23/01/10 * E i records battuti? "Chiedo scusa, chiedo perdono alla Lega di Baseball, a tutti coloro che amano questo mondo, alla mia famiglia". Mark McGwire ammette in diretta tv di aver fatto uso di steroidi nel periodo d'oro della sua carriera e - con la voce rotta - chiede scusa a chi credeva in lui. Di fronte al presentatore tv, Bob Costas, l'ex campione di baseball americano, oggi 46 anni, confessa quello che aveva sempre negato: sperimentò gli steroidi nella stagione 1989-90, iniziò a farne uso regolare nel 1993 e li assunse con un basso dosaggio fino alla fine degli anni '90, "solo per sentirmi normale" confida alla MLB Network. "Vorrei non aver mai toccato gli steroidi. Me ne pento sinceramente - dice - Guardandomi indietro, vorrei non aver mai giocato durante l'era degli steroidi". McGwire, ex stella dei Saint Louis Cardinals - di cui oggi è l'allenatore- e degli Oakland Athletics, è sempre stato considerato dai tifosi come un modello di comportamento. Cinque anni fa era stato ascoltato dalla commissione parlamentare che indagava sul doping nel baseball e aveva fatto praticamente scena muta. Ora che ha vuotato il sacco... i suoi record storici - come i 70 homerun del 1998 - diventano tutti sospetti. Dopo José Canseco e Gary Sheffield arriva anche la confessione di McGwire ma molti sono ancora coloro che negano, Barry Bonds, Sammy Sosa, Rafael Palmeiro, Roger Clemens e altri ancora. Alcuni, che ne avevano più o meno confessato l'uso, sono deceduti in situazioni sospette come Ken Caminiti e Steve Bechler. Le colpe sono sicuramente attribuibili ai giocatori ma per moltissimi anni il sistema nella sua totalità ha consentito che ciò accadesse. Chi non ricorda la gara tra McGwire e Sammy Sosa nel 1998 per battere il record di Roger Maris? La macchina tritasassi del business aveva nuovamente delle galline dalle uova d'oro, sospette ma utili, che avrebbero richiamato pubblico e un fiume di soldi. Possibile che le metamorfosi fisiche di questi due atleti non avessero insospettito qualcuno? Purtroppo a farne le spese sono stati i records dei veri e grandi giocatori della storia del baseball: Roger Maris e Hank Aaron. Roger Maris, ironia della sorta, accanto ai suoi 61 fuoricampo, ottenuti nel 1961, campeggia ancora l'asterisco (*), poichè il suo record non è mai stato ufficializzato. La colpa di Maris non era il doping ma l'aver battuto il record detenuto da Babe Ruth in 162 partite anzichè in 154. Per Aaron vale lo stesso discorso. Nel 2007, dopo 33 anni di reggenza, il suo record di 733 fuoricampo in carriera, senza asterisco questa volta, fu infranto da un gonfiatissimo Barry Bonds. Il fatto è che la MLB a tutt'oggi non ha ancora preso una posizione in tal senso e niente lascia presagire che ciò accadrà.
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29/03/10 1° Memorial Claudio De Lazzari E bravo il Padova Baseball che ha organizzato nel weekend del 27 e 28 marzo il Memorial a Claudio De Lazzari, indimenticato Presidente Regionale del CNC Veneto, delegato Provinciale FIBS di Padova e figura storica di spicco del baseball padovano e veneto, scomparso prematuramente il 4 giugno del 2009. Un "galantuomo", come mi piace ricordarlo, che ha lasciato un grande vuoto in tutti coloro che l’hanno conosciuto ma che grazie a questa stupenda manifestazione ha potuto rivivere a fianco delle moltissime persone che hanno frequentato il diamante del Plebiscito in questi giorni. La memoria di Claudio, al di là della celebrazione indetta in suo onore, vive quotidianamente con i figli Gianluca e Marco, bravissimi giocatori della formazione padovana, e la moglie Annalisa che è il punto di riferimento delle nuove mamme in tutte quelle attività parallele di sostegno alla Società. Una delle cose fondamentali che fa grande un popolo è la memoria e con questo si misura la sua civiltà. Ritengo che l’iniziativa del Padova Baseball di voler ricordare Claudio rappresenti un punto di eccellenza per la Società e i propositi del Comitato Regionale, come ha fatto capire il presidente Roberto Culicchi, di iniziative regionali in sua memoria fanno grande il nostro sport.
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12/04/10 Fabio Betto nell'Olimpo dei lanciatori con 100 vittorie
Fabio Betto riporta alla vittoria la Fortitudo Bologna, sabato 10 aprile, dopo due sconfitte che stavano pesantemente minando il fine settimana della squadra felsinea contro il San Marino. Con questa vittoria il grandissimo lanciatore castellano centra l'obiettivo delle 100 partite vinte in carriera. Un record ancora più prestigioso se si pensa che per contro le sconfitte sono solamente 47 con una percentuale W/L di .680. Entra di diritto nell'olimpo del gotha dei pitcher italiani e si piazza al momento al sedicesimo posto nel rank nazionale. Una posizione che sicuramente Betto riuscirà a rosicchiare già in questa stagione arrivando vicino ai grandi del passato. Ancora una volta ha mostrato tutta la sua classe e bravura: 7 inning lanciati, 6 valide concesse, 2 punti subiti, 2 basi ball e ben 7 eliminazioni al piatto effettuate. Chapeau. Classifica dei lanciatori con 100 vittorie
Intervista a Fabio Betto dopo la 100ima vittoria in carriera
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21/04/10 Non sono ancora passati sette mesi dalla nascita del sito e posso dire con grande orgoglio che non mi aspettavo questo successo, tanto che domenica 18 aprile è stata registrata la 2000a visita. Voglio ringraziare pubblicamente tutti coloro che in questi mesi mi hanno contattato per congratularsi. Numerose sono state le Società che hanno cortesemente inserito Field of Dreams nei loro link e mi auguro che altre si aggiungano per allargare agli appassionati questo mio sito che ha la sola pretesa di far conoscere la storia del baseball: "Una delle cose belle del baseball è la storia" ebbe modo di dire il grande lanciatore Jim Abbott. Le vostre calorose testimonianze di riconoscimento mi danno la spinta per continuare a fare sempre meglio. Grazie Paolo Basso
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17/05/10 IL PICCOLO GRANDE EROE Mi piacciono quei giocatori di baseball che da anonimi lavoratori della gigantesca catena produttiva, che si chiama MLB, emergono segnando il corso della storia del gioco. Mi piacciono anche perché spessissimo arrivano nella Big League dopo un’infanzia segnata, trovando una redenzione. Mi riferisco a Dallas Braden, autore del perfect game stabilito recentemente, il 9 maggio 2010, contro i Tampa Bay Rays. E’ nel giorno della festa della mamma che Braden stabilisce il record, lui che la sua, l’unico genitore che abbia mai conosciuto, l’ha persa all’ultimo anno di liceo. “Per me questo è sempre stato un giorno difficile – ha detto -, ma ora assume un significato completamente diverso”. Da quando aveva 16 anni ha vissuto nel motel della nonna, con cui dopo l’impresa che l’ha consegnato alla storia del baseball, ha condiviso un abbraccio commovente. Nel dopo partita confesserà: "Per mia nonna è il giorno più importante. Considerando tutto quello che abbiamo passato insieme credo che sia più importante per lei che per me". Così come quello virtuale con i ragazzi della sua Stockton, la città della California in cui è cresciuto, che hanno gremito il settore 209 del McAfee Coliseum solo per vederlo giocare. Perché lui al suo paese è molto legato e ci torna ogni volta che può, nonostante la rivista Forbes l’abbia da poco definita la città più infelice d’America. La pallina della partita l’ha regalata alla nonna Peggy, ma alla sua città ha offerto il resto del suo abbigliamento, che andrà in un museo. A Stockton poteva anche rimanerci da ragazzo, invischiato in qualche gang per i suoi problemi a gestire la rabbia. Ma la famiglia e il baseball l’hanno salvato. In Mlb è arrivato nel 2004, 727a scelta assoluta del draft, chiamato da Oakland. Ha giocato con 8 squadre dell’organizzazione degli Athletics fino al 2007, quando è arrivata la chiamata della prima squadra. Lo scorso anno, proprio nel giorno della festa della mamma, è stato colpito da una battuta dell’esterno di Toronto Veronon Wells, poi in agosto un infortunio al piede gli ha fatto perdere gli ultimi due mesi di stagione. Prima dei 27 battitori lasciati all’asciutto contro Tampa Bay (6 strikeout, 109 lanci), Braden (ventiseienne lanciatore della franchigia con un record di 18-24 e uno stipendio di 410.000 dollari), si era fatto notare solo per aver quasi scatenato una rissa, qualche settimana prima, con la star degli Yankees Alex Rodriguez (giocatore straordinario ma che a me personalmente non piace per alcuni suoi atteggiamenti non proprio da grande campione). Partita della regular season tra Yankees e Oakland. Al sesto inning, A-Rod scatta dalla prima verso la seconda e poi alla terza base, ma la palla va in “foul” e il gioco si ferma. Si torna in prima, per ricominciare tutto daccapo. Solo che, nel tornare, A-Rod attraversa il luogo sacro di ogni lanciatore, il monte di lancio. Non lo aggira, lo calpesta, gli sale sopra. “La distanza più breve tra due punti è una linea retta”, lo giustifica il suo manager, Joe Girardi e lui, A-Rod, era “stanco”, come dirà nel dopopartita. In più, sia chiaro, nessuna regola – scritta o non scritta – vieta il transito per il monte di lancio. Al semi-sconosciuto lanciatore degli Oakland Athletics, Dallas Braden, importa poco: per lui “non si fa”, e un veterano come Rodriguez dovrebbe saperlo bene. Lo insulta in campo (“Scendi dal mio monte di lancio”), raddoppia la dose a fine gara, prima accusandolo di “non avere classe e di mancare di rispetto verso il gioco” e poi di essere “così pieno di se stesso” da non contemplare neppure un’ipotesi di scuse. Messo al corrente delle accuse, la replica di A-Rod è: “Chi ha detto queste cose? Chi?”, domanda. Dallas Braden. “Ecco, appunto”. Tutto questo accade il 22 aprile del 2010. Il "signor nessuno", come lo ha definito A-Rod, dopo due settimane e mezzo cesella il 19° perfect game della storia del baseball MLB. Non vi sembra una bella favola, da raccontare ai vostri giovani giocatori? A me viene voglia di gridare “W il piccolo grande Eroe. W Dallas Braden”. Dallas Braden indica la nonna Peggy
L'abbraccio con la nonna Peggy
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11/06/10 Armando Galarraga & Jim Joyce: Che lezione!
Tutti gli appassionati hanno potuto assistere a quello che è successo il 2 giugno tra Detroit e Cleveland. Armando Galarraga, lanciatore dei Detroit Tigers, era a un passo dalla storia e da uno dei record tra i più difficili da realizzare: il Perfect Game. Sarebbe stato il 21° Perfect Game nella storia del baseball dal 1880 ad oggi. L’arbitro Jim Joyce, 23 anni di onorata carriera alle spalle, con una chiamata di “safe” al nono inning e con due out strappa di fatto dalle mani di Galarraga l’ambitissimo record concedendo la base a Jason Donald. Nei replay che si susseguono da tutte le angolazioni appare chiarissimo che Joyce ha preso la più grande cantonata della sua vita professionale: la palla tirata da Miguel Cabrera arriva sul guanto di Galarraga che tocca la base quando il corridore è ancora ad un metro dal sacchetto. Ma cosa succede? Galarraga sorride. Avete capito bene: sorride. Nessuna polemica. Nessun teatro. Solo un sorriso a metà fra “Ehi sei sicuro?” e “Non ci credo”. Infuriati invece erano il suo manager, Jim Leyland, e i tifosi del Comerica Park. Tra Leyland e l’arbitro c’è stato uno scontro verbale duro ma civile, poi la faccenda è finita lì. I tifosi si sono limitati a dei “booo”. La partita termina subito dopo con il terzo out e i Detroit vincono per 3 a 0. Ma quello che è più interessante esaminare è quello che è successo dopo e nei giorni successivi a dimostrazione che lo sport americano è sicuramente migliore e lontano anni luce dallo sport nostrano. Nelle interviste post-partita, poi, Galarraga ha semplicemente detto di non essere del tutto sicuro della decisione, ma di essere comunque fiero della propria partita. Quanto a Joyce, “andrò a dirgli di non preoccuparsi, capita di sbagliare nella vita”. Visto il replay, l’arbitro ha riconosciuto pubblicamente il proprio errore, sia dopo il match che nelle trasmissioni del giorno dopo. Non è una novità in America, dove chi sbaglia è più abituato ad ammetterlo di quanto accada qui da noi. «Sì, gli ho tolto un perfect game - ha detto l’arbitro disperato – eppure ero perfettamente cosciente dell’importanza del momento prima del tiro. Ho il morale sotto i tacchi». E la consapevolezza che la sua vita sarà per sempre marchiata da questo sbaglio. E già questa è una straordinaria lezione! Ma la ciliegina sulla torta di quella che è stata considerata la «più assurda ingiustizia nella storia del baseball» viene posata il giorno dopo. Nella seconda partita della serie di tre, Jim Joyce, che veste i panni dell’arbitro capo secondo la programmazione prevista, entra in campo fra gli applausi dello stadio, trattenendo a stento le lacrime. Galarraga si avvicina per la rituale consegna dei lineup agli arbitri e gli stringe la mano, Joyce gli da una pacca sulla spalla e Galarraga torna in panchina. La grande lezione dei più bei principi che dovrebbero onorare lo sport è sotto gli occhi di tutti e a tutti noi non resta che farne un buon uso.
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11/07/10 EMEA REGIONAL TOURNAMENT SOFTBALL LITTLE LEAGUE Castelfranco Veneto, Italy Per il secondo anno consecutivo l'evento giovanile di softball più importante d'Europa, la finale Little League Softball E.ME.A. (Europe - Middle East - Africa) verrà disputato a Castelfranco Veneto sul bel diamante di Via Malvolta. Cinque squadre di ragazze di 11-13 anni in rappresentanza di Italia, Germania, Polonia e Africa si daranno battaglia per quattro giorni per eleggere la vincente che accederà alle World Series che si disputeranno ad agosto a Portland, negli USA. Le squadre che sono arrivate a questo concentramento sono le due selezioni della Lombardia e dell'Emilia Romagna (classificatesi prima e seconda nel Torneo delle Regioni) per l'Italia, KMC American Little League Ramstein AFB per la Germania, UKS Softball Club Wroclaw LL Wroclaw per la Polonia, Kwara Sliders Little League Ilorin per la Nigeria. Dal giorno 14 fino al 18 luglio tutti gli appassionati potranno assistere a due incontri giornalieri fissati alle ore 09.00 e alle 15.00. La manifestazione fortemente voluta e organizzata nei minimi particolari dalla Società A.S.D. Thunders Castellana Softball prevede anche quest'anno un ricco programma. Giovedì 15, alle ore 20.00, ci sarà la cerimonia di apertura con banda e majorettes e sfilata in Piazza Giorgione alla presenza delle autorità sportive e comunali. Seguirà l'accensione del fuoco simbolico posto nei giardini attorno alle mura. La chiusura dei giochi è prevista per il pomeriggio di domenica 18 con la premiazione della vincitrice. Lo scorso anno la vittoria arrise alla selezione Lombarda che ritorna nella cittadina trevigiana con una gran voglia di fare il bis. Non resta che augurare a tutti un grosso in bocca al lupo e che vinca il migliore. La storia delle World Series della Little League
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26/09/10 HAPPY BIRTHDAY Field of Dreams Field of Dreams compie oggi un anno. Come genitore di questo piccolo sito, che vuole raccontare e onorare la storia del baseball, mi reputo molto soddisfatto dell'andamento di questo primo anno. Gli oltre 2800 (per l'esattezza 2887 alle ore 14.00) visitatori che hanno viaggiato tra le pagine di questo almanacco avranno sicuramente trovato notizie, fatti, giocatori e records che non conoscevano, apprezzando maggiormente le infinite storie del baseball. Se questo si è avverato penso di aver centrato l'obiettivo propostomi all'inizio di questa avventura. Realtà che continua giorno dopo giorno, conscio che ogni appassionato visitatore farà da cassa di risonanza ai suoi amici del baseball per una più larga diffusione del sito.
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27/09/10 IL BASEBALL VENETO NELLA STAGIONE 2010 E’ tempo di tirare le somme sulle squadre venete impegnate nei vari campionati. Iniziamo dicendo che il quadro regionale è abbastanza buono se raffrontato ad altre realtà a noi vicine (vedi Friuli VG e Trentino). Il Veneto può vantare quattro team di peso: una formazione veronese in IBL2 e tre squadre in A Federale (Rovigo, Ponte di Piave e il neopromosso Padova Baseball). Partiamo dal Verona Baseball che fa parte della franchigia North East Knights legata al Godo. A detta degli addetti ai lavori è forse una delle franchigie, nate quest’anno, che meglio ha interpretato la nuova organizzazione piramidale. L’organizzazione ha saputo bilanciare le forze, assicurando alla squadra che avrebbe disputato la IBL2 un assetto competitivo senza svuotarla dei tanti valori tecnici che avevano contraddistinto la squadra veronese negli anni passati. Stagione esaltante per l’A.S.D. Baseball Team Verona che ha chiuso la regular season al secondo posto (a una partita) dal Riccione (Franchigia Telemarket Rimini) e nelle semifinali è stata battuta dal Nettuno. Il percorso delle due neopromosse ILCEA BSC Rovigo e ICM Baseball Team Ponte di Piave, impegnate nello stesso girone, è stato molto differente. La squadra di Rovigo ha avuto continuità di risultati: buoni nel girone d’andata e ottimi al giro di boa, portandosi a ridosso della testa della classifica e terminando al quarto posto. Se quest’anno Il Rovigo ha pagato un po’ il salto di categoria penso che con qualche accorgimento la fortissima squadra di Taschin il prossimo anno potrà veramente fare la voce grossa e mirare a posizioni di altissima classifica. La squadra di Ponte di Piave si era rinforzata durante l’inverno e sulla carta era data tra le favorite. Dopo una buona partenza la squadra trevigiana ha cominciato a mostrare le sue pecche già a metà del girone d’andata e alla fine aveva il fiato corto. I nuovi innesti non avevano portato il valore aggiunto sperato e il girone di ritorno è stato un vero inferno a causa anche dei problemi fisici occorsi a quattro lanciatori della rotazione. Risultato finale un non esaltante ottavo posto che porterà sicuramente a dei cambiamenti per far tornare giustamente il Ponte di Piave tra i protagonisti della prossima stagione. Nel campionato di Serie B erano due le formazioni al via: Padova Baseball e il ripescato Dragons Castelfranco Veneto. Il Padova, classificatosi al terzo posto lo scorso anno dietro alle due venete promosse in A, ha messo da subito le carte in tavola e ha impresso il suo marchio conducendo in testa per tutta la regular season. Nelle semifinali si è sbarazzato del Brescia e nelle finali ha battuto il Cupra aggiudicandosi un meritatissimo posto in A. La forza della squadra padovana è nei suoi ragazzi che in campo danno l’anima e sappiamo che il cuore può fare miracoli. Sono sicuro che lo sponsor e owner Bobo Tommasin rinforzerà a dovere la sua squadra e, se ciò avverrà, prevedo un futuro pieno di grandi soddisfazioni per il Padova Baseball. C’è poco da dire invece per la stagione dei Dragons che erano stati lontani dalla serie B per un anno a causa di problemi economici. Dalla prima apparizione nella stagione 2004 fino al 2008 i castellani avevano onorato la serie B con dei buoni campionati. La squadra messa in campo quest’anno era ben lungi dalle formazioni delle passate stagioni e l’ultimo posto (due sole vittorie) è sicuramente il risultato di una non felice gestione a tutti i livelli. Hanno fatto capolino per la promozione in serie B il Ponzano (alla quinta partita) e i Dynos Verona, vincitori dei propri gironi, che sfortunatamente sono stati fermati ai play off per il definitivo salto di categoria. Per finire ho trovato destabilizzante la formula delle semifinali della Serie B e i play off della serie C. Il Padova ha giocato con il Brescia al meglio delle tre gare (in campionato due partite a giornata!) mentre il Ponzano e i Dynos le hanno giocate al meglio delle cinque (in campionato una sola gara a giornata!). Non vi sembra che ci sia qualcosa che non va?
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16/12/10 Gianni Donà alla Instructional League dei New York Mets Gianni Donà con il pitcher dei Mets Jenry Mejia A fine novembre, il tecnico di baseball trevigiano Gianni Donà è volato per il terzo anno consecutivo nella Repubblica Dominicana dove ha partecipato alla Instructional League di 8 giorni all’Accademia di Boca Chica dei Mets di New York. Per i profani, i New York Mets sono una delle 29 franchigie della Major League Baseball, da tutti conosciuto come l’olimpo del baseball mondiale. La preparazione a questo viaggio è stata un po’ travagliata e in forse, a causa delle notizie del colera nella vicina Haiti e di qualche caso nell’isola dominicana. Ma l’intrepido Donà, appena avuta assicurazione sulla situazione dai responsabili dell’Accademia, non c’ha pensato due volte a caricare armi e bagagli sul volo e vivere questa nuova avventura. Così ci racconta la sua esperienza a mo’ di diario: “- Eccomi qua, per il terzo anno consecutivo a respirare aria di Grande Liga. Comincio a farci un po' l'abitudine, la solita routine..., anche se ci sono stati parecchi cambiamenti riguardanti lo staff. Ci sono 6/7 nuovi coaches. Ma il baseball non è cambiato, e comunque un ripasso non fa mai male! C'e' sempre da imparare..... (Articolo apparso sul Gazzettino di TV, FOSPORT.IT e Baseball.it) Gianni Donà con il seconda base dei Mets Jordany Valdespin Gianni Donà con il pitching coach dei Los Tigres del Licey, Guy Conti
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1912/10
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