick) aveva più di 100 RBI, i Brewers ne avevano 4, e Ted Simmons stava bussando alla porta con 97. Le World Series del 1982 furono davvero paragonabili a Davide contro Golia. Ma come fecero i Cardinals a vincere? La risposta è semplice con Rollie Fingers e Gorman Thomas. L'infortunio al braccio che tenne Rollie Fingers fuori delle World Series costrinse il manager Harvey Kuenn a destreggiarsi col suo bullpen e utilizzare diversi lanciatori in ruoli diversi. Dopo la demolizione dei Cardinals in Gara 1, Gara 2 rimase in equilibrio fino alla fine. In un gioco ex-aequo nell’ottavo inning, Kuenn dovette mettere come rilievo Pete Ladd invece di Rollie Fingers. Ladd concesse una base su ball, caricando le basi, e poi ancora una base su una controversa quarta palla chiamata ball che diede il punto della vittoria ai Cardinals. Dopo un ritardo lungo per la pioggia, il bullpen dei Brewers fu nuovamente vittima in Gara 6. E, infine, in chiusura di Gara 7, Rollie Fingers sarebbe stato in grado di mantenere un punto che avrebbe potuto cambiare l’ottavo inning. Bob McClure, che aveva preso la sconfitta di Gara 2, diede due importanti punti ai Cardinals e un po' di respiro per l'ultimo inning delle World Series. Robin Yount, Paul Molitor, Cecil Cooper e Jim Gantner colpirono tutti bene nelle World Series, ognuno con una media battuta sopra i .330. Il plotone di DH fu in gran parte inefficace e, anche se colpì due fuoricampo, Ted Simmons non fu determinante, oltre a battere la palla sulla gamba di Joaquin Andujar per metterlo fuori gioco in una partita. Gorman Thomas, il battitore che i Cardinals temevamo di più nel lineup dei Brewers giocò delle Series terribili. Forse fu giusto che egli fosse l’ultimo strikeout del risultato finale, Thomas colpì solo 3 valide nelle World Series, e tutti i singoli. Più di Fingers e Thomas, la velocità della squadra alla fine fece la differenza nelle serie. Non fu una sorpresa che i Brewers vincessero due delle tre partite al County Stadium di Milwaukee. Si trattava di un vecchio stadio dove l'erba dell'infield e outfield era relativamente lenta. Nel ballpark più piccolo e più lento, i battitori dei Brewers erano più potenti. Le cose furono molto diverse nel cavernoso Busch Stadium. Palle che attraversavano la difesa dei Brewers furono divorate da Ken Oberkfell, Ozzie Smith, Tommy Herr e Keith Hernandez. Le palle colpite che cadevano nel gap tra Gorman Thomas, Ben Olglivie e l’ex catcher Charlie Moore venivano invece tagliate da Lonnie Smith, Willie McGee o George Hendrick. Mentre buoni lanciatori possono sconfiggere mostruosi battitori, la vera differenza nelle World Series del 1982 fu che la buona difesa dei Brewers venne superata dalla difesa eccezionale dei Cardinals. Durante la parata, Pete Vuckovich viene festeggiato dai fans La città di Milwaukee mise in scena una parata in onore ai Campioni dell’American League. I tifosi celebrarono la squadra come se avessero vinto le World Series ed i giocatori furono sorpresi e gratificati dall’accoglienza che ricevettero. Migliaia di persone applaudirono i giocatori mentre attraversavano il centro e andavano verso il County Stadium. Una volta allo stadio pieno di fan adoranti, Robin Yount fece il suo ingresso su una moto che guidò intorno al campo. La città aveva apprezzato le loro imprese, ma ancora di più apprezzarono la squadra. Robin Yount al County Stadium
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Il 16 ottobre 1969, Baltimora ha un corridore in base con due out. Gli Orioles sono in svantaggio di due punti nella metà superiore del nono inning. Sono sull'orlo di un'incredibile eliminazione nelle World Series. Lo starter dei Mets, Jerry Koosman, prende il segnale e lancia al seconda base Davey Johnson dei Baltimora che colpisce una volata lunga e imponente sul campo a sinistra. L’esterno sinistro Cleon Jones corre sulla palla al volo. Continua a correre all’indietro, è quasi vicino alla corsia di avvertimento. Jones la legge bene. Apre il suo guanto in attesa della presa, cadendo in ginocchio dopo che la palla è finita in fondo al suo guanto. OUT! GAME OVER! WORLD SERIES OVER! I campioni delle World Series del 1969 sono i New York Mets ...! The Amazin' Mets! Cleon Jones sta per effettuare l'ultimo out in gara 5 delle World Series del 1969 I Mets del 1969 in molti modi salvarono la Major League Baseball dalla crisi degli anni ‘60. Dopo il 1964, la leggendaria dinastia yankee era crollata con i Bronx Bombers caduti al quinto posto nel 1965 per non emergere più come un concorrente del pennant per altri 10 anni. I lanciatori erano così dominanti che solo un battitore dell’American League ottenne una media battuta sopra i .300 nella stagione 1968 [Carl Yastremski che vinse il titolo dell’AL con una media di .301 !!!]. La partecipazione e l’interesse dei tifosi nel gioco precipitò dopo la stagione 1964. Certo, i fattori economici e sociali erano stati coinvolti, vale a dire la guerra del Vietnam, una terribile recessione economica, e un fronte di turbolenza sociale in relazione ad entrambi gli eventi. Tuttavia, la Major League Baseball cercò di rilanciare il gioco per la stagione 1969. E il 1969 fu un anno incredibile. I militari americani combattevano ancora nel sud-est asiatico, mentre Richard M. Nixon assumeva l’incarico presidenziale. L'uomo camminava sulla Luna per la prima volta e a Woodstock in quell'estate veniva scritta una pagina della storia della musica e del movimento giovanile. La nazione era ancora in lutto per il presidente John F. Kennedy, il reverendo Martin Luther King e Bobby Kennedy. Le TV a colori erano ora disponibili nella maggior parte delle case e "Laugh-In", "Mannix" e "The Doris Day Show" erano i programmi preferiti da tutti. C’erano poche stelle nella squadra dei Mets. Tom Seaver era il punto fermo del pitching staff, ma l’attacco crepitò molto nella stagione. Tommie Agee fu il leader del club per fuoricampo e RBI ed era il loro leadoff. Il manager Gil Hodges mescolò i suoi giocatori, utilizzando il platoon (Platoon system: è inteso come metodo di impiegare due giocatori nella stessa posizione difensiva, di solito uno che batte destro e un mancino) quando c'era una possibilità. Il mancino Art Shamsky e il destro Ron Swoboda condivisero il campo a destra. Donn Clendenon ed Ed Kranepool condivisero la prima base. Ken Boswell e Al Weis la seconda base. Gli altri giocatori titolari erano Jerry Grote, Wayne Garrett, Bud Harrelson e Cleon Jones. Per mettere i “Miracle” New York Mets del 1969 nella giusta prospettiva, bisogna ricordarsi che il titolo mondiale arrivò solo sette anni dalla nascita dei Mets, la peggior squadra nella storia del baseball. Gil Hodges con i suoi giovani lanciatori Koosman, Seaver e Ryan allo Shea Stadium Molti dei Mets del '62 furono effettivamente bloccati in un ascensore al Busch Stadium prima della loro prima partita di sempre a St. Louis. Furono sconfitti per 11-4, e ne persero altre otto prima di vincere la loro prima partita contro i Pittsburgh Pirates, il 23 aprile 1962. La prima partita in casa nella storia dei Mets fu giocata venerdì 13 al Polo Grounds. Con il manager Casey Stengel che disse: "Si potrebbe guardare in alto". Questi Mets del '62 persero 120 partite (è ancora il record di sempre) a causa di errori, scarsa corsa sulle basi, sfortuna alla battuta e un pitching terribile. Anche nel 1968, i Mets trovarono il modo per finire al nono posto su 10 squadre della National League. Non c'era alcuna avvisaglia che i Mets avrebbero corso per il pennant. La stagione 1969 fu una stagione di espansione. Per la prima volta nella storia della MLB, il baseball si giocò in Canada. Erano nati i Montreal Expos. Inoltre, per la prima volta nella storia della MLB, le due League sarebbero state divise in due division. Il pennant sarebbe stato determinato non da un primo posto in ogni campionato come era stato per il passato sin dalla prima World Series giocata nel 1903. Il titolo della League fu fissato per un best al meglio delle cinque partite. I New York Mets, avevano scarse aspettative per la stagione 1969. Dopo tutto, non avevano mai avuto una stagione vincente dal momento della nascita della franchigia. E nel giorno di apertura del 1969, i Mets persero contro la nuova franchigia, i Montreal Expos! La National League East era la division dei Pittsburgh Pirates [con Roberto Clemente, Willie Stargell, e Bob Moose] o dei Chicago Cubs [con Ernie Banks, Ron Santo, e Ferguson Jenkins]. I Mets, per il loro passato, non avrebbero potuto in alcun modo interferire con queste due franchigie. I Cubs cominciarono in modo scoppiettante e sembrava avessero la division in mano all’inizio dell’estate. Ma questo durò fino a quando i New York Mets non iniziarono la loro rimonta. Tutto cominciò con la trade a giugno del prima base Donn Clendenon. Tutto ad un tratto, i Mets avevano un battitore di potenza che poteva battere homeruns! Ai primi di luglio, una serie di tre epiche partite furono giocate tra i Mets e i Cubs allo Shea Stadium. Donn Clendenon svolse il ruolo dell'eroe rovinando un potenziale one-hitter dell’asso partente di Chicago Ferguson Jenkins per sconfiggere i Cubs nella parte bassa del nono. La notte seguente, Tom Seaver era sul punto di ottenere un perfect game al nono inning con un out contro i Cubs. Arrivò purtroppo la valida ma eliminò gli altri due battitori successivi per completare la shutout. E proprio così, i Mets vinsero una serie incredibile di tre partite contro i Cubs. La settimana seguente al Wrigley Field, i Mets vinsero ancora una volta due su tre contro i Cubs. E tutto d'un tratto, diventò una corsa a tre per la NL East: Cubs, Pirates e Mets! Ai primi di agosto, i Mets inciamparono e i Cubs sembrarono ricomporsi. I Cubs erano avanti 9 partite e ½ sui Mets in classifica. Da metà agosto a fine settembre, nessuna squadra fu più calda nella MLB dei New York Mets del 1969. I Cubs furono tagliati fuori dai giochi dopo essere stati travolti in una mini serie di due gare contro i Mets l’8 e il 9 settembre 1969. Tale serie sarà per sempre ricordata perché qualcuno mise un gatto nero in campo che girò attorno al terza base dei Chicago Ron Santo e poi entrò nel dugout dei Cubs. Con Hodges che prese le corrette decisioni, i Mets vinsero 39 delle loro 50 partite finali. Il 10 settembre, i Mets vincendo un doubleheader contro i Montreal Expos si portarono al primo posto per la prima volta nella stagione ... e nella storia della franchigia su una valida vincente di Boswell. Due settimane dopo i Mets conquistarono il titolo dell’Eastern Division con Gary Gentry che chiuse fuori i Cardinals. Per mantenere i loro partenti, Tom Seaver e Jerry Koosman, in forza e ben riposati il pitching coach dei New York Rube Walker decise di ampliare la rotazione da quattro a cinque pitcher, una mossa senza precedenti nella storia della MLB. Con l'allargamento del pitching rotation, Seaver e Koosman guadagnarono un giorno in più di riposo per la settimana finale della stagione ed erano pienamente preparati per il baseball di ottobre. La NLCS del 1969 vide i New York Mets opposti agli Atlanta Braves. Nonostante tre homeruns di Hank Aaron, il resto dei battitori di Atlanta rimase silenzioso e i Mets guadagnarono sorprendentemente un facile pennant della National League spazzando i Braves in 3 partite. I fans invadono lo Shea Stadium per festeggiare la vittoria del pennant della NL contro i Braves Ma le World Series erano sicuramente un'impresa impossibile per i Mets. I campioni dell’American League, i Baltimore Orioles, erano pesantemente favoriti per la vittoria del titolo. Dopo tutto, erano essenzialmente la stessa identica squadra che aveva sconvolto i Los Angeles Dodgers tre anni prima nelle World Series del 1966. Inoltre, gli Orioles avevano un significativo record di 109 vittorie in quella stagione con due lanciatori con 20 vittorie [Mike Cuellar e Dave McNally], un ex vincitore della Triple Crown [Frank Robinson] e sei giocatori con un numero di homerun a doppia cifra. Gli addetti ai lavori avevano predetto una vittoria degli Orioles nelle World Series in cinque partite [quattro giochi a uno]. In Gara 1 al Memorial Stadium di Baltimora, fu subito evidente che gli "oddsmaker" avevano visto giusto. Al secondo lancio di Tom Seaver nella partita, contro il lead-off di Baltimora, Don Buford colpì un homerun. Dopo aver concesso altri tre punti nel quarto inning, Tom Seaver fu rimosso da una gara disastrosa. Cuellar dei Baltimora fu sensazionale e gli Orioles festeggiarono la vittoria per 4-1. Ma le World Series erano al meglio delle sette partite. Una squadra deve vincere quattro partite per poter sollevare il trofeo. La scintilla per i Mets scoccò in Gara 2 con Jerry Koosman e Donn Clendenon. Clendenon mise a segno un homerun da solista contro Dave McNally nel quarto inning per dare ai Mets il loro primo vantaggio delle serie. Koosman realizzò una perfetta no-hitter per sette inning, e i Mets riuscirono a sconfiggere gli Orioles per 2-1. Le World Series erano ora legate a una partita a testa. Jerry Koosman in Gara 2 Ron Taylor (al centro) abbracciato dai compagni dopo la salvezza in Gara 2 In Gara 3 allo Shea Stadium, i Mets rubarono la scena con l’esterno centro Tommy Agee che mise a segno un homerun da solista contro Jim Palmer ed eseguì due prese incredibili in campo esterno togliendo due potenziali punti. I Mets giocarono un’impressionante Gara 3 con il punteggio di 5-0. Nolan Ryan e il catcher Jerry Grote alla fine di Gara 3, la prima partita in casa delle World Series nella storia della franchigia Tommy Agee nelle due spettacolari prese in Gara 3 Karl Ehrhardt, fan dei Mets conosciuto come "Sign Man" per i suoi cartelloni arguti e pungenti allo Shea Stadium, tiene in mano il cartello "Met Power" dopo un home run in gara 3 delle World Series 1969 In Gara 4, i Mets e Tom Seaver rimasero sull’1-0 fino al nono inning. Ma Baltimora mise i corridori in prima e terza e un solo out. Brooks Robinson spazzolò un line drive sul campo a destra. L’esterno destro dei Mets, Ron Swoboda, letteralmente volò in orizzontale effettuando una presa, tra le più spettacolari nella storia del baseball, impedendo la segnatura dei due punti. Anche se la presa era stata effettuata, un punto era entrato e il terzo out fu sempre una presa al volo di Swoboda. Il gioco era in parità. Nella parte inferiore del decimo inning, i New York Mets segnarono il punto vincente con il pinch-hitter J.C. Martin che mise a terra un bunt di sacrificio con i corridori in prima e seconda, ma il successivo tiro in prima lo colpì al polso e volò in campo esterno. Il corridore in seconda segnò e i Mets ora avevano preso un vantaggio di 3 a 1 nelle World Series. Ron Swoboda mentre vola nella straordinaria presa al nono inning Ron Swoboda dopo la presa La copertina The Sporting News che ritrae J.C. Martin nel suo bunt La foto che ritrae la palla che colpisce il polso sinistro di J.C. Martin mentre corre verso la prima I Mets potevano concludere la serie allo Shea in Gara Cinque? Era l'ultima possibilità che accadesse. Se i Mets perdevano Gara 5, avrebbero avuto bisogno di vincere la serie al Memorial Stadium di Baltimora, che era un compito non facile. Sembrò, con le prime avvisaglie della partita, che questo fosse ciò che i Mets avrebbero dovuto fare. Jerry Koosman concesse due homeruns a Baltimora nel terzo inning [Dave McNally e Frank Robinson], e gli Orioles avevano preso uno dei primi 3-0 nel gioco. Jerry Koosman in Gara 5 Ma, i Mets costruirono una furiosa rimonta, che iniziò con un homerun di Donn Clendenon da 2 punti nel sesto inning e seguito da un solo fuoricampo di Al Weiss nel settimo. Donn Clendenon, dopo aver colpito il fuoricampo da due punti in Gara 5 Per la verità la scintilla che diede il via alla rimonta cominciò quando il manager dei Mets, Gil Hodges, protestò per il famoso "shoe polish incident" (incidente del lucido da scarpe). La palla lanciata da McNally rimbalzò o colpì il piede di Cleon Jones, per rotolare poi nella panchina dei Mets. Hodges raccolse la palla, uscì dal dugout e andò a casa base dall'arbitro Lou DiMuro. Gli mostrò la palla con sopra il lucido da scarpe, come prova che Jones era stato colpito dal lancio. DiMuro assegnò a Cleon la prima base e il miracolo continuò. Il manager degli Orioles, Earl Weaver, che era già stato espulso una partita delle Series uscì a discutere, ma l'arbitro capo aveva preso la sua decisione. Con Hodges al suo fianco, l'arbitro Lou DiMuro indica la prima base a Cleon Jones (21) dopo che il lancio lo ha colpito nel sesto inning di Gara 5. Donn Clendenon, con la mazza sulla spalla, batterà il fuoricampo da due punti Al Weiss dopo il fuoricampo del 3 a 3 in Gara 5 Dopo aver segnato ancora due punti all'ottavo inning, i Mets conducevano 5-3 per arrivare al nono inning. Con il flyball di Davey Johnson nel nono, i New York Mets avevano raggiunto l'impossibile! Erano diventati i campioni delle World Series del 1969 ... sconfiggendo i favoritissimi Baltimore Orioles in cinque partite e aggiungendo un straordinario capitolo nella grande storia della Major League Baseball! Jerry Koosman è assalito dai compagni di squadra dopo aver guidato i Mets alla vittoria contro gli Orioles in gara 5 delle World Series 1969 L'invasione dello Shea Stadium dopo la vitoria delle World Series The Amazing Mets 1969 Molte poche squadre da allora hanno emulato il percorso fatto dagli Amazin' Mets del '69. Diverse candidature includono i Los Angeles Dodgers del 1988 e i Florida Marlins del 2003. Ma non importa quante sono le squadre "Cinderella" che emergono, l'originale è sempre il migliore! I Mets del 1969 furono “Amazing” ... e quarantadue anni dopo, lo sono ancora! Tug McGraw (a sx), Ron Taylor e Ron Swoboda durante la parata del Macy's Thanksgiving Day de 1969 a New York La sfilata per le vie di Manhattan, dopo le Series movimentò tutta New York. I Mets avrebbero completato il quadro storico cantando al "The Ed Sullivan Show" il mese di ottobre. Sembrò che Dio nel 1969 avesse fatto un altro miracolo. |
Conosciuti semplicemente come "The Big Red Machine", i Cincinnati costruirono una dinastia negli anni '70, con una media di 100 vittorie a stagione dal 1972 al 1976. Ci sono diverse squadre che competono per il titolo della miglior squadra di baseball di sempre, tra cui i New York Yankees del 1927 con Babe Ruth e Lou Gehrig, ma nel '75 e '76 i Reds furono il top team della National League dell'era moderna. Forse la più grande squadra nella storia del baseball. Jerry Dowling, nel suo modo incomparabile, catturò l'essenza della BIG RED MACHINE e Wire To Wire REDS I Reds del 1976 con il lineup di titolari composto da Johnny Bench, Tony Pérez, Joe Morgan, Pete Rose, Dave Concepción, George Foster, César Geronimo e Ken Griffey dominarono la league, vincendo 102 partite e perdendone solo 60 nel loro cammino verso una post season terminata con la vittoria delle World Series e una sweep sugli Yankees. Il lineup divenne noto come i "Great Eight", e tutti sono stati introdotti nella Cincinnati Reds Hall of Fame, ad eccezione di Pete Rose, che rimane ineleggibile a causa dello scandalo scommesse sulle sue partite. Mentre la maggior parte associa la squadra vincitrice dei Cincinnati con questi giocatori, i "Great Eight", furono titolari insieme solo 88 volte nel corso delle due stagioni, vincendo 69 partite e perdendone solo 19 per un incredibile percentuale di vittorie di .784. La Big Red Machine in una litografia di Willard Mullin Ecco la storia della Big Red Machine: Nel 1970, il poco conosciuto George "Sparky" Anderson fu assunto come manager, e i Reds intrapresero un decennio di eccellenza, con una squadra che verrà conosciuta come "The Big Red Machine". Giocarono al Crosley Field fino al 30 giugno del 1970, e poi i Reds si trasferirono nel nuovissimo Riverfront Stadium, uno stadio polivalente con 52000 posti a sedere sulle rive del fiume Ohio. I Reds iniziarono il 1970 con il botto, vincendo 70 delle loro prime 100 partite. Johnny Bench, Tony Pérez, Pete Rose, Lee May e Bobby Tolan furono i primi leader offensivi della Red Machine; Gary Nolan, Jim Merritt, Wayne Simpson e Jim McGlothlin guidavano il pitching staff che contava anche i veterani Tony Cloninger e Clay Carroll e i giovani Pedro Borbón e Don Gullett. I Reds volarono attraverso la stagione 1970, vincendo la NL West e il pennant della NL, spazzando i Pittsburgh Pirates in tre partite. Alle World Series, tuttavia, il pitching staff dei Reds aveva finito il gas e i veterani dei Baltimore Orioles sconfissero i Reds in cinque partite. Dopo la disastrosa stagione del 1971 (l'unica stagione degli anni '70, in cui i Reds finirono con un record perdente) Cincinnati effettuò delle trade che si rivelarono vincenti. Helms fu parte di un blockbuster commerciale che portò Joe Morgan, Cesar Geronimo, Ed Armbrister e Jack Billingham dagli Houston Astros per Helms, Lee May e Jimmy Stewart. Nel frattempo, Dave Concepción sbocciò all’interbase. Il 1971 fu anche l'anno chiave dei futuri campionati del mondo, in cui fu acquisito George Foster dai San Francisco Giants in una trade con l’interbase Frank Duffy. I Reds del 1972 vinsero la NL West nel primo sciopero del baseball che accorciò la stagione, e sconfissero i Pittsburgh Pirates in un’emozionante serie di cinque partite di playoff. Affrontarono poi gli Oakland Athletics nelle World Series. Sei delle sette partite furono vinte per un punto. Con il potente slugger Reggie Jackson fuori a causa di un infortunio subito durante la serie playoff contro i Tigers, il nativo dell’Ohio Gene Tenace ebbe la possibilità di giocare nelle Series, colpendo quattro fuoricampo ed eguagliando il record delle World Series per home run, spingendo Oakland a una drammatica serie di sette partite, vinte poi alla fine. Questa fu la prima World Series in cui nessun lanciatore partente, per entrambe le franchigie, lanciò una partita completa. I Reds vinsero la terza corona della NL West nel 1973, dopo una rimonta drammatica nella seconda metà, che li aveva visti recuperare 10 partite e 1/2 sui Los Angeles Dodgers dopo la pausa per l'All-Star. Tuttavia persero il pennant della NL dai New York Mets in cinque partite. In Gara 1, Tom Seaver e Jack Billingham si affrontarono in un classico duello di lanciatori, con tutti e due i punti dei Reds segnati da un home run. Il doppio di Tom Seaver che portò a segnare Bud Harrelson fu il primo punto del vantaggio di New York contro Billingham, mentre Pete Rose pareggiò la partita nel settimo inning contro Seaver, preparando il terreno per un drammatico finale di partita etichettato dall’home run di Johnny Bench nel fondo del nono. La serie di New York fu segnata da molta polemica per il comportamento sfrenato dei fans dello Shea Stadium contro Pete Rose, quando lui e Bud Harrelson si picchiarono dopo una dura scivolata di Rose su Harrelson in seconda base nel corso del quinto inning di Gara 3. Ci fu una zuffa generale tra le due panchine dopo che Harrelson rispose alla mossa aggressiva di Rose per impedirgli di completare un doppio gioco insultandolo. Questa portò anche ad altri due incidenti in cui fu interrotto il gioco. I Reds persero 9 a 2 e il manager di New York, Yogi Berra, e il leggendario outfielder Willie Mays, su richiesta del presidente della National League, Warren Giles, fecero un appello ai tifosi della zona sinistra del campo di trattenersi. Il giorno dopo la serie venne allungata ad una quinta partita quando Rose colpì un fuoricampo nel 12 ° inning per pareggiare la serie con due partite a testa. Gara 3: Pete Rose e Bud Harrelson alle mani I Reds nel 1974 vinsero 98 partite, ma finirono secondi dietro ai Los Angeles Dodgers vincitori di 102 gare. La stagione 1974 iniziò con molta eccitazione, con gli Atlanta Braves che erano in città per aprire la stagione contro i Reds. Hank Aaron arrivava nell’opening day con 713 home run, mancandogli un fuoricampo per pareggiare il record di Babe Ruth di 714. Aaron girò il primo lancio della stagione '74 realizzando il fuoricampo del pareggio contro Jack Billingham. Il giorno dopo i Braves misero in panchina Aaron Braves, sperando di veder realizzare il suo fuoricampo record della storia nell’apertura della stagione in casa loro. Il Commissioner del baseball, Bowie Kuhn, ordinò al management dei Braves di far giocare il giorno dopo Aaron, dove mancò di poco lo storico fuoricampo nel quinto inning. Aaron stabilì poi il record ad Atlanta due notti dopo. Il 1974 fu anche l’anno del debutto dell’annunciatore, Hall of Famer, Brennaman Marty, che aveva sostituito Al Michaels, dopo che questi aveva lasciato i Reds per trasmettere per i San Francisco Giants. "Great Eight" I membri della "Big Red Machine" (da sinistra a destra): il catcher Johnny Bench, esterno destro Ken Griffey Sr., terza base Pete Rose, seconda base Joe Morgan, prima base Tony Perez, esterno sinistro George Foster, esterno centro Cesar Geronimo e l'interbase Dave Concepcion Con il 1975, il lineup della Big Red Machine si solidificò con la squadra titolare composta da Johnny Bench (c), Tony Perez (1b), Joe Morgan (2b), Dave Concepción (SS), Pete Rose (3b), Ken Griffey (RF), Gerónimo César (CF), e George Foster (LF). I lanciatori partenti includevano Don Gullett, Fred Norman, Gary Nolan, Jack Billingham, Pat Darcy e Clay Kirby. Il bullpen era caratterizzato da Rawly Eastwick e Will McEnaney che assieme avevano combinato 37 salvezze, e i veterani Pedro Borbon e Clay Carroll. Il giorno di apertura, Rose giocava ancora all’esterno sinistro, Foster non era un titolare, mentre John Vukovich, un acquisto fuori stagione, era il terza base titolare. Vuckovich era un difensore superbo ma era un battitore debole. Nel mese di maggio, con la squadra fuori per un inizio lento e all'inseguimento dei Dodgers, Sparky Anderson fece una mossa audace, spostando Rose in terza base, una posizione in cui aveva pochissima esperienza, e inserendo Foster all’esterno sinistro. Questa fu la scossa di cui i Reds avevano necessità per spingersi in prima posizione, con Rose che dimostrò di essere affidabile in difesa, mentre l'aggiunta di Foster nel campo esterno diede il valore aggiunto. Durante la stagione, i Reds compilarono due strisce degne di nota: (1) vinsero 41 delle 50 partite in un solo periodo, e (2) giocarono un mese senza commettere errori in difesa. L'abbraccio dopo la vittoria dei Reds dopo Gara 7 delle World Series del 1975 Sparky Anderson celebra la vittoria in Gara 7 delle World Series del 1975 Nella stagione 1975, Cincinnati conquistò la NL West con 108 vittorie, poi spazzò i Pittsburgh Pirates in tre partite per vincere il pennant della NL. Nelle World Series, i Boston Red Sox furono i loro avversari. Dopo essersi divise le prime quattro gare, i Reds vinsero Gara 5. Dopo un ritardo di tre giorni per pioggia, le due squadre si affrontarono in Gara 6, uno delle partite di baseball più memorabili mai giocate e considerata da molti come la miglior partita delle World Series di sempre. I Reds erano avanti 6-3 con 5 out per vincere, quando i Red Sox pareggiarono la partita su un fuoricampo da tre dell'ex Reds Bernie Carbo. Fu Carbo il secondo pinch-hit che colpì un fuoricampo da tre punti delle Series. Dopo un paio di chiamate di closer in entrambe le formazioni, Carlton Fisk colpì una drammatico fuoricampo al 12° inning sul palo di foul di sinistra (che è considerato uno dei più grandi momenti dello sport in TV di tutti i tempi) per dare ai Red Sox una vittoria per 7 a 6 e imporre una decisiva Gara 7. Cincinnati prevalse il giorno dopo, quando Morgan battè il singolo RBI che fece vincere gara 7 e diede ai Reds le loro prime World Series dopo 35 anni. I Reds non persero una partita delle World Series dal fuoricampo di Carlton Fisk, in un arco di 9 vittorie consecutive. The Big Red Machine dopo la vittoria nelle World Series del 1975. Da sinistra, Ken Griffey, Pete Rose, Jack Billingham, Bench, Joe Morgan, George Foster, Cesar Geronimo, Davey Concepcion, Tony Perez Il 1976 vide il ritorno degli stessi otto titolari in campo. La rotazione dei partenti fu nuovamente condotta da Nolan, Gullett, Billingham e Norman, con l'aggiunta del rookie Pat Zachry e Santo Alcalá. Un sottovalutato staff, in cui quattro dei sei pitcher avevano un’ERA sotto 3.10. Eastwick, Borbon e McEnaney condivisero i compiti di closer, registrando 26, 8 e 7 salvezze rispettivamente. I Reds vinsero la NL West con dieci partite. Rimasero imbattuti nella postseason (ad oggi l'unica squadra a farlo da quando sono stati introdotti i playoff), spazzando i Philadelphia Phillies (vincendo gara 3 nella loro ultima at-bat) per tornare alle World Series. Continuarono a dominare eliminando gli Yankees nel rinnovato Yankee Stadium, le prime World Series dal 1964. Questo è stato il solo secondo sweep di sempre degli Yankees nelle World Series. Nelle serie vinte, i Reds diventarono la prima squadra della NL da quando i New York Giants avevano vinto nel 1921-1922 a vincere consecutivamente le World Series, e la Big Red Machine del 1975-1976 è considerata una delle migliori squadre di sempre. Finora nella storia della MLB, i Reds del '75 e '76 sono stati l'ultima squadra della NL a ripetersi come campioni. Johnny Bench versa lo champagne sul manager dei Reds Sparky Anderson dopo la vittoria della National League Western Division del 1976 Pete Rose si tuffa a capofitto in terza base durante le World Series del 1976 contro gli Yankees Cominciando con il pennant della National League del 1970, i Reds sconfissero sia i Philadelphia Phillies che i Pittsburgh Pirates nelle vittorie dei loro titoli di league (i Pirates nel 1970, 1972, 1975 e 1990, i Phillies nel 1976), diventando la Big Red Machine parte della rivalità tra le due squadre della Pennsylvania. Nel 1979, Pete Rose aggiunse ulteriore benzina alla rivalità quando firmò con i Phillies e li aiutò a vincere le loro prime World Championship Series nel 1980. Gli anni successivi al '70 portarono scompiglio e cambiamenti. Il popolare Tony Perez fu scambiato con Montreal dopo la stagione 1976, rompendo il quintetto delle Big Red Machine. Il manager Sparky Anderson e il general manager Bob Howsam considerarono poi questa trade l'errore più grande della loro carriera. Il lanciatore partente Don Gullett andò via come free agency e firmò con i New York Yankees. Nel tentativo di colmare questa lacuna, fu preparata una trade con gli Oakland A's per avere l’asso Vida Blue durante la off season del '76-'77. Ma Bowie Kuhn, Commissioner del baseball, pose il veto alla trade nello sforzo di mantenere l'equilibrio competitivo nel baseball. Il 15 giugno 1977, Tom Seaver lanciatore dei Mets fu ceduto ai Reds per Pat Zachry, Doug Flynn, Steve Henderson, e Dan Norman. In altre operazioni che si dimostrarono meno di successo, i Reds scambiarono Gary Nolan agli Angels per Craig Hendrickson, Rawly Eastwick ai St. Louis per Doug Capilla e Mike Caldwell a Milwaukee per Rick O'Keeffe e Garry Pyka, e presero Rick Auerbach da Texas. La fine dell'era della Big Red Machine era stata annunciata dalla sostituzione del General Manager Bob Howsam con Dick Wagner. THE BIG RED MACHINE Sparky Anderson: Manager - HOF 2000 Sparky fece di più che guidare i Reds alla vittoria di tre pennant e due World Series rispetto a qualsiasi altro manager nella storia della franchigia. Quando Sparky dirigeva la squadra, i suoi giocatori ascoltavano. I suoi giocatori fecero ciò che lui chiese. E hanno vinto per questo. Sparky era così amato che Pete Rose andò a trovarlo per vedere l'ex manager prima che morisse nel 2010. Quando Sparky morì, ci fu un palpabile senso di dolore in tutta Cincinnati. Ma come i Murderers Row, the Miracle Mets, e i Comeback Braves dei primi anni '90, è improbabile che vedremo di nuovo una squadra come la Big Red Machine. Sparky Anderson è l'unico manager ad aver vinto le World Series in entrambe le League. Johnny Bench: Catcher - HOF 1989 I Great Eight vinsero sei dei 10 premi MVP dell National League degli anni ‘70, e Johnny Bench fu il primo, vincendo nel 1970 e 1972. Ampiamente considerato il più grande catcher di sempre, Bench vinse il NL Rookie of the Year Award nel 1968, partecipò a 14 selezioni delle All-Star e vinse 10 Gold Glove Awards nel corso della sua carriera. Durante lo spring training del 1969, il mitico slugger Ted Williams firmò una palla per Bench con la scritta: "Per Johnny Bench, un sicuro Hall of Famer". Vent'anni dopo la sua previsione si avverò. Tony Perez: Prima base - HOF 2000 Quando le World Series del 1976 finirono, lo stesso successe ai Great Eight e a un'epoca straordinaria del baseball. Sparky Anderson aveva detto di Tony Pérez: "E' il miglior clutch hitter che io abbia mai visto", ma il GM dei Reds Bob Howsam scambiò Pérez con Montreal prima della stagione 1977. Howsam sottovalutò l'impatto di Tony e la Big Red Machine iniziò a sgretolarsi una volta che non ci fu più. Pérez giocò 23 stagioni nella major, finendo la sua carriera giocando a Cincinnati dal 1984 al 1986. Poi allenò per il coach staff di Pete Rose, e per 44 partite nel 1993, fu manager dei Reds. "Doggie" sembrava destinato a non ottenere mai il rispetto che meritava, anche dopo le 7 All-Star e le 2732 valide, ma nel 2000 venne eletto nella HOF Baseball con Sparky Anderson e l’annunciatore dei Reds, Marty Brenneman. Joe Morgan: Seconda base - HOF 1990 Quale fu la migliore trade nella storia dei Reds? Lo scambio di Lee May, Tommy Helms e Jimmy Stewart agli Houston Astros prima della stagione 1972 per il futuro Hall of Famer Joe Morgan, Jack Billingham, César Geronimo, Ed Armbrister e Denis Menke. Tutti ma Menke svolse un ruolo importante nei Reds Campioni del Mondo. "Little Joe" giocò in nove delle 10 All-Star degli anni '70 e fu il primo seconda base nella storia a vincere back to back l’MVP nel '75 e '76. Morgan lasciò i Reds dopo la stagione 1979, ma si riunì con Pete Rose e Tony Pérez nel 1983 con i Phillies. Avevano quasi fatto rivivere la magia che avevano a Cincinnati - persero le World Series con i Baltimore Orioles in 5 partite. Nel New Bill James Historical Baseball Abstract, James indica Morgan come il miglior seconda base della storia. Pete Rose: Terza base Pochi giocatori nella storia del baseball hanno avuto l'impatto sullo sport che ha avuto Pete Rose. Nato e cresciuto a Cincinnati, è uno dei personaggi più amati della città. La sua passione e l’impegno sul campo gli valsero il soprannome di "Charlie Hustle" dallo Yankee, Hall of Famers, Whitey Ford. Ha avuto una carriera lunga e notevole, a cominciare dal Rookie of the Year della NL nel 1963 per finire nel 1986 con un totale di 4256 valide in carriera diventando l’Hit King di tutti i tempi. Giocò in 17 All-Star Game e detiene più record e onori di qualsiasi altro giocatore nella storia della MLB. Dave Concepción: Shortstop Dalla sua prima partita nel 1970 alla sua ultima partita nel 1988, Dave Concepción fu uno dei primi shortstops del baseball, giocando tutta la sua carriera per i Reds. Il Cincinnati Riverfront Stadium aprì poco dopo il suo debutto, e lui usò l’erba artificiale del campo interno per inventare e perfezionare il salto per il tiro in prima. La squadra ebbe una grande alchimia, ma Davey fu spesso messo in ombra da Rose, Morgan e Pérez. Lui e Morgan furono una delle migliori combinazioni del doppio gioco della storia. Oltre a vincere cinque Gold Glove Awards per il suo fielding, Concepción fu selezionato nove volte nell’All-Star. Nel 1982 entrò a far compagnia ai Great Eighters Pérez (1967), Morgan (1972), Foster (1976) e Griffey (1980) come vincitori dell’MVP dell’All-Star Game con i suoi due fuoricampo a Montreal. Dave fu eletto nella Hall of Fame Reds nel 2000 ed i Reds ritirarono il suo numero 13 nel 2007. George Foster: Esterno sinistro George Foster fu il giocatore più minaccioso in circolazione. Il battitore di più grande potenza della fine anni '70, aveva grandi basette e uno sguardo feroce che ti attraversava. Aveva questo cipiglio per intimorire i lanciatori avversari. A quanto pare funzionava. Nel 1977 fu leader della league con 52 home runs e 149 RBI e vinse il NL MVP Award. Dal 1971 al 1981 contribuì al predominio della Big Red Machine dopo essere stato preso dai Giants in cambio di Frank Duffy e Vern Geishert. Egli aveva solo 40 home run nelle sei prime stagioni in major league, ma nel 1975 trovò il suo swing e continuò ad avere altre 10 stagioni con 20 o più home run in ciascuna. Nel 1976 ebbe la prima convocazione delle cinque selezioni All-Star, e nel 1981 vinse il Silver Slugger Award. Il tempo di George, a Cincinnati terminò nel 1982, quando si unì come free agent ai rivali della NL dei New York Mets. Firmò un contratto di cinque anni per 10 milioni di dollari, facendo di lui il primo giocatore di baseball a ricevere 2 milioni di dollari l'anno. César Geronimo: Esterno Centro César Geronimo, "The Chief", fu il miglior esterno centro della National League durante l'era della Big Red Machine. Vinse il Gold Glove Award ogni anno dal '74 al '77, ma era il meno conosciuto dei Great Eight. Arrivò ai Reds come parte della trade di Joe Morgan del 1972, e giocò per Cincinnati finché non fu ceduto ai Royals nel 1980 per lo spesso dimenticato German Barranca. The Chief era un mancino della Repubblica Dominicana che firmò con gli Yankees, che speravano di farne un lanciatore per il suo forte braccio. Non divenne un lanciatore ma un grande centerfield. César detiene il primato per essere la 3000 vittima di strikeout sia di Bob Gibson che di Nolan Ryan, e scherzando ricorda "ero solo nel posto giusto al momento giusto". Geronimo fu l'ultimo membro della formazione dei partenti della Big Red Machine ad essere inserito nella Hall of Fame Reds nel 2008. Ken Griffey: Esterno destro Prima che Ken Griffey Sr. diventasse il padre del figlio, futuro Hall of Fame, Junior, era semplicemente Ken Griffey. Il veloce giovane nativo di Donora, Penn., debuttò per i Reds nel mese di agosto del 1973. Ebbe una esplosione in battuta nel 1975 battendo .305, e nel '76 colpì .336, perdendo il titolo della media battuta della League da Bill Madlock l'ultimo giorno della stagione. Molti puristi del baseball rimasero delusi per la decisione di Griffey di restare fuori l'ultimo giorno della stagione nella speranza di vincere il titolo. La manovra fallì, perché Madlock andò 4 su 4 e quando Griffey sentì la notizia entrò in partita solo per andare 0-2, finendo al secondo posto. Fu tre volte All-Star, ma venne ceduto agli Yankees, dopo la stagione 1981. Tornò a Cincinnati nel 1998 e vi rimase fino a quando fu rilasciato nel mese di agosto del 1990. I Reds andarono a vincere le World Series su Oakland e Griffey andò a Seattle per finire la sua carriera da giocatore in campo esterno con il figlio Ken Griffey Jr. Il 14 settembre del 1990 diventarono l'unica combinazione padre-figlio a colpire back to back un fuoricampo nella storia della Major League. Junior stava guardando dall’on deck il padre che realizzò il fuoricampo e mentre attraversava casa base gli disse: "Questo è come si fa figliolo!" Junior dopo il suo homer arrivò nel dugout e gli disse: "Questo è come si fa papà!".
Disegno di Jerry Dowling Da dove deriva il nickname THE BIG RED MACHINE? La "Big Red Machine" prese il soprannome, nell'estate del 1969. Pete Rose fu probabilmente il primo a coniare la frase. Aveva un vecchio camion pick-up del 1934, di colore rosso. "Questo camion è la piccola macchina rossa", disse Rose. "Questa squadra è la grande macchina rossa". Bob Hunter, un giornalista sportivo di Los Angeles, è accreditato come la prima persona ad usare il termine - dopo che i Reds sconfissero i Phillies 19-17 in una slugfest nell'estate del '69. L'ex fumettista dell'Enquirer, Jerry Dowling, stava disegnando pure lui il cartoon di "Big Red Machine" nell'estate del '69. Fin dall'inizio, la franchigia dei Reds promosse fortemente la squadra come "The Big Red Machine". Big Red Dynasty: How Bob Howsam & Sparky Anderson Built the Big Red Machine di Greg Rhodes 1997 |
Tradizionalmente considerati come cattivi dai fan, despoti antagonisti dai giocatori, e gli uomini invisibili dalla stampa, gli arbitri sono stati, come scrisse Furman Bisher: "nascosti nella storia del baseball come bambini idioti in un album di famiglia". Ma l’umpire è l’uomo indispensabile del baseball, grazie all’arbitro il baseball si è trasformato da un’attività ricreativa in uno sport competitivo e ha personificato l’integrità del gioco professionale. Da quando l’avvocato William R. Wheaton officiò la prima "moderna" partita ufficiale il 6 ottobre del 1845, gli arbitri hanno dato un contributo importante al National Pastime. Infatti, la storia dell'arbitro rispecchia le caratteristiche epoche e gli sviluppi del gioco stesso. Dalla creazione del gioco moderno nel 1840 attraverso la guerra civile, l’arbitro era la personificazione del "base ball" (allora si usavano due sole parole) come sport amatoriale giocato da gentiluomini. Il 23 settembre 1845, secondo le regole dei Knickerbocker Club di New York, che avevano creato il baseball moderno, il presidente del club "nomina un arbitro, che registra il gioco in un libro previsto a tal fine, e annota tutte le violazioni dello Statuto e Regolamento". Come le partite tra club divennero più frequenti, furono usati comunemente tre arbitri - uno scelto da ciascuna squadra e uno neutrale per decidere sulle decisioni che sovente erano partigiane. Nel 1858 la National Association of Base Ball Players stabilì che la direzione della gara fosse fatta da un arbitro unico, a volte uno spettatore o un giocatore, scelto dalla squadra di casa con il consenso del capitano avversario. Non c’era nessun codice di abbigliamento, ma le foto del tempo raffigurano il ritratto idealizzato dell'arbitro gentleman - un distinto signore di aspetto nobile in cappello a cilindro, con il cappotto Prince Albert e bastone, in piedi, inginocchiato o seduto su uno sgabello in territorio foul lungo la linea della prima base. Anche se l’abbigliamento diventò meno formale dalla guerra civile, gli arbitri volontari continuavano a non ricevere alcuna remunerazione per i loro servizi se non "l’onore" di essere stato scelto "come giudice unico del giusto e dell’ingiusto del gioco". La popolarità del gioco a livello nazionale dopo la guerra civile portò alla professionalizzazione del baseball e, a sua volta, agli arbitri professionisti. Nel 1871 la neonata National Association of Professional Base Ball Players continuò la tradizione dei volontari non pagati, consentendo alla squadra di casa di scegliere l'arbitro da una lista di cinque nomi proposti dal club in visita, ma diede all'arbitro maggiore autorità per limitare gli appelli sulle decisioni coinvolgendo delle regole di interpretazione, ma non sui giudizi. Nel 1878 la National League of Professional Base Ball Clubs, fondata due anni prima, incaricò i team di casa di pagare gli arbitri 5 $ per partita, e nel 1879 il presidente della National League William A. Hulbert nominò il primo umpire staff del baseball - un gruppo di venti uomini, da cui le squadre potevano scegliere un arbitro. L’elenco approvato e l’indennizzo non liberava gli arbitri dalla sindrome di "casa" (sentenza a favore della squadra di casa come gesto civico) o dal sospetto di collusione con i giocatori d'azzardo. Infatti, nel 1882 Richard Higham di Troy, New York, ex manager e giocatore della National League, fu bandito dalla league per aver consigliato i giocatori d’azzardo su come scommettere sulle partite che arbitrava, guadagnando così l’infame distinzione di essere sempre e solo l’arbitro giudicato colpevole di disonestà sul campo.
Nello stesso anno un nuovo circuito professionale, l’American Association, fu il pioniere nella creazione di un’umpiring staff che era stato assunto, pagato, e assegnato alle partite dalla stessa League. Gli arbitri erano pagati 140 dollari al mese e 3 $ al giorno per le spese delle trasferte, ed erano tenuti ad indossare giacche di flanella blu e berretti durante le partite. L’anno successivo la National League adottò un proprio personale pagato a tempo indeterminato e in divisa, completando così la professionalizzazione dei "men in blue" della Major League. Nonostante l'accresciuto status, l’arbitraggio nelle Major League era insicuro, stressante e anche pericoloso fino alla fine del secolo. Le frequenti revisioni delle regole e le innovazioni tecniche nel gioco resero il lavoro dell'arbitro estremamente difficile, mentre gli abusi fisici e verbali da parte dei giocatori e dei tifosi facevano diventare la vita di un arbitro intollerabile. Gli arbitri furono regolarmente colpiti con gli spikes, presi a calci, maledetti e presi a sputi dai giocatori, mentre i fan lanciavano vili epiteti e ogni sorta di cosa. Mobbings e aggressioni fisiche erano frequenti, tanto che le scorte della polizia erano familiari e viste con gratitudine dagli uomini in blue. La trasformazione dell'umpire da arbitro stimato a pezzente disprezzato era in gran parte premeditato. Come i proprietari dei club e i funzionari della league riconobbero che tormentando l’arbitro avrebbero potenziato gli incassi, si rifiutarono di supportare le decisioni in campo degli umpires, di far espellere o far pagare multe ai giocatori, e fecero poco per frenare gli schiamazzi, e perfino si unirono ai giornalisti sportivi nel rappresentare gli arbitri come canaglie e dei capri espiatori. Gli arbitri occasionalmente si vendicavano lanciando gli oggetti nuovamente dentro alle tribune o prendendo a pugni giocatori e giornalisti - e furono puniti sommariamente per averlo fatto. Ma la maggior parte trovarono altri lavori. In un’epoca in cui "Uccidi l'arbitro!" non era mera retorica, ci fu un tasso di turnover elevato tra gli umpires, perchè pochi uomini erano disposti a sopportare tali prove e tribolazioni per una paga irrisoria e povere condizioni di lavoro.
Tuttavia, la tumultuosa era del baseball produsse diversi arbitri di importanza storica. William B. "Billy" McLean, pugile part-time di Philadelphia, fu il primo arbitro professionista. Era così grande la sua abilità e la reputazione di equità che i funzionari della National League nel 1876 non solo accettarono le sue richieste per l'inaudita somma di 5 $ a partita, ma anche gli pagarono le spese per un tour in ogni città del campionato. I primi esponenti più famosi dei due stili di base dell'arbitraggio furono Robert V. Ferguson e John H. Gaffney.
Ferguson, conosciuto quando giocava come "Robert the Great" e "Death to Flying Things" diresse con un pugno di ferro autoritario, mentre Gaffney, soprannominato "The King of the Umpires", controllava il gioco attraverso tatto e diplomazia. Gaffney diffuse anche la tecnica di lavoro dietro a casa base fino a quando un giocatore raggiungeva la base e poi passava dietro al lanciatore (prima di questo l'arbitro lavorava sia dietro il battitore o dietro il pitcher e non cambiando). Nel 1888 Gaffney fu l'arbitro più pagato nel baseball, guadagnando 2500 $ l'anno, più le spese delle trasferte. Altri arbitri di nota furono John O. "Honest John" Kelly, che apparve in più World Series (cinque) di ogni altro arbitro del tempo; l’esuberante Timothy Hurst, veloce e abile con le maledizioni, battute e pugni; Benjamin F. Young, ucciso in un incidente ferroviario mentre si recava ad arbitrare una partita, che aveva elaborato nel 1887 un codice etico professionale per gli arbitri e una proposta in dieci punti per migliorare il loro status; John F. Sheridan, il prototipo del moderno arbitro; e John A. Heydler e Thomas J. Lynch, ognuno dei quali in seguito diventò presidente della National League.
Nel 1903 con l’'accordo di pace tra la National League e la nuova American League, le Major League entrarono nell’era moderna e portarono statura e stabilità per gli arbitri. Byron Bancroft "Ban" Johnson, presidente della nuova American League, fornì il forte sostegno da parte di funzionari della league che fu essenziale per il morale e l'efficacia degli arbitri. Noto per il suo appoggio agli arbitri, quando era stato il capo della Western League, Johnson aveva insistito che gli umpires fossero rispettati e sostenne con le sue parole di supporto le loro decisioni, sospendendo i giocatori che erano colpevoli di flagrante cattiva condotta. A sua volta, aveva insistito sul tatto in contrasto con la combattività dell’epoca precedente. La National League seguì l’esempio, soprattutto sotto gli ex umpires Lynch e Heydler, e dalla prima guerra mondiale, gli arbitri della Major League godettero "di autorità, dignità e sicurezza senza precedenti". Come arbitro, manager e dirigente di baseball, Clarence "Pants" Rowland poi sottolineò: "Tutti gli arbitri dovrebbero togliersi il cappello ogni volta che il nome di Ban Johnson viene menzionato".
Johnson, inoltre, si prese la briga di risolvere gli evidenti svantaggi presentati dal sistema con il singolo arbitro. Il gioco era da tempo diventato troppo veloce e i giocatori troppo subdoli perchè un solo arbitro potesse seguire l’azione, per non parlare del controllo della gara; inoltre, in caso di malattia o infortunio il club doveva usare un giocatore per spiegare il gioco. Il sistema con tre arbitri, che fu proposto nel 1885 ed effettivamente utilizzato nelle World Series di quell'anno, era un'aberrazione, ma un sistema a due arbitri fu molto discusso negli anni 1880 e 1890. Anche se la Players League del 1890 impiegò due arbitri e nel 1898 il sistema con due arbitri fu sancito dal regolamento, i proprietari del club avevano continuato a resistere ai costi di un secondo arbitro. Dopo che Johnson aggiunse un quinto arbitro nel 1902, l'impiego di due arbitri divenne frequente, comune e poi lo standard - un arbitro capo a chiamare i ball e gli strike e un arbitro di campo per prendere le decisioni sulle basi. Ancora una volta, la National League seguì rapidamente le indicazioni dell’American e nel 1912 entrambe le league avevano uno staff di dieci uomini - due arbitri per partita e due sostituti di riserva. Mentre il supporto front office e il sistema a due uomini aveva contribuito notevolmente all'efficacia dell'arbitro in campo, la maggiore statura degli arbitri fu dovuta forse molto alla personalità e ai contributi degli uomini che avevano prestato servizio nei primi due decenni del secolo decimonono. Furono così tanti gli arbitri che lasciarono il loro segno nella storia (e mitologia) del baseball, provenienti dai primi decenni del secolo, in parte grazie alle straordinarie abilità necessarie per gestire il gioco durante la "dead-ball era", quando il bunt, la rubata e l’hit-and-run furono le primarie tattiche offensive, e in parte all’attenzione dei media profusa al momento sulla Major League. Ban Johnson, che aveva selezionato personalmente i suoi arbitri con occhio esigente per capacità e carattere, assemblò un imponente staff per l’American League. L’arbitro anziano era John F. "Jack" Sheridan, veterano del secolo XIX, che era servito come modello riconosciuto per i più giovani in entrambe le League e che divulgò la posizione di accucciarsi dietro il piatto. Un altro anziano fu Franklin O’Loughlin, soprannominato "Silk", a causa dei suoi lunghi capelli ricci come un bambino, che abbinò con successo intelligenza e parole con i giocatori. Il laureato William G. "Billy" Evans, che nel 1906 divenne, a ventidue anni, il più giovane arbitro della Major League nella storia, scrisse rubriche sportive a diffusione nazionale mentre lavorava come arbitro, e continuò poi come dirigente nel baseball. Meticoloso nel vestire, Evans stabilì lo standard per l’aspetto degli arbitri in campo. Di origine inglese Thomas H. "Tommy" Connolly arbitrò la prima partita dell’American League nel 1901 e trent’anni più tardi divenne il primo arbitro capo dello Junior Circuit (1931-1954), paziente e riservato ma fermo, istituì la tradizione della league di espellere i giocatori solo come ultima risorsa e una volta passarono dieci anni senza un'espulsione.
Anche la National League ebbe i suoi arbitri illustri. Eccezionali furono il canadese Bob Emslie, che per anni arbitrò indossando una parrucca, perché i suoi fragili nervi gli causarono una prematura calvizie; il massiccio Cy Rigler, che già nelle minor nel 1905 aveva iniziato la tradizione di alzare la mano destra sugli strike chiamati; Hank O’Day, pignolo per i dettagli tecnici, la cui controversa decisione su Merkle nel 1908 è un punto fermo della tradizione del baseball, e William J. "Lord" Byron, "The Singing Umpire", che periodicamente annunciava le sue decisioni in melodiosi (se non poetici) versi cantati. Ma fu William G. "Bill" Klem, generalmente considerato come il più grande arbitro della storia, che dominò lo staff della League e impostò lo stile degli arbitri del Senior Circuit. Moralista e autoritario, Klem si vantava della sua scrupolosa onestà e della conoscenza enciclopedica delle regole, intimidiva i giocatori con minacce di multe, e drammaticamente chiariva la sua insistenza sulla disciplina e autorità durante le discussioni tracciando un segno per terra e avvertendo gli antagonisti con "Don't cross the line!" (Non attraversare la linea!). Egli introdusse anche la protezione all'interno del torace, la posizione delle braccia sopra la spalla per chiamare i ball e gli strike, le segnalazioni enfatizzate con le braccia per le chiamate, la posizione a cavallo delle linee, invece di stare in territorio foul. Dalla lingua tagliente e risoluto, il molto pubblicizzato "Old Arbitrator", che aveva giurato "Non ho mai fallito una chiamata nella mia vita", fu per la maggior parte dei suoi 36 anni di carriera la pubblica personificazione dell’arbitro della major league. Al momento di ritirarsi nel 1941, Klem servì come primo moderno capo degli arbitri della league fino alla sua morte nel 1951.
Tra le due guerre mondiali, quando il baseball ha dominato la coscienza sportiva della nazione come il National Pastime, l’arbitraggio divenne una carriera di vocazione invece di una limitata possibilità professionale. I programmi ampliati significavano sette mesi di lavoro, e gli arbitri ricevettero salari migliori e più riconoscimento. La stabilità dello staff era diventata la norma: un arbitro che aveva passato i primi due o tre anni poteva sperare in una lunga carriera. Gli arbitri continuarono ad essere irritati per le discussioni con i giocatori, gli insulti dei tifosi, e occasionali oggetti volanti, ma erano diminuite le violenti litigiosità. L'abuso fisico fu ridotto in modo significativo a causa delle pesanti sanzioni comminate per pugni e lanci di bottiglie, mentre l'abuso verbale diminuì come i funzionari della league e la stampa fecero dietro front dopo il famigerato Black Sox Scandal, proclamando l'arbitro la personificazione dell'integrità del gioco . Per sottolineare il loro ruolo di umpire indipendenti, dovettero organizzare viaggi separati dai giocatori e frequentare bar, alberghi e ristoranti diversi. Arbitrare era diventata una vocazione desiderabile e rispettabile, ma le probabilità di fare carriera nella Major League furono di gran lunga superiori per gli arbitri che per i giocatori. La concorrenza fu accanita, poichè normalmente solo una o due delle circa due dozzine di posizioni arbitrali venivano aperte ogni anno. L’abuso dei bassi salari, delle primitive condizioni di lavoro, dei viaggi faticosi, e i crudeli insulti dei giocatori e dei tifosi che avevano caratterizzato la vita delle Minor League spingevano l’arbitro a inseguire un altro impiego. Inoltre, non vi era nessun sistema prescritto di sviluppo della carriera. Diventare arbitro professionista era legato a una questione casuale di opportunità o a contatti personali, non c’era una valutazione sistematica o una supervisione degli arbitri delle minor league, e l'avanzamento, anche per le Major League, a volte era più una questione politica piuttosto che commisurata al merito o alle capacità. Tuttavia, coloro che perseverarono come "men of the cloth" dimostrando il loro coraggio a lungo termine godettero di una sicura e stimata carriera. Quando Tim Hurst giustificò il suo lavoro come arbitro dicendo "You can't beat the hours"(Non si possono battere le ore), Bill Klem avrebbe dichiarato "Baseball to me is not a game; it is a religion" (Il baseball per me non è un gioco; è una religione). Eppure, gli arbitri della Major League ricevettero riconoscimenti di gran lunga superiore alla remunerazione. Le tabelle salariali degli arbitri erano le stesse in entrambe le League. Agli inizi del 1900 lo stipendio annuo per gli arbitri della Major League variava da 1500 a 2000 $, nel 1910 lo stipendio maggiore nella National League fu di 3000 $, con soli quattro dei sette arbitri che guadagnavano più di 2000 $. Gli umpires che arbitravano le World Series ricevevano 400 dollari fino a quando Bill Klem chiese e ottenne 650 dollari nel 1917. Klem, l’anno successivo, ricevette 1000 dollari per il Fall Classic, ma la paga per tutti gli altri arbitri rimase di 650 $. Nel 1937 gli stipendi andavano da 4000 $, per nuovi arbitri, a 10000 $ per gli arbitri veterani; gli umpires potevamo aspettarsi un extra di 2500 $ dalle World Series. Cinque anni più tardi la scala retributiva salì a 5000 e 12000 $, ma la compensazione per le Series rimase la stessa. Anche se gli stipendi per gli uomini al vertice della scala retributiva sembravano buoni per 154 partite, sette mesi di stagione, gli arbitri dovevano pagarsi tutte le spese, tranne le tariffe ferroviarie, mentre per le trasferte fino al 1940, ricevevano un assegno di 750 dollari per il viaggio, una somma che la maggior parte arbitri sosteneva coprisse solo circa la metà delle spese. Inoltre, dovevano comprarsi e mantenere il proprio abbigliamento e le attrezzature, compresi i conta-strike, maschere e pettorine. Comunque c’era stato un notevole cambiamento: una migliore retribuzione, condizioni di lavoro, e lo stato tradotto in carriere più attraenti e quindi più lunghe; il servizio di 20 anni non era raro. Di conseguenza, entrambe le League stabilirono un piano pensionistico per gli arbitri che si ritiravano, ma furono limitati a quelli che avevano servito per più di quindici anni e arrivano a 100 $ all'anno, con benefici della durata massima di 2400 dollari. Anche la dimensione dell’umpiring staff fu aumentato. I due arbitri del sistema era la norma nel corso del 1920, ma divenne una pratica comune assegnare uno degli arbitri di riserva nelle partite critiche o di una serie; nel 1933, furono designati regolarmente tre arbitri nella regular season. L’equipaggio con i quattro uomini venne istituito nel 1952. Nelle World Series vennero utilizzati fino al 1908 i due uomini, un arbitro per ogni league, mentre un'altra coppia si alternava nelle partite. Nella terza Gara della Series del 1909, furono utilizzati tutti e quattro gli arbitri allo stesso tempo, stabilendo così la tradizione dei quattro arbitri che continuò fino al 1946; nel 1947 un arbitro "alternativo" di ogni league era di stanza lungo una linea di foul in campo esterno, creando così l'attuale equipaggio di sei arbitri. Quattro arbitri diressero le All-Star Game dal 1933 al 1948, l’anno successivo si conformarono al formato World Series nel mettere in campo i due alternativi sulle linee di foul. Anche se gli arbitri della Major League, salvo per alcuni esperimenti di breve durata, indossavano abiti di lana blu e dirigevano secondo lo stesso regolamento, c’erano delle differenze sottili, e non solo, tra le due League nello stile e nella tecnica di arbitraggio. I presidenti delle league fin dall'inizio assunsero, assegnarono e incaricarono i loro arbitri, e all'inizio del secolo le preferenze personali si riflettevano sull’umpiring staff. Poi, lo sciovinismo nell’inter-league sostenne e accentuò il carattere distintivo. Sotto la guida di Ban Johnson, l'American League vantò da subito un personale complessivo superiore alla National League, così come lo Junior Circuit nello stesso periodo aveva le più grandi stelle tra i giocatori, le squadre più forti e i manager di maggior successo. Poichè Johnson riteneva che tutti i suoi arbitri fossero abbastanza buoni per dirigere le World Series, la prestigiosa (e lucrativa) assegnazione fu ruotata tra i suoi collaboratori, mentre gli onori della post-season nella National League andavano selettivamente ai migliori (o più favoriti) arbitri. In cambio del suo appoggio agli arbitri fino in fondo, Johnson aveva chiesto riserbo e controllo sul campo, mentre i presidenti della National League adottarono più un "laissez-faire" nei confronti dei loro arbitri.
Di conseguenza, gli arbitri del Senior Circuit erano molto più pittoreschi, battaglieri, e individualisti rispetto ai loro omologhi dell'American League, proprio come i giocatori e manager della National League erano più liberi e più vivaci rispetto a quelli dello Junior Circuit. Fu una combinazione volatile, e c'erano molte più liti, multe e sospensioni nella NL, dove gli arbitri dovevano essere coraggiosi nel difendersi da meschini giocatori e manager. A Johnson piaceva che i suoi arbitri ostentassero una forte presenza fisica, una preferenza condivisa da Tommy Connolly, gli arbitri dell’American League erano in genere "grandi" uomini, mentre la maggior parte degli arbitri della National League, a causa del ruolo dominante del metro e settanta di Bill Klem, erano più bassi e leggeri di costituzione. Più importanti delle differenze generali di stile e aspetto furono le differenze specifiche di tecnica tra le due League. In un primo momento gli arbitri in entrambe le League utilizzavano grandi protettori gonfiati di fronte ai loro petti, quando erano dietro il piatto. Di conseguenza, chiamavano i ball e gli strike da accovacciati dietro il catcher e guardando sopra la testa. L'American League aveva continuato ad usare il "balloon" o il "mattress", preferito da Tommy Connolly, ma era diventato di rigore nella National League seguire la preferenza di Bill Klem che indossava un corpetto più compatto sotto il cappotto e chiamava i ball e gli strike visualizzando il piatto di poco sopra la spalla del ricevitore, più vicino al battitore. Qui, la forma aveva grande effetto: gli arbitri dell’American League divennero famosi per chiamare gli strike più "alti" e la National League per chiamarli più "bassi".
Non così conosciuti come gli sfavillanti arbitri degli anni formativi, gli uomini che lavorarono tra le due guerre mondiali furono arbitri collettivamente migliori e comprendevano alcuni dei più grandi umpire del gioco. Insieme a Emslie, Klem, O'Day e Rigler, lo staff della National League vantava George Barr, Lee Ballanfant, Larry Goetz, George Magerkurth, "Uncle Charley" Moran, Ralph "Babe" Pinelli, Ernie Quigley e John "Beans" Reardon. Ad affiancare Connolly e Bill Dinneen nell'American League c'erano luminari come Harry Geisel, Cal Hubbard, George Moriarty, Bill McGowan, Emmett "Red" Ormsby e Clarence "Brick" Owens. Forse il migliore fu McGowan, che per trent'anni ricevette elogi universali dai suoi coetanei e si collocò come uno dei primi arbitri della storia.
Sociologicamente, gli arbitri della "Golden Age" rappresentarono sia il cambiamento che la continuità. Come i loro predecessori, la maggior parte proveniva dal Northeast, dal Midwest e dal South; e molti furono ex atleti per i quali arbitrare era un modo per stare nel baseball. Alcuni erano ex-major leaguers - Charlie Berry, Bill Dinneen, George Hildebrand, Charlie Moran, George Moriarty, Hank O'Day, Al Orth, Babe Pinelli, George Pipgras e Eddie Rommel. Ci furono, tuttavia, importanti cambiamenti. Dal punto di vista etnico, gli arbitri riflettevano un modello di assimilazione culturale simile a quella evidenziata nel roster dei giocatori. Inizialmente gli arbitri erano per la maggior parte di origine inglese, ma poi divennero ben visibili dal 1890 gli irlandesi e i tedeschi da prima della guerra mondiale e furono seguiti dagli ebrei nel 1920 e dagli italiani e slavi nel 1930. Se si pensa che l’universitario Billy Evans era l’unico tra gli arbitri per lo più analfabeti dell'inizio del secolo, sempre più comuni furono gli arbitri con un'istruzione universitaria (o laurea). Essenzialmente, gli arbitri tra le due guerre erano diventati una ragionevole sezione trasversale della popolazione operaia americana bianca.
Spinto dalla guerra che provocò prosperità, l’espansione continentale, e le entrate televisive, il baseball portò la trasformazione dello sport professionistico da un'attività commerciale in un settore dello spettacolo. Inoltre, il baseball, come tutti gli sport organizzati, aveva sentito l'impatto dei cambiamenti sociali e culturali che avevano travolto l’America. Dopo la seconda guerra mondiale l’arbitraggio diventò veramente una professione, e alla fine degli anni ’80 gli arbitri della Major League non solo erano molto meglio addestrati e organizzati rispetto al passato, ma erano anche una voce forte e indipendente negli affari del baseball. L’arbitraggio, al pari del baseball, era enormemente popolare nei giorni successivi alla seconda guerra mondiale. Dal 1949 alcune delle 59 minor league fornirono dei corposi corsi di formazione per un numero senza precedenti di aspiranti arbitri, ma furono le scuole di formazione degli arbitri del dopoguerra che li prepararono molto meglio dei loro predecessori. George Barr della National League aprì la prima scuola di formazione per arbitri nel 1935, e nel 1939 Bill McGowan dell’American League istituì la seconda scuola. Nel 1946, Bill McKinley, che aveva partecipato sia alla scuola di Barr che di McGowan, diventò il primo diplomato di una scuola di formazione a raggiungere le Major League. A metà degli anni ’50 le scuole di formazione per arbitri erano comuni, e dal 1960 fu praticamente impossibile diventare un umpire professionista senza frequentare una delle varie scuole di formazione.
Le scuole per umpire ebbero profondi effetti sull’arbitraggio. In primo luogo, i diplomati delle scuole di formazione erano più consapevoli del regolamento e più esperti nelle tecniche rispetto ai precedenti arbitri "autodidatti". In secondo luogo, la formazione formale ebbe l'effetto prevedibile di imporre uniformità di stile e di personalità, poichè gli studenti furono istruiti correttamente in accordo con le regole e i personaggi anticonformisti furono eliminati. Infine - e più significativamente - la scuola degli arbitri divenne il catalizzatore che trasformò l’arbitraggio da vocazione a professione. La professionalizzazione dell’arbitraggio ebbe effetti profondi. L’istruzione formalizzata e lo sviluppo sistematico della carriera attirarono molti uomini universitari della classe media, così l’arbitraggio fu considerato sempre meno come un modo di stare nello sport professionistico ma come scelta di una desiderabile carriera. La solitaria area in cui gli arbitri rimasero molto indietro rispetto ai giocatori, rispecchiando in generale i cambiamenti sociali della società, fu la razza. Fu solo nel 1966, vent'anni dopo che Jackie Robinson aveva rotto la linea del colore, che Emmett Ashford si unì all’American League e divenne il primo arbitro nero delle Major League (Fu anche il primo arbitro nero professionista ad arbitrare nella Southwestern International League nel 1951). Nel 1973 Art Williams entrò nella National League. Nonostante la forte presenza di giocatori latini dal 1940, Armando Rodriguez (1974) e Rich Garcia (1975), entrambi nell’American League, furono i primi arbitri ispanici nelle Major.
Inoltre gli arbitri adottarono un atteggiamento più professionale. Hanno candidamente ammesso gli errori e si sono raffigurati non come esecutori onnipotenti della legge che richiedeva il rispetto ma come giudici imparziali che meritavano rispetto. Che gli arbitri fossero abili uomini fallibili, divenne evidente nel 1956 quando Ed Rommel e Frank Umont ruppero un lungo tabù indossando occhiali da vista sul campo. Ma l'effetto più importante della crescente professionalizzazione era che gli arbitri sempre più si consideravano meritevoli della paga per le loro prerogative di professionisti.
In contrasto con il forte sostegno dal quartier generale della league per le loro azioni sul campo, gli arbitri furono storicamente incapaci di proteggersi dalle ingiustizie monetarie e personali perché negoziate individualmente invece che collettivamente con le ML. Gli umpires ripetutamente furono arbitrariamente licenziati, e nel 1953, per la prima volta in quindici anni, gli arbitri ricevettero un modesto aumento di stipendio – con un range che andava dai 6000 ai 16000 $ e un incremento per le World Series a 3000 $. I primi tentativi di organizzarsi furono inutili, e nel 1945 Ernie Stewart dell’American League venne licenziato per presunte attività di sindacalizzazione. Ma nel 1963, guidati da Augie Donatelli, gli arbitri del Senior Circuit organizzarono la National League Umpires Association, presieduta dall'avvocato del lavoro di Chicago John J. Reynolds. Dopo il successo di Reynolds nell’innalzamento degli stipendi, gli arbitri dell’American League si unirono. Quando Bill Valentine e Al Salerno furono licenziati nel 1968, presumibilmente per incompetenza, ma evidentemente per attività di sindacalizzazione, un appello alla National Labor Relations Board portò gli arbitri di entrambe le league ad organizzarsi nella Major League Umpires Association. Una giornata di sciopero nella prima partita dei championship playoffs del 3 ottobre 1970, la prima nella storia degli arbitri della Major League, indusse i presidenti delle League a riconoscere l'Associazione e a negoziare un contratto di lavoro che da un salario minimo di 11000 $ aumentò fino ad arrivare ad uno stipendio medio di 21000 $. Otto anni dopo l’Umpires Association compì grandi progressi sotto la nuova leadership di Richard G. "Richie" Phillips, un avvocato di Filadelfia che aveva anche rappresentato gli arbitri della National Basketball Association. Un secondo sciopero fu organizzato il 25 agosto 1978, ma durò solo un giorno, a causa di un'ingiunzione della corte contro l’associazione, ma un terzo sciopero nell’opening day del 18 maggio 1979, portò importanti concessioni all’Unione, tra cui un scaletta di salari da 22 mila a 55000 $, sulla base degli anni di servizio; un contratto che garantiva un periodo di tempo specificato e non annuale; 77 $ al giorno durante i viaggi; e due settimane di vacanze nella mezza stagione. Le conseguenze dello sciopero prolungato, che aveva dimostrato la potenza dell’Associazione e l'inadeguatezza della sostituzione degli arbitri, fu segnato dall’ostilità tra gli arbitri del sindacato e "the Class of '79" - i quattro arbitri "crumiri" che sostituirono il personale delle league. Un quarto sciopero di sette o otto partite nei playoff del 1984 venne accomodato per intercessione del nuovo Commissioner Peter Ueberroth, che concesse agli arbitri un aumento considerevole per le partite dei playoff e delle World Series, oltre a fornire i soldi per un fondo comune che venivano distribuiti in parte tra gli arbitri che non avrebbero arbitrato nella postseason. Un quinto sciopero fu scongiurato nel 1985, quando un arbitrato - l'ex presidente Richard M. Nixon – assegnò agli umpires un aumento di stipendio del 40 per cento per l’ampliamento al meglio delle sette partite nelle serie di playoff. Si profilò uno sciopero certo della MLUA nel 1991 che prontamente rientrò grazie alla sollecitazione di entrambe le parti da parte del Commissioner Fay Vincent che produsse una soluzione dell'ultima ora. Il nuovo contratto quadriennale prevedeva una tabella degli stipendi che andavano da 61000 a 175000 $ e una terza settimana di vacanza durante la stagione, in cambio di un ritorno al "merito" al posto del sistema "a rotazione" per le assegnazioni nella postseason. Tuttavia, l’accordo sul patto arrivò troppo tardi per evitare l'uso di sostituire gli arbitri per le partite nell’opening day. Dai primi anni ’90, la MLUA aveva trasformato la professione dell’arbitraggio così come il ruolo degli arbitri nella Major League Baseball. Sebbene la maggior attenzione fosse stata focalizzata sulle trattative contrattuali, gli arbitri utilizzarono anche con successo il potere dell’Associazione per chiedere ai presidenti delle League e al commissioner le imposizioni di multe e sospensioni ai giocatori, manager e anche ai proprietari per comportamenti e commenti discutibili. La stampa e il pubblico hanno sempre visto in modo critico, a volte anche in maniera cinica, gli arbitri. Gli umpires sono stati accusati, a causa della protezione accordata dalla MLUA, di aver unilateralmente creato una zona di strike molto più piccola di quella prevista dal regolamento, di essere diventati belligeranti e conflittuali nei rapporti con giocatori e manager, e di aver assunto un ruolo troppo grande nelle partite attraverso l’espulsione rapida ed esagerati movimenti per effettuare le chiamate. Per molti, l’espulsione da parte dell’arbitro capo Terry Cooney del lanciatore Roger Clemens dei Boston Red Sox nelle American League Championship Series del 1990 simboleggiava l’azione aggressiva e l’atteggiamento arrogante del "nuovo" arbitro. Che tali percezioni non quadrassero con la realtà erano secondarie al fatto che gli arbitri non godevano più l’incondizionato rispetto dei tifosi e dei giornalisti (D’altra parte, l'ammirazione per gli arbitri come individui aumentò dopo che uno dei top degli arbitri dell’American League, Steve Palermo, dovette dire addio nel 1991 alla sua lunga carriera a causa di una ferita da arma da fuoco mentre tentava di impedire il furto ai danni di due cameriere in un parcheggio di un ristorante).
La crescita e il successo dell'unione degli arbitri fu resa possibile da due fattori. In primo luogo, gli arbitri erano diventati una forza numericamente significativa con l'espansione delle franchigie dalle tradizionali sedici (8 in ogni league) a venti nel 1961-1962, 24 nel 1969 e 26 nel 1977. In secondo luogo - e di gran lunga più importante - fu la televisione, che non solo portò una pubblicità senza precedenti agli arbitri, ma generò anche degli enormi introiti che permisero alla Major League Baseball di soddisfare le esigenze monetarie degli arbitri e dei giocatori. Finanze a parte, la televisione fu una benedizione per gli arbitri. Se la visibilità accresciuta sottolineò l’abilità dell'arbitro e il ruolo centrale nel gioco, venivano anche palesemente esposti gli errori a milioni di telespettatori. La macchina fotografica aveva occasionalmente mostrato una chiamata errata, ma l’instant replay televisivo enfatizzava gli errori e incoraggiava i ripensamenti. Quando le moviole hanno cominciato ad essere mostrate sugli schermi del tabellone, una squadra di arbitri nel 1975 lasciò il campo e si rifiutò di tornare fino a quando la pratica non fosse cessata. La televisione colpì anche le prestazioni e l'aspetto. Una volta era assiomatico per gli arbitri lavorare in modo sommesso ed erano orgogliosi dell'anonimato. Ma nell’era della televisione, gli arbitri cominciarono a proiettarsi in ruoli di primo piano. Dal momento in cui le partite televisive divennero popolari nei primi anni ‘50, alcuni arbitri giocarono con la camera effettuando nel caso delle chiamate movimenti di grande effetto. Anche se pochi come Emmett Ashford e Ron Luciano successivamente svilupparono l’esibizionismo a regola d'arte, gli arbitri non evitarono più i riflettori della pubblicità; Luciano sfruttò anche la sua popolarità per le chiamate comiche sul campo nella carriera di telecronista televisivo e come scrittore.
In contrasto con una maggiore tolleranza per quanto riguardava il comportamento sul campo, la vita personale degli arbitri fu soggetta ad un controllo senza precedenti. Nel novembre del 1988 il Commissioner A. Bartlett Giamatti, che agiva per conto dei proprietari dei club, tagliò l’arbitro Dave Pallone, da dieci anni nella National League, a causa della paura che la sua omosessualità potesse compromettere le prestazioni sul campo e l'immagine del baseball. Il presidente Bill White, della NL, sospese Bob Engel nell'aprile del 1990 dopo essere stato accusato di aver rubato 4000 baseball cards in un negozio; su pressione del baseball per garantire l’indiscussa integrità degli arbitri il veterano, con 25 anni di carriera, fu costretto ad andare in pensione subito dopo la sua condanna nel mese di luglio. E nel 1991 due arbitri non identificati, uno per ogni league, furono sospesi per un anno a causa della presunta associazione con i bookmakers, anche se non c'era alcuna indicazione che avessero mai scommesso sulle partite di baseball.
Anche l’aspetto fisico degli arbitri venne adattato per il pubblico. Maggiore enfasi fu posta sulle dimensioni, in quanto erano in voga uomini più alti e più muscolosi - forse a personificare l'autorità dell'arbitro in un’epoca antiautoritaria. L’adozione dell’American League di pantaloni grigi nel 1968 e blazer marroni nel 1971 faceva parte di uno sforzo per proiettare una caratteristica immagine "sportiva", come avvenne più tardi, quando gli arbitri di entrambe le league iniziarono ad indossare numeri sulle maniche e cappellini da baseball con le lettere che identificavano la league di affiliazione. Allo stesso modo, le lenti a contatto erano favorite rispetto agli occhiali. Dai primi anni ‘90 il "look casual" venne completato quando gli arbitri indossarono camicie a maniche corte, senza giacche durante la stagione calda e giacche di raso nelle notti fresche. Le lenti a contatto furono favorite rispetto agli occhiali fino al 1991 quando Al Clark (AL) e Frank Pulli (NL) portarono gli occhiali, mentre arbitravano dietro il piatto e sulle basi. Nel 1988 gli arbitri obesi furono messi in programmi di riduzione del peso durante la bassa stagione; nel 1991 coloro che non avevano perso il peso prescritto erano soggetti al rispetto della sospensione in attesa. Per il gigantesco arbitro John McSherry, tuttavia, il programma fu senza alcun risultato, e lo dimostrò quando morì di infarto sul campo nel 1995.
A parte la superficialità delle insegne sui cappelli e i colori delle giacche, in apparenza c’era poco da distinguere tra i due staff arbitrali. La formazione nelle scuole per arbitri e la supervisione della Minor League dall’Umpire Development Program ha avuto l'effetto di imporre uniformità di stile e tecnica sugli arbitri e quindi sulle League. Inoltre, dal 1970 gli arbitri dell'American League avevano adottato il protettore all'interno del torace, mentre la National League li imitò in preferenza per i "big" uomini. Tuttavia, si è anche verificata un'inversione di immagini della League: proprio come i giocatori del Senior Circuit sono stati ampiamente considerati superiori a quelli dello Junior, gli arbitri della National League sono stati allo stesso modo percepiti come migliori negli anni '60 e '70; nel frattempo, American League, con arbitri come Ashford e Luciano e manager di fuoco come Billy Martin e Earl Weaver, divennero ora più volubili della seria National League. Nonostante l’esposizione televisiva, accentuata dopo il 1969 dai championship playoffs inter league, gli arbitri come gruppo erano personalmente più anonimi di prima. Ad eccezione degli atteggiamenti teatrali di Luciano, l'individualità degli arbitri è stata sommersa dai quattro membri dell'equipaggio, dall'espansione numerica del personale, dalla rotazione tra le città, dalla standardizzazione di stili e tecniche, dal declino nella frequenza di risse, e dal tentativo di proiettare un’immagine professionale più posata. Pochi arbitri si sono distinti come palesemente superiori ai loro colleghi, anche perché la sistematica formazione e la preparazione aveva aumentato in generale la competenza di tutti gli arbitri e in parte perché il basket professionista e ora il football offrivano competizioni dirette da arbitri eccezionali. Tuttavia, ci sono stati alcuni arbitri molto importanti nel dopoguerra, primo fra tutti Nestor Chylak e John Stevens dell’American e Al Barlick e Doug Harvey della National League.
Nel corso di un secolo di baseball della Major League, l'arbitro si era trasformato da un disprezzato, non addestrato, semiprofessionale "male necessario" ad un rispettato esperto professionista che incarnava l'integrità del gioco stesso. Nella storia dell’arbitraggio alcuni umpire furono immortalati nel libro dei record per i risultati di rilievo e le distinzioni. JL Boake arbitrò la prima partita di una league professionistica (1871), Billy McLean la prima partita della National League (1876), e Tommy Connolly la prima partita dell’American league (1901). Hank O’Day e Connolly arbitrarono le prime World Series moderne (1903), mentre Bill Dinneen, Bill Klem, Bill McGowan e Cy Rigler arbitrarono la prima All-Star Game (1933). Bill Klem detiene il record per più stagioni nelle major (37), il maggior numero delle World Series (diciotto) e il maggior numero delle partite delle World Series (108). Al Barlick e Bill Summers hanno diretto più All-Star Games (sette). Doug Harvey ha arbitrato il maggior numero di League Championship Series (nove) e partite LCS (38). George Hildebrand detiene il record per il maggior numero di partite consecutive arbitrate (3510) - Babe Pinelli affermò che lui non aveva perso una partita in 22 anni di carriera.
Emmett Ashford è stato il primo arbitro nero professionista, sia nelle Minor (1951) che nelle Major (1966), mentre Armando Rodriguez (1974) è stato il primo arbitro ispanico delle major. Bernice Gera è stata il primo arbitro donna professionista (1972), anche se ha diretto solo una partita nella classe A della York-Penn New League; l’offerta a Pam Postema di diventare la prima donna arbitro nelle Major League si concluse nel 1989 con la rottura del contratto dal Triplo-A Alliance dopo aver trascorso tredici anni nelle minor. Evans è stato il più giovane (22) e Klem il più vecchio (68) arbitro in una partita della Major League. Dieci arbitri sono stati eletti nella Baseball Hall of Fame: Jocko Conlan (1974), Tommy Connolly (1953), Bill Klem (1953), Billy Evans (1973), Cal Hubbard (1976), Al Barlick (1989) e Bill McGowan (1992), Henry M. (Hank) O'Day (2013).
HALL OF FAME
Numeri ritirati dalla National e American League Come i giocatori, gli arbitri sono identificati dai numeri sulle loro uniformi. Gli arbitri della National League iniziarono a indossare i numeri nel 1970 (sebbene fossero stati assegnati i numeri negli anni '60) e gli arbitri della American League furono assegnati e iniziarono ad indossare i numeri sulle camicie o giacche nel 1980. In questa foto delle World Series del 1975, si può notare il contrasto evidente tra gli arbitri dell'AL (In giacca rosso granata e senza numero) e quelli della NL (Tutti in blu con il numero sulla spalla destra) I numeri degli arbitri della National League furono inizialmente assegnati in ordine alfabetico (Al Barlick indossava il numero 1, Ken Burkhart il numero 2, ecc.) dal 1970 al 1978, il che significava che il numero di un arbitro poteva cambiare ogni anno a seconda dei ritiri e di altri cambiamenti del personale. Nel 1979, la National League ha cambiato il sistema di numerazione e da allora in poi il numero di un arbitro non è cambiato di anno in anno. All'inizio, ai nuovi arbitri, vennero assegnati numeri più alti (ad esempio, nel 1979, a Dave Pallone, Steve Fields, Fred Brocklander e Lanny Harris furono assegnati i numeri dal 26 al 29 invece dei numeri disponibili tra 1 e 25). La pratica della numerazione della National League è cambiata di nuovo a metà degli anni '80, quando ai nuovi arbitri sono stati assegnati numeri precedentemente utilizzati (ad esempio, nel 1982 a Gerry Davis è stato assegnato il numero 12, precedentemente indossato da Andy Olsen, e nel 1985 a Tom Hallion è stato assegnato il numero 20, precedentemente indossato da Ed Vargo). Le assegnazioni dei numeri dell'American League erano in gran parte casuali. Bill Haller, l'arbitro senior dell'American League nel 1980, ha indossato il numero 1 fino al suo ritiro dopo le World Series del 1982, ma il numero non è mai stato riassegnato. Nel 2000, lo staff arbitrale dell'American League e della National League è stato fuso in uno staff sotto l'egida della Major League Baseball e tutti i numeri sono stati resi disponibili, compresi i numeri che erano stati ritirati da una delle due League (Ad esempio, l'American League aveva ritirato il numero 16 di Lou DiMuro dopo la sua morte, ma è stato messo a disposizione di suo figlio Mike dopo l'unificazione dello staff). In caso di doppioni, all'arbitro più anziano veniva data la prima scelta (Ad esempio, Al Clark nell'AL e Jerry Layne nella NL indossavano entrambi il numero 24, ma poiché Clark aveva più anzianità gli fu assegnato il 24 e Layne il numero 26. Quando Clark fu sollevato dal suo incarico nel 2001, Layne fu in grado di ottenere il numero 24. In confronto, Bruce Froemming ricevette il numero 6 dopo l'unificazione dello staff arbitrale poiché lo aveva indossato più a lungo nella NL di quanto Jim Joyce lo avesse indossato nell'AL, Joyce successivamente scelse il numero 66, inutilizzato da qualsiasi arbitro precedente. Quando Froemming si è ritirato dopo la stagione 2007, Joyce ha deciso di mantenere il numero 66 e il numero 6 è ora indossato da Mark Carlson). Di tanto in tanto, la Major League Baseball ritira quei numeri per gli arbitri che hanno reso un servizio eccezionale al gioco, o in onore degli arbitri che sono morti. Da quando nel 2000 sono state istituite crew arbitrali unificate, tutti i numeri sono disponibili per gli arbitri della Major League Baseball, poiché ogni numero ritirato era riservato per League. Solo un numero di arbitro è stato ritirato da quando è stato stabilito la formula attuale, 42, per la politica della Major League Baseball istituita nel 1997. * 1 Bill Klem (NL, 1905–41); attualmente indossato da Bruce Dreckman |
Quasi 483 chilometri e quattro ore e mezza separano le città di Chicago e St. Louis. Una città si trova sulla southwest coast del lago Michigan, l'altra, a ovest del fiume Mississippi. Una città è nota per le sue notti ventose; l'altra, per il suo Gateway Arch, alto 626.7 metri (il più alto monumento artificiale del paese). Una città fu la casa del poeta Carl Sandburg, che difese la sua città in una famosa poesia; l'altra, è la casa del vincitore di vari Grammy Award, l'artista Nelly. Nonostante tutte le differenze, sia Chicago che St. Louis condividono un genuino amore per uno sport, il baseball, il gioco preferito dalla nazione americana. La rivalità tra i Cardinals e i Cubs è nota anche come la I-55 Series (o negli anni precedenti come la Route 66 Series), il suo nome deriva dall’autostrada che collega le due città, l’Interstate 55 (alternativa alla famosa U.S. Route 66). I Cubs comandano le serie, fino al 2011, con un record di 1092-1049, mentre i Cardinals conducono per i pennant vinti nella National League con 17 contro i 16 dei Cubs. Però, i Cardinals hanno un chiaro vantaggio quando si tratta di successi nelle World Series, avendone vinte 10 mentre i Cubs solo 2. Le partite tra le due formazioni richiamano sempre un grandissimo numero di tifosi ospiti in entrambi gli stadi al Busch Stadium di St. Louis o al Wrigley Field di Chicago. Quando la National League si divise in due, e poi in tre division, i Cardinals ed i Cubs sono sempre rimasti insieme. Questo ha aggiunto l'entusiasmo per le corse al pennant negli anni, più recentemente nel 1989 e nel 2003. Storia Nel suo libro, Before They Were Cardinals, David Jon Cash ipotizza che la rivalità negli scambi economici tra le città di Chicago e St. Louis portò alla formazione dei St. Louis Brown Stockings nel 1875 per competere con i Chicago White Stockings. I Brown Stockings sarebbero poi scomparsi per riemergere nel 1880, quando i Cardinals (come Browns), incontrarono i Cubs (come White Stockings), in un paio di scontri pre-World Series tra St. Louis, campioni dell'American Association, e Chicago, vincitore della National League. La prima serie si svolse nel 1885 e finì con una lite e nessun vincitore. L'anno successivo St. Louis vinse il confronto. Negli ultimi anni, le tragedie nell'organizzazione dei Cardinals hanno causato il rinvio di due partite tra queste squadre. Nel 2002, dopo che il pitcher dei Cardinals, Darryl Kile, venne trovato morto in una stanza d'albergo di Chicago, fu rinviata la partita tra le squadre al Wrigley Field. Poi, nel 2007, un altro lanciatore dei Cardinals, Josh Hancock, morì in un incidente d’auto mentre guidava ubriaco, provocando il rinvio della partita che si doveva disputare a St. Louis. Tra l'altro, entrambe le partite erano state programmate in una delle trasmissioni più importanti dei partner della MLB – la partita del 2002 era sulla Fox, e nel 2007 era prevista su ESPN Sunday Night Baseball. Diritti territoriali Nel suo libro Three Nights in August, Buzz Bissinger compara la rivalità tra i Cardinals e Cubs ad un'altra famosa rivalità nel baseball americano: "I Red Sox e gli Yankees sono un tabloid pieno di soap opera, di soldi, ego e di discorsi. Ma per i Cubs e i Cardinals. la loro rivalità è legata ... ai diritti geografici e territoriali". La fedeltà per le due squadre divise amici, famiglie e collaboratori, e forma la gente del posto in vari modi, come raccontò il giornalistra George Will nel discorso inaugurale del 1998 alla Washington University di St. Louis: "Sono cresciuto a Champaign, Illinois, a metà strada tra Chicago e St. Louis. In un'età troppo giovane per prendere le decisioni che plasmano la vita, ne feci una. Mentre tutti i miei amici stavano diventando fans dei Cardinals, sono diventato un fans dei Cubs. I miei amici, felicemente tifavano per Stan Musial, Red Schoendienst e altri grandi Redbirds, crescendo allegramente convinti che il mondo fosse un luogo benigno, così naturalmente, sono diventati liberali. Tifando per i Cubs alla fine del 1940 e nei primi anni ‘50, sono diventato cupo, pessimista, scontroso, dispeptico e conservatore. Ha aiutato, naturalmente, che i Cubs avessero vinto la ultime World Series nel 1908, due anni prima che morissero Mark Twain e Tolstoj. Ma questo significa, classe del 1998, che i Cubs sono nell'89° anno del loro sforzo di ricostruzione, e ricordate, ogni squadra può avere un brutto momento". Personaggi di rilievo Molti giocatori hanno giocato per entrambe le squadre, tra cui l’Hall of Famer Rogers Hornsby, che detiene diversi record di battuta nelle singole stagioni per entrambe le squadre.
E' il 15 giugno del 1964. Quell'anno, i Beatles sono in cima alle classifiche di Billboard. Quell'anno, Lyndon Johnson, venne eletto Presidente degli Stati Uniti. Quell'anno, i Cardinals andranno a vincere le World Series. E quell'anno, nascerà tra circa un mese il futuro re dei fuoricampo Barry Bonds e suo padre Bobby Bonds, giocherà per i Cardinals nel 1980 e poi per i Cubs, un anno dopo. Bobby deve aver capito fin dall'inizio che suo figlio era un affare. Ma quello che successe in questo particolare giorno di metà giugno fu uno dei più grandi affari del baseball di tutto il 1964. In effetti, fu uno dei più grandi affari in tutta la storia del baseball. Per qualche motivo, i Cubs decisero che non avevano più bisogno dell’outfielder Lou Brock, che aveva battuto solo .258 nella sua seconda stagione completa con la squadra, e così fu dato ai Cardinals per il lanciatore Ernie Broglio. Dopo 16 stagioni con i St. Louis, Brock si era fatto un nome come "il ladro di basi più produttivo" con 938 basi rubate in carriera. Questo fu il record della major league per un po' fino a quando Ricky Henderson lo superò nel 1991. Ma prima che un giocatore possa rubare una base, ovviamente, deve conquistarla. Questo non era un problema per Brock, che aveva 3023 valide e una media battuta di .293 in carriera. Il sei volte All-Star che aveva contribuito a vincere due World Series per i Cards fu eletto nella Hall of Fame del baseball nel 1985 e il suo numero 20 venne ritirato dalla sua squadra. Per quanto riguarda i Cubs, la trade fu solo una testimonianza della loro ennesima sfortuna e disgrazia perché Broglio giocò solo due stagioni per loro e realizzò un insignificante record di 3-12. Nel 1967 era fuori del tutto dal baseball. Questa trade è simbolica del modo in cui i dadi rotolarono per entrambe le squadre.
Altri All of Famers che giocarono e/o allenarono per entrambi i club furono: Grover Cleveland Alexander, Clark Griffith, Burleigh Grimes, Bruce Sutter, Roger Bresnahan, Dizzy Dean, Dennis Eckersley, Rabbit Maranville, Hoyt Wilhelm e Leo Durocher.
Il leggendario presentatore Harry Caray iniziò la sua carriera a St. Louis, trasmettendo su KMOX radio per 24 stagioni, prima di trasferirsi a Chicago nel 1971 e diventare un pezzo importante della WGN radio e televison dal 1982 fino alla sua morte prima della stagione 1998.
La rivalità tra i due club si intensificò in seguito all'assunzione di Dusty Baker a dirigere i Cubs dopo la stagione 2002. Nel 2002, quando Baker era manager dei San Francisco Giants, lui e il manager dei Cardinals Tony La Russa ebbero degli scontri durante l'anno della National League Championship Series, e l'animosità si trasferì con l'arrivò di Baker ai Cubs. Secondo Baker, parte dell'intensità deriva dalla stretta relazione tra i due. "E' molto intensa ... Quando si gioca 18 volte contro una squadra che ha avuto una rivalità di lunga data, e il mio ex manager e il mio ex confidente, questo aumenta solo le cose" (Baker giocò per La Russa nel 1986 come membro degli Oakland Athletics).
Dopo che i Cubs licenziarono Dusty Baker nel 2006, la rivalità fu alzata di un'altra tacca quando venne sostituito da Lou Piniella. Casualmente, Piniella e La Russa, erano cresciuti a Tampa e si affrontarono nelle World Series del 1990, rispettivamente, come manager dei Cincinnati Reds e degli Oakland Athletics.
A testimonianza dell’atmosfera che circonda le partite tra le due formazioni è interessante leggere questa dichiarazione dell'ex giocatore dei Cards e commentatore degli Angels, Rex Hudler: La corsa dei fuoricampo tra McGwire e Sosa Nel 1998, le squadre furono agganciate tra di loro per la corsa dei fuoricampo di McGwire e Sammy Sosa, da molti accreditata come la sfida che rilanciava lo sport dopo lo sciopero dei giocatori, che aveva cancellato le World Series del 1994 e la prima parte della stagione 1995. Mark McGwire e Sammy Sosa Sosa dedicò ciascuno dei suoi 66 home run di quella stagione alla memoria del broadcaster dei Cubs, Harry Caray, morto nel febbraio di quell'anno. Gli anni recenti Una dimostrazione di reciproco rispetto tra le due squadre avvenne nel 2002, quando il catcher dei Cubs Joe Girardi annunciò ai fan al Wrigley Field, con voce rotta, che la partita tra le due squadre era stata cancellata e che i tifosi pregassero per la famiglia dei St. Louis Cardinals. Tuttavia, ci furono dei fans che fischiarono. In seguito, si tenne una conferenza stampa dove un emozionato Girardi affrontò la morte del pitcher dei Cardinals, Darryl Kile. Girardi, che aveva giocato sia per i Cubs che per i Cardinalis, affrontò i fan in una trasmissione regionale sulla Fox. Joe Girardi mentre annuncia che la partita è stata cancellata Nel 2005, i Cardinals e i Cubs rinnovarono la loro rivalità quando il prima base Derrek Lee, per i Cubs, e Albert Pujols per i Cardinals furono impegnati in una serrata gara per l'MVP. Afferrando il titolo di battuta della NL, Lee fu leader della league per valide e media battuta e superò Pujols nei fuoricampo. Da parte sua, Pujols condusse la league nei punti segnati e superò Lee negli RBI. Lee venne premiato sia con il Gold Glove che con il Silver Slugger come miglior prima base della NL, rispettivamente per la difesa e l’attacco. Tuttavia, i Cardinals vinsero 100 partite e la division mentre i Cubs con 21 partite dalla prima classificata finirono al quarto posto, Pujols vinse l’MVP della National League.
The Cubs Is Dead La rivalità è ormai entrata anche nel cyberspazio, sotto forma di thread sul forum dei St. Louis Cardinals intitolato "The Cubs Is Dead". Il titolo della discussione nasce da un commento fatto dal manager Charlie Dressen dei Brooklyn Dodgers, il 10 agosto 1951, per quanto riguardava le possibilità della conquista del pennant da parte dei New York Giants. Ha detto: "The Giants is dead". Anche se, a volte, i post scambiati tra i fans dei Cardinals e Cubs possono essere molto faziosi, molti di questi sono scritti per il bonario divertimento. Una versione precedente del thread fu iniziata da un fan con il nome in codice rexbird10 nel 2005, ma poi venne eliminato. La versione attuale, inizia il 20 luglio 2008 sempre da rexbird10. Versioni simili sono stati avviate sui forum delle altre squadre di major league, in particolare i Chicago White Sox e gli Houston Astros. |
La rivalità tra le due formazioni della MLB di Chicago degli White Sox e dei Cubs è conosciuta anche come la BP Crosstown Cup, Crosstown Classic, The Windy City Showdown, Red Line Series, City Series, Crosstown Series, Crosstown Cup o Crosstown Showdown. I Chicago Cubs della National League giocano le partite casalinghe al Wrigley Field, situato sul lato nord (North side) della città, mentre i Chicago White Sox dell’American League disputano le partite casalinghe allo US Cellular Field (precedentemente conosciuto come Comiskey Park) sul lato sud (South side). I termini "North Siders" e "South Siders" sono sinonimi delle rispettive squadre e dei loro tifosi, che continuano da decenni una duratura rivalità. Gli White Sox attualmente conducono le serie della regular season con 45-39. Ci sono state sei serie sweep da quando cominciarono a giocare l'interleague: quattro per i Cubs nel 1998, 2004, 2007 e 2008, e due per gli White Sox nel 1999 e nel 2008. La "Red Line" è la linea ferroviaria, della Chicago Transit Authority, che corre da nord a sud attraverso i quartieri di Chicago, fermandosi al Wrigley Field e allo US Cellular Field.
Storia La rivalità tra le due squadre e i loro tifosi risale alla fondazione dell'American League. Nel 1900, Charles Comiskey spostò i suoi Saint Paul Saints, una franchigia delle minor league, a Chicago. Si ritiene che in quel momento il proprietario dei Cubs non fosse molto felice, e intentò una causa contro Comiskey. Dopo i negoziati fu deciso che Comiskey poteva spostare la sua squadra a Chicago, a condizione che il nome della città non venisse utilizzato dalla squadra, e che giocasse a sud della 35th Street. In risposta, il team venne rinominato "White Stockings", che era stato il nome originale dei Cubs dal 1876 al 1889. La creazione di un nuovo team nella città fu una sfida diretta alla franchigia della National League, che era stata l'idea alla base della formazione dell'American League. Come l'AL guadagnò in popolarità (con prezzi più convenienti del biglietto e delle bevande alcoliche), la NL riconobbe l'uguaglianza dell'AL. Questo riconoscimento fece poco per arginare la rivalità tra i proprietari, i giocatori e i tifosi. Mentre le squadre di New York (come gli Yankees, Giants e Brooklyn Dodgers) giocarono regolarmente contro le altre nelle World Series in tutto il 1940 e il 1950, le due squadre di Chicago si incontrarono solo una volta nelle World Series del 1906, e la celebrazione dell'evento fermò la città per una settimana intera. I giovani Cubs che erano fortemente favoriti (avevano vinto 116 partite nella stagione regolare) persero in sei partite con il veterano e forte pitching staff degli White Sox, i "The Hitless Wonders". Oltre all'incontro tra le squadre nelle World Series del 1906 e l'inizio delle partite dell'interleague nel 1997, i Cubs e gli White Sox si incontrarono regolarmente, di solito ogni anno, nelle partite dimostrative, che non contano per le classifiche delle squadre nella loro rispettive League, ma che aggiungono certamente diverse emozioni. Nella migliore delle ipotesi, stabiliscono il diritto del vincitore di vantarsi. Dal momento che si iniziò a giocare l'interleague nel 1997, gli White Sox e i Cubs hanno regolarmente giocato tra di loro sei volte all'anno (una serie di tre partite in ciascun stadio). Sulla base della disponibilità dei biglietti e dei prezzi offerti, queste partite sono tra le più attese della stagione. Queste gare sono caratterizzate da una varietà di eroismo, esplicite offese ed errori da entrambe le parti che hanno aggiunto benzina alla rivalità. Nel 2008, le squadre giocarono a vicenda come leader delle loro rispettive division per la prima volta: gli White Sox nell'American League Central e i Cubs nella National League Central. Per la prima volta nella storia della rivalità, entrambe le partite finali della domenica sono state teletrasmesse a livello nazionale dalla ESPN nel Sunday Night Baseball. I Chicago Cubs spazzarono gli White Sox nel primo week-end della serie al Wrigley Field, e gli White Sox successivamente spazzarono i Cubs allo US Cellular Field durante la serie del secondo week-end. 2011: I manager Mike Quade (Cubs) e Ozzie Guillen (White Sox) si incontrano a casa base con la Crosstown Cup
2011: Per il terzo anno consecutivo gli White Sox si aggiudicano la coppa dopo aver vinto 4 delle 6 partite di interleague con i Cubs Barrett vs. Pierzynski La rivalità si trasformò in contatto fisico sabato 20 maggio 2006 quando una rissa scoppiò nel corso di una partita tra gli WhiteSox e i Cubs allo US Cellular Field. Nella parte bassa del secondo inning, Brian Anderson dei Sox colpì una volata di sacrificio, nel tentativo di far segnare A.J. Pierzynski che si scontrò con il catcher dei Cubs, Michael Barrett. Barrett lasciò cadere la palla nella collisione e Pierzynski era salvo. Dopo aver schiafeggiato il piatto di casa base esultando, Pierzynski stava per allontanarsi, ma Barrett gli sbarrò la strada e lo colpì con un pugno alla mascella. Entrambe le panchine uscirono e scoppiò una rissa. Gli arbitri discussero per 15 minuti su chi sarebbe stato espulso. Quando il gioco finalmente riprese, l'outfielder Scott Podsednik tempestivamente ottenne la base su ball, caricando le basi, e il seconda base Tadahito Iguchi esplose con un grand slam. Gli White Sox vinsero la partita, 7 a 0. Michael Barrett fu sospeso per 10 partite, mentre Brian Anderson ne prese 5 e A.J. Pierzynski venne multato. La sequenza della rissa tra Michael Barrett e A.J. Pierzynski Incidente di Zambrano Il 25 Giugno 2010, Carlos Zambrano dei Cubs ebbe un tracollo contro gli White Sox allo US Cellular Field, dopo aver incassato quattro punti nel primo inning. Rientrato in panchina cominciò ad inscenare una furiosa lite. Le telecamere mostravano Zambrano che urlava contro Derrek Lee, incolpandolo a suo dire di non essere riuscito a fermare una palla colpita dal leadoff degli White Sox, Juan Pierre, diventata un doppio. Lo staff tecnico dei Cubs dovette separare i due giocatori e il manager Lou Piniella scelse di non far tornare sul monte Zambrano nel secondo inning. Il GM dei Cubs. Jim Hendry, sospese Zambrano a tempo indeterminato per il suo comportamento. Gli White Sox vinsero la partita per 6 a 0. La lite tra Zambrano e Lee Ballpark White Sox Gli White Sox sono sempre stati situati sul lato sud di Chicago. Nel momento che gli White Sox arrivarono in città, lo stadio dei Cubs era il West Side Park, in una vecchia zona della città che ora è il regno dei Chicago Bulls e dei Chicago Blackhawks (in modo casuale, per alcune stagioni nel 1890 lo stadio dei Cubs fu all'interno di un blocco di siti del futuro ballparks dei Sox). Nel 1916 i Cubs si spostarono da ovest verso il lato nord, prendendo in consegna il Weeghman Park, la struttura abbandonata dai Chicago Whales della Federal League (in seguito ribattezzato Wrigley Field), stabilendo così la separazione in corso. Quando il nuovo Comiskey Park (ora denominato US Cellular Field) venne costruito, molti tra i media e gli addetti ai lavori del baseball (includendo sia i fan dei Cubs che quelli degli White Sox) lo chiamarono "sterile", a causa della mancanza di bellezza e di personalità del vecchio parco, anche se molti posti a sedere nello stadio storico erano stretti, dietro ai pali o sul campo esterno. Altri sostengono che, in contrasto il Wrigley Field è sporco, scomodo e, in generale, sgradevole in ogni caso. Indipendentemente da ciò, questo costituisce un punto di rivalità tra i fan dei Cubs con il loro ballpark classico, e i fans dei Sox con il loro stadio moderno. L'ex manager degli White Sox, Ozzie Guillen, aveva detto del Wrigley: "Io vomito ogni volta che vado lì", polarizzando ulteriormente questo punto della contesa. Mentre diverse ristrutturazioni allo US Cellular Field avevano messo a tacere molte critiche, come la miglioria dell'upper deck e delle tribune, la differenza tra i due campi rimane un punto di rivalità tra i tifosi delle squadre. US Cellular Field
"Bacardi at The Park" al Gate 5 dello US Cellular Field Cubs Quando il Tribune Company acquistò i Cubs, iniziarono immediatamente a premere per il baseball di notte, minacciando di abbandonare altrimenti il Wrigley Field. L'illuminazione venne finalmente aggiunta nel 1988, e dopo alcune ulteriori trattative con la città, nell'inverno del 2005-2006 ampliarono le tribune del Wrigley per la prima volta dal 1938. Anche i quartieri attorno agli stadi mostrano le differenze tra i tifosi. Wrigleyville, una parte del quartiere Lakeview, circonda lo stadio dei Cubs, e comprende alloggi della classe media e medio alta, così come molti ristoranti, bar e locali con musica che gli appassionati visitano prima e dopo le partite. Il quartiere Bridgeport direttamente a ovest del ballpark degli White Sox ha una reputazione più "operaia". Ci sono bar e ristoranti anche a Bridgeport, tuttavia i fans degli White Sox fan arrivano a piedi o in auto perché distano pochi isolati dallo US Cellular Field. Ad aprile del 2011, gli White Sox hanno aperto un bar nuovo di zecca con ristorante situato nel Gate 5 dello US Cellular Field, noto come "Bacardi at The Park". Per entrare nel nuovo bar & ristorante non necessita acquistare il biglietto della partita. Il Wrigley Field Copertura Televisiva Fino al 2004, la WGN-TV e la ormai defunta FSN Chicago non trasmettevano le partite di interleague: per le partite casalinghe dei Cubs e degli White Sox, le squadre dei commentatori erano formate dai broadcaster dei rispettivi club. A partire dal 2005, sia la WGN-TV che la nuova creazione Comcast SportsNet Chicago trasmettono le partite su ogni rete con il commento di entrambi gli equipaggi di broadcaster allo stesso tempo, permettendo allo spettatore di guardare la partita della squadra avversaria senza pregiudizi. Le stazioni si spengono ogni giorno (Per esempio, in una serie al Wrigley Field, la WGN-TV trasmette il venerdì la partita in casa dei Cubs come la CSN trasmette gli White Sox in trasferta; di domenica la WGN-TV manderà in onda gli White Sox in trasferta e la CSN mostrerà una partita casalinga dei Cubs) al fine di dare agli spettatori della WGN America una trasmissione di entrambe le squadre. La partita del sabato è tradizionalmente trasmessa a livello nazionale come una gara della settimana dalla Fox Sports, fornendo un punto di vista neutrale. Come pure, nel 2008, la ESPN ottenne la copertura della partita della domenica notte di ogni serie, offrendo un altro punto di vista neutrale. Inoltre, la CSN va in onda in un pre-show neutrale di due ore con il batting practice e le interviste di entrambe le squadre. Prestazioni Mentre New York negli anni '40 e '50 aveva spesso due o tre squadre in lizza per i campionati, le due squadre di Chicago ebbero relativamente poco da festeggiare per molto tempo (fatta eccezione per i pennant nel 1945 (Cubs) e 1959 (Sox), fino alla vittoria degli White Sox nelle World Series del 2005. Storicamente, i tifosi di ogni squadra stavano male per le prestazioni relativamente scarse della propria squadra, ma si consolavano perché anche l'altra squadra stava andando altrettanto male. Così, la rivalità spesso è stata quella in cui i fan di una squadra erano altrettanto felici sia per il povero gioco dell'altra squadra, che per il buon gioco della propria. Questo è soprattutto ciò che ha reso la rivalità di Chicago unica nella Major League Baseball. L'esame delle altre grandi rivalità (Yankees-Red Sox, Yankees-Mets, Athletics-Giants, Giants-Dodgers, Dodgers-Angels, Cubs-Cardinals) mostra che (fatta eccezione con i Cardinals-Cubs) entrambe le squadre hanno fatto apparizioni nelle World Series con una certa regolarità. L'animosità tra i fan (che per fortuna solo raramente ha un'escalation violenta) è riassunto nelle rime dalla canzone "The Ballad of the South Side Irish" facendo eco ai sentimenti spesso espressi da almeno un lato di un qualsiasi numero di rivalità sportive in America: "Quando si tratta di baseball ho due club preferiti, i 'go-go White Sox' ... e chiunque affronti i Cubs". Un fervente fan come il defunto giornalista Mike Royko, tifoso dei Cubs, e il compianto scrittore Nelson Algren, un fan dei Sox, frequentemente lanciavano le loro frecciate all'altra squadra. Royko scrisse una volta che il motivo per cui i fan dei Sox hanno un "atteggiamento cattivo" è da attribuirsi a quando sono andati a giocare al Comiskey Park, e il puzzo della Union Stock Yards (Union Stock Yard & Transit Co., o The Yards, fu il macello e il centro della carne confezionata di Chicago per oltre un secolo a partire dal 1865) riempiva le loro narici e ricordava loro lo status della loro squadra. I recinti per il bestiame furono chiusi nel 1971. Diversi fans dei Cubs e degli White Sox hanno lavorato a domicilio per la produzione e vendita di magliette, cappellini, e altri souvenir che comprendono slogan destinati a colpire la squadra avversaria, piuttosto che sostenere la loro. Il Time riportava che il 36% dei fan dei Cubs tifarono contro gli White Sox nel corso delle World Series del 2005. I fan degli White Sox sventolano la bandiera blu dei Cubs con la "L" (loss) dopo che la loro squadra sconfigge i Cubs a disprezzo della tradizione della Cubs Win Flag.Tifosi degli White Sox alzano la bandiera "Loss" dopo la sconfitta dei Cubs Tifosi dei Cubs alzano la bandiera "Winn" sulle note di Go Go Cubs I proprietari delle squadre naturalmente incoraggiano questa rivalità (il due volte proprietario dei Sox Bill Veeck era un maestro in questo), nella speranza che si traduca nell'aumento degli incassi e le partite di interleague Cubs-Sox hanno confermato questa teoria. Il presidente Barack Obama, un fervente fan degli White Sox, ha punzecchiato verbalmente i Cubs in diverse occasioni. Quando i New York Yankees (diretti dall'ex Cubs Joe Girardi) andarono alla Casa Bianca in occasione della loro vittoria nelle World Series del 2009, Obama disse: "Sono passati nove anni dall'ultimo titolo che deve essere sembrato un'eternità per gli appassionati yankee. Penso che ad altre squadre, potrebbe andare bene un incantesimo del genere. I Cubs, per esempio". Obama però ha affermato che mentre lui è consapevole che molte persone odiano l'altra squadra, lui non odia i Cubs e spera che vincano a patto che non giochino con gli White Sox. Squadre maledette Anche se non viene inteso nel senso più letterale dalla maggior parte dei fan, c'è una sensazione generale che le disgrazie di entrambe le squadre siano iniziate con gli eventi sfortunati che alcuni sostengono hanno maledetto entrambe le squadre nel loro mediocre gioco. Questo si aggiunge al sentimento generale che i fan si sentono oppressi per la propria squadra, rendendo molto più facile vivere nella cattiva sorte degli altri. Le due squadre hanno la più lunga siccità attiva o conclusa nella MLB, con i Cubs che attualmente vivono 103 stagioni senza titolo delle World Series, mentre gli White Sox avevano 88 anni di siccità prima di tornare a vincere il titolo (1917-2005). I Chicago Cubs vinsero dieci pennant della National League tra il 1901 e il 1945, ed ebbero anche le migliori percentuali vincenti nella NL fino a quel momento (3796-3022 per una percentuale vincente di .557). I Cubs erano 2 partite a 1 di vantaggio sui Detroit Tigers nella World Series del 1945, quando il 6 ottobre 1945, ad un fan dei Cubs e proprietario della locale taverna Billy Sianis gli fu impedito di raggiungere il suo posto perché era accompagnato dalla sua capretta Murphy. La leggenda metropolitana dice che reagì lanciando una maledizione sui Cubs che non avrebbero più vinto le World Series, cosa che successe. Mentre pochi prendono l'idea della maledizione con grande serietà, i Cubs, in più di un'occasione, con senso umoristico hanno portato delle capre allo stadio per scusarsi di quanto avvenne nel '45. Billy Sianis al Wrigley Field con la capra Murphy Per ulteriori informazioni: "La maledizione di Billy Goat" Alcuni storici sostengono che la genesi della maledizione risale a molto più lontano; quando presumibilmente vinsero in modo subdolo il pennant del 1908 (che portò alla loro ultima vittoria delle World Series) facendo arrabbiare gli "dei del baseball". Per mancanza di un termine standard, questa potrebbe essere chiamata la maledizione di Johnny Evers, da quando fu al centro della controversia (per ulteriori informazione: Merkle's Boner). Ogni post season a cui parteciparono da allora sembra sia stata caratterizzata da qualche tipo di disastro, da Hack Wilson che perse una palla al volo contro il sole, passando per il "called shot" di Babe Ruth, all'incidente di Steve Bartman. Quando vinsero la division nel 1984, il loro primo titolo dal 1945, il manager Jim Frey gridò, fradicio di champagne, nella club house: "The monkey's off our back!" (letteralmente: la sfortuna se n'è andata). Alcuni fan giudicarono questa uscita come il bacio della morte ... che si rivelò azzeccata, con i Padres che recuperarono negli ultimi inning della partita finale a San Diego caratterizzato da una palla a terra che passò sotto il guanto del prima base Leon Durham. Un inquietante precursore di un incidente simile e molto più conosciuto che si sarebbe verificato due anni dopo con il prima base dei Red Sox (ed ex Cubs) Bill Buckner. Questo richiede una rapida menzione del fattore degli "Ex-Cubs", un ramo delle principali "maledizioni" dei Cubs: che qualsiasi squadra che raggiunga la post season dalle Series del 1945, con 3 o più ex-Cubs, sono quasi certamente destinati a perdere sia i playoff che le World Series a causa di "a critical mass of Cubness" (una massa critica di Cubs). I Pirates del 1960 furono l'unica eccezione fino al 2001, quando i Diamondbacks effettivamente finirono di parlare di maledizione, vincendo le Series in un drammatico finale che vedeva in campo 2 dei 3 ex-Cubs, e uno di loro (Luis Gonzalez) colpì l'RBI vincente di Gara 7.
Gli White Sox avevano la miglior percentuale di vittorie di ogni squadra dell'American League dal 1901 al 1920 (1638-1325 con una percentuale di vittorie di .553), ma subito dopo scivolarono tra i peggiori team. Molti indicano il "Black Sox scandal" che circondò le World Series del 1919 come il punto della storia che ha cambiato le sorti dei "South Siders". Otto giocatori degli White Sox cospirarono per perdere intenzionalmente le World Series, e nel 1920 furono banditi a vita dal baseball. Mentre gli White Sox vinsero 4 titoli dell'AL nei primi 20 anni della loro esistenza, ne avrebbero vinto un solo in più nel XX secolo. Il termine "curse" raramente fu utilizzato come tale, dato che lo scandalo fu percepito come qualcosa che i giocatori fecero a stessi piuttosto che essere elaborato dal front office conducendo sconsiderate transazioni o commettendo pubbliche gaffe nelle relazioni. In realtà, molti appassionati degli White Sox si offendono al termine "curse". Sembrò che ancora una volta un drappo si depositasse sulla franchigia (insieme con uno smilzo budget), e solo negli ultimi anni dell'amministrazione Eisenhower tornarono a vincere di nuovo il pennant. Quando gli White Sox conquistarono il pennant nel '59, il broadcaster Jack Brickhouse terminò il suo play-by-play con: "A forty year wait has now ended!" (E’ finita l'attesa di quarant'anni). Il pennant vinto nel 2005 concluse 46 anni di attesa dal precedente, mentre il titolo delle World Series del 2005 terminò la fine di 88 anni di attesa. Questo aggiunge un tocco decisamente interessante sulla rivalità per quei pochi fans di entrambe le squadre che erano ancora vivi e hanno potuto vedere, nel 2005, una squadra vantare addirittura un titolo mentre l'altra è ancora in attesa. |
La rivalità tra i New York Mets e i Philadelphia Phillies sono tra le più "calde" nella National League. Le due rivali della National League East division si sono incontrati recentemente nei playoff, division e wild card. Oltre ad alcune risse negli anni '80, la rivalità rimase relativamente moderata prima della stagione 2006, mentre le due squadre stavano vivendo nello stesso tempo un buon periodo. Un momento importante dei loro primi incontri fu il perfect game di Jim Bunning nel giorno della festa del papà del 1964, il primo gioco perfetto nella storia dei Phillies, che arrivò quando i Mets erano in una striscia di sconfitte. I Phillies erano stati vicino al fondo della NL East quando i Mets vinsero le World Series del 1969 e il pennant della NL nel 1973, mentre i Mets non godettero di successi alla fine degli anni '70, quando i Phillies vinsero tre consecutive division championships. Anche se entrambe le squadre vinsero una World Series negli anni '80, i Mets non furono dei seri contendenti dei Phillies negli anni dei playoff (1980, 1981 e 1983), né i Phillies seriamente contrastarono i Mets nei loro anni dei playoff (1986 e 1988). I Mets furono la peggiore squadra delle Majors quando i Phillies vinsero il pennant della NL nel 1993, e i Phillies non ebbero un record vincente nelle stagioni delle wild card dei Mets del 1999 e del 2000, quando i Metropolitans affrontarono i New York Yankees nelle World Series del 2000. La rivalità si intensificò negli ultimi anni quando le squadre si batterono più spesso per la posizione nei playoff. I Mets vinsero la division nel 2006, mentre i Phillies vinsero cinque titoli consecutivi di division dal 2007 al 2011. I Phillies vinsero la championship del 2007 nell'ultimo giorno della stagione, con i Mets che persero sette partite, quando erano in testa alla division e con diciassette partite ancora da giocare. I Phillies sfatarono la maledizione di "Billy Penn" e vinsero le World Series del 2008, mentre l'ultimo titolo dei Mets arrivò nelle World Series del 1986. Storia antica Il perfect game di Bunning (Video) Jim Bunning Il perfect game di Bunning fu realizzato nella stagione 1964, durante la quale i Phillies finirono in alto mentre i Mets arrivarono ultimi. Il lanciatore Jim Bunning, alla sua prima stagione con i Phillies, fu il partente della partita del 21 giugno con un record di 6-2 fino a quel momento. I Mets schierarono il partente Tracy Stallard per la prima partita di un doubleheader. Attraverso i primi quattro innings, Bunning collezionò quattro strikeouts sui dodici battitori affrontati. Nel quinto inning, il seconda base dei Phillies Tony Taylor conservò il perfect game con una grandissima giocata difensiva. Prese la palla in tuffo ed effettuò il tiro inginocchiato eliminando in prima il catcher dei Mets Jesse Gondar. Bunning giocò bene anche in battuta, colpendo un doppio e portando a casa due punti nel sesto inning. Prima della fine della partita, anche i tifosi dei Mets cominciarono a incitare Bunning che nell'ultimo inning eliminò Charley Smith, su un pop-out, e i due pinch hitters George Altman e John Stephenson con due strikeouts, per completare il perfect game. Bunning, che all'epoca aveva sette figli, disse che il suo gioco, lanciato nel Father's Day, non poteva arrivare in un momento più appropriato. Egli osservò che lo slider era stato il suo miglior lancio: "proprio come il no-hitter che lanciai sei anni fa per Detroit". Bunning divenne il primo pitcher che lanciò no-hitter vincenti in entrambe le league, e quello che realizzò il perfect game nella regular season dopo Charlie Robertson nel 1922 (il primo perfect game di Don Larsen lo effettuò nelle World Series del 1956). I Phillies vinsero anche la seconda partita del doubleheader, 8-2, con il pitcher Rick Wise. I Phillies ebbero delle ottime performance per la maggior parte della stagione, ma quando furono in testa alla league con 6 partite e 1/2 durante le ultime settimane della stagione, persero 10 partite di fila con 12 partite ancora da giocare e videro svanire il pennant di una partita a favore dei St. Louis Cardinals. "The Phold" del 1964 è tra i più importanti crolli nella storia dello sport. I Mets, nel frattempo, conclusero l'anno in ultima posizione, con un record di 53-109, il peggiore della Major League Baseball. L'ultimo strikeout di Jim Bunning su John Stephenson per completare il suo perfect game Tug McGraw Tug McGraw con la casacca dei Mets Tug McGraw lanciò per i Mets negli anni 1965-1967, e di nuovo nel 1969-1974 dopo aver trascorso tutta la stagione 1968 nelle minor league. In queste nove stagioni, raccolse 86 salvezze ed apparve in 361 partite. Fece un'apparizione nella postseason del 1969 per i Miracle Mets, lanciando tre inning contro gli Atlanta Braves. Fu selezionato per l'All-Star team del 1972, e fu tra i candidati al Most Valuable Player Award (MVP) nel 1972 e 1973. Durante la stagione della vittoria del pennant del 1973, coniò il grido di battaglia dei Mets : "Ya gotta believe!". Nella stagione 1974, McGraw ebbe problemi con il braccio e la spalla e così i Mets lo scambiarono insieme agli outfielders Don Hahn e Dave Schneck, con i Phillies, nel dicembre 1974 per il lanciatore Mac Scarce, il catcher John Stearns e l'outfielder Del Unser. McGraw diventò un pezzo fondamentale del bullpen dei Phillies, salvando 94 partite tra il 1975 e il 1982 e guadagnandosi un posto nell'All-Star team del 1975. Sotto il manager Danny Ozark, i Phillies vinsero tre consecutive division championships dal 1976 al 1978 con McGraw come closer, mentre i Mets arrivarono terzi nel 1976 e ultimi nel 1977 e 1978. Nel 1980, McGraw era sul monte contro i Kansas City Royals quando i Phillies vinsero le loro prime World Series, guadagnandosi la sua quarta salvezza nella postseason. Mise strikeout Willie Wilson con le basi piene per preservare la vittoria di Steve Carlton e dei Phillies saltando dal monte per abbracciare il catcher Bob Boone sul diamante del Veterans Stadium di Philadelphia. Lo Sportswriter Allen Barra raccontò che McGraw, nella parata dopo le World Series, disse ai fans dei New York che potevano "prendere questo campionato e metterselo …". Tug McGraw salta dopo l'ultimo out nelle World Series del 1980 1980-1990 1986 Davey Johnson I Mets vinsero la National League East con 21 partite e 1/2 di vantaggio nel 1986, ma i Phillies furono l'unica squadra della league a realizzare un record vincente di 10-8 (7-2 al Veterans Stadium) contro i futuri campioni delle World Series. Il 12 settembre, sopra di 22 partite, i Mets necessitavano di vincere una partita per aggiudicarsi la division e andarono a Philadelphia per una serie di 4 partite nel fine settimana. I Mets portarono lo champagne a Philadelphia e prima della serie, il manager dei Mets Davey Johnson confessò alla Associated Press, "Sarà bello concretizzare a Filadelfia. Ci dà la possibilità di battere l'unica squadra a modo nostro ... io ho una piacevole sensazione di calore in questo". Egli dichiarò inoltre al The Philadelphia Inquirer: "Per i fans ... sarebbe bello, realizzarlo in casa, ma per la sicurezza ... e il sostentamento dei giocatori ... è meglio farlo in trasferta". Invece, Mike Schmidt colpì un homer da tre punti nel gioco di apertura della serie e il rookie Bruce Ruffin vinse contro l'ace dei Mets, Dwight Gooden, per 6-3. Quando i Phillies vinsero la seconda partita della serie, 6-5, i fans dei Mets presenti allo stadio diventarono turbolenti e danneggiarono le poltrone delle tribune superiori. Un fan dei Mets venne arrestato dopo aver colpito due agenti della polizia di Philadelphia. I Phillies completarono la serie battendo i Mets, 6-0, grazie ad una shutout di Kevin Gross, che contribuì battendo due RBI con un triplo nel quarto innin (i Mets alla fine si aggiudicarono la division allo Shea Stadium il 17 settembre). Nonostante il successo stagionale dei Mets, fu Schmidt a vincere l'MVP Award della National League, davanti a Gary Carter dei Mets, che si classificò terzo, e Keith Hernandez, che chiuse al quarto posto. Era il terzo MVP di Schmidt in carriera. Mike Schmidt 1987-1988 I Phillies ebbero un effetto dannoso sui Mets nel 1987. I Mets erano andati 13-5 contro i Phillies nel 1987, segnando più punti di Philadelphia, 94-56. Tuttavia, i Phillies vinsero due delle tre partite nel mese di settembre danneggiando in modo significativo la possibilità di vincere la division ai Mets. Il 28 giugno, Ron Darling dei Mets all'ottavo aveva preso un vantaggio di 4-0 e stava lanciando una no-hitter contro i Phillies al Veterans Stadium davanti a 52206 fans. Il pinch hitter dei Philadelphia Greg Gross colpì un triplo da leadoff all'ottavo inning, rompendo la no-hitter. Juan Samuel ruppe la shutout, ed i Phillies si ripresero colpendo nove valide contro Jesse Orosco e Roger McDowell, segnando cinque punti per vincere 5-4. Sarebbe stata la prima no-hitter della storia dei Mets. Ad aggravare la sconfitta dei Mets, oltre al fatto che venne inferta per mano dei Phillies, al momento in ultima posizione, fu che scivolarono a 6 partite e 1/2 dietro il primo posto dei Cardinals con cui avrebbero giocato il giorno successivo. Della vittoria dei Mets, Mike Schmidt disse: "Ai Mets non piace dar credito quando perdono, ma oggi devono farlo". Don Carman Il 28 settembre, i Mets andarono a Philadelphia per una serie di tre partite contro i Phillies. I Mets erano a 2 partite e 1/2 dietro ai primi con sei game ancora da giocare: tre contro i Phillies e le ultime tre contro i Cardinals in testa alla classifica. Avevano l'opportunità di vincere la division e giocavano con i Phillies, contro i quali avevano un record stagionale di 12-3. I Mets vinsero la gara di apertura, 1-0, e dovevano far proprie le altre due partite e giocarsi lo scontro diretto contro St. Louis. Tuttavia, i Phillies effettivamente conclusero la loro stagione il 29 settembre. Come i Cardinals spazzarono in un doubleheader i Montreal Expos, Don Carman dei Phillies lanciò un complete game one-hitter, affrontando solo 28 battitori per chiudere fuori i Mets. Dopo la partita, il manager dei Mets Davey Johnson disse: "Come ci si sente adesso? Vuoto? Non ancora. Ma abbiamo bisogno di ricevere aiuto. Quando si giocano 162 partite e sei eliminato, allora ti senti vuoto. E malato". Egli promise ai giornalisti: "Stiamo andando a vincere domani sera". La notte seguente, il lanciatore dei Mets Dwight Gooden mise strikeout 10 battitori e lasciò dopo nove inning con il punteggio in parità, 3 a 3, ma il pinch hitter Luis Aguayo dei Phillies vinse la partita al 10° inning con un home run contro Orosco, spianando il primo posto della division ai Cardinals. Luis Aguayo I Mets tornarono ai playoff nel 1988, ma i Phillies, che chiusero al sesto posto nella division con un record di 65-96, sconfissero i Mets 8 volte in 18 partite, il terzo miglior record nei loro confronti di qualsiasi squadra nella league. I Mets vinsero il loro secondo titolo divisionale in tre anni in una partita contro i Phillies, e come due anni prima, lo fecero in casa. Nella postseason, i Mets persero le National League Championship Series con i Dodgers, futuri vincitori delle World Series. 1989-1990 Il 18 giugno 1989, dopo una partita Mets-Phillies, i Phillies scambiarono con i Mets Juan Samuel per Roger McDowell e Lenny Dykstra. Dykstra aveva una media battuta in carriera di .278 con i Mets e non aveva eguagliato la sua stagione del 1986, quando colpì. 295. Dykstra letteralmente sbocciò a Philadelphia e venne eletto in tre All-Star team nelle sei stagioni complete con i Phillies, finendo per due volte nella top ten delle votazioni della NL per il Most Valuable Player, e contribuì a guidare i Phillies al pennant della National League nel 1993. McDowell salvò 45 partite per i Phillies nelle tre stagioni e diventò un beniamino dei fans. Lo scambio fu un fallimento per i Mets con Samuel che colpì solamente .228 nel 1989 e venne ceduto ai Los Angeles Dodgers dopo la stagione 1989. I Phillies si ripresero e culminarono nella vittoria del pennant della National League nel 1993 mentre i Mets scomparvero nei primi anni '90. David Vecsey, giornalista di Sports Illustrated e fan dei Mets, raccontò che la trade di Dykstra fu una delle peggiori cinque nella storia dei Mets: "Non importa che Dykstra fosse meglio di Samuel, questa trade è stata devastante per i fan dei Mets su un livello puramente personale. Con una telefonata, il GM Joe McIlvaine ha sventrato la squadra del suo cuore". Inoltre lo scambio inaugurò un periodo di ostilità tra le due squadre.
Il 27 settembre del 1989, i Phillies affrontarono i Mets nella loro ultima partita allo Shea Stadium di New York dopo una deludente stagione dei padroni di casa. I Mets avevano vinto la division East nel 1988, ma erano al terzo posto il 26 settembre dietro i Chicago Cubs e i St. Louis Cardinals. McDowell stava chiudendo la partita per i Phillies vincendo 5-3, quando, con due out nel nono, indusse l'ex compagno di squadra Gregg Jeffries a battere un groundout sulla seconda per terminare il gioco. Dopo averlo eliminato, McDowell disse qualcosa a Jeffries che corse subito verso il monte e lottò a terra con McDowell. Le panchine uscirono ed iniziò la zuffa prima che gli arbitri potessero separare le squadre. Jeffries dichiarò in seguito che McDowell gli aveva lanciato addosso nel corso di una vittoria per 2-1 dei Phillies il 25 settembre. Gregg Jeffries La rissa continuò nel 1990. Il 9 agosto, durante la partita allo Shea, Gooden colpì i battitori dei Phillies Dickie Thon e Tommy Herr. Quando Gooden andò a battere nel quinto inning, il lanciatore dei Phillies Pat Combs colpì Gooden al ginocchio con una fastball. L'outfielder dei Phillies Von Hayes difese Combs dopo la partita: "Gooden è meglio che si aspetti ritorsioni se continua a colpire i ragazzi con fatsball a 95 mph (153 km/h). Dobbiamo proteggere i nostri giocatori". Gooden corse verso il monte e affrontò Combs. Il catcher dei Phillies Darren Daulton lo inseguì colpendolo con una serie di pugni alla testa. Darryl Strawberry dei Mets si precipitò sul campo dopo Daulton ma fu attaccato da Hayes. Di Daulton, Gooden più tardi disse: "Daulton era la persona che volevamo di più. E' un'artista del colpo basso. Abbiamo imparato questo su di lui l'anno scorso", riferendosi alla zuffa avvenuta a settembre del 1989. Sei giocatori e il coach dei Phillies Mike Ryan furono espulsi dal gioco. Otto giocatori vennero in seguito multati, compreso Tim Teufel dei Mets, che disse: "Sono stata soldi ben spesi. A volte è indispensabile per difendere te stesso e i tuoi compagni di squadra".
1991-1994 Il tono della rivalità nel baseball cambiò nei primi anni '90 grazie alla fraternizzazione tra i giocatori che avevano giocato in diverse squadre o che si conoscevano per varie rivalità mantenute ad un livello "amichevole". Tuttavia, il riallineamento divisionale voluto dalla Major League Baseball nel 1994, solidificò la rivalità tra i Phillies e i Mets. I Pittsburgh Pirates, ex membri della National League East e stabili rivali dei Phillies, si erano trasferiti nella nuova National League Central division, e gli Atlanta Braves, ex membri della National League West, entrarono nella division East. Prima del cambio, la Est Division comprendeva sette squadre, distribuite su un'area geografica più vasta, includendo i St. Louis Cardinals ed i Chicago Cubs, così come l'allargamento ai Florida Marlins. I membri di tutte le 28 squadre, compresi i Phillies e i Mets, furono uniti durante lo sciopero del 1994, ma i giocatori di entrambe le squadre furono anche allora su opposte posizioni nella discussione. Dykstra aveva affermato che stava perdendo 30000 $ (43229 in dollari correnti) al giorno per ogni giorno non lavorato durante lo sciopero. Mentre gli altri giocatori criticarono Dykstra per i suoi commenti, il pitcher dei Mets e rappresentante dei giocatori John Franco intimò che se qualcuno avesse attraversato la linea di picchetto, come suggeriva invece Dykstra, "una volta che torneremo sarò il primo a prenderli a calci sul sedere". John Franco 1995-2000 I Braves, rivali nella division, sconfissero i Cleveland Indians nelle World Series del 1995; nella realizzazione di questa performance lasciarono il resto della division dietro di loro. I Mets e i Phillies finirono rispettivamente in seconda e terza posizione nella division, con l'identico record di 69-75. I Braves furono l'unica squadra della National League East a finire sopra .500. I Mets e Phillies inscenarono una serrata battaglia per il secondo posto, con New York che la spuntò, prendendosi 7 vittorie delle 13 partite della serie stagionale. Sia i Mets che i Phillies finirono vicino al fondo della division nel 1996: i Mets conclusero la stagione al quarto posto, con un record di 71-91, mentre i Phillies finirono ultimi (67-95). I Mets vinsero la seconda serie consecutiva nella stagione contro i Phillies, con l'identico record di 7-6 dell'anno precedente. Nel 1997, i Mets migliorarono il loro record portandosi a 88-74, ma riuscirono solo ad agguantare il terzo posto nella division, con i Braves che finirono con 101 vittorie e i Marlins, con un record di 92-70, si aggiudicarono la wild card della National League e vinsero le World Series. I Phillies nel frattempo languivano in ultima posizione dietro gli Expos con un record di 68-94, riuscirono a vincere solo 5 delle 12 partite contro i Mets in quella stagione. Di queste una partita giocata il 9 settembre allo Shea Stadium divenne un momento di pace nella rivalità per ricordare l'ex giocatore dei Phillies, broadcaster e un Mets del 1962, Richie Ashburn morto quella mattina. Nel 1998 i Mets finirono al secondo posto, con i Phillies alle loro spalle in terza posizione. I Braves finirono con il miglior record della National League (106 vittorie), ma non furono in grado di arrivare alle World Series. I Mets finirono oltre .500 per il secondo anno consecutivo, aiutati dal loro record di 8-4 contro i Phillies. La classifica fu identica nella stagione successiva, con i Mets che affrontarono i Braves nelle National League Championship Series del 1999; furono sconfitti, e i Braves persero con i New York Yankees nelle World Series. I Phillies e Mets si divisero la serie nella stagione, sei partite a testa; i Phillies finirono sotto .500 per la sesta stagione consecutiva con un record di 77-85. I Mets vinsero la wild card nel 2000, terminando con una partita dietro i Braves nella division e sconfiggendo i Cardinals nelle League Championship Series ed affrontando gli Yankees nelle World Series del 2000. Anche se i Phillies finirono in ultima posizione nella division con un record di 65-97, sconfissero i Mets nelle serie della stagione con un record di 7-6. 21° SECOLO 2001-2003: Programma sbilanciato La Major League Baseball cambiò il suo formato di programmazione nel 2001, intensificando ulteriormente il raggruppamento divisionale in tutte le league. Il nuovo "programma sbilanciato" intensificò le partite tra i rivali divisionali, in sostituzione di serie supplementari con squadre al di fuori della division. A causa del cambiamento, i Phillies e i Mets ora giocano tra di loro 17 o più volte ogni stagione (19 volte nel 2001). Nella fase iniziale, il programma sbilanciato favorì i Mets, che avevano una percentuale di vittorie di .540 (27-23) in confronto alla division nella stagione 2000, mentre i Phillies realizzarono una percentuale di .451 (23-28 ); la tendenza fu veritiera nel 2001, quando i Mets vinsero la serie stagionale sui Phillies, 11-8. La nuova programmazione attirò critiche da alcuni analisti sia quando venne promulgata che dopo, ipotizzando che il programma sbilanciato danneggiava le partite intra divisionali. Tuttavia questo non influenzò i Phillies e i Mets, che stabilirono nel 2001 una media di 27926 fans per le loro partite. La partecipazione per le partite tra le due rivali aumentò nel 2002, a 29403 fans per partita, con i Phillies che sconfissero i Mets nella serie della stagione, 10-9, e fu forte anche nel 2003, quando l'affluenza fu di quasi 28000 fans per partita e i Phillies vinsero per la seconda stagione consecutiva la serie, 12 - 7. 2005-2006: La rivalità si intensifica La firma dell'ex closer dei Phillies Billy Wagner ai Mets tra le stagioni 2005 e 2006 fu un fattore di intensificazione della rivalità. Pat Burrell e Wagner furono coinvolti in infiammate discussioni nei media dopo che Wagner se ne andò dai Phillies. Per la prima volta nel 2006, entrambe le franchigie contendenti lottarono sul campo fino alla fine della stagione. I Mets costantemente guidarono la NL East (soppiantando finalmente i decennali campioni della division, gli Atlanta Braves), mentre i Phillies mantennero il passo come concorrente per la wild card fino alla fine della stagione. Il Mets vinsero il testa a testa stagionale, battendo i Phillies 11 volte su 18. I Mets vinsero la division, ma persero con i St. Louis Cardinals nel 2006 le National League Championship Series.
2007: Rollins predisse l'eliminazione dei Mets Il 23 gennaio del 2007, l'interbase dei Phillies, Jimmy Rollins, fece una dichiarazione che rialzò il livello di rivalità: "Penso che siamo la squadra da battere nella NL East ... ma questo è solo sulla carta". Molti tifosi e giocatori dei Mets derisero la previsione, soprattutto una volta che i Phillies faticarono non poco nel mese di aprile, iniziando la stagione con 1-6 e registrando un record di 11-14 alla fine del mese. I Mets, nel frattempo, sedettero saldamente in testa alla NL East per quasi tutta la stagione. Jimmy Rollins Come la stagione avanzò, Philadelphia divenne una contendente alla wild card. I Phillies dominarono i Mets nei giochi testa a testa, realizzando tre separate sweep serie, inclusa un'importante sweep di una serie di quattro partite al Citizens Bank Park di Philadelphia alla fine di agosto, che comprendeva due walk-off hit di Chase Utley e Ryan Howard e la vittoria in recupero dei Phillies in tre delle quattro partite. Durante la stagione, Burrell colpì anche due home run contro Wagner, con conseguente due salvezze bruciate. Nel momento che Philadelphia spazzò i Mets allo Shea Stadium a metà settembre, i Phillies minacciarono di passare da contendenti della wild card a leader della division. Con diciassette partite da giocare, i Mets erano davanti ai Phillies di sette partite, e in quel tratto finale i Mets ne vinsero solo cinque e ne persero dodici, mentre i Phillies andarono 13-4. Il giorno finale della stagione, i Phillies vinsero la division, sostenendo la previsione di Rollins. Il partente dei Mets, Tom Glavine, concesse sette punti nel primo inning ai Florida Marlins, mentre i Phillies sconfiggendo gli Washington Nationals, trascinati dal pitcher Jamie Moyer, vinsero la division. Rollins centrò la sua previsione e vinse per la prima volta in carriera il Most Valuable Player award. Secondo Baseball Prospectus, il collasso dei Mets verso la fine della stagione viene classificato statisticamente come la seconda peggiore nella storia del baseball. Dopo la stagione 2007, Wagner disse anche che: "Il crollo non è venuto perché i Phillies ci hanno battuto, il crollo è venuto perché abbiamo giocato male". 2008: Replica di Beltran, Phillies vincono le World Series Il 16 febbraio del 2008, l'esterno centro dei Mets Carlos Beltran rilasciò una dichiarazione per la prossima stagione. Egli affermò che: "[senza] Santana, ci siamo sentiti, come una squadra, e abbiamo avuto la possibilità di vincere nella nostra division. Con lui, non ho alcun dubbio che stiamo andando a vincere nella nostra division. Non ho dubbi su questo. Abbiamo ciò che serve. Per Jimmy Rollins: Siamo la squadra da battere". Poiché Beltran aveva imitato la previsione preseason di Rollins del 2007, Rollins allo spring training rispose così: "Non c'è una squadra nella National League migliore di noi. Se me lo chiedete vi dico che la pressione è tornata su di loro. Erano sulla carta la squadra migliore della division l'anno scorso e dovevano vincere, e non l’hanno fatto. Uno, ci sono altre quattro squadre nella nostra divisione che si accingono a fare in modo che ciò non accada, e due, qualcuno ha mai sentito parlare di plagio? Questo è abbastanza buono, specialmente venendo da lui. E' un ragazzo tranquillo, così probabilmente è stato scioccante quando lo diceva. Scioccante non in modo cattivo, come 'Wow, non posso credere che l’abbia detto. Più come, 'Wow, finalmente ha detto qualcosa perché è un leader di quella squadra e sicuramente ha bisogno di essere un leader vocale". Durante la maggior parte della stagione, i Phillies e i Mets lottarono tra di loro per il comando della NL East, insieme ai Florida Marlins. Proseguendo nella serie finale di stagione tra le due squadre, l'ex Phillie e special hitting instructor Mike Schmidt soffiò sul fuoco della rivalità con una e-mail al manager Charlie Manuel, e poi spedita a tutta la squadra nella clubhouse: Carlos Beltran I giocatori dei Mets reagirono rapidamente, David Wright rispose: "A ciascuno il suo. Lui ovviamente è di parte nella sua e-mail o lettera. Vedo un lanciatore partente che va fuori e lancia come Brett Myers - che funziona molto meglio di un incitamento di un ex giocatore". Questa risposta arrivò un giorno dopo che Myers sconfisse i Mets 3-0, lanciando otto inning shutout con dieci strikeout. I Mets vinsero la serie stagionale con un record di 11-7. Dopo la serie nel finale di stagione, i Mets furono al primo posto fino al 16 settembre, quando un'onda di settembre mosse i Phillies in testa. Il 19 settembre, tuttavia, i Phillies persero con i Florida Marlins, mentre i Mets sconfissero gli Atlanta Braves portando New York di nuovo in testa alla division. I risultati furono invertiti la notte seguente, e i Phillies riguadagnarono la prima posizione, dove sarebbero rimasti fino alla fine. I Phillies vinsero la National League Est il 27 settembre, mentre i Mets furono eliminati dalla post season il giorno dopo con una sconfitta per 4-2 ad opera dei Florida Marlins nella partita finale allo Shea Stadium. I Milwaukee Brewers sconfissero i Chicago Cubs quel giorno e si aggiudicarono la wild card della National League. Per il secondo anno consecutivo furono eliminati i Mets dai playoff, nell'ultima partita di regular season. Ed era la prima volta nella storia del baseball che una squadra che perdeva l'ultima partita della stagione perdeva anche i playoff dopo essere stata in testa con un vantaggio di tre partite in due stagioni consecutive. Dopo aver sconfitto i Brewers ed i Los Angeles Dodgers nella post season, i Phillies continuarono vincendo le World Series sui Tampa Bay Rays.
2008-2009 Offseason Durante la sfilata della squadra del 31 ottobre al Citizens Bank Park, Jimmy Rollins lanciò una frecciata all'organizzazione dei Mets: "Molte cose sono state fatte in bassa stagione. Possiamo parlare dei New York Mets. Hanno preso quel grande lanciatore, Johan Santana, ma si sono dimenticati che ci vuole più di un giocatore per portare a casa un campionato". Verso la fine del 2008 e nella lunga offseason, all'MVP delle World Series Cole Hamels fu chiesto dai conduttori radiofonici della WFAN se egli considerava i Mets "choke artists" (Una squadra che non può vincere nel momento topico). Hamels rispose: "Per gli ultimi due anni sono stati choke artists". Inoltre, spiegò che lui considerava l'interbase dei Mets, Jose Reyes, uno showboater (persona che fa qualcosa di appariscente prima di poter realmente raggiungere il suo obiettivo) per il suo gesto dopo il fuoricampo contro di loro e che i Phillies avevano deriso allo stesso modo il loro esterno centro Shane Victorino per una simile buffonata durante le National League Division Series (dicendogli: "Sei proprio come Jose Reyes").
Il 13 dicembre, il closer Francisco Rodríguez, che aveva appena firmato con i Mets, aggiunse i suoi sentimenti ad infiammare la lotta: "Certamente stiamo andando ad essere i primi. Naturalmente stiamo andando a essere la squadra da battere. Non voglio che ci sia una polemica. Non voglio che l'altra squadra ne faccia una questione personale, o lo faccia in modo cattivo. Ma io sono un ragazzo molto competitivo. Mi piace vincere. Se mi chiedono: 'Oh, che ballclub sta per vincere la National League East?'. Saranno i Mets. Domanda facile". Francisco Rodríguez 2009-2010 Nei primi mesi della stagione 2009 sia i Mets che i Phillies sembrarono sul punto di dar vita ad un'altra stretta corsa ai playoff. Alla fine di maggio i Mets avevano vinto tre delle quattro partite giocate con i Phillies ma questi mantennero un vantaggio di una partita e mezza. Entrambi i club faticarono nel mese di giugno con i Phillies che si accasciarono e New York fu afflitta da infortuni. Prima della fine di giugno i Phillies aumentarono il loro vantaggio nella division, ma solo di due partite e mezza. Però questa vicinanza non sarebbe continuata, e i Phillies finirono con un record di 93-69, vincendo la division e assicurandosi per la seconda volta i playoff. I Mets, invece, andarono 33-53 da luglio a settembre e arrivato quarti a 23 partite alle spalle dei Phillies. Pedro Martinez Nel 2010, dopo aver guidato la division fino alla fine di aprile, i Mets ancora una volta cominciarono a dibattersi. I Mets non tennero mai più il primo posto in qualunque momento successivo al 1° maggio, anche se si avvicinarono a metà giugno. Alla fine della stagione i Mets erano 18 partite dietro i Phillies, primi della divion. Da parte sua, Philadelphia fu principalmente impegnata in una feroce corsa con gli Atlanta Braves, che uscirono dalla lotta il 6 settembre. I Phillies sprintarono alla fine del mese e ancora una volta furono incoronati campioni della division. Il 2010 in ultima analisi, fu una delusione per la rivalità Mets-Phillies. 2011-Presente Nel 2011, i Phillies vinsero le serie stagionali contro i Mets, vincendo due partite delle tre in ogni serie, ad eccezione di quella finale. 1° maggio 2011: Shane Victorino mentre apprende dalla panchina dei Mets che hanno ucciso Osama bin Laden La partita del 1° maggio a Philadelphia diventò un momento di pace nella rivalità durante la parte superiore del nono inning. Daniel Murphy dei Mets era in battuta come pinch-hitter contro il rilievo dei Phillies Ryan Madson quando i tifosi cominciarono a cantare all'unisono "USA!". I Phillies non sapevano il motivo del canto, ma nella panchina dei Mets, il bench coach Ken Oberkfell disse al manager Terry Collins che Osama bin Laden, leader di al-Qaeda, la mente degli attentati dell'11 settembre, era stato ucciso dalle forze speciali degli Stati Uniti nelle operazioni a Abbottabad, Pakistan. Shane Victorino, che era in base, riferì poi ai Phillies la notizia. Tuttavia, quando gli venne chiesto come l'avesse saputo nel corso di una telefonata con Mike and Mike in the Morning on ESPN Radio il giorno dopo, disse che un trainer in panchina diede la notizia. Ryan Howard disse che la notizia era "un momento esaltante", mentre Victorino disse che era "un momento speciale ... per le famiglie ... che ... avevano perso i loro cari ... il 9 / 11" e che era "un grande giorno nella storia americana". Sul lato dei Mets, David Wright lo definì "solo un momento incredibile e ... un modo di riunirsi ... per una causa comune", mentre Collins disse, dopo che i Mets vinsero 2-1, al 14° inning sul doppio di Ronny Paulino al suo debutto con i Mets, che era "una buona vittoria per noi, e ovviamente stasera una grande vittoria per l'America", ma sentiva che "avrebbe potuto finire la partita due ore prima e celebrarne un po' ". Tuttavia, i giocatori di entrambe le squadre dissero che non era la fine della guerra globale al terrorismo, ma anche un tributo pagato ai membri delle forze armate degli Stati Uniti per i loro sforzi, con il manager dei Phillies Charlie Manuel, che venne espulso dalla partita per aver discusso su uno check swing, dicendo che era "un grande momento per i nostri militari ... Ho sempre ammirato e rispettato quei ragazzi. Il nostro paese è molto fortunato ad avere un forte sistema militare". Mike Lopresti di USA Today alla notizia etichettò la partita tra i rivali "a perfect fit", mentre Adam Rubin di ESPNNewYork. com e fan dei Mets chiamò la pace nella rivalità "fitting", e illustrò le analogie con la loro vittoria per 3-2 sui rivali Atlanta Braves del 21 settembre 2001, il primo grande evento sportivo a New York dagli attacchi.
Le due mascots (da sx) Phanatic dei Phillies e Mr. Met dei Mets |