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BASEBALL PAOLO 2 R 8
 

 

 

 

* da Tutto Baseball Softball anni '80

I Mets *

Nella storia del Vecchio Gioco non si tramandano solo le gesta dei grandi, ma si custodiscono con eguale simpatia anche quelle di coloro che sul campo, hanno perso spesso e magari pesantemente. Anzi la crescita ed il trionfo di compagini "perdenti" ha creato gli entusiasmi maggiori. Nessuna delle tante vittorie degli Yankees è anche lontanamente paragonabile all'esplosione di gioia che fece letteralmente impazzire New York per l'inaspettata vittoria dei Mets nelle World Series del 1969. Si proprio i "miserabili" Mets che nelle stagioni precedenti avevano battuto ogni record negativo. Proprio quei Mets che giocavano il peggior baseball mai visto sulla faccia della terra. Ancor oggi, in ogni dugout che si rispetti, girano storielle sui terribili Mets: come quella volta in cui l'interbase Felix Mantilla, un bravo ragazzo che si dava un sacco da fare ma che in quanto ad abilità lasciava parecchio a desiderare, su una battuta avversaria, alza la testa, abbassa le lenti scure degli occhialini da sole, poi si volta e con uno scatto degno di un centometrista schissa verso l'esterno sinistro con la testa voltata verso il cielo a seguire la palla ..... palla che, però, veniva raccolta in volo dal terza base ad un metro dal monte di lancio. Imbarazzante, no?

Felix Mantilla

Ma nei Mets episodi di questo genere erano quasi all'ordine del giorno, sembrava quasi che chi entrasse in questa squadra venisse stregato da una sorta di sortilegio. Ad esempio l'esterno centro Richie Ashburn ebbe parecchi problemi con un collega di Mantilla, l'interbase Elio Chacon, anche lui entusiasta che correva a tutta birra su tutte le palle che andavano per aria rovinando sempre addosso a qualche compagno. Chacon, poi, di lingua spagnola, non capiva le chiamate degli esterni e sordo ai tradizionali "Mine!" e "I got it" si schiantava sui malcapitati di turno. "Vedi ragazzo - gli spiegò un giorno Ashburn - sulle palle che per te sono lunghe abbiamo la precedenza noi esterni che le possiamo giocare davanti. OK?". Poi, per rafforzare il concetto che non sembrava farsi molta strada nel cervello di Elio, Ashburn si fece spiegare come si dice "Mia!" in spagnolo: "Yo la tengo!" Prima della partita torna da Chacon e gli fa: "Yo la tengo?". Al che Elio si illumina tutto e con un gran sorriso annuisce, finalmente tutto è chiaro: "Si, si, Yo la tengo! Yo la tengo!". Al secondo inning un avversario tocca l'immancabile volata corta sul centro-sinistra sulla quale, come al solito, scattano un pò tutti. Ashburn, lanciatissimo, urla "Yo la tengo" e Chacon, per la prima volta nella sua breve carriera frena, sorridendo, per lasciare la palla al compagno. Chi non ci ha capito niente, però è l'esterno sinistro, Frank Thomas, che non sentendo l'usuale "Mine!" ha continuato a tutto gas verso la palla scontrandosi rovinosamente col povero Ashburn. Imbarazzante, no?

Elio Chacon
Richie Ashburn
Frank Thomas

Willie Mays *

Una volta, quando i Dodgers giocavano ancora a Brooklyn, era in corso il derby con gli odiati cugini, i New York Giants (anch'essi poi traferiti sull'altra costa, a San Francisco). Sul monte per i Dodgers Sal Maglie, nel box il pericoloso Willie Mays, veramente un brutto cliente. Sal prova ad intimorire l'avversario e gli spara una veloce interna, Mays non si muove di un millimetro. Allora Sal contravviene alla regola e gli tira addosso, Mays si scansa, fa una smorfia di disgusto ma non dice niente. L'arbitro, invece, si incavola e va sul monte: "Se ci provi un'altra volta sie fuori, hai capito?". Maglie risponde: "Ehi, fa un caldo tremendo, sto sudando come un cavallo, la palla mi è scappata ... non l'ho mica fatto apposta". L'umpire che fesso non è lo guarda, scuote la testa e se ne va. Maglie lo richiama e gli fa: "Ehi, capo, dica a Willie che mi dispiace ...". L'arbitro un pò perplesso, riprende posizione e dice a Mays: "Willie, Sal dice che gli dispiace ...". "Cosa?" ribatte il battitore, poi risponde da vecchio pro e deposita il primo lancio di Maglie dietro l'esterno destro. poi nel silenzio generale, mentre gira in seconda, sorridendo, gli urla; "Hei, Sal ... mi dispiace!".

Willie Mays
Sal Maglie

Cesar Tovar *

Si racconta che Cesar Tovar, giocatore di grande esperienza dei Minnesota Twins, era arrivato salvo in prima. Il manager segnala il batti e corri, il battitore colpisce e Cesar scatta, quando sta per arrivare in terza il coach gli fa segno di tornare indietro: la palla è stata presa al volo. Tovar rientra precipitosamente e, nella fretta, non tocca la seconda, arrivando salvo in prima con una gran scivolata. Mentre si scrolla la polvere di dosso il manager avversario, Earl Weaver degli Orioles a cui nulla sfugge, entra in campo, chiede tempo ed inizia a parlare con l'arbitro. Tovar si volta al prima base, Boog Powel, e gli fa: "Ma che vuole il tuo capo?" "Si è accorto che non hai toccato la seconda" risponde serafico Powel, Tovar rimane interdetto poi ... scatta verso la seconda dove arriva con un'altra scivolata. Poi si alza, comprende l'errore e, disgustato, se ne va nel dugout. Il suo manager cerca di rimandarlo in prima ma lui è irremovibile: "Basta! per oggi ne ho fatte abbastanza!". Mentre gli avversari tirano in prima e completano il più lungo doppio gioco della storia del baseball.

Il Caso DELMORE *

Vic Delmore
Al Barlik

Al Wrigley Field di Chicago, un caldo pomeriggio d'estate, sono di fronte i Cubs ed i Cardinals di St. Louis. In battuta c'è Stan "The Man" Musial con 3 ball ed uno strike, nessuno in base. Sul lancio successivo Stan inizia lo swing, poi si blocca di colpo, il catcher non trattiene e la palla rotola a fondo campo. L'arbitro Delmore chiama il quarto ball e Musial si avvia in prima, mentre il catcher si volta e fa: "Ehi, capo, ma l'ha toccata con la mazza è foul!". Il manager dei Cubs entra in campo per sostenere le ragioni del suo ricevitore, intanto il bat-boy raccoglie la palla e la allunga al radiocronista Andrew Horbell (allora la postazione radio era a bordo campo) che con toni concitati raccontava la partita: "Ecco, ho proprio qui in mano la palla, si vede benissimo il segno della mazza ...". Musial, intanto, vecchio volpone, accortosi della situazione allunga la sua falcata e gira a tutta birra verso la seconda base .... c'è un attimo di smarrimento, gli interni si guardano in faccia perplessi, poi il pitcher ed il terza base scattano verso fondo campo per recuperare la palla. A casa base, intanto, Delmore, per mettere fine alle insistenze del catcher e del manager che torreggiando su di lui continuano a protestare, prende una palla nuova dalla tasca e la caccia nel guanto del ricevitore, una palla che, d'ora in poi chiameremo n° 2. Il radiocronista, preso dal suo racconto, si avvede di Musial che corre a tutta birra e dei due giocatori che stanno piombando verso di lui a caccia della pallina. Nel suo cervello si accende una lampadina !!! e con un'espressione disperata lascia cadera la palla (questa la chiameremo n° 1) di mano quasi fosse un carbone ardente. Le urla dei compagni ed i boati della folla, intanto, avevano richiamato l'attenzione del catcher che, vedendo Musial correre verso la seconda e trovandosi una palla in mano risponde d'istinto e, come ogni buon ricevitore che si rispetti, spara in seconda, proprio un attimo prima che il terza base, finalmente recuperata la n° 1, esegua la stessa assistenza. Musial, che con il suo stile perfetto, è scivolato in seconda, vede una palla (la n° 2) che sorvola e va lontana oltre gli esterni, al che si alza e riprende la sua corsa verso la terza, ma si trova davanti l'interbase Ernie Banks che, raccolta la n° 1 lo tocca con un largo sorriso sulle labbra che gli sussurrano: out ... Ma non è finita: l'esterno Bobby Thompson raccoglie la n° 2 e, diligentemente, assiste in terza, la foga però lo tradisce e la sua cannonata prosegue oltre il cuscino dell'angolo caldo mentre Musial, tanto per non sbagliare riprende la sua galoppata. A questo punto la situazione è troppo ingarbugliata anche per un cervello arbitrale e l'umpire di seconda, Al Barlick, completamente in tilt, alza le mani e chiama tempo. "Basta! Per me è out - sentenzia Barlick - ho visto chiaramente, qualcuno l'ha toccato con la palla ... con una palla ... non ci sono storie ...". Al che si avvia la rituale tavola rotonda tra managers e arbitri sul mai sufficientemente sviluppato tema: "Risvolti ed interpretazioni del regolamento", il tutto condito da calci al terreno, dita puntate a 0.2 millimetri dal naso, e ricerche approfondite sull'attività collaterali di madri, moglie e fidanzate .... Un'occasione d'oro, per i Cardinals, per fare un protesto e per vincerlo scrivendo una pagina di baseball che ormai è famosa come le grandi giocate nelle World Series.

Hack Wilson *

Hack Wilson

A Hack Wilson capitò di eseguire la più bella giocata della stagione ... con la palla non in gioco. In un pomeriggio del 1934, a Brooklyn, il lanciatore dei Dodgers era Walter William "Boom-Boom" Beck (il soprannome, onomatopeico, gli derivava dal "suono" che si sentiva quando lui saliva sul monte: grandi legnate che fioccavano soprattutto verso sinistra), a difendere l'esterno, appunto a sinistra, un ottimo battitore, Hack Wilson, un giocatore che, come molti colleghi, riteneva i periodi passati in difesa pure perdite di tempo tra un turno alla battuta e l'altro. E in quel pomeriggio queste "pause" erano lunghe davvero. E che seccatura!. Fioccavano palline da tutte le parti: radenti, al volo, linee tese, un vero bombardamento. Sembra quasi che il lanciatore faccia apposta per farti fare brutta figura. Poi, per fortuna, ci pensa il manager Casey Stengel a dare un attimo di respiro: sale sul monte, batte una pacca sulla spalla al pitcher e gli spiega che forse è meglio far entrare un rilievo. Ma si vede che a Boom Boom, a furia di legnate, il carattere si è guastato, lui ad uscire non ci sta proprio e quando il manager gli dice che se gli va bene è così se no fa lo stesso, lui anzichè dare la palla al manger la scaglia lontano ... all'esterno sinistro. Dopo tante corse Wilson è fermo, mani sulle ginocchia, a rifiatare. Fa caldo, poi ecco che arriva una palla (proprio quella scagliata via dal pitcher): Hack distrutto, non ha seguito la scena ... finalmente una palla facile, arriva diritta, basta mettere il guanto per terra ... Wilson fa appello a tutta la sua tecnica difensiva, raccoglie e spara in seconda una fiondata micidiale, perfetta ad un palmo da terra. Ma come mai non c'è nessuno a raccogliere l'assistenza, e ... nessuno che corre sulle basi ... ce l'hanno proprio tutti con te.

Walter William "Boom-Boom" Beck

Joe Foy *

Joe Foy

Nei giocatori di baseball, dicono, ci dev'essere per forza almeno un filo di pazzia. Uno dei racconti favoriti dal grande Earl Weaver, manager mago dei Baltimore Orioles, riguarda una sua strana esperienza quando era ancora coach in terza base. Ad inizio stagione Earl prende la sua posizione nel box del suggeritore, contro i Royals, e rimane un poco sorpreso nel sentire il terza base Joe Foy, fare ad alta voce la "radiocronaca" della partita. Weaver quasi non credeva alle proprie orecchie: "Siamo al nono inning della partita decisiva delle World Series, ecco il lancio ... legnata violentissima sul terza base ma ecco che ... incredibile! Joe Foy raccoglie e spara in prima ... è OUT!!! Fantastico! Il bello è - ricorda Weaver - che mentre diceva tutte quelle baggianate eseguiva veramente una giocata pregevole ...".

Earl Weaver

Yogi Berra *

Yogi Berra

C'è chi usa la loquacità come arma per distrarre i battitori, un'arte resa celebre da Yogi Berra, catcher degli Yankees. Concentrarsi, con lui, era un problema serio: "Ehi, chi si vede, come va? Come sta tua moglie? Dove vai a stagione finita? E' vero quello che ha detto di te Billy ..." e via di questo passo. Una volta Hank Aaron in battuta, proprio mentre stava per partire il lancio, fa "Ehi Hank tieni la marca della mazza in alto, lo sai si deve leggere, se no rischi di romperla ...". Aaron non fa una piega, con gli occhi incollati alla palla gli risponde: "Yogi, io sono qui per battere, non per leggere!". Un'altra volta uno dei bomber dei Red Sox, in una partita chiave della stagione, entrando nel box, per tagliare la testa al toro, gli fa: "OK, io sto bene, mia moglie sta bene, i ragazzi stanno bene, oggi è una bella giornata. Ora lasciami battere in pace!".

Hank Aaron

Harry Walker *

Una volta qualcuno chiese ad Harry Walker, manager degli Astros, come mai le sue batterie lasciavano così tanta libertà ai corridori avversari, Walker sospirò, poi con calma iniziò una risposta; venticinque minuti di disquisizione in cui citò il ballo, il sistema scolatico americano, la permissività delle famiglie, la guerra nel Vietnam, i pitcher d'una volta, l'aumento dei divorzi, gli arbitri, l'inflazione, gli stipendi pagati ai giocatori, le tasse, l'arte di proteggere il piatto durante il batti e corri .... "Capite perchè ci rubano tante basi?".

Sutcliffe ruba la seconda base

Rick Sutcliffe

Il pitcher Rick Sutcliffe racconta questa storia di sé quando lanciava per i Cubs nel 1987.

Harry Caray, famosissimo annunciatore ufficiale dei Cubs, aveva subito un ictus. Così lo staff di Steve Stone, color commentator della WGN television, invitò degli ospiti per commentare e condividere la trasmissione con lui. Quel giorno nella cabina a commentare al Wrigley Field, c’era il comico Bill Murray, un fan sfegatato dei Cubs. Sutcliffe lo aveva incontrato negli spogliatoi quando Bill si intratteneva con i giocatori prima della partita.

Nel terzo inning contro i Montreal Expos, Sutcliffe mise a segno un singolo che portò a casa il terzo punto dei Cubs. Il lanciatore degli Expos, Floyd Youmans, venne espulso mentre protestava per la chiamata a casa base. Durante la pausa per il riscaldamento del pitcher Andy McGaffigan, Murray disse improvvisamente a Stone in onda: "scommetto una cassa di birra che Sutcliffe ruba la seconda". Consapevole del fatto che Rick non aveva mai tentato di rubare una base nella sua carriera, Stone accettò prontamente la scommessa.

Mentre il nuovo lanciatore terminava la fase di riscaldamento, si diffuse la scommessa tra la folla. Così un fan urlò: "Ehi, Sut. Murray ha scommesso con Steve Stone una cassa di birra che ruberai la seconda!" Sutcliffe decise che avrebbe rubato. Però, il manager degli Expos, Buck Rodgers, che aveva sentito il mormorio, disse al prima base Andres Gallaraga: "Gioca dietro di lui, non va da nessuna parte!".

Come il pitcher iniziò il caricamento, i 2,04 metri di Rick si protesero verso la seconda, ma si accorse di essere spacciato se il lanciatore avesse lanciato in prima. Il pitcher lanciò a casa. Il battitore prese il lancio, e Sut scivolò per non essere toccato dal difensore che aveva preso il tiro del ricevitore. Sutcliffe disse: "Cercai nella cabina e vidi Murray che stava impazzendo e io gli ero riconoscente per questa piccola cosa".

Baseball Digest, Agosto 2008

Bill Murray

Quando Babe scervellò Ty

Babe Ruth e Ty Cobb

Per molte ragioni, Babe Ruth e Ty Cobb non si piacevano a vicenda. Dal punto di vista di Cobb, Babe usurpava il suo status del più grande giocatore di baseball. Inoltre, Ruth aveva la potenza di battuta rispetto alla “small ball” che Cobb preferiva. Naturalmente, Ty aveva molti altri avversari che non lo sopportavano, tra cui alcuni compagni di squadra.

Un incidente dell’11 maggio 1917, illustra bene l'antagonismo che si sviluppò presto tra le due superstar. Babe lanciò per i Red Sox in una partita, vinta per 2 a 1, sui Detroit Tigers di Cobb. All'inizio della partita, Babe mise strikeout Ty, che tramò vendetta. Più avanti nel gioco, Ruth coprì la terza quando Cobb fu preso in trappola. Babe non solo evitò gli spikes di Ty ma lo colpì in testa con la palla così forte che eliminò Ty in due modi. Quando cercò di alzarsi alcuni minuti più tardi, era ancora stordito.

Questo non fu affatto in alcun modo il loro ultimo scontro.

The Year Babe Ruth Hit 104 Home Runs, di Bill Jenkinson

 
Manager incita alla rissa

Casey Stengel

Il 6 settembre 1927, Labor Day, il manager dei  Toledo Mud Hens dell’American Association incitò un attacco contro un arbitro e come risultato venne sospeso per un periodo indeterminato. Ecco cosa successe.

• L’arbitro, dal nome curioso, Doll Derr era in prima base. I Mud Hens erano di cattivo umore perché una serie di sconfitte li aveva scalzati dal primo posto. Avevano anche avuto scontri con Derr per diverse stagioni, una delle quali aveva portato alla sospensione del manager per tre giorni.

• Derr chiamò out un giocatore di Toledo su un gioco stretto. Il manager corse fuori a discutere e fu espulso.

• Lo skipper si rifiutò di lasciare il campo. Si voltò, invece,  verso le tribune e cominciò a dirigere i tifosi come un maestro. (Questa parte della storia non è inclusa nel racconto dell'incidente, quindi potrebbe essere anche decorativa).

• Come risultato, alcuni del pubblico entrarono sul campo e corsero contro l'arbitro, con pugni e calci. La polizia dovette intervenire per salvare l'arbitro assediato.

Il manager che aveva incitato la mini rissa? Niente meno che Casey Stengel, che aveva imparato ad aizzare il pubblico contro l’arbitro mentre giocava esterno per uno dei migliori di tutti i tempi, John "Mugsy" McGraw dei New York Giants.

Altre due storie di Babe

Le storie di Babe Ruth abbondano a tal punto che si potrebbero riempire pagine con una nuova storia ogni settimana per diversi anni. Eccone due che potreste non aver mai sentito.

• 20 agosto del 1923 al Comiskey Park di Chicago. Babe stava giocando esterno sinistro nel nono inning di una facile vittoria degli Yankees per 16-5. Un cane entrò sul lato sinistro del campo, e così Ruth iniziò a divertirsi con il suo nuovo compagno di giochi. Quando Earl Sheely andò a battere, Babe lanciò il suo guanto al cucciolo, che corse via con guanto di Ruth tra i denti. Dal momento che gli arbitri non si erano preoccupati di fermare il gioco per allontanare il cane dal campo, Sheely colpì il lancio successivo all’esterno sinistro. Ruth corse e prese la palla a mani nude!
Nota: Babe viene solitamente indicato come esterno destro nelle squadre di tutti i tempi, probabilmente perché questa è la posizione in cui giocò nella famosa stagione dei Bronx Bombers del 1927. Ma, in realtà, giocò più partite in LF rispetto a qualsiasi altra posizione.

• Otto giorni dopo, gli Yankees andarono in Canada per una partita dimostrativa contro il club di Toronto dell’International League al Maple Leaf Stadium. Acclamato come il più grande ball park delle minor league a causa della sua capacità di 17000 posti, questo stadio era importante, perché era stato qui che Babe aveva colpito il suo primo HR da professionista il 5 settembre 1914, mentre giocava per i Providence Grays. Aveva anche lanciato una one-hitter in quella partita. Il parco era situato su una delle isole di Toronto nel Lago Ontario. Mai lo showman Babe aveva fatto un coraggioso annuncio alla folla prima della partita. Egli promise di colpire una palla fuori dal tempo al di là del recinto dell’esterno centro. Come i fan risero, Babe afferrò un fungo, lanciò una palla in aria, e fece proprio quello che aveva detto che avrebbe fatto. Nel contesto che ne seguì, colpì un HR oltre la recinzione dell’esterno centro del campo nella Toronto Bay alla sua prima apparizione alla battuta. "È stata una delle più lunghe battute realizzate sui campi da baseball di Toronto in molti anni", secondo il New York Times. Nelle sue successive tre apparizioni alla battuta, Babe prese una base su ball, andò strikeout, e mise a terra per un out forzato. Questo significa che aveva giocato quasi tutta la partita, se non tutti i nove inning, con gli Yankees che furono sconfitti per 8-2.

The Year Babe Ruth Hit 104 Home Runs, di Bill Jenkinson

Punire Rowdy Richard

Dick Bartell

Dick Bartell dei Philadelphia Phillies fu lo shorstop partente per la National League nel primo All Star Game del 1933. "Rowdy Richard" era conosciuto come un impetuoso concorrente che si scontrava con gli arbitri, i giocatori avversari e la direzione. In realtà, è per questo aspetto che fu ceduto ai Phillies.

Nella sua seconda stagione completa con i Pittsburgh Pirates del 1930, Bartell colpì .320 e 75 RBI dopo aver battuto .302 e segnato 101 punti nel 1929. Convinti di avere una superstar in erba, i Pirates avevano tenuto Dick preferendolo a un altro interbase di nome Joe Cronin, che cedettero a Washington prima dell'inizio della stagione 1930. Tuttavia, ciò che Bartell fece prima e verso la fine di quella stagione convinse il proprietario dei Pirates, Barney Dreyfuss, che non ne era valsa la pena.

Prima di tutto, Dick restò fuori dallo spring training per avere più soldi. Poi, a fine stagione, chiese il biglietto ferroviario per tornare a casa a Alameda, CA, come specificato nel suo contratto. Ciò non stava bene a Dreyfuss, che era venuto negli Stati Uniti dalla Germania a 19 anni. Barney era stressato, come lo erano tutti i proprietari, per gli effetti della Grande Depressione e non sciolse mai i suoi cordoni della borsa. Così Dreyfuss multò e sospese Bartell per quattro partite nel finale di stagione per "impertinenza". "Ti scambio in qualche posto dove non ti sentono quando chiederai più soldi", promise Dreyfuss. Mantenne poi la promessa, scambiando Bartell in bassa stagione per i Phillies, all’ultimo posto, in cambio dello shorstop Tommy Thevenow e del lanciatore destro Claude Willoughby.

Barney Dreyfuss

"Kelly nuovo ricevitore per Boston"

Michael Joseph (King) Kelly

Uno dei personaggi più pittoreschi nella storia del baseball fu Michael Joseph (King) Kelly, "intelligente, bello, baffuto irlandese di Troy NY". Alto 1.80 per 77 kg, "King Kel" poteva continuare a bere dopo che due compagni erano svenuti completamente ubriachi sotto il tavolo, e poi giocare bene dietro il piatto il pomeriggio seguente.

Kelly segnò sei punti per Boston contro i Pittsburgh il 27 agosto 1887, e rubò sei basi contro Cleveland il 19 maggio 1890. "Slide, Kelly, slide" divenne un famoso grido delle partite a Boston.

Approfittava anche dell’arbitraggio con un solo arbitro e delle regole del tempo.

• Come molti altri, spesso segnò dalla seconda base senza toccare la terza perché l'arbitro, di stanza dietro la collina mentre guardava la palla agli esterni, non poteva chiamare ciò che non aveva visto.

• Quando King non era nel lineup ed un battitore avversario colpiva una pop in foul di fronte al suo dugout, che nessuno dei suoi compagni avrebbe potuto prendere, saltava fuori, gridando, "Kelly nuovo ricevitore per Boston" e prendeva la pallina a mani nude. Nessuna regola diceva che non si poteva fare.

• In un'altra occasione, ingannò Jesse Burkett. Con la stella dei St. Louis in terza base e due out, il battitore colpì una rimbalzante verso l’interbase il cui tiro in prima fu troppo tardivo. Come Burkett si avvicinò al piatto, Kelly lasciò cadere il guanto, come se il terzo out fosse stato fatto. Così Burkett rallentò, mentre King prendeva il tiro dal prima base a mani nude e lo toccava eliminandolo!  

Insigni soprannomi

"The Freshest Man on Earth" era Arlie Latham. Considerato uno dei giocatori più veloci del suo tempo, rubò 129 basi e segnò 163 punti nel 1887 giocando 3a base per St. Louis. Il suo record non è riconosciuto dalla MLB, perché le basi rubate erano definite in modo diverso in quel periodo. Gli fu dato l’eccezionale soprannome per la sua positiva personalità. Dopo il ritiro dal baseball, Latham trascorse 16 anni in Inghilterra dove insegnò il baseball al suo amico, il re Giorgio V.

Arlie Latham

"Wagon Tongue" era Bill Keister. Aveva questo soprannome perché raramente smetteva di parlare. Giocò per sei squadre ML dal 1896 al 1903. Wagon Tongue ha il triste primato di aver realizzato la più bassa percentuale di fielding nella storia in un’unica stagione: .851 come SS nel 1901 per i Baltimore Orioles della neonata American League.

Bill Keister

• Lou Skizas era "The Nervous Greek" a causa del rituale insolito che metteva in scena ogni volta che andava a battere. Prima di entrare nel box, camminava tra il catcher e l'arbitro, si stropicciava la mazza tra le gambe, e metteva la mano nella tasca posteriore per toccare una moneta fortunata. Il rito pagò nel 1956 quando colpì .314 per i Kansas City Athletics. Tuttavia, egli scese a .245 per i KC nel '57 e .242 per i Detroit nel '58.

Lou Skizas

• Babe Phelps stabilì il record di tutti i tempi per i catcher quando colpì .367 per i Brooklyn Dodgers nel 1936. La sua realizzazione è particolarmente degna di nota perché spesso rimaneva sveglio tutta la notte ad ascoltare il suo battito cardiaco, temendo che se il suo cuore saltava quattro battiti sarebbe morto. Phelps fu chiamato "Blimp" a causa delle sue forme.

Babe Phelps

Baseball's Most Wanted: The Top 10 Book of the National Pastime's Outrageous Offenders, Lucky Bounces, and Other Oddities di Floyd Conner

"The Meal Ticket" si unisce ai Giants

Carl Hubbell

Carl Hubbell costruì la sua carriera Hall of Fame attorno al suo speciale lancio, la screwball. Un altro grande dei Giants di New York, Christy Mathewson, aveva lanciato un lancio simile ai suoi tempi, chiamato "fadeaway", anche se dal lato destro. La screwball o fadeaway  rompeva al contrario di una palla curva. Quindi è stabilito che nel caso del lanciatore mancino, come Hubbell, il lancio si allontana dai battitori destri. La cosa interessante, è che Hubbell venne scoraggiato a lanciare il suo marchio di fabbrica screwball all'inizio della sua carriera.

• Prima di tutto, l'acquisizione di Hubbell da parte dei Giants è una storia interessante. Lo scout Dick Kinsella aveva partecipato alla Convention Nazionale dei Democratici del 1928 a Houston in qualità di delegato dell’Illinois. Un pomeriggio, Kinsella si prese un po’ di tempo per vedere una partita della Texas League tra gli Houston Buffs e Beaumont. Il pitcher di Beaumont, un uomo alto, snello mancino, vinse la partita per 1-0 negli extra inning. Kinsella telefonò al manager dei Giants , John McGraw, dicendogli: "Questo pomeriggio ho visto un altro Art Nehf ". Confidando nel suo scout, McGraw acquistò Hubbell per  30000 $, un prezzo record per un giocatore della Texas League. È interessante notare che i Giants possedevano i diritti di Hubbell quando entrò nei professionisti, ma lo cedettero ai Phillies nel 1920.

• Beaumont era un farm club di Detroit. Nei due spring camp con i Tigers, Carl aveva lanciato un solo inning. Egli aveva sperimentato la screwball, ma il coach George McBride lo avvertì di non lanciarlo perché gli avrebbe rovinato il gomito. La roba che vide Kinsella lanciare da Hubbell a Houston era abbastanza buona per la Texas League, ma avrebbe avuto bisogno di qualcosa di più per riuscire nel Big Show. Quando fu opzionato per Beaumont, Hubbell aveva detto al suo manager che lui non sarebbe tornato a Detroit, perché non credeva gli avrebbero data una possibilità. Se egli non fosse stato venduto ad un altro club della ML, avrebbe lasciato il baseball pro per andare a lavorare in una compagnia petrolifera.

• Chiamato dai Giants non appena lo acquistarono nel 1928, Hubbell decise di tirar fuori la sua screwball durante una partita contro i Cardinals. Sopra di due punti, stava affrontando Chick Hafey, uno dei migliori battitori destri del campionato, con il conteggio 3-1. Il catcher Shanty Hogan gli chiamò una fastball. Invece, Hubbell lanciò la ”scroogie”. Ingannò Chick per lo strike numero due. Hogan chiamò un’altra fastball, ma Carl lanciò un altro fadeaway. Hafey girò a vuoto per andare strikeout. Hogan gli disse: "Io non so cosa fosse questo lancio ma continua a lanciarlo".

• Hubbell continuò a lanciare la screwball per 253 vittorie nella NL. La lanciò anche nel secondo All Star Game del 1934 al Polo Grounds, quando eliminò in ordine Babe Ruth, Lou Gehrig, Jimmie Foxx, Al Simmons, e Joe Cronin in ordine. La striscia era iniziata con due uomini quando il catcher dei Cubs, Gabby Hartnett, disse a Hubbell:  "Basta lanciare quella cosa. Li metteremo out, ma mette out anche me".

Baseball's Hall of Fame: Cooperstown, Where the Legends Live Forever di Lowell Reidenbaugh

McGraw ammirava il suo "Beauty"

Dave Bancroft

Dave Bancroft era conosciuto come "Beauty" per il suo splendido gioco all’interbase, dove, nella prima parte del 20° secolo, era considerato secondo solo al grande Honus Wagner.

Dave giocò per cinque anni con i Phillies prima che John McGraw lo prendesse, nel giugno del 1920. Impantanati in seconda divisione, i Giants giocavano davanti a una scarsa folla, mentre i New York Yankees, che condividevano il Polo Grounds fino a quando non fu costruito il proprio stadio, riempivano le tribune grazie al loro sensazionale nuovo acquisto, Babe Ruth. Per avere Bancroft, i Giants diedero ai Phillies l’anziano interbase Art Fletcher, un giovane pitcher di nome Carl Hubbell, e 100 mila dollari (una somma monumentale per quei tempi).

Bancroft, noto come uno dei giocatori più intelligenti del periodo, era particolarmente abile nel rubare i segni agli avversari. Così, quando prese posizione per iniziare la sua prima partita con i Giants, il catcher Pancho Snyder lo chiamò sul monte per una conferenza. "Forse dovrei spiegarti i nostri segni", disse Snyder. "Perché sono cambiati?", chiese Bancroft, "Altrimenti, li conosco già".

Un incidente un paio di stagioni più tardi cementò ulteriormente l’ammirazione di McGraw per il suo "Beauty". Bancroft andò al Polo Grounds con la febbre alta, ma insistette per giocare. Alla fine della partita, si accasciò nella clubhouse. Il medico di squadra chiamò un'ambulanza. "Questo uomo ha la polmonite". McGraw disse meravigliato: "Inimmaginabile! Ha giocato nove inning con la polmonite".

I Giants non vinsero nel 1920 (anche se salirono al secondo posto alla fine della stagione). Tuttavia, vinsero tre pennant consecutivi dal 1921 fino al 1923. McGraw si divise da Dave, dopo la stagione del '23, solo perché Bancroft aveva un offerta per giocare e dirigere i Boston Braves.

Baseball's Hall of Fame: Cooperstown, Where the Legends Live Forever di Lowell Reidenbaugh

Partita con più di 34 punti

Di solito 23 punti sono sufficienti per vincere una partita di baseball. Tuttavia, non furono sufficienti ai Philadelphia Phillies il 25 agosto del 1922. I Chicago Cubs ne segnarono 26 per vincere al Wrigley Field. Durante la partita che durò 3h e 01’, un tempo molto lungo in quel periodo, ci furono 51 valide, 21 basi su ball, un battitore colpito e 9 errori. I Cubs segnarono 14 punti nel quarto inning.

Sorprendentemente, le stesse due franchigie accumularono 45 punti al Wrigley Field il 17 maggio del 1979. Questa volta i Phillies vinsero 23 a 22 in dieci inning. Quel giorno fu accumulato un record di 97 basi totali. I Phils batterono 24 valide e i Cubs 26. I visitors colpirono cinque HR, di cui due dal 3a base Mike Schmidt. Dave Kingman fece meglio di Mike, battendone metà dei sei HR dei Cubs. Philly realizzò 7 / 8 punti per innings e Chicago 6 / 7.

Tre anni prima, il 17 aprile 1976, i Cubs vincevano sui Phillies, al Wrigley Field, 12-1 dopo tre inning ed erano ancora avanti, 13-4, per entrare nel settimo. Philadelphia recuperò portandosi sul 15-13 nella parte alta del nono ma i Cubs pareggiarono e si andò agli extra inning. I Phils vinsero al decimo per 18-16. Lo stesso Mike Schmidt colpì un fuoricampo nel quinto, settimo, ottavo e decimo inning accumulando 8 RBI.

Mike Schmidt

Rogell non osava lasciare il lineup

Billy Rogell

Nella prima settimana di settembre del 1934, lo shorstop Billy Rogell dei Detroit Tigers si ruppe una caviglia. L'aveva avvolta strettamente e fittamente e continuò a giocare le World Series. Il club aveva mantenuto il segreto dell’infortunio ai media e agli avversari. Perché Rogell giocava con un grave infortunio?

• Rogell conosceva la famosa storia di Wally Pipp che richiese un giorno di riposo a causa di un mal di testa e che non ritornò mai più a giocare in prima per aver lasciato il posto a Lou Gehrig. Come Billy disse più tardi: "In quei giorni non volevo uscire dal lineup. Qualcuno poteva prendere il mio posto di lavoro" (In realtà, la storia dei mal di testa di Pipp non è vera, ma Rogell non l’avrebbe mai saputo).

• La Grande Depressione metteva ancora più pressione sui giocatori per giocare, al fine di conservare il loro posto nel roster.

• I Tigers avevano bisogno del loro leadoff e infield leader per vincere il loro primo pennant dal 1908.

Nonostante l'infortunio, Rogell raccolse 8 valide e 4 RBI nelle Series, che i Cardinals vinsero in sette partite. In aggiunta ai suoi guai fisici, Billy si distorse la caviglia in Gara tre (Nessuna relazione sul fatto che si fosse rotto la caviglia che aveva già infortunata).

Lo hai visto, Bill?

Domenica 25 ottobre del 1911, 33228 fan erano riuniti al Polo Grounds, per la quinta partita delle World Series. I Philadelphia Athletics di Connie Mack conducevano sui New York Giants di John McGraw per tre partite a una.

John McGraw (a sx) stringe la mano a Connie Mack prima dell'inizio delle World Series del 1911

Gli A’s avevano preso il comando con tre punti non guadagnati nel terzo. I Giants ne segnarono uno nel settimo riducendo lo svantaggio a 3 a 1. Il risultato rimase così quando la squadra di casa andò alla battuta nella parte inferiore del nono contro Ray Coombs. Con due out, il pitcher Doc Crandall, battè un doppio al centro, facendo segnare l’interbase Art Fletcher dalla seconda. Poi l’esterno sinistro Josh Devore mise a segno una valida a sinistra per pareggiare il gioco.

Larry Doyle

In fondo al decimo, il mancino Eddie Plank salì sul monte per gli ospiti. Il seconda base Larry Doyle lo salutò con un doppio a sinistra. L’esterno centro Fred Snodgrass mise giù un bunt verso Plank che tirò troppo tardi in terza per eliminare Doyle. Con corridori in prima e terza, Red Murray colpì una volata corta a destra, e Doyle rimase sul sacchetto. Il prima base Fred Merkle, soprannominato "Bonehead" perchè tre anni prima commise l’errore di non toccare la seconda che costò ai Giants il pennant, colpì la palla in profondità sulla destra. Doyle partì sul pesta e corri e scivolò sul piatto segnando il punto vincente che fece impazzire la folla.

Fred Merkle

Però, a casa base l’arbitro capo Bill Klem non lasciò subito il campo. "Quando [Danny] Murphy prese al volo la palla nel campo destro, mi misi a vedere il suo tiro al piatto. Doyle entrò come un fulmine e fece una lunga scivolata larga per toccare il piatto. Andò tutto attraverso il piatto con la gamba posteriore e l'altra piegata non toccandolo per circa otto centimetri o un piede. Non ho mai avuto niente di più vicino di quella giocata. Ho visto chiaramente e atteso. Di solito corro nello spogliatoio quando la partita è finita, ma questa volta ho aspettato al piatto per alcuni secondi, in attesa di vedere se un giocatore degli Athletics avesse fatto il gioco d’appello".

Bill Klem

Quando non venne fatto nessun appello, Klem lasciò il campo. McGraw lo incrociò e gli disse: "Lo hai visto, Bill, che cosa abbiamo fatto. Cosa avresti fatto se te l’avessero chiesto?". Klem disse che avrebbe chiamato out Doyle, anche se questo significava una rivolta al Polo Grounds. "Beh io ti avrei protetto", disse McGraw. Mack disse poi di aver visto anche lui che Doyle non aveva toccato casa base ma rifiutò di fare appello, temendo l'inevitabile sommossa dei tifosi dei Giants.

La vittoria semplicemente prolungò la serie di una gara. Il giorno successivo, il 26 ottobre, tornati a Philadelphia, gli A's vinsero 12 a 4 le loro seconde consecutive World Series.

Ci si potrebbe chiedere perché le Series durarono quasi fino alla fine di ottobre. Ci furono diverse ragioni:

• L'American League aveva concluso il suo calendario di 154 partite domenica 8 ottobre. Però, la National League finì il giovedì seguente, 12 ottobre.

• Le Series iniziarono il 14 ottobre a New York. Non si giocò domenica 15 a causa del Sunday "blue laws" a Philadelphia, dove Gara 2 fu giocata il 16. Poi si tornò a New York per Gara 3 il 17 ottobre.

• Sei giorni di pioggia ritardarono la quarta partita per arrivare al 24 ottobre nella “Città dell'Amore Fraterno”. Poichè New York non vietava le partite di domenica, Gara 5 venne giocata il giorno successivo.

Il primo HR di Harmon

Harmon Killebrew

Avevo 18 anni, e giocavo nel vecchio Griffith Stadium di Washington (24 giugno 1955). Billy Hoeft era il lanciatore e Frank House il ricevitore che mi disse: "Ragazzo, stiamo per lanciarti una fastball". Essendo così giovane, non sapevo se credergli o no. Ma il lancio arrivò, era una palla veloce e la colpii lontano 476 piedi. Quando attraversai casa base, House disse: "Ragazzo, questa è stata l'unica volta che ti abbiamo raccontato cosa stava per succedere".

Billy Hoeft
Frank House

Harmon Killebrew on his first homer in the majors (Sporting News, 28/5/07)

Il debutto di Feller

Bob Feller

Bob Feller aveva firmato con i Cleveland Indians a 16 anni. Si era unito al club nel 1936 a 17 anni. In una partita di spring training contro i St. Louis Cardinals, vincitori due anni prima delle World Series, mise strikeout otto dei nove battitori che affrontò. Nella prima partenza della sua carriera in Major League, eliminò 15 battitori dei St. Louis Browns. Si superò tre settimane più tardi, con 17 K contro i Philadelphia Athletics. Diverse settimane dopo, tornò a Van Meter, Iowa, per conseguire il diploma di scuola superiore. Inoltre, la sua laurea fu trasmessa in tutta la nazione dalla NBC. Nel The Stark Truth: The Most Overrated and Underrated Players in Baseball History, Jayson Stark, dell'ESPN, classifica Feller come il più sottovalutato partente destro di tutti i tempi.

Occhio! Triple Play!

7 settembre del 1935: Fenway Park, Boston contro Cleveland.
I Red Sox hanno le basi cariche nella parte bassa del nono inning con nessun out e il manager-interbase Joe Cronin alla battuta contro Oral Hildebrand. Cronin batte una linea verso il terza base Odell Hale. La palla carambola fuori dal guanto di Hale ma viene presa al volo dall'interbase Bill Knickerbocker. Bill tira a Roy Hughes in seconda per il secondo out, e Hughes gira a Hal Trosky in prima per completare il triple play e terminare la partita.

Joe Cronin - Boston
Oral Hildebrand - Cleveland
Odell Hale - Cleveland
Bill Knickerbocker - Cleveland
Roy Hughes - Cleveland
Hal Trosky - Cleveland

(Baseball Digest agosto 2007)