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Jackie Robinson Jack Roosevelt Robinson Nato: 31 Gennaio 1919
a Cairo, Georgia
Jackie Robinson è forse il giocatore più storicamente significativo del baseball di sempre, alla stregua di Babe Ruth in termini del suo impatto sul passatempo nazionale. Ruth cambiò il modo in cui il baseball era stato giocato; Jackie Robinson cambiò il modo in cui gli americani pensavano. Quando Robinson scese in campo per i Brooklyn Dodgers il 15 aprile 1947, si concludevano più di 60 anni di segregazione razziale nella major league baseball. È stato il primo giocatore nero riconosciuto ad esibirsi nelle Major Leagues nel ventesimo secolo e continuò a essere il primo a vincere un titolo di battuta, il primo a vincere il premio Most Valuable Player, e il primo ad essere inserito nella Hall of Fame. Ha vinto il primo ufficiale Rookie of the Year award ed è stato il primo giocatore di baseball, nero o bianco, ad essere raffigurato su un francobollo degli Stati Uniti.
Le crude statistiche graffiano solo la superficie nella valutazione di Jackie Robinson come giocatore di baseball. A causa del razzismo istituzionalizzato e la seconda guerra mondiale, non giocò la sua prima partita in major fino all'età di 28 anni, e quindi la sua carriera attraversò solo dieci stagioni. La sua media battuta vita fu un solido .311, ma a causa della brevità della sua carriera, le sue statistiche cumulative sono relativamente insignificanti per gli standard della Hall of Fame. Ma nei suoi primi anni, dai 28 ai 34 anni, Robinson colpì .319 e realizzò una media di più di 110 punti segnati a stagione. Con una media di ottantacinque punti, e la sua media di quasi quindici fuoricampo a stagione fu eccezionale per un middle infielder di quell'epoca. E aveva una media di 24 basi rubate a stagione per una squadra carica di potenza che non aveva bisogno di correre molto spesso. Coloritamente descritto come una tigre in campo e un leone in battuta, il battitore destro Robinson entrava nel box e si opponenva ai lanciatori che gli tiravano addosso - una sfida che spesso accettò. Era un eccellente bunter, bravo a sacrificarsi e sempre una minaccia per metterne uno giù per una valida. Non era noto come un battitore di home-run, ma mostrò una predilezione per i line-drive in tutti i campi, aveva un buon occhio per la zona di strike, e raramente andò strikeout. In tutta la sua carriera in major, ottenne 740 basi su ball e andò strikeout solo 291 volte - un rapporto estremamente impressionante. La seconda base fu la migliore posizione di Robinson. In un sondaggio di "Player's Choice" del 1987, fu votato come il più grande seconda base della sua epoca, pur avendo giocato lì regolarmente per sole cinque stagioni. Anche se non era un giocatore dal grandissimo guanto in senso classico, aveva mani sicure, copriva una vasta zona e possedeva buona attitudine. Per compensare il suo braccio medio usava bene i piedi nei doppi giochi e si sbarazzava della palla rapidamente. Robinson dimostrò anche la sua versatilità giocando regolarmente in prima base, in terza, e nel campo a sinistra quando le esigenze della squadra lo esigevano. Sulla corsa sulle basi, però, la stella di Robinson brillò più luminosa. Era una dinamite sulle corsie - veloce, intelligente, audace e rude. Era il corridore più pericoloso da Ty Cobb, imbarazzando e intimidendo gli avversari e giocando sui loro errori mentali e fisici. L'ex compagno di squadra e allenatore di big-league Bobby Bragan, che inizialmente aveva contestato la presenza di Jackie ai Dodgers, diceva che era il migliore che avesse mai visto in arrivi salvi dopo essere stato catturato in situazioni di trappole. Creava scompiglio prendendo incredibilmente lunghi vantaggi, muovendosi avanti e indietro, e minacciando di rubare in ogni stadio. La sua sola presenza sulle basi era sufficiente a sconvolgere i lanciatori veterani dai nervi d'acciaio. Robinson fece rivivere l'arte di rubare la casa base, realizzandola con successo diciannove volte nella sua carriera - alla pari con Frankie Frisch per il maggior numero dalla prima guerra mondiale. All'età di trentacinque anni nel 1954, diventò il primo National Leaguer nelle rubate in 26 anni, e un anno più tardi divenne uno dei soli dodici uomini a rubare a casa nelle World Series. Durante la sua carriera, Jackie Robinson fu un rivale senza paura. Leo Durocher, suo manager prima e successivamente rivale, si espresse così elegantemente su di lui: "You want a guy that comes to play. But (Robinson) didn't just come to play. He came to beat you. He came to stuff the damn bat right up your ass" (Vuoi che il ragazzo venga a giocare. Ma, Robinson non è venuto solo per giocare. E' venuto a batterti. E' venuto a ficcarti la maledetta mazza esattamente su per il sedere). Jack Roosevelt Robinson nacque il 31 gennaio del 1919, al Cairo, Georgia, una sonnolenta città meridionale vicino al confine con la Florida. Jackie era il più giovane di cinque figli, quattro maschi e una femmina, nata dai poveri mezzadri Jerry e Mallie Robinson. Jerry Robinson abbandonò la famiglia dopo sei mesi che Jackie era nato. Mallie Robinson, una forte donna devotamente religiosa, trasferì la famiglia in difficoltà a Pasadena, in California, nel 1920, quando Jackie aveva quattordici mesi. Lavorò come domestica per sostenere la sua famiglia, e gli avanzi delle cucine delle famiglie in cui lavorava spesso costituivano il loro pasto quotidiano. Con l'aiuto di una agenzia di welfare, la famiglia Robinson acquistò una casa in un quartiere prevalentemente bianco a Pasadena, dove i vicini immediatamente raccolsero una petizione per sbarazzarsi dei nuovi arrivati e si offrirono anche di acquistarla. Quando questi stratagemmi non riscossero successo, la famiglia fu perseguitata per diversi anni. I giovani Robinson dovettero spesso lottare per difendersi, e il giovane Jackie fu coinvolto nella sua quota di baruffe con i giovani bianchi ed ebbe alcuni scontri con le autorità. Il talento atletico di Jackie divenne evidente in età precoce. Ma non era l'unico atleta di talento in famiglia. Suo fratello maggiore Mack diventò una star di classe mondiale in atletica, finendo secondo, nelle 200 yard, a Jesse Owens alle Olimpiadi del 1936. Ma dopo la celebrità olimpica e quella del college, l'unico lavoro che Mack Robinson potè trovare fu come operaio di pulizie per la città di Pasadena. Fu una posizione che ben presto perse. Come nella maggior parte del paese in quel momento, le leggi Jim Crow prevalsero anche a Pasadena. I cittadini neri erano autorizzati ad utilizzare la piscina pubblica della città solo un giorno alla settimana. Quando un giudice ordinò il pieno accesso alla piscina ai cittadini neri, la municipalità rispose licenziando i dipendenti neri, tra cui Mack Robinson. Dopo aver primeggiato nel baseball, football, basket e atletica alla Muir Technical High School e allo Junior College di Pasadena, Jackie declinò molte altre offerte per iscriversi alla University of California di Los Angeles, vicino a casa sua. Robinson si guadagnò fama nazionale presso la UCLA nel 1940 e 1941. Divenne il primo nei quattro sport della scuola e fu chiamato il "Jim Thorpe of his race" per le sue doti multisport. Dovendo correre con Kenny Washington, che in seguito divenne uno dei primi uomini neri a giocare nella National Football League, Jackie aveva una media di 11 e più yard corse da junior. Sports Weekly lo definì "the greatest ball carrier on the gridiron today". Sul campo da basket Jackie guidò la Pacific Coast Conference nei punti segnati come junior e come senior. Anche se non venne chiamato nel primo, secondo o terzo all-conference teams, un allenatore lo definì "il miglior giocatore di basket negli Stati Uniti". Già detentore del record nazionale nel salto in lungo nello Junior College, vinse il titolo nel salto in lungo NCAA e, probabilmente, sarebbe andato alle Olimpiadi 1940 se non fossero state cancellate dalla guerra in Europa. Inoltre, vinse campionati di nuoto, raggiunse le semifinali del torneo nazionale di tennis Negro, ed era interbase titolare dei Bruins della UCLA. Il baseball era probabilmente lo sport più debole di Robinson all'università, anche se era stato votato il giocatore più importante dello junior college baseball della Southern California. I problemi finanziari in casa Robinson lo costrinsero a lasciare il college nel suo anno da senior a pochi crediti dalla laurea. Lavorò come preparatore atletico per la National Youth Administration e giocò a football semipro per i Bulldogs di Los Angeles. Nell'autunno del 1941, firmò per giocare a football professionistico con i Bears di Honolulu. Già attrazione per il pubblico e un eroe nella comunità nera, ottenne una maggiore pubblicità come "the sensational all-American halfback".
Al ritorno a casa dalle Hawaii poco dopo Pearl Harbor, Robinson venne arruolato nell'esercito nel 1942. Di stanza a Fort Riley, Kansas, gli fu inizialmente negato l'ingresso nell'Officer Candidate School nonostante il suo background del college. L'intervento di un commilitone, il grande boxer Joe Louis, anch'egli di stanza alla base, riuscì a invertire la decisione. Eppure, a Jackie non fu permesso di giocare nella squadra segregata di baseball del campo, e questo lo fece infuriare a tal punto che si rifiutò di giocare nella squadra di football, anche quando gli ufficiali superiori spinsero a farlo. Dopo lo OCS, Robinson venne nominato funzionario morale per le truppe nere a Fort Riley e ottenne dei riconoscimenti che prevedibilmente fecero arrabbiare alcuni pezzi grossi al comando. Riassegnato a Ford Hood, in Texas, Jackie continuò la sua polemica. Il 6 luglio del 1944 sfidò gli ordini del conducente bianco di un autobus che lo obbligava a spostarsi verso la parte posteriore del bus "dove le persone di colore si sentivano a loro agio". Quando il preposto maresciallo di polizia e i militari della base appoggiarono il conducente, Robinson contestò con veemenza e venne sottoposto alla corte marziale. Di fronte a un congedo disonorevole, Jackie ebbe la meglio nell'udienza. Ma l'esercito ne aveva avuto abbastanza del polemico giovane tenente nero e rapidamente se ne liberarono con un congedo onorevole. E' ironico che le difficoltà di Jackie Robinson con l'autorità bianca in campo militare lo portarono direttamente alla sua ascesa alla cima della lista di candidati di Branch Rickey per rompere la barriera del colore del baseball. Rickey, l'orchestratore della desegregazione del baseball organizzato, era il presidente, general manager, e in parte proprietario dei Brooklyn Dodgers. Gli scouts di Rickey erano stati mandati per un certo periodo di tempo in maniera clandestina a perlustrare le Negro Leagues per cercare il talento della major league prima di intercettare Robinson e rompere il non scritto, e diligentemente applicato, accordo tra gentiluomini che vietava ai neri la partecipazione al baseball organizzato. Rickey era alla ricerca di un pioniere nero che, oltre a possedere il requisito del talento fosse educato, sobrio, e abituato a competere con e contro gli atleti bianchi. Robinson incontrò tali condizioni. Era cresciuto in un ambiente meticcio, aveva frequentato la scuola con i compagni bianchi, ed era iscritto alla UCLA. Era stato un ufficiale militare. Parlava bene, ed era simpatico e a proprio agio di fronte alle folle. Aveva sperimentato il bagliore dei riflettori e si crogiolava in esso. Inoltre, estremamente importante per il pio Rickey c'era il fatto che Robinson non fumava e non beveva. Né era un donnaiolo, e aveva intenzione di sposare la sua fidanzata del college, Rachel Annetta Isum. Inoltre, Jackie era un metodista, come Rickey, e lui in modo casuale condivideva il compleanno con Branch Rickey Jr. Jackie e Rachel si sposarono a Los Angeles il 10 febbraio 1946. Certamente c'erano altri giocatori di baseball neri che possedevano le qualifiche chieste da Rickey. Monte Irvin e Larry Doby erano due ovvi candidati. Ma quando Rickey aveva inviato i suoi scouts a setacciare la nazione per il miglior giocatore nero, Irvin e Doby erano all'estero, sempre nelle forze armate. Robinson, anche se era ben lungi dall'essere considerato il miglior giocatore di baseball delle Negro Leagues, era disponibile a causa della conclusione anticipata del suo obbligo militare. Dopo il congedo, Robinson si era unito i Kansas City Monarchs della Negro American League per la stagione 1945. I Monarchs, una delle franchigie di maggior successo nelle Negro Leagues, erano stati devastati dalle esigenze di manodopera della guerra, ma il loro roster includeva ancora stelle come il veterano Ted "Double Duty" Radcliffe, Hilton Smith e Satchel Paige. L'appariscente veterano interno Jesse Williams andò in seconda base per fare spazio a Jackie all'interbase. Anche se Robinson aveva colpito oltre .300 ed aveva mostrato velocità e potenza come rookie, non gli piaceva la vita nomade e spesso chiassosa ed era furioso per le leggi di Jim Crow che i Monarchs spesso incontravano sulla strada. Il 23 ottobre del 1945, fu annunciato al mondo che Robinson aveva firmato un contratto per giocare a baseball per i Royals di Montreal della International League, il top team nelle minor league dell'organizzazione dei Dodgers. Robinson aveva effettivamente firmato pochi mesi prima. In quel leggendario incontro, Rickey strappò la promessa a Jackie che avrebbe trattenuto la sua lingua tagliente e i veloci pugni in cambio dell'opportunità di rompere la barriera del colore del baseball organizzato. Il movimento di integrazione in generale aveva preso slancio durante la Seconda Guerra Mondiale quando i soldati americani neri avevano combattuto ed erano morti accanto ai bianchi. In realtà, il decennio che porta alla firma di Robinson era stato segnato da notevoli progressi negli sforzi per ottenere la parità dei diritti delle minoranze in tutti gli aspetti della vita. Eppure i magnati della Major League Baseball ostinatamente resistevano agli sforzi per integrare lo sport, rifiutando di considerare i giocatori di colore anche se il pool di talenti era stato impoverito dalla guerra ed erano stati aggiunti ai roster della big league vecchi giocatori con un braccio e una gamba, adolescenti, e inadatti al servizio militare. Ma nel novembre del 1944, il veterano Commissioner del Baseball Kenesaw Mountain Landis, che era contro l'integrazione, morì di un attacco di cuore. La scomparsa di Landis fu la pausa necessaria per Rickey per iniziare ad attuare il suo piano per integrare i Dodgers. Quando la firma di Robinson venne resa pubblica, la notizia fu diffusa sui giornali bianchi e generalmente ricevette positive recensioni nelle pubblicazioni nazionali nonostante le obiezioni e gli attacchi dai settori prevedibili. Ma Rickey e i Dodgers affrontarono la disapprovazione quasi unanime dalla struttura organizzata del baseball. Dopo che il furore iniziale si spense, iniziò una campagna per sminuire il talento di Robinson. Il New York Daily News valutò le possibilità di successo di Robinson da 1000 a 1. Un editoriale nel The Sporting News ritenne Robinson un giocatore di abilità di Classe C e predisse: "Le maree della concorrenza nell'International League lo sommergeranno". La star dei Cleveland Indians, il pitcher Bob Feller, disse che Robinson aveva "spalle da football e non poteva colpire un lancio interno per salvarsi il collo". Muscolarmente costruito con un collo grosso e spalle larghe, Robinson aveva l'aspetto più simile a un halfback che a un interno. Aveva sofferto di rachitismo da bambino e camminava con un'andatura da piede varo, ma sul diamante si muoveva con sorprendente rapidità. Era alto 1.80 e pesava 86-88 chili, anche se si irrobustì notevolmente nelle ultime fasi della sua carriera. Nei decenni precedenti l'entrata di Robinson nel baseball organizzato, ci furono diversi major leaguers la cui tonalità della pelle causò dei dubbi sulle loro origini razziali. Non potevano esserci dubbi sul colore ebano dalla pelle di Jackie Robinson. Il columnist John Crosby lo chiamava "the blackest black man, as well as one of the handsomest, I ever saw" (il nero più nero, così come uno dei più belli, che abbia mai visto). Afflitto da un braccio dolorante durante lo spring training dei Royals del 1946, Jackie giocò male, generando numerose rivendicazioni del tipo "te l'avevo detto". Ma quando Montreal iniziò la stagione il 18 aprile del 1946, contro i Jersey City Giants al Roosevelt Stadium di Jersey City, Robinson stava giocando in seconda base e batteva secondo nell'ordine di battuta. La prima apparizione del ventesimo secolo di un giocatore nero riconosciuto nel baseball organizzato fu un'anteprima di cose a venire. Di fronte ad una platea gremita, Jackie colpì quattro valide e segnò quattro volte per portare Montreal alla vittoria per 14-1. Dopo aver battuto un groundout nel suo primo at-bat, fece saltare la palla oltre la recinzione a sinistra per un homer da tre punti nel terzo inning. Nel quinto inning fece un bunt valido, rubò la seconda, e fece una giocata audace nel rubare la terza base su un grounder sul difensore di terza. Dalla terza base cominciò a ballare lontano dal sacco, sfrecciando avanti e indietro e bluffando sulla rubata fino a quando il lanciatore tormentato commise un balk. Due inning più tardi, colpì duramente un singolo a destra e rubò di nuovo la seconda base prima di segnare su un triplo. Nell'ottavo, Jackie mise di nuovo a terra un bunt valido. Ancora una volta prese una base supplementare , avanzando dalla prima alla terza su un infield singolo, e di nuovo segnò provocando un balk del pitcher di Jersey City. Il giorno dopo, la notizia del Pittsburgh Courier diceva: "Jackie Stole the Show". Secondo Joe Bostic dell' Amsterdam News di New York City: "Ha fatto di tutto, ma ha aiutato gli uscieri a far sedere la folla". La difesa del Baseball nel mantenere il gioco segregato poggiava principalmente su due punti. Il primo era la tesi che i giocatori di colore non fossero proprio abbastanza buoni da meritare al momento una prova nelle major. Il secondo era incentrato sulle preoccupazioni finanziarie - la paura che i tifosi bianchi non avrebbero pagato per guardare i giocatori della Negro e non volevano sedersi in tribuna accanto ai fans neri. C'era anche molta finta preoccupazione circa l'impatto finanziario sulle costituite Negro Leagues.
Ma il primo anno di Jackie Robinson nel baseball organizzato enfaticamente dissipò quelle fiacche scuse. Era una sensazione sul campo, i Royals dominarono l'International League, ed i tornelli canticchiavano. Grazie a Jackie, i Royals stabilirono un nuovo record di affluenza a Montreal, e il suo impatto in trasferta era ancora più grande, facendo triplicare, rispetto all'anno precedente, la partecipazione alle partite dei Royals in altre città dell'International League. Più di un milione di persone andarono a vedere le performance di Robinson e dei Royals in quell'anno, una cifra incredibile per le minor leagues a quel tempo. Nella stagione, Robinson fu leader della League con una media battuta di .349, realizzando 113 punti in 124 partite, e pure nelle basi rubate. Le sue quaranta basi rubate erano le seconde più alte nel campionato e fu leader delle seconde basi della League in difesa. Jackie portò i Royals al pennant dell'International League, con un margine di diciannove partite e mezza, e alla vittoria nelle Little World Series. Dopo la serie, i fans in estasi vollero issare Jackie sulle spalle nella celebrazione, ma Jackie aveva un aereo da prendere. Lo inseguirono per tre isolati, inducendo un giornalista ad osservare: "E' stato probabilmente l'unico giorno nella storia che un uomo nero correva inseguito da una folla bianca animata nelle loro menti dall'amore invece che dall'odio".
In preparazione per la campagna 1947 i Brooklyn Dodgers e la loro top farm effettuarono lo spring training a L'Avana, Cuba. Sulla base della sua performance a Montreal sembrava scontato che Robinson avrebbe avuto una chance con la prima squadra, ma era ancora nel roster dei Royals, quando gli allenamenti iniziarono. Rickey aveva scelto L'Avana per evitare gli atteggiamenti razzisti dei centri di spring trainings nel sud. Il suo piano era quello di consentire ai veterani dei Dodgers di abituarsi gradualmente ad avere Jackie intorno e vedere di persona quella che sarebbe stata una risorsa alle loro prospettive di pennant. Altri tre giocatori neri, Roy Campanella, Don Newcombe e Roy Partlow, erano anche a portata di mano. Rickey programmò una serie di sette partite dimostrative tra i Dodgers e i Royals per mostrare le abilità di Robinson, e Jackie dominò le gare con una media battuta di .625. Un problema che Rickey e Robinson dovettero superare fu che i Dodgers avevano Eddie Stanky che giocava in seconda base. Pertanto, venne stabilito che Robinson avrebbe fatto il suo debutto in major league in prima base, una strana posizione per un uomo che era sempre stato coinvolto nell'azione al centro del diamante. Durante il training camp, sorse un grosso problema quando un nucleo di sudisti del team iniziò a far circolare una petizione contro Robinson. I dissidenti furono guidati dall'outfielder Dixie Walker, che inizialmente respinse la notizia della firma di Robinson con il commento: "Finché lui non è con i Dodgers, non sono preoccupato". Rickey e il manager Leo Durocher prontamente bloccarono la mini ribellione. Poco dopo, Durocher, un accanito sostenitore di Robinson, ricevette una sospensione di un anno dall'ufficio del Commissioner per l'associazione con giocatori d'azzardo e altri personaggi "poco raccomandabili". Rickey abilmente approfittò della copertura fornita dal clamore risultante per trasferire tranquillamente Robinson nel roster dei Brooklyn. Contrariamente alle fosche previsioni, la prima stagione di Robinson nelle major leagues andò abbastanza liscia poichè il rookie rimase fermamente fedele alla promessa fatta a Rickey di porgere l'altra guancia. La tensione che circondava la sua prima partita venne disinnescata da una serie di partite dimostrative preseason contro i New York Yankees, e il debutto nell'opening day di Jackie contro i Braves fu in realtà un po' deludente. Ricevette minacce di morte quando il club andò a Cincinnati, ma, in una storia spesso raccontata ma non documentata, l'interbase dei Dodgers Pee Wee Reese, un figlio nativo del Kentucky, mise un braccio sulle spalle del nervoso infielder rookie in una coraggiosa pubblica dimostrazione di sostegno. Più tardi, uno sciopero minacciato dai St. Louis Cardinals venne cortocircuitato da una dimostrazione di forza del presidente della League, Ford Frick. La peggiore esperienza di Jackie arrivò per mano dei Philadelphia Phillies. Guidati dal manager Ben Chapman, i Phils attaccarono Robinson così crudelmente che poi ammise: "Mi ha portato così vicino a crollare come non lo sono stato mai". Ma l'episodio di Chapman in realtà servì a rafforzare il sostegno per Robinson e convertì anche alcuni dei suoi detrattori. Stanky, che inizialmente si era opposto a giocare con Robinson, sfidò i Phillies a prendersela con qualcuno che potesse reagire. La reazione del pubblico contro Chapman fu così forte che dovette chiedere a Robinson di posare con lui per una foto per salvare il suo lavoro. Jackie gentilmente accettò. Nella sua stagione da rookie, Robinson colpì .297, leader della League con ventinove basi rubate, e secondo nella NL con 125 punti segnati. In 151 partite battè 175 valide, tra cui 12 fuoricampo. Di solito era secondo nell'ordine di battuta, mentre ricevette la base su ball settantaquattro volte e condusse la League nelle battute di sacrificio. In difesa, i suoi sedici errori in prima base furono il secondo totale più alto nel campionato, ma la sua difesa fu generalmente considerate adeguata.
Con Robinson, la più grande aggiunta al lineup, i Dodgers vinsero il pennant della National League. Nelle World Series, Jackie e la sua squadra persero con i potenti Yankees in un'emozionante serie di sette partite. La stagione 1947 fu la prima in cui la piena adesione della Baseball Writers Association of America selezionò un Rookie of the Year, e Robinson sconfisse Larry Jansen, vincitore di ventuno partite per i New York Giants. Nella votazione National League Most Valuable Player, arrivò quinto. Alla fine della stagione, Dixie Walker ammise che "Robinson era tutto quello che aveva detto Branch Rickey quando era arrivato da Montreal". L'integrazione in major league procedette senza incidenti critici. Anche se Robinson era stato disprezzato da alcuni dei suoi compagni di squadra, era stato molestato dagli avversari banchi, aveva ricevuto una dieta costante di fastballs vicino alla testa, lui fedelmente rispettò la sua promessa a Rickey di porgere l'altra guancia. Jackie non reagì neanche quando il veterano outfield Enos "Country" Slaughter dei Cardinals cercò deliberatamente di mutilarlo con i suoi spikes nella partita del 20 agosto all'Ebbets Field. In realtà, il "Great Experiment" del baseball fu un enorme successo. Nonostante le preoccupazioni dei proprietari, l'integrazione si era rivelata una manna finanziaria per la Major League Baseball. Robinson e i Dodgers eclissarono il record di presenze in casa che avevano realizzato l'anno precedente. Superarono pure il record di presenze per singola partita di ogni ballpark della National League in cui giocarono nel corso della stagione 1947, con l'eccezione del Crosley Field di Cincinnati, dove il record di presenze per la prima partita di notte ebbe il sopravvento. Verso la fine della stagione, Jackie venne festeggiato dai tifosi con una giornata in suo onore. Alla fine dell'anno, finì secondo in classifica dietro al cantante Bing Crosby in un popolare sondaggio nazionale.
Prima della stagione 1948, Eddie Stanky fu scambiato con i Boston Braves per consegnare la seconda base dei Dodgers a Robinson. Jackie andò al camp fuori forma ed ebbe una brutta partenza. Venne spostato di nuovo in prima base per trenta partite, mentre l'utilityman Eddie Miksis presidiò la seconda. Alla fine, Gil Hodges emerse come regolare prima base del club, e Robinson tornò in seconda. Terminò forte al piatto, chiudendo l'anno con una media battuta di .296 e fu leader dei titolari della seconda base della League nella percentuale fielding. Trascorse più tempo nelle posizioni di potenza nell'ordine di battuta, realizzando 85 RBI, al top nella squadra che finì con un deludente terzo posto.
Nel 1949, Robinson ottenne la migliore stagione della sua carriera, che costituisce i suoi highs in carriera per partite giocate, valide, media battuta, slugging, RBI e basi rubate, con i Dodgers che vinsero il pennant della National League per una sola partita. Vinse il titolo di battuta con una media di .342 e il suo record di trentasette basi rubate furono il totale più alto nella NL da diciannove anni. Arrivò secondo in campionato negli RBI (124), valide (203) e nella percentuale di arrivi in base (.432), e terzo nella media slugging (.528), punti segnati (122), doppi (38), tripli (12). I suoi sforzi furono premiati con la sua elezione come National League Most Valuable Player. Robinson ebbe altre due stagioni splendide nel 1950 e nel 1951, battendo .328 e .338, terminando rispettivamente secondo e terzo nella media battuta. Entrambi gli anni i Dodgers persero il pennant all'ultimo giorno della stagione, anche se l'eroismo di Jackie li tenne in corsa fino all'amara fine. Nel 1951, le sue spettacolari giocate forzarono i playoff con i Giants che sarebbero poi stati decisi dal fuoricampo epocale di Bobby Thomson. Nell'ultima partita di regular season contro i Phillies, Robinson aveva impedito il punto vincente nel nono inning con una sensazionale presa in tuffo, e colpì il fuoricampo game-winning nel quattordicesimo inning. I Dodgers tornarono al top della classifica della National League nel 1952 con Robinson che colpì .308, segnò 104 punti, rubò ventiquattro basi, e centrò diciannove homer. Durante la stagione 1953, Jackie Robinson visse il suo momento più bello. Aveva lavorato duramente per mettere a punto la sua difesa in seconda base. Nel 1951 era al secondo posto tra i difensori della seconda base della National League e nei doppi giochi, e si ripetè come leader dei doppi giochi nel 1952. Ma i Dodgers avevano un giovane seconda base nero nel loro system, Jim Gilliam, che era pronto per il grande momento. Jackie gentilmente accettò di trasferirsi in un'altra posizione per fare spazio al rookie. Il trentaquattrenne veterano giocò settantasei partite in campo esterno, e sembra quarantaquattro volte in terza base, nove volte in seconda, e sei volte in prima base durante la campagna 1953. Giocò all'interbase in una partita, l'unica volta che aveva giocato nella sua posizione originale da major leaguer. Colpì .329, 95 RBI, e segnò 109 volte. Gilliam sapientemente riempì il posto del leadoff dei Dodgers e fu scelto come Rookie National League of the Year. Il 1954 fu l'ultima buona stagione di Robinson. Ancora una volta fece la spola tra il campo sinistro e la terza base, battè .311, ma l'età e gli infortuni accumulati cominciavano a farsi sentire. Rubò solo sette basi e perse trenta partite. Nel 1955, l'anno in cui i Brooklyn Dodgers conquistarono le loro prime World Series, Robinson ebbe la peggiore stagione, statisticamente parlando, della sua straordinaria carriera. Condivise la terza base con Don Hoak, e apparve in campo in meno di 100 partite battendo solo .256. Nell'epica vittoria delle World Series dei Dodgers, Robinson giocò in terza base per sei delle sette partite e anche se aveva battuto male, segnò cinque volte, compresa la sua scioccante rubata di casa base in Gara 1. Jackie riuscì a colpire .275 nel 1956, la sua ultima stagione, pur condividendo la terza base con il neo acquisto Randy Jackson e, occasionalmente, giocando in seconda. Anche se era solo l'ombra di sé stesso, il trentasettenne veterano era ancora una forza al piatto e sulle basi. In sette partite delle World Series, perse dai Dodgers contro gli Yankees, Jackie prese cinque basi su ball, segnò cinque volte, e colpì un home run. Andò strikeout nella sua ultima at-bat professionistica, ma opportunamente si congedò combattendo. Il ricevitore degli Yankees,Yogi Berra, dovette eliminarlo in prima base dopo aver perso il terzo strike. Gli ultimi anni di Jackie con i Dodgers non furono armoniosi. Non gli piaceva nè il manager Walt Alston nè il proprietario Walter O'Malley, il cui gioco di potere costrinse Branch Rickey ad abbandonare i Brooklyn nel 1950. Anche se i Dodgers avevano vinto il pennant nel 1956, il nucleo dominante di una volta era invecchiato. Robinson stesso non era più un top performer sul campo ed era diventato sempre più schietto sulle questioni razziali sia all'interno che all'esterno del baseball. I responsabili dei Dodgers speravano che si dimettettesse con garbo, ma Jackie rifiutò di annunciare il suo ritiro. Infine, il club gli forzò la mano scambiandolo con i New York Giants il 13 dicembre 1956 per il pitcher Dick Littlefield e 30.000 $ in contanti. Il 22 gennaio del 1957 fu annunciato il ritiro dal baseball di Robinson in un articolo esclusivo della rivista Look, in cui diede un paio di colpi di commiato alle restanti squadre segregate nelle major. Jackie aveva effettivamente deciso di ritirarsi prima di essere scambiato con i Giants, ma non poteva dire nulla prima a causa del suo contratto con Look. I Giants riferirono che gli avevano offerto 60.000 $ per rimanere, e la prospettiva di giocare a fianco di Willie Mays sicuramente lo aveva allettato. Ma quando il GM dei Brooklyn, Buzzy Bavasi, fece sapere pubblicamente che Robinson stava solo cercando di utilizzare l'articolo di una rivista per ottenere un contratto migliore, decise di dimostrare ai Dodgers che si sbagliavano e rifiutò l'offerta dei Giants. Anche se la carriera di Robinson come giocatore di baseball della major league era finita, lui non aveva intenzione di ritirarsi dai riflettori. Divenne vice presidente della compagnia del caffè Chock full o'Nuts e servì come presidente del consiglio della Board of Freedom National Bank, nata per fornire prestiti e servizi bancari alle minoranze che erano in gran parte ignorate dall'organizzazione delle banche. Fu autore di diverse opere autobiografiche, scrisse una colonna settimanale sui giornali, e partecipò ad un programma radiofonico. In precedenza provò anche a recitare da protagonista nel film The Jackie Robinson Story. Robinson rimase un portavoce non ufficiale per gli afro-americani e un crociato instancabile per i diritti civili. Fu coinvolto in politica. Anche se era un forte sostenitore di Martin Luther King e della NAACP, appoggiò Richard Nixon contro John F. Kennedy alla presidenza nel 1960 perché la sua sensazione era che Kennedy non aveva fatto "la sua campagna al fine di conoscere le persone di colore". Secondo quanto riferito fu un'azione che in seguito rimpianse amaramente. Nel 1962 Robinson venne eletto nella National Baseball Hall of Fame, insieme con l'ex pitcher dei Cleveland il grande Bob Feller, che una volta aveva predetto che le "spalle forti" di Jackie gli avrebbero impedito di colpire i lanciatori della major. Pochi anni dopo il suo ritiro dal baseball, Robinson ammise che soffriva di diabete. La sua salute era compromessa dalla malattia e all'età di cinquantatré anni subì un fatale attacco di cuore nella sua casa a Stamford, Connecticut. Morì il 24 ottobre del 1972, pochi mesi dopo il suo numero 42 fu ufficialmente ritirato dai Dodgers. Anche se lui aveva sempre negato, non c'è evidenza che Robinson potesse essere stato il primo diabetico insulino dipendente a giocare nelle major league, nonostante la sua affermazione che non gli era stata diagnosticata quando era un giocatore in attività. Ma l'ex grande tennista Bill Talbert, un caro amico di Robinson e il primo atleta famoso conosciuto per aver giocato con il diabete, credeva che Jackie fosse diventato insulino dipendente a metà carriera. "Penso che a Jackie potesse sembrare una debolezza. Con tutta la pubblicità sui neri nel baseball, non voleva un'altra cosa di cui parlare", disse Talbert dopo la morte di Robinson.
Più di due mila persone riempirono Riverside Church nell'Upper West Side di Manhattan per ascoltare il giovane reverendo Jesse Jackson recitare l'elogio a Jackie Robinson. Decine di migliaia in fila per le strade di Harlem e di Bedford-Stuyvesant guardarono il passaggio della sua processione lunga un km e 1/2.Robinson fu sepolto a Cyprus Hill Cemetery di Brooklyn, insieme con la madre Zellee Isum e suo figlio Jack Roosevelt Jr.
Poco dopo la sua morte le traversie e le imprese di Robinson furono oggetto di un musical a Broadway, The First. Nel 1987, nel 40° anniversario della sua rottura della barriera del colore, il "Rookie of the Year Award" venne rinominato "Jackie Robinson Award" in onore del suo primo destinatario. Nel cinquantesimo anniversario del suo debutto, il suo numero 42 è stato definitivamente ritirato da tutte le squadre di major league, anche se attualmente i giocatori che già indossano il numero sono stati autorizzati a mantenerlo per il resto della loro carriera.
Tra gli aggettivi spesso usati per descrivere il temperamento personale di Robinson c'è impavido, coraggioso, dinamico, provocatorio e fiero. Ma l'aggettivo più utilizzato è probabilmente aggressivo. E' una parola che definisce la sua vita pubblica come instancabile attivista contro la discriminazione così come la sua storia nel realizzare la carriera atletica. Jackie, che non era noto per l'autolesionismo, aveva fatto la più grande sottovalutazione della sua vita nel 1945 all'annuncio della sua firma: "Forse sto facendo qualcosa per la mia razza".
Jackie Robinson è un esempio per tutti: Ha resistito alle derisioni, agli insulti, ai boicottaggi, alle minacce di morte, all'isolamento e all’ immensa pressione ed è diventato il miglior giocatore completo della National League. Jackie Robinson disse: - Una vita non è importante eccetto per l’impatto che ha su altre vite. - Sopra ogni cosa, odio perdere. Jackie Robinson campione di basket, football, baseball e atletica alla UCLA dal 1939 al 1941. Nel football era uno dei quattro giocatori di colore della squadra UCLA del 1939. Ironia della sorte aveva battuto appena .097 nella sua unica stagione di baseball Nel 1938 e nel 1939, Jackie Robinson con la squadra di baseball dello Junior College di Pasadena Robinson servì come ufficiale nella U.S. Army dal 1942 al 1944 Jackie Robinson giocò con i Kansas City Monarchs delle Negro American League nel 1945 Jackie Robinson allo spring training a L'Avana, Cuba, il 1° marzo del 1947 Nel 1945, Jackie Robinson firma il contratto con i Montreal Royals dell'International League, l'affiliata di triplo A dei Brooklyn Dodgers Jackie Robinson debutta con i Royals a Jersey City il 18 aprile 1946. Secondo quanto riferito, c'erano 52000 fans al Roosevelt Stadium. Nel primo at-bat Robinson colpì un groundout sull'interbase. La volta successiva, con Tom Tatum e George Shuba in base, colpì un home run a sinistra contro Warren Sandell. Shuba (# 13), un bianco di Youngstown, Ohio, aspettò Robinson, il suo compagno di squadra nero, per stringergli la mano. Il giornalista premio Pulitzer del New York Times, Dave Anderson scrisse: "Shuba ha teso la sua mano destra e ha stretto quella di Robinson - Un momento semplice, silenzioso, determinante nella storia del baseball" Il manager dei Dodgers Leo Durocher e Jackie Robinson si stringono la mano durante lo sping training a L'Avana nel 1947 La prima pagina del New York Daily News dell'11 aprile 1947 - Jackie Robinson rompe la barriera del colore del baseball giocando il 15 Aprile 1947 per i Brooklyn Dodgers 1947 - Questa immagine dove Jackie Robinson stringe la mano al General Manager dei Brooklyn Dodgers, Branch Rickey, accettando i termini dell'accordo fu non solo un cambiamento del baseball, ma un cambiamento nell'America. Branch Rickey ebbe una lunga conversazione con Jackie e volle sapere se sarebbe stato in grado di sopportare l'abuso razziale a cui sicuramente sarebbe stato sottoposto senza reagire. "Siete alla ricerca di un negro che ha paura di combattere?" chiese Jackie. Rickey rispose che era alla ricerca di qualcuno "con abbastanza fegato da non reagire". Jackie acconsentì e Rickey gli firmò un contratto di 600 dollari al mese. "Non c'è un americano libero in questo paese fino a quando ognuno di noi non è libero" - Jackie Robinson Una foto autografata dai Dodgers del 1947, l'anno da rookie di Jackie Robinson Jackie Robinson mentre firma autografi ai giovani fans nel dugout dei Dodgers all'Ebbets Field l'11 aprile del 1947 Jackie Robinson con i suoi compagni nel dugout dei Dodgers nel 1947 Da sinistra, John Jorgensen, Pee Wee Reese, Ed Stanky e Jackie Robinson all' Ebbets Field di New York il 15 Aprile 1947 Pee Wee Reese e Jackie Robinson nel dugout dello Yankee Stadium nel 1947 Jackie Robinson, a sinistra, posa assieme al manager dei Philadelphia Phillies, Ben Chapman, prima di giocare la sua prima partita a Philadelphia il 9 maggio 1947. Nelle partite giocate ad aprile a NY Ben Chapman insultò ripetutamente Jackie Robinson con frasi e atteggiamenti razzisti inimicandosi anche parte dell'opinione pubblica restia ad accettare la rottura della barriera del colore nel baseball 1947 - Esempi di lettere di odio ricevute da Jackie Robinson quando fece la sua apparizione nelle major Jackie Robinson in azione nel 1947, la sua stagione da rookie Jackie Robinson scivola salvo nel quarto inning, battendo il catcher dei Pirates Howell durante una partita del 1947 22 aprile 1947 - Jackie Robinson viene eliminato dal tiro dell'esterno Ron Northey dei Phillies a casa base nel sesto inning. Il catcher che ha effettuato la toccata è Andy Seminick e l'arbitro Bill Stewart chiama l'out. Di spalle Bruce Edwards (# 10) 1947 - Jackie Robinson in prima mentre effettua una presa nella partita contro i Giants 1947 - Jackie Robinson viene eliminato in una trappola tra seconda e terza base 1947 - Pochi mesi dopo che Jackie Robinson aveva debuttato con i Dodgers, Larry Doby, a destra, divenne il primo giocatore nero nell'American League con i Cleveland Indians 1947 - Jackie Robinson con il figlio Jackie Jr. Robinson con la moglie, Rachel, e l'attore Bill "Bojangles" Robinson, dopo aver ricevuto in regalo una macchina dai fans, il 24 settembre del 1947 J.G. Taylor Spink, a sinistra, editore di lunga data del The Sporting News, premia Jackie Robinson con lo Sporting News Rookie of the Year il 26 settembre del 1947 Jackie Robinson riceve il primo J. Louis Comiskey Memorial Award Most Valuable Major League Rookie per il 1947 votato dalla Baseball Writers Association of America
Jackie Robinson, prima base dei Brooklyn Dodgers, riceve un libro da un fan sugli spalti e glielo restituisce autografato, durante lo spring training dei Dodgers a Ciudad Trujillo, ora Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, il 6 marzo 1948 1948 - Jackie Robinson, a destra, con altri due veterani delle Negro League e futuri Hall of Famer Larry Doby e Satchel Paige, al centro, che a luglio iniziò a giocare con i Cleveland Indians Il 22 agosto 1948, Jackie Robinson, a destra, ruba casa base salvo mentre il catcher dei Boston Braves Bill Salkeld è sbilanciato per raccogliere il lancio al piatto durante il quinto inning all'Ebbets Field Robinson aveva un talento naturale per rubare casa base come evidenziato nelle foto qui inserite. Jackie ruba casa base nel quinto inning della partita del 28 settembre 1948 contro i Boston Braves. Il battitore dei Dodgers è Carl Furillo, il catcher dei Braves è Phil Masi e l'arbitro è George Barr. I Dodgers vinsero la partita 9-8, ma i Braves avrebbero vinto il pennant e i Dodgers sarebbero finiti al terzo posto Jackie Robinson e il compagno di squadra Roy Campanella a insegnare il basket allo YMCA di Harlem il 15 novembre del 1948 20 luglio 1949 - Due foto di Jackie Robinson colpito alla mano sinistra da un lancio del pitcher dei Pittsburgh Elmer Riddle. Il catcher è Eddie Fitzgerald e l'arbitro è Al Barlick Robinson si congratula a casa base con il grande Stan Musial dei St. Louis Cardinals dopo il suo fuoricampo nell'All-Star Game del 1949 all'Ebbets Field di Brooklyn. Il catcher dell'AL è Birdie Tebbetts dei Boston Red Sox Jackie Robinson con Sid Gordon dei New York Giants, al centro, e il grande Joe DiMaggio dei New York Yankees durante l'All-Star Game del 1949 Jackie Robinson e gli altri giocatori dei Dodgers celebrano la vittoria del pennant della National League nel mese di ottobre del 1949 Il presidente della NL Ford Frick consegna a Robinson la mazza d'argento e una targa per la conquista del titolo di battuta della National League nel 1949 Jackie Robinson e il lanciatore degli Yankees Joe Page nel programma radiofonico di Bob Hope pochi giorni dopo la fine delle World Series del 1949, che ha visto i Bombers di Page battere i Bums di Robinson 1950 - Jackie Robinson ascolta il GM dei Dodgers, Branch Richey, prima di firmare il suo nuovo contratto di 35000 $. Questo contratto fece di Robinson il giocatore più pagato nella storia dei Dodgers Jackie Robinson e altri giocatori dei Dodgers esaminano l' "arbitro automatico" durante lo spring training del 1950. Il dispositivo era stato sviluppato dagli ingegneri della GE per chiamare i ball e gli strike ed è stato testato dai Dodgers sul campo in quella primavera Il 2 luglio 1950, Jackie Robinson ruba casa base nel quarto inning della prima partita di un doubleheader contro i Philadelphia Phillies. Robinson aveva rubato mentre il catcher dei Phillies, Andy Seminick, stava aspettando che arrivasse il lancio. Il battitore dei Dodgers, Gil Hodges, si scansò per permettere a Robinson di scivolare indisturbato. I Phillies sconfissero i Dodgers 6-4 Fred Frick, presidente della National League consegna a Jackie Robinson il Most Valuable Player della NL per il 1949. La cerimonia fu fatta prima della partita serale dei Dodgers con i Braves all'Ebbets Field il 6 luglio 1950. Jackie, infortunatosi in una partita con i Giants, non scese in campo Robinson giace a terra dopo essere stato colpito da un lancio di Bill Pierro dei Pirates nel quarto inning della prima partita del doubleheader del 19 settembre del 1950. Il catcher è Clyde McCullough e l'arbitro è Artie Gore Jackie Robinson promuove il film biografico del 1950 "The Jackie Robinson Story", firmando una super mazza che ne riporta il titolo. Robinson stesso recitò nel film La locandina del film "The Jackie Robinson Story" Jackie Robinson sul set di "Jackie Robinson's Sport Classroom", uno spettacolo che trasmesso dalla WPIX a New York il 12 dicembre del 1950 I Dodgers celebrano nella clubhouse la vittoria sui Philadelphia Phillies al 14° inning nell'ultima partita della regular season del 1951 che li porta al primo posto della NL con i Giants. Da sinistra a destra: Preacher Roe, Waine Terwilliger, Jackie Robinson, Pee Wee Reese, Duke Snider, Chuck Dressen e Carl Erskine Jackie Robinson con Chuck Dressen, manager dei Dodgers dal 1951 al 1953, dopo la vittoria sui Philadelphia Phillies. Grazie al fuoricampo di Robinson nel 14° inning dell'ultima partita della regular season del 1951 i Dodgers finirono primi della NL assieme ai Giants Robinson protesta con l'arbitro Al Barlick il 6 settembre del 1952 durante una partita contro i Giants Jackie Robinson, al centro, con i compagni di squadra Duke Snider, a sinistra, e Pee Wee Reese mentre sorreggono la mazza commemorativa di campioni della National League del 1952 1953 - Jackie Robinson e sua moglie ammirano la scarpa d'oro consegnatagli come "Athlete of the Year" durante il pranzo all'Hotel Roosevelt in occasione di una raccolta di fondi per la United Jewish Appeal 1955 - Gil Hodges (# 14) guarda il catcher dei St. Louis Cardinals Burbink eliminare Jackie Robinson che aveva tentato di rubare casa base Il 29 agosto 1955, giusto un mese prima della sua famosa rubata di casa base nelle World Series, Robinson ruba casa contro i St. Louis Cardinals. Il lanciatore dei Dodgers Johnny Podres (# 45) si sposta indietro dal piatto mentre il catcher Bill Sarni cerca di controllare la palla e l'umpire Jocko Conlon effettua la chiamata. I Dodgers vinsero 10-4 Jackie Robinson con i compagni di squadra Duke Snider, Pee Wee Reese e Roy Campanella nel 1955, l'anno che i Dodgers conquistarono le World Series Jackie Robinson ruba a casa e scivola sotto il guanto del catcher Yogi Berra nell'ottavo inning di Gara 1 delle World Series allo Yankee Stadium nel Bronx, NY, il 28 settembre del 1955. Il pinch-hitter Frank Kellert guarda la rubata. L'arbitro Bill Summes chiama Robinson salvo, contro le proteste del catcher Yogi Berra. I New York Yankees sconfissero i Dodgers 6-5 1955 - Jackie Robinson mentre firma autografi ai piccoli fans Jackie Robinson scivola in terza base difesa da Gil McDougald degli Yankees nel secondo inning di Gara 3 delle World Series del 1955 all'Ebbets Field Robinson con gli altri membri selezionati per la squadra dei Dodgers all-time nel 1955 Jackie Robinson aveva il fuoco negli occhi ogni volta che giocava con i rivali New York Giants. Qui ruba casa base nel 2° inning della partita del 25 aprile del 1956. Il ricevitore dei Giants che tenta la toccata è Wes Westrum. Robinson si ritirò dopo la stagione 1956, piuttosto che accettare un compromesso con gli odiati Giants 1956 - Il lineup dei Dodgers schierato prima delle World Series, da sinistra, Roy Campanella, Carl Furillo, Gil Hodges, Sandy Amoros, Jackie Robinson, Duke Sneider, Pee Wee Reese, Jim Gilliam, Sal Maglie e il manager Walter Alston Jackie Robinson con il compagno di squadra di lunga data Gil Hodges durante le World Series del 1956 Robinson con il vittorioso lanciatore Clem Labine dopo Gara 6 delle World Series del 9 ottobre 1956. Robinson battè l'RBI vincente nella parta bassa del 10° inning Il pitcher Clem Labine e Jackie Robinson posano nella clubhouse durante le World Series del 1956. Entrambi mostrano tre dita per indicare che le Series sono in parità e si andrà a Gara 7 Jackie Robinson, 38enne, svuota il suo armadietto nella clubhouse dei Brooklyn Dodgers all'Ebbets Field, e conclude la sua decennale carriera da protagonista con il club, il 7 gennaio del 1957 Dopo la sua carriera da giocatore, Robinson divenne il vice presidente della Chock Full O'Nuts coffee company Jackie Robinson mentre fa campagna per Richard Nixon nel 1960 per le presidenziale contro John F. Kennedy. Robinson, con il suo mentore Branch Rickey, durante la sua elezione nella Baseball Hall of Fame nel 1962 Jackie Robinson posa con la sua targa durante le cerimonie di induzione nella Baseball Hall of Fame di Cooperstown, NY, il 23 luglio 1962 assieme alla moglie e a Brach Richey Jackie Robinson con il pugile Floyd Patterson in partenza per Birmingham per discutere delle relazioni razziali con i leader dei diritti civili, il reverendo Ralph Abernathy D. e il Rev. Martin Luther King, Jr. il 14 maggio del 1963 John Lindsay, al centro, con Jackie Robinson durante la sua campagna per l'elezione a sindaco di New York nel 1965 Un cartoon del 1967 del famoso disegnatore Bill Gallo in onore a Jackie Robinson Jackie effettua il primo lancio, nella sua ultima apparizione pubblica, per Gara 2 delle World Series del 1972 tra gli Oakland A's e i Cincinnati Reds. Nove giorni dopo morì per un attacco di cuore causato dal diabete Il francobollo in onore di Jackie Robinson da 20 cents emesso dalle poste Americane il 2 agosto 1982 1962 - La targa della Hall of Fame di Jackie Robinson |
Jay Hanna Dean Nickname : "Ol", "Dizzy" o "Diz" Nato: 16 Gennaio 1910
a Lucas, Arkansas Dean è stato uno dei più grandi pitchers del baseball e anche uno dei caratteri più coloriti. Da bambino, lui e i suoi fratelli hanno vagato per il sud-ovest con il padre, selezionando il cotone per cinquanta centesimi al giorno. All’età di 17 anni entrò nell’esercito dove cominciò a lanciare con la squadra militare e firmò un contratto professionistico dopo essere stato congedato nel 1930. Nella stesso anno fece la prima apparizione in una partita con la casacca dei St. Louis Cardinals. Ritornato con i Cardinals nel campionato del 1932 fu leader della Lega negli strikeouts, con 191, negli shutouts ,con 4, e negli innings lanciati, con 286, ottenendo un record di 18 -15 per una squadra da sesto posto. Nel 1933 era ancora il leader degli strikeout con 199, e un record di 20 -18. Il 30 luglio, mise strikeout 17 battitori dei Chicago Cubs in 9 innings. Il 1934 fu l'anno più prestigioso di Dean, quando stabilì un record di 30 – 7 (l'ultimo pitcher della NL a registrare 30 vittorie), conducendo la NL nella percentuale, .811, gli shutouts 7 e gli strikeouts, 195. Fu eletto MVP e Miglior Atleta dell’Anno dalla Associated Press. Suo fratello più giovane, Paul, fu ingaggiato lo stesso anno dai Cardinals e vinse 19 partite e ne perse 11. Dopo aver vinto il pennant della NL si scontrarono con i Detroit Tigers nelle World Series e Dean disse: "Io e Paul vinceremo due partite ciascuno". Fu un ottimo veggente e Paul vinse la seconda e la sesta partita mentre Dizzy vinse la prima partita e la settima e decisiva con una shutout. La squadra dei Cardinals del 1934 fu soprannominata "The Gas House Gang". Nel 1935 ottenne il record di 28 -12, conducendo la Lega negli strikeouts per il quarto anno consecutivo, nelle vittorie, partite complete, innings lanciati e strikeouts. Nel 1936 furono 24 le partite vinte contro 13 perse e nell’All Star lanciò tre innings ottenendo una shutout. Durante la partita dell’All Star del 1937 ebbe inizio il suo declino. Un line drive di Earl Averill colpì diritto l’alluce del suo piede sinistro. Dean insistette nel rientrare prima che fosse completamente guarito. Incapace di lanciare correttamente, danneggiò seriamente il braccio e non fu mai più lo stesso. Nel 1938 fu ceduto ai Chicago Cubs (per Curt Davis, Clyde Shoun, Tuck Stainback, e 185000 $) vincendo appena 16 partite prima di essere lasciato libero all'inizio del 1941. Diventò il commentatore radiofonico per i Cardinals e i Browns. Dean fece un'apparizione nel 1947 nell'ultima partita, con la casacca dei St. Louis Browns, dell'ultimo giorno della stagione lanciando una shutout di 4 inning. Durante gli anni 50, fece i telecasts televisivi delle partite della major league e divenne una celebrità con un successo di pubblico anche tra coloro che non lo avevano mai visto lanciare. Nel 1953 fu eletto nella Hall of Fame. Andò in pensione verso la fine degli anni 60. In appena 317 partite, Dean stabilì un record vita di 150-83, con un'Era di 3,02, eliminando 1163 battitori e concedendo 453 basi su ball in 1967 innings. Dizzy Dean è menzionato nel poema "Line-Up for Yesterday" di Ogden Nash: Line-Up for Yesterday D is for Dean, The grammatical Diz, When they asked, Who's the tops? Said correctly, I is. Ogden Nash, Sport magazine (January 1949) Dizzy disse: - Più stupido è un lanciatore, meglio è. Quando diventa astuto e inizia a sperimentare un sacco di lanci diversi, è nei casini. Tutto ciò che ho mai avuto sono una fastball, una curva e un cambio e me la sono cavata abbastanza bene. - Se Satch [Paige] ed io lanciassimo nella stessa squadra, vinceremmo il pennant entro il 4 luglio e andremmo a pescare in attesa delle World Series. - Figliolo, che tipo di lancio ti piacerebbe mancare? - Non tengo mai lo scorer o le medie battuta. Odio le statistiche. Quello che devo sapere, me lo ficco in testa. - [Paige] è un lanciatore migliore di quanto io abbia mai sperato di essere. - Mr. Rickey, metterò più gente nello stadio di chiunque dai tempi di Babe Ruth. - Mi fa incasinare il modo in cui sanno quali angoli sono buoni per le stazioni di rifornimento. Come fanno a sapere che lì sotto ci sono gas e petrolio? - I dottori hanno fatto i raggi alla mia testa e non hanno trovato niente. - He slud into third. - Io so chi è il miglior lanciatore che abbai mai visto ed è il vecchio Satchel Paige, quel lungo dinoccolato ragazzo di colore. La mia fastball sembra un cambio di ritmo paragonata a quel piccolo proiettile di pistola che il vecchio Satchel spara verso il piatto. - Non sono più quello di una volta, ma chi diavolo lo è? -[Bill Terry] una volta ha battuto una palla tra le mie gambe così forte che il mio esterno centro l’ha presa al volo con la schiena al muro. - Vinsi 28 partite su 35 e non potei credere ai miei occhi quando i Cards mi mandarono un contratto con un taglio nel salario. Mr. Rickey disse che meritavo un taglio perché non avevo vinto 30 partite. - Diamine, se qualcuno mi avesse detto che stavo facendo un record avrei fatto qualche strikeout in più. - [Branch Rickey] deve essere convinto che io sia andato al Massachessets Constitution of Technology. - Il buon Dio è stato buono con me. Mi ha dato un corpo forte, un buon braccio destro e poco cervello. - Chiunque abbia avuto il privilegio di vedermi giocare sa che sono il miglior lanciatore al mondo. |
Bob Gibson Robert Gibson Nickname : "Hoot" o "Gibby" Nato: 9 Novembre 1935
a Omaha, Nebraska Gibson è stato il pitcher di grandissime partite, il più grande della sua era e forse in assoluto, vincitore di due World Series per i Cardinals negli anni 60. E’ stato l'ultimo guerriero sul monte con una sola fissazione: vincere. Nel 1968, ottenne una delle stagioni più importanti nella storia di baseball, con un'Era di 1,12 e 22 partite vinte. Per due volte è stato eletto MVP della World Series ed è l'unico pitcher che ha vinto la settima partita e che ha battuto un HR nella stessa. Infanzia povera e molto difficile. Sopravvisse a molte malattie ed una volta per poco non morì. Fu giocatore stellare di pallacanestro e di baseball e per un po’ giocò con gli Harlem Globetrotters. Nel 1957 firmò con i St. Louis Cardinals e due anni più tardi fece il suo debutto nella Major League. Come molti pitchers, ha avuto bisogno di un certo tempo per maturare e non vinse venti partite fino all’età di 29 anni. Fece la sua prima apparizione nell’All Star del 1962, e lo stesso anno ottenne il record della NL nelle shutouts. Con la fastball fiammeggiante, lo slider sfuggente, una buona curva e un controllo puntuale divenne uno dei più grandi lanciatori della storia del baseball. Nel 1964 i Cardinals vinsero il pennant ed affrontarono gli Yankees nelle World Series. Dopo aver perso la seconda partita, Gibson vinse la quinta e la settima in quattro giorni, con un record delle Series di 31 strikeouts. I Cardinals vinsero il loro primo titolo dopo 18 anni. Nel 1967, Gibson brillò ancora nelle World Series, questa volta contro il Red Sox. Vinse la prima, la quarta e la settima, lanciando ogni volta una partita completa. Nei suoi 27 innings concesse 14 valide, mise strikeout 26 battitori, appena cinque basi su ball ottenendo un'Era di 1,00. Fu una delle prestazioni più grandi nella storia delle Series e si guadagnò il premio di MVP. Nelle World Series dell’anno seguente i Cardinals recuperarono sotto di 3 partite a 1 con i Detroit Tigers. Gibson sconfisse Denny McLain, vincitore di 30 partite per i Tigers, in gara uno e quattro, concedendo 10 valide nei suoi 18 innings lanciati, mettendo strikeout 27 battitori. Nella prima gara fu semplicemente magnifico - eliminando 17 battitori (un record delle Series che ancora resta in piedi). I Tigers reagirono e arrivarono a gara sette: lanciatori Gibson contro Mickey Lolich, che aveva vinto già due giochi. Fu una partita memorabile e i due lanciatori tennero il risultato a zero per sei innings. Fino al settimo inning Gibson stava lanciando una shutout ma Curt Flood giudicò male un fly ball e i Tigers ne aprofittarono. Detroit ebbe la meglio e vinse per 4 a 1 le World series. Gibson aveva fatto la sua parte, vincendo due partite, terminando con un'Era di 1,67, superando il suo record delle Series con 35 K. Nelle World Series aveva iniziato nove partite, vincendone sette e perdendone due (ne vinse sette di seguito). Ognuna delle sue vittorie fu una partita completa e ne lanciò otto in tutto. In 81 innings concesse 55 valide, ottenendo un'Era di 1,89, 92 K e 17 basi su ball. I suoi 92 strikeouts sono ancor più stupefacenti se confrontati con i 94 del detentore del record delle Series, Whitey Ford. Ford ha accumulato i suoi 94 K in 12 partite e 63 innings. Incredibile, quanto le sue stagioni precedenti, fu il campionato del 1968. Vinse 22 partite, completandone 28 delle 34 iniziate. Condusse la NL con 268 strikeouts e 13 shutouts. Cinque delle sue shutouts furono ottenute consecutivamente lanciando 47 innings e 1/3 senza punti. Questo magnifico lanciatore destro concesse appena 38 punti guadagnati in tutta la stagione, in più di 300 innings. Perse nove partite e solo in tre concesse appena un punto. Vinse sia il Cy Young che il premio di MVP. Il 12 Maggio 1969, Gibson chiuse la partita contro i Dodgers con 9 lanci (La settima volta che accadeva nella storia di NL). Gibson vinse ancora il Cy Young nel 1970 con un record di 23 vittorie, il massimo in carriera. Nel 1970 battè .303 ed occasionalmente fu impiegato come pinch hitter. In tutta la sua carriera spedì oltre la recinzione ben 24 HR, e per due volte ne battè cinque in una singola stagione. Dal 1965 al 1973 vinse ogni stagione il Gold Glove. Quando si ritirò, Gibson era il lanciatore più vincente della storia dei Cardinals, con una percentuale eccellente di vittorie di .591 (251-174). Con i suoi 3.117 strikeouts è il secondo lanciatore della storia del baseball, dietro solo a Walter Johnson. Il 14 agosto del 1971, Gibson lanciò una no hit contro i Pirates al Three Rivers Stadium di Pittsburgh (11- 0 il risultato finale), come battitore raccolse tre RBI e mise K 11 battitori. La sua incredibile carriera fu costellata di infortuni: un piede fratturato (1962), un gomito severamente danneggiato (1966), un piede rotto e legamenti strappati (1967) e l’operazione ad un ginocchio (1973). All’inizio di settembre del 1975, soprattutto a causa dei problemi ai piedi, decise che era tempo di ritirarsi. Il suo ritiro coincise anche con il grand-slam che gli battè Pete LaCock. Gibson raccolse a fine carriera ben 56 shutouts. Fu eletto nella Hall of Fame nel 1981. Dopo aver lavorato come pitching coach di Joe Torre, quando questi era manager dei Mets e dei Braves, Gibson ritornò a St. Louis nel ruolo di commentatore radiofonico e ospite fisso nei programmi sportivi. Bob Gibson disse: - Se naufragasse e fosse portato in salvo dalla marea, Alex Johnson nuoterebbe nell’altra direzione solo per mostrare all’oceano chi è il capo. - Perché devo essere un esempio per i nostri figli? Voi dovete essere un esempio per i vostri figli. Questi i pitchers che hanno vinto tre partite in una World Series: Christy
Mathewson, Giants (1905 vs. A's) Babe
Adams, Pirates (1909 vs. Tigers) Stan
Coveleski, Indians (1920 vs. Robins) Lew
Burdette, Braves (1957 vs. Braves) Bob
Gibson, Cardinals (1967 vs. Red Sox) |
Harry Agganis Aristotle George Agganis Nickname : "The Golden Greek" Nato:
20 Aprile 1929 a Lynn, Massachusettes Aristotle Harry Agganis nacque a Lynn, Massachusetts, il 30 aprile 1930, settimo ed ultimo figlio di George e di Georgia Agganis, immigranti dal villaggio di Loggonike vicino a Sparta, Grecia. La madre del Harry lo soprannominò "Ari" che si trasformò poi in "Harry". Più tardi, Harry fu soprannominato “The Golden Greek” (Il Greco D’oro) come riconoscimento sia della sua fiera eredità che dei successi atletici eccezionali conseguiti nella sua breve carriera. Nel 1948, Harry era uno straordinario giocatore di football, di pallacanestro e un fenomeno nel baseball alla High School di Lynn. Settantacinque Università, compresa Notre Dame, provarono a reclutare il sensazionale giovane. La madre di Harry, rimasta vedova nel 1946, desiderava che frequentasse una università vicino a casa permettendole di rimanere vicino al figlio mentre perseguiva i suoi obiettivi accademici ed atletici. L'università de Boston era perfetta. Agganis soddisfò appieno le promesse atletiche molto attese dall'università di Boston, vinse record sia sul campo da football che sul diamante. Dopo il secondo anno, Harry dovette rinunciare all’universitaria perché chiamato sotto le armi per la guerra in Corea servendo per quindici mesi nel Corpo della Marina negli anni 1950 e 1951. Non andò mai in Corea e passò il suo periodo di servizio a Camp LeJuene in North Carolina, dove potè giocare a football e a baseball e fu eletto Most Valuable Player nel torneo del National Baseball Congress a Wichita, Kansas. Harry riprese gli studi all’Università nel 1952 tornando a giocare a baseball, con una media battuta di .322, e sul campo da football, dove fu utilizzato sia in attacco che in difesa e come kickoff (lo specialista che calcia le trasformazioni). Come quarterback All-American, conseguì molti dei record dell’Università di Boston. Aveva sognato di passare professionista ed era pronto per il grande salto. Da junior, gli erano state offerte delle somme ingenti nel football come prima scelta nel draft con i Cleveland Browns (si parlò di 50.000$) , ma scelse di giocare a baseball come prima base con i Boston Red Sox. "Golden Greek" firmò con i Red Sox per 35.000 $, giocando una stagione nella minor league nel 1953. Colpì il suo primo HR il 18 aprile 1954 contro Arnie Portocarrero. Battitore sinistro, Harry si trasformò rapidamente nel migliore slugger di Boston, realizzando una media battura impressionante di .313. Una memorabile domenica di giugno del 1954, battè un homerun al Fenway Park e, subito dopo la partita, corse sulla Commonwealth Avenue per ricevere la laurea dell’Università di Boston. Aveva di fronte uno splendida carriera con la possibilità di diventare uno dei più grandi giocatori della storia del baseball quando improvvisamente, il 27 giugno 1955, morì per un'embolia polmonare all'età di venticinque anni. La sua leggenda resiste a quasi sessant’anni, specialmente all'Università di Boston e nella Comunità Greco-Americana che prospera a Boston. In suo onore è stato intitolato lo stadio di atletica e una borsa di studio della BU , lo stadio di atletica del Camp LeJuene in North Carolina, una piazza nella sua città natale di Lynn, una via del Campus delll’Univerità, una via di Boston (originalmente denominata Gaffney Street/ora Harry Agganis Way). "The Golden Greek" è inoltre ricordato allo Sports Museum del New England al Boston Fleet Center. Il tributo più recente della Boston University è il nuovo Agganis Arena nello Student Village, per ricordare questo uomo straordinario che se n’è andato troppo presto. Non era soltanto un atleta stellare dal fisico di un “dio greco" - ma era un uomo di grande umiltà, dignità e nobiltà, caro ai suoi compagni di squadra, alla gente che abitava dove era nato, all'intera città di Boston; era un membro della chiesa ortodossa greca; era un figlio assolutamente devoto alla madre vedova. |
Louis Sockalexis Nickname : "Chief", "Sock" o "Sox" Nato:
24 Ottobre 1871 a Old Town, Maine Anche se è stato scoperto negli anni 60 che il primo nativo americano nelle Major League è stato James Madison Toy, che giocò nell’American Association dal 1887 al 1890, il primo indiano americano conosciuto da sempre è stato Louis Sockalexis. Nato il 24 Ottobrer 1871 nella riserva indiana Penobscot vicino a Old Town, nel Maine, Sockalexis mostrò sin da piccolo l’incredibile talento atletico. I racconti abbondano sul suo stupefacente braccio, con la descrizione dei suoi lanci che arrivavano ad oltre 600 piedi (circa 182 m) attraverso il fiume Penobscot. Si trasformò da lanciatore stellare a outfielder, giocando in entrambi i ruoli, sia alla Holy Cross che a Notre Dame, e la vita e la leggenda continuarono ad intrecciarsi. Uno dei suoi HR colossali fu valutato a 600 piedi, mentre un altro, come fu riferito, ruppe una finestra del quarto piano della cappella della Brown University. Rubò sei basi in una partita; lanciò tre no-hitters; uno dei suoi tiri dall’outfield eliminò il corridore dalla distanza di 414 piedi, misurati da due professori di Harvard. Sockalexis firmò un contratto professionistico, nel 1897, con i Cleveland Spiders baseball club della National League e il successo fu immediato, battendo un impressionante .338 con otto tripli e 16 basi rubate nelle sue prime 60 partite. Stava per avverarsi ciò che era stato previsto dal manager dei Giants di New York John McGraw, che descriveva Sockalexis come il più bel talento naturale che avesse mai incontrato nel baseball. Ma la sua stagione di rookie e la sua carriera professionistica ben presto furono macchiate da un’improvvisa fermata. Un problema di alcool che era iniziato nei suoi giorni all'università riemerse e il 4 luglio 1897, durante un party, Sockalexis, inebriato, saltò dalla finestra del secondo piano di un hotel danneggiando severamente la caviglia. Giocò soltanto sporadicamente durante i due anni successivi e la sua ultima partita nelle Major League fu nel 1899 all'età di 27 anni. Le sfide affrontate da un atleta che abbatteva le barriere razziali in tutti gli sports erano spaventose ed è difficile comprendere il senso di solitudine che gravava su di lui. I travagli di Jackie Robinson come primo giocatore Afro-Americano della Major League sono ben documentati. Anche se i Nativi Americani sono stati accettati nel baseball professionistico mezzo secolo prima degli Afro-Americani, erano ancora razzisticamente emarginati. Nella sua breve carriera nella Major League, Sockalexis era un'attrazione. Gli spettatori delle squadre avversarie, ricordando le guerre indiane del 1870, inondavano di insulti e d’invettive razziali l'indiano di Penobscot quando si presentava al piatto. I fans imitavano le urla di guerra ed i balli di guerra quando Sockalexis arrivava in città. Fu sfruttato da coloro che avevano interessi nel baseball (cioè, i proprietari delle squadre e la stampa) che alimentavano la grande curiosità del pubblico, sfruttando le sue origini indiane allo scopo di vendere biglietti e giornali. I giornalisti sportivi successivamente attribuirono il suo veloce declino "ad una debolezza indiana congenita" dovuta all'abuso di alcool che ha continuato a sopravvivere come stereotipo sui nativi-americani: l'indiano è ubriacone e pigro. Sockalexis passò i suoi ultimi anni nella riserva indiana di Penobscot, istruendo i ragazzi pellerossa nel gioco del baseball. Mori di un arresto cardiaco all'età di 42 anni, il 24 ottobre del 1913, e sulla tasca della camicia furono trovati i ritagli ingialliti degli articoli che parlavano di lui. Sockalexis fu sepolto nel vecchio cimitero della città, con il suo nome scritto a fuoco su di una traversa di legno. Nel 1934, lo stato del Maine eresse una stele di pietra sulla sua tomba. Nel 1915, due anni dopo la morte di Sockalexis, il Cleveland ballclub (allora soprannominato "Naps" in memoria di Napoleon Lajoie che fu giocatore-manager per molti anni) cambiarono il soprannome in "Indians" Nel corso degli anni, la squadra e la Major League Baseball, si disse, cambiarono il nome in onore e alla memoria di Sockalexis. Negli ultimi anni, tuttavia, alcuni ricercatori hanno messo in dubbio questa storia a lungo creduta, come molto prima un’altra generazione di storici mise in dubbio che Abner Doubleday avesse inventato il gioco del baseball. In un saggio pubblicato nel 1998 sul Sociology of Sport Journal, intitolato "An Act of Honor or Exploitation?: The Cleveland Indians’ Use of the Louis Francis Sockalexis Story" (Una Legge d’onore o sfruttamento?: L'uso dei Cleveland Indians della storia di Louis Francis Sockalexis), l’autore Ellen J. Staurowsky ha sostenuto che" i nomi indiani " e i relativi logos, erano stati probabilmente scelti con scopi di sfruttamento. Era purtroppo in uso, in quel periodo della storia americana, l’utilizzo delle immagini dei nativi americani per contrassegnare dei prodotti che spesso erano identificati con gli animali, come diceva un'espressione comune di quel tempo "No Dogs. No Indians". Un cartoonist Plain Dealer di Cleveland, di quell’epoca, suggerì che il soprannome fu affibbiato alla squadra dai giornalisti sportivi che speravano emulassero i Boston Braves. Nel 1914 il fatto sensazionale della Major fu che i Boston, denominati da quel momento i “Miracle Braves”, passarono dall'ultimo posto, il 4 luglio, a vincere 60 delle loro 76 partite mancanti e aggiudicarsi il pennant della National League. Un giornalista di Cleveland così scrisse "avremo gli Indians sul sentiero di guerra per tutto il tempo, desiderosi di far penzolare gli scalpi dalle loro cinture”. Negli ultimi anni, la storia di Louis Sockalexis è stata riportata alla ribalta in relazione alle proteste di molti cittadini che sostenevano che il soprannome dei Cleveland Indians e la mascotte sorridente “Chief Wahoo” della squadra, sono evidenti manifestazioni di razzismo. Coloro che protestano ritengono che i fans di oggi, ad un secolo dai tempi di Sockalexis, indossando i copricapi piumati, usando i segni di guerra, i canti di guerra e agitando i tomahawks umiglino i Nativi Americani. Le cose stesse che sono sacre ai Nativi Americani - l'uso delle piume dell'aquila, canti religiosi e le danze - sono rese comiche o ridicole negli stadi di baseball. Louis Sockalexis disse: "Ho visto tutti i buoni outfielders della lega e io sono buono quanto loro" (Washington Post, 20 May 1897) “Se i piccoli e i grandi ragazzi di Brooklyn trovano divertente insultarmi, non faccio obiezioni. Non importa dove giochiamo, attraverso lo stesso tormento oggi come ieri e dimentico raramente di sorridere ai miei tormentatori. Essi credono che ciò faccia parte del gioco” (Brooklyn Eagle, May 1897) “Forse fra un po’ sarò un grande giocatore, ma non lo sono ancora. Ho molto da imparare e osservo ogni giocatore, qualcuno di loro può fare qualcosa di buono per il mio futuro” "Riuscirò? Naturalmente. Non avete idea quanto sia ansioso di imparare ogni trucco e momento del gioco. Ci sono molte piccole cose che emergono in quasi tutte le partite che sono nuove per me, ma i giocatori bianchi sono buoni con me e sono sempre pronti a consigliarmi” (Sporting Life, 19 June 1897) Hanno detto di lui: "Non ricordo di aver mai visto un battitore così rapido o un braccio più forte. Fra i giocatori di oggi, l’unico probabilmente che può tenere il confronto è quel giovane Joe Di Maggio. Ha qualcosa delle caratteristiche di Sockalexis, ma non credo che possa correre o tirare come l'Indiano" - Red Sox Manager Bill Carrigan "Se Sockalexis rimaneva nelle major per cinque anni sarebbe stato migliore di (Ty) Cobb, (Honus) Wagner, e (Babe) Ruth" - Hall of Famer John McGraw "Louis Sockalexis ha avuto la carriera più brillante di tutti gli uomini che hanno giocato il gioco. In nessun tempo un giocatore ha accumulato tante straordinarie realizzazioni in una così breve carriera come Sockalexis. Dovrebbe essere il giocatore più grande di tutti i tempi - più grande di (Ty) Cobb, (Honus) Wagner, (Nap) Lajoie, (Roger) Hornsby o degli altri uomini che hanno fatto la storia del gioco" - Hall of Famer Hughie Jennings "Sockalexis era l’outfielder più grande della storia, il migliore battitore, il migliore lanciatore, il migliore difensore e anche il più grande bevitore" - New York Yankees General Manager Ed Barrow "Sockalexis era il giocatore più grande che abbia mai visto, magnifico battitore sinistro, colpiva la palla come Babe Ruth, era più veloce di Ty Cobb e ottimo corridore. Ha avuto l'abilità di outfielding di Tris Speaker e tirava come Bob Meusel, ciò significa che nessuno poteva tirare più lontano o più esattamente una palla" - Philadelphia A's Pitcher Andy Coakley "L'uomo che ha detto che non ci sono buoni Indiani ma cattivi Indiani, certamente non ha mai visto Louis Sockalexis" - Sporting Life (May 1897) |
Sandy Koufax Sandford Koufax Nato: 30 Dicembre 1935 a Brooklyn,New York Sanford "Sandy" Koufax nacque a Brooklyn, NY il 30 dicembre 1935, da Jack ed Evelyn Braun, una famiglia appartenente alla comunità ebraica della Grande Mela. All'età di tre anni, i suoi genitori divorziarono e quando la madre si sposò con l'avvocato newyorchese Irving Koufax, il giovane Sandy cambiò il proprio cognome per onorare il patrigno. Il primo amore sportivo di Koufax fu il basket, tanto che il sogno del giovane Sandy era poter giocare nella NBA con la maglia dei New York Knicks: nonostante alcune esibizioni come lanciatore in alcune squadre amatoriali, il baseball era un semplice passatempo, a differenza della pallacanestro, verso cui era riversata la propria completa passione; in verità, Koufax non ambiva ad una carriera da sportivo professionista, ritenendo molto più probabile e sicuro un futuro come architetto. Nel 1953, Koufax ricevette dall'Università di Cincinnati una borsa di studio per giocare nella squadra di basket dell'istituto, ciononostante fu notato anche dai tecnici di baseball, che, visto il talento del giovane fuoriclasse, non esitarono ad inserirlo nelle proprie formazioni; le performance di Sandy sul monte di lancio attrassero l'interesse dei principali osservatori delle majors, che con sempre maggiore insistenza si recarono a Cincinnati per analizzare il giovane pitcher e valutare un suo possibile futuro tra i professionisti. Nel 1954 la dirigenza dei Brooklyn Dodgers prese l'iniziativa e, dopo aver tagliato un mediocre pitcher di nome Tom Lasorda, offrì a Koufax un contratto da 20 mila dollari (6.000 di ingaggio annuale, più 14.000 come bonus per la firma), una somma ragguardevole per un lanciatore che non aveva ancora compiuto diciannove anni. Il debutto nelle majors avvenne nel 1955, ma nonostante le premesse, gli inizi furono tutt'altro che soddisfacenti: Koufax era dotato di una ottima fast-ball e di una temibile curva, ma era privo di qualunque controllo, come dimostrato dai numerosi lanci pazzi e basi su ball, che portarono a dalle medie PGL (ERA) costantemente sopra il 4.00. I Dodgers vinsero il pennant nel 1955, 1956 e nel 1959 (quest'ultimo a Los Angeles), conquistando il titolo mondiale nel 1955 e nel 1959, ma purtroppo Sandy non fu un protagonista di quei successi. In verità, Koufax fu utilizzato come partente in Gara 5 delle World Series del 1959: i Dodgers conducevano 3-1 ed un eventuale successo li avrebbe consacrati campioni; Koufax lanciò una discreta partita (7 IP, 6 K, 1 BB, 1 ER), tuttavia subì una sconfitta. Fortunatamente, Los Angeles riuscì a chiudere la contesa in gara 6. Il 1960 fu un anno davvero deludente per Koufax, che, dopo aver compilato un bilancio da 8-13, rischiava di essere ceduto ad un'altra squadra. Eppure, nonostante il mediocre rendimento, Sandy sapeva talvolta strabiliare gli appassionati, dimostrando di possedere uno straordinario talento: nel 1959, ad esempio, contro i Giants, era riuscito a totalizzare addirittura 18 K, stabilendo un record per la National League. In verità, oltre ai problemi tecnici, Koufax incontrò numerose difficoltà di inserimento nel gruppo: essendo di religione ebrea, si sentì spesso emarginato dal resto della squadra; le persone con cui legò maggiormente furono alcuni giocatori di colore come Lou Johnson o Maury Wills. Vista la complessa situazione, Koufax non aveva escluso un possibile ritiro. Fortunatamente, Koufax seppe resistere alle difficoltà e nel 1961 iniziò quella metamorfosi che lo trasformò nel più dominante pitcher mancino della storia del baseball: grazie all'aiuto dei ricevitori John Roseboro e Norm Sherry, Koufax cambiò completamente l'approccio alla partita, smettendo di lanciare "per superare la barriera del suono" o "per rompere il guando del catcher", e sviluppò uno stile che si sarebbe rivelato devastante per i battitori avversari. La nuova stagione presentò un Koufax totalmente diverso, come dimostrato dalle ottime statistiche: 18-13, 3.52 di ERA, ma soprattutto 269 K, record MLB (il primato apparteneva a Christy Mathewson dei New York Giants del 1903 con 267). Nel 1962, Sandy confermò i progressi, migliorando ancora le ottime prestazioni della stagione precedente: avendo acquisito un eccellente controllo (fatto piuttosto insolito per un pitcher di potenza), il numero di basi su ball diminuì vertiginosamente, tanto che Koufax poté compilare una ERA di 2.54, la migliore della National League. Purtroppo alcuni problemi circolatori e diversi dolori all'indice sinistro obbligarono Sandy a terminare la stagione a luglio, precludendogli la corsa al Cy Young Award*: il bilancio finale di 14-7 non fu sufficiente per ricevere l'ambito trofeo, ciononostante Sandy raccolse due capolavori, come una nuova partita da 18 K e il primo no-hitter della carriera. I lanci preferiti da Koufax erano la fastball e la palla curva, con cui riusciva ad ingannare ogni battitore avversario. La palla veloce pareva avesse un acceleratore incorporato, che le permetteva di aumentare la propria velocità e di alzarsi quando raggiungeva il piatto di casa base; probabilmente questo evento era nient'altro che un'illusione ottica, tuttavia Jim Bunning (pitcher dei Phillies) rispose che la fastball di Koufax rompeva ogni legge della fisica. Anche la palla curva era fonte di discussione: "it drops like a chair whose legs collapse", queste sono le parole di Roseboro, che confermano l'eccezionalità di quella curve ball. Koufax aveva degli arti potentissimi ma soprattutto delle mani enormi: riusciva a trattenere contemporaneamente sei palle per mano! Inoltre, Sandy amava paragonare il proprio movimento di lancio ad una catapulta pronta a sparare. Nel 1963 Koufax raggiunse l'apice della propria maturità, diventando il lanciatore più dominante delle majors: 25-5, 306 K, 1.88 di ERA e il secondo no-hitter della carriera, che furono preludio non solo al Cy Young Award, ma anche all'MVP della NL. Sotto la guida del proprio fantastico lanciatore, i Dodgers si aggiudicarono il pennant, qualificandosi per le World Series, dove avrebbero affrontato i possenti New York Yankees: tra Bronx Bombers e Dodgers esisteva una durissima rivalità, che aveva raggiunto il proprio apice durante gli anni '50; per la prima volta dopo il trasferimento a Los Angeles, le due grandi nemiche si riaffrontavano nelle Fall Classic. L'attesa era sicuramente spasmodica: molti tifosi di Brooklyn si recarono allo Yankee Stadium per rivedere quei Dodgers che li avevano lasciati cinque anni prima. Per gara 1 era in programma lo scontro tra Koufax e Whitey Ford, il principale pitcher degli Yankees, che nel 1961 aveva stabilito un record assoluto per le World Series, riuscendo a lanciare per 33 innings e 2/3 senza subire punti; durante la regular season 1963, Ford aveva guidato la American League con 24 successi ed un'ERA di 2.74. Vista la maggior esperienza nei playoff, il pitcher degli Yankees era considerato favorito, tuttavia il campo diede un altro responso: i primi cinque battitori di New York subirono altrettanti strikeout e gli spettatori del Bronx iniziarono a temere; Los Angeles segnò cinque punti, mentre Koufax annichilì regolarmente ogni attacco degli Yankees. Tuttavia, nel quinto inning, New York riempì le basi con due eliminati: il manager Ralph Houk inserì il pinch hitter Hector Lopez al posto di Ford, nella speranza di poter riaprire l'incontro; Koufax lanciò il decimo strikeout e infranse i sogni degli Yankees. Nell'ottava ripresa, Tom Tresh ridusse le distanze con un HR da due punti, tuttavia non fu sufficiente a spostare l'inerzia. Quando mancava un solo inning al termine della partita, Sandy aveva totalizzato 14 strikeout, eguagliando un record delle World Series; il primato assoluto era alla sua portata e a quel punto anche i tifosi del Bronx iniziarono ad applaudirlo: Koufax eliminò Harry Bright al piatto, chiudendo definitivamente gara 1, ed in quel momento tutti gli spettatori dello Yankee Stadium si alzarono in piedi per applaudire quell'eccezionale performance. I Dodgers umiliarono gli Yankees con un terribile sweep, mentre Koufax veniva eletto MVP della serie; in gara 4, il lanciatore di Los Angeles subì appena un punto in nove inning, totalizzando otto strikeout. Strabiliato dall'eccezionale performance di Koufax, Yogi Berra, celebre catcher degli Yankees, affermò sconsolato "I can see how he won 25 games! What I don't understand is how he lost 5!". Koufax dominò anche nel 1964 (19-5, 1.74 di ERA, 223 K), ma ad agosto comparvero i primi sintomi dell'artrite, che obbligarono il campione dei Dodgers a terminare la stagione anzitempo; probabilmente, se Koufax avesse lanciato anche negli ultimi due mesi, si sarebbe aggiudicato il Cy Young Award, che invece fu assegnato a Dean Chance dei Los Angeles Angels. Nonostante l'anno complesso, Sandy effettuò alcune imprese assolutamente rimarchevoli: ad aprile chiuse un inning con tre strikeout in nove lanci (diventando l'unico pitcher ad ottenere questo risultato due volte in carriera), mentre a giugno collezionò il terzo no-hitter personale. I problemi all'arto martoriarono Koufax anche nel 1965: poco prima dell'inizio della regular season, Koufax si accorse che il suo braccio era diventato blu, in seguito ad un'emorragia. Nonostante i consigli dello staff medico dei Dodgers (guidato da Robert Kerlan), Koufax non saltò neppure un incontro, continuando il proprio dominio sulla National League: con un bilancio di 26-8, 2.04 di ERA e 382 K (prestazione seconda soltanto a quella di Nolan Ryan del 1973 - 383), Sandy ricevette il Cy Young Award all'unanimità. Il momento più spettacolare della stagione avvenne il 9 settembre al Wrigley Field di Chicago, quando Koufax realizzò il proprio capolavoro: il perfect game! Nessun battitore dei Cubs riuscì a raggiungere il cuscino di prima base e così Sandy diventò l'ottavo pitcher a compiere tale impresa; in quello storico incontro, Sandy lanciò 14 strikeout. Memorabili furono gli ultimi due inning, in cui Sandy completò sei eliminazioni al piatto, lanciando con un'energia ed una forza incredibili. Tuttavia, quella partita si rivelò splendida anche per merito del lanciatore dei Cubs, Bob Hendley, che in nove inning concesse una sola valida. Per la quarta stagione di fila, Koufax aveva lanciato un no-hitter, stabilendo un record mai più eguagliato in seguito: neanche Nolan Ryan (che detiene il primato di no-hitter in carriera con 7) sarebbe riuscito a completare una striscia di quattro anni consecutivi con almeno una partita senza subire valide. Tuttavia, i Dodgers non erano soltanto Koufax, ma una squadra completa in ogni reparto, che seppe imprimere il proprio marchio sulla National League negli anni '60: la rotazione dei partenti, ad esempio, presentava un altro lanciatore fenomenale, Don Drysdale, che assieme a Koufax formò il Dynamic Duo, una delle più letali combinazioni di lanciatori della storia. Al termine di una dura battaglia contro i San Francisco, Los Angeles si guadagnò il secondo pennant della decade, qualificandosi per le World Series, dove ad attenderli c'erano i Minnesota Twins di Harmon Killebrew (573 HR in carriera); Koufax era il logico lanciatore partente per gara 1, ma per celebrare lo Yom Kippur, importante festività ebraica, preferì rinunciare alla partita e recarsi alla sinagoga: pur non essendo praticante, Sandy diventò un esempio per le comunità ebraiche. Dopo la sconfitta nella prima partita, i Dodgers speravano che Koufax li avrebbe condotti al pareggio, ma i Twins si ripeterono anche in gara 2, tanto che ormai per tutti gli osservatori Los Angeles sembrava spacciata: i Californiani, invece, rientrarono nella serie e grazie allo shutout di Sandy nella quinta partita (con appena quattro valide subite e dieci strikeout) si portarono sul 3-2; ad ogni modo, i Twins vinsero il sesto incontro, forzando la decisiva gara 7, in cui il manager Walter Alston avrebbe riproposto Koufax come partente, nonostante le misere due giornate di riposo. Il primo inning fu alquanto complesso poiché Sandy concesse due basi su ball, denotando problemi di controllo: Alston decise di mandare Drysdale nel bullpen, anche perché Sandy non riusciva a lanciare la propria curva con efficacia. Quella giornata fu estremamente difficile e faticosa, eppure Koufax seppe strabiliare gli appassionati per l'ennesima volta! I Dodgers vinsero 2-0, grazie ad una meravigliosa prestazione del pitcher di Brooklyn: dieci strikeout, tre valide ma sopratttutto nessun punto subito. Quando Koufax completò l'ultima eliminazione, si sentì liberato: non fece alcun gesto di esultanza, ma semplicemente strinse la mano ai suoi compagni. Eletto per la seconda volta MVP delle World Series, Koufax era entrato di diritto nell'Olimpo del baseball, eppure questo non cambiò il suo modo di vivere: pur essendo diventato una celebrità, Sandy preferì rimanere in disparte, evitando di partecipare ad eventi pubblici, a differenza delle altre stelle dello sport professionistico; Koufax era talmente estraneo alle luci della ribalta che intorno a lui si formò addirittura un'aura di mistero. Il 1966 si aprì con una diatriba nei confronti della dirigenza dei Dodgers, poiché Koufax e Don Drysdale chiesero un contratto da 100.000 dollari: non esistendo il concetto di free-agency, un giocatore restava legato ad una franchigia di appartenenza praticamente per sempre, quindi con quella protesta, i due pitcher rischiavano di essere esclusi dalla squadra per l'intera stagione. Alla fine, Koufax e Drysdale vinsero la loro battaglia, ma dimostrarono con i fatti di meritare un contratto così remunerativo: Sandy totalizzò 27 vittorie (con 9 sconfitte), 317 K, 1.73 di ERA, ricevendo per il secondo anno consecutivo il Cy Young Award all'unanimità; mai in passato si era visto un lanciatore così intoccabile, così dominante, così superiore al resto della lega. Eppure, nonostante le spettacolari prestazioni sul monte, la situazione fisica di Koufax non era certamente delle migliori: al termine di ogni partita, Koufax era costretto ad effettuare lunghi bagni ghiacciati al proprio arto sinistro per alleviare i fortissimi dolori al gomito; incredibilmente, Sandy lanciò per oltre 300 innings, nonostante tutti i medici gli avessero consigliato di limitarsi. Ad ogni modo, Los Angeles rivinse il pennant, superando ancora i Giants al termine di una stagione entusiasmante; purtroppo le World Series si rivelarono molto deludenti per i Dodgers, che furono umiliati 4-0 dai Baltimore Orioles, subendo tre shutout consecutivi. L'annata si chiuse amaramente per Los Angeles, ma qualche settimana dopo sarebbe arrivata la notizia shock: il 18 novembre, Sandy Koufax annunciò il proprio ritiro. Aveva solo 31 anni e aveva dominato la National League come nessun altro pitcher in passato, eppure i dolori al suo braccio erano diventati insostenibili; la decisione non fu certamente facile, ma se Koufax avesse continuato a lanciare, avrebbe potuto rischiare danni permanenti all'arto sinistro. "I don't regret for one minute the 12 years I've spent in baseball, but I could regret one season too many", queste furono le parole del pitcher durante quella conferenza stampa. Inoltre, Sandy spiegò che il suo fisico non resisteva più alle massicce dosi di cortisone ed altri antidolorifici che era costretto ad assumere. Complessivamente Koufax totalizzò 165 vittorie, 87 sconfitte, 2396 K, 2.76 di ERA, ma considerando solo gli ultimi 4 anni, il bilancio presenta 97 vittorie, appena 27 sconfitte, e un'ERA di 1.85; per 5 volte consecutive ottenne la migliore ERA della lega (record assoluto), per 3 volte lanciò più di 300 K, aggiudicandosi 3 Cy Young Award, 3 Pitching Triple Crowns, 2 MVP delle World Series e 1 MVP della National League. Risulta incredibile come abbia potuto dominare il baseball nonostante i fortissimi dolori. Sul finire degli anni '60, Koufax fu nominato dai Baseball Writers of America sportivo della decade, mentre nel 1972, appena 36enne, fu eletto nella Hall of Fame, diventando il più giovane giocatore ad entrare nel prestigioso museo; ovviamente, il suo numero 32 è stato ritirato dai Los Angeles Dodgers. Anche dopo il ritiro da giocatore, Koufax non cambiò il proprio stile di vita e restò sempre lontano dalle luci della pubblicità, limitando il più possibile le proprie apparizioni pubbliche. Finita la carriera, Koufax firmò un contratto con la NBC, l'importante emittente televisiva americana, per cui lavorò fino al 1973; sei anni dopo, Koufax fu nominato pitching coach per le minor leagues dei Dodgers, offrendo i propri servigi alla franchigia californiana fino al 1990. Tuttavia, Koufax mantenne anche in seguito ottimi rapporti con la sua ex squadra, presenziando agli spring training dei Dodgers e dispensando consigli ed insegnamenti ai giovani lanciatori. Nel febbraio 2003, Koufax ruppe improvvisamente le relazioni con la franchigia californiana, quando sul New York Post, giornale controllato dalla News Corp (che detiene anche i Dodgers), apparve un articolo in cui si alludeva ad una possibile omosessualità del celeberrimo campione: soltanto un anno dopo, i rapporti tra Koufax e i Dodgers si sono rappacificati. Tanti giornalisti e scrittori hanno cercato di scrivere una biografia sul grandissimo fuoriclasse, tra cui spicca ovviamente "Sandy Koufax. A Lefty's Legacy", scritto dalla newyorchese Jane Leavy. Questo libro ha riscosso un meritatissimo successo, ricevendo critiche estremamente positive. Citazioni
(alcune provengono dal libro di Jane Leavy) "I don't know why or how! In thirty-one years, I've never seen anybody else that could do that!" (Non so perché o come. In trentuno anni, non ho mai visto un altro lanciatore in grado di farlo) - Doug Harvey (arbitro) sulla palla veloce di Koufax, che si alzava. "If there was ever a better pitcher, it was before my time!" (Se c'è mai stato un lanciatore migliore, è stato prima del mio tempo). - Walter Alston, manager dei Brooklyn - Los Angeles Dodgers 1954 - 1976 "Hitting against Koufax is like eating a
soup with a fork!" - (Battere contro Koufax è come
mangiare una zuppa con una forchetta). - Willie Stargell, Pittsburgh
Pirates "He could pitch shutouts in a telephone booth" (Potrebbe lanciare shutouts in una cabina telefonica). - Hank Bauer, Baltimore Orioles. "You could see his ball so well, but you just didn't hit it!" - (Potevi vedere la sua palla così bene, ma non la colpivi!) - Dick Groat, St. Louis Cardinals "When Koufax got ahead of you on the count, your at-bat was over. If his first pitch was strike one, you might return to the dugout!" (Quando Koufax si portava in vantaggio sul conto, il tuo turno in battuta era finito. Se il suo primo lancio era strike one, potevi tornartene nel dugout) - Tim McCarver, St. Louis Cardinals. Dialogo tra Koufax e il suo catcher Johnny Roseboro
durante Gara 7 del 1965: Dialogo tra Koufax e Jane Leavy riguardo Gara
7 del 1965: * Fino al 1966, il Cy Young Award premiava il miglior lanciatore delle intere majors, indipendentemente dalla lega di appartenenza. Soltanto dal 1967, il riconoscimento fu suddiviso tra National e American League. |
Mickey Cochrane Gordon Stanley Cochrane Nato:
6 Aprile 1903 a Bridgewater, Massachusetts Michey Cochrane fu il miglior ricevitore degli anni ‘20 e ’30. Regista perfetto della difesa divenne successivamente un grande manager e portò i Detroit Tigers al loro primo titolo nelle World Series. Mikey dimostrò le sue doti di leadership e di versatilità già all’Università di Boston dove giocava non solo come quarterback, punter e running back, ma a volte anche come trainer e coach. Per la sua natura competitiva fu soprannominato "Black Mike". Doc Cramer, compagno di squadra, raccontava che quando perdevano una partita non era consigliabile entrare nel club house perché Cochrane e Lefty Grove facevano volare guanti, sgabelli e tutto quello che era a portata di mano. Come giocatore dei Filadelfia A’s vinse due titoli e fu la chiave fondamentale nella vittoria dei cinque pennant dell’AL (1929, 1930, 1931, 1934). Giocò per i Filadelfia A’s dal 1925 al ‘33 e con i Detroit Tigers dal 1934 al ’37. Fu anche manager dei Tigers dal 1934 al ’38 con una media vittorie di .582 (348-250), due pennant e un titolo delle World Series. Il miglior manager della storia dei Tigers con almeno una stagione. Vinse due World Series come giocatore degli A’s nel 1929 e 1930 e una come manager-giocatore dei Tigers nel 1935. All Star nel 1934 e 1935 e American League Most Valuable Player nel 1928 e 1934. Debuttò nella Lega il 14 aprile del 1925 ricevendo Lefty Grove, pure lui al suo debutto. Questa fu la prima volta che due futuri “Hall of Fame” esordivano assieme come batteria nella stessa partita. Il 21 maggio del 1925, a cinque settimane dal suo debutto nella lega, battè tre HR nella stessa partita. Ottenne nello stesso anno una media battuta di .330. Cochrane fu pesso utilizzato come leadoff per la sua velocità nella corsa ma battè soprattutto come terzo. Ottenne due “cycle” il 22 luglio del 1932 e il 2 agosto del ’33. Ricevitore straordinario dal braccio potentissimo e senza punti deboli trovò un valido concorrente in Pepper Martin, dei St Louis Cardinals, durante le World Series del 1931, che gli rubò cinque basi, ripetendosi nel 1934 con altre due. Dal 1929 al ’31 ottenne una media battuta straordinaria di .354. Il 12 dicembre del 1933 fu scambiato dai Philadelphia Athletics ai Detroit Tigers per Johnny Pasek e $100000. Fu uno dei migliori scambi che i Tigers fecero in tutta lo loro storia. Battitore straordinario con stagioni ricche di hit e RBI, nel 1933 ottenne la sua migliore stagione battendo .322 con .459 di OBP (on base percentage), . 515 media bombardieri, 104 punti segnati in sole 130 partite. Il 5 maggio del 1937, Cochrane fu sul punto di morire colpito alla testa da una palla lanciata, rischiando di venir ricordato come il secondo giocatore morto nella storia del baseball. Il lanciatore degli Yankees, Bump Hadley, lanciò alla testa di Cohrane che cadde a terra inanimato e per due giorni rimase in stato comatoso. Fortunatamente Mikey si riprese ma il segno evidente della frattura sulla testa lo accompagnò per tutta la vita. Dopo diverse settimane ritornò alla guida dei Tigers rimanendovi fino al 1938. Terminò quel giorno la carriera di giocatore, dopo 13 stagioni, con una media vita di .320, 119 homers, 1451 partite da catcher e una come outfield: la miglior media tra i catcher di tutta la MLB. Durante la seconda guerra mondiale fu il manager della squadra di baseball della Great Lakes Naval Academy vincendo 33 partite consecutive. In questa squadra militavano Johnny Mize, Schoolboy Rowe e Virgil Trucks. Negli anni successivi fu coach e GM per gli A’s, scout per Yankees e Tigers, e VP dei Tigers. Mikey Cochrane fu eletto nella Hall Of Fame nel 1947. |
Cy Young Denton True Young Nato:
29 Marzo 1867 a Gilmore, OH Insieme a quella di Napoleon Lajoie, la defezione dalla National di Cy Young per l’American League nel 1901 generò immediata credibilità per il circuito appena nato, così come la nuova League avrebbe ottenuto uno dei più grandi lanciatori del gioco. Vincitore di 286 partite nella sue prime undici stagioni, Cy Young si era affermato come un modello di coerenza e di eccellenza, lanciando più di 300 innings ogni anno dal 1891 al 1900, e posizionato nel rank dei primi cinque lanciatori della National League in ERA, per sei volte durante questa permanenza. Eppure, le crepe iniziavano a mostrare i loro segni sulla facciata del grande lanciatore. A 34 anni, Young era già entrato nella fase della sua carriera quando la maggior parte dei lanciatori iniziavano a rompersi. Infatti, nel 1900, Young soffrì una delle sue peggiori stagioni fino a quel momento, non riuscendo a vincere 20 partite per la prima volta dalla sua stagione da rookie, e lanciò meno innings di ogni stagione completa precedente. I battitori avversari attestavano che Young era battibile più che mai, e i giornalisti cominciarono sistematicamente ad anteporre l’aggettivo "vecchio" davanti al suo nome. Con ogni evidenza, poi, quando i Boston Americans firmarono Young per uno stipendio di 3500 dollari, l'acquisto rappresentò più un colpo da pubbliche relazioni che un potenziamento del pitching esistente. Come si scoprì poi, Boston, per non parlare del resto dell’American League, ottennero molto più di quanto mai ci si potesse aspettare. Durante i suoi otto anni con i Red Sox, Young vinse 192 partite, diventando il primo lanciatore nella storia del baseball a lanciare in modo efficace mentre si avvicinava ai quarant'anni. Vinse la Triple Crown per i lanciatori nel 1901, e lanciò il primo perfect game nella storia dell’American League. Le numerose foto di Young che sopravvivono a questo periodo ritraggono un uomo avanti negli anni e fortemente appesantito. Ma, come la sua circonferenza si ampliò, il suo controllo si affilò; fu leader della League per cinque volte dopo il 1900 per il minor numero di basi su ball in nove inning. E anche se la sua fastball perse parte della sua efficacia, l'astuto Young la compensò con un paio di curveballs, una lanciata dall’alto verso il basso con una rottura netta, l'altra lanciata di lato (sidearm) con un ampio arco. Entrambi i lanci venivano rilasciati da una varietà di angolazioni del braccio e a volte anche Young lanciò lo stile sottomarino per sconvolgere i tempi del battitore. Nella sua continua bravura a fronteggiare i battitori avversari, nonostante la diminuzione della forza e l'avanzare dell'età, Young alzò il modo di lanciare ad una forma d'arte, e si guadagnò il suo posto nel pantheon del baseball di tutti i tempi. "Se mi si chiedessero chi è il più grande lanciatore che il gioco ha mai prodotto, direi Cy Young", scrisse Francis Richter nel 1910, quando Young aveva 43 anni, "Cy lancia ancora la palla bene oggi come lo faceva 20 anni fa". Denton True Young nacque il 29 marzo 1867 a Gilmore, Ohio, il più vecchio dei cinque figli di McKinzie Jr. e Nancy (Miller). Gilmore era una piccola comunità agricola situata a circa 100 miglia a sud di Cleveland, e la famiglia Young era cresciuta in una fattoria di proprietà del padre McKinzie. Cy non completò gli studi e si fermò al sesto grado per poter aiutare i suoi genitori nei lavori della fattoria, e fu in questo momento che scoprì il gioco del baseball. Incoraggiato dal padre, i ragazzi giocavano a baseball ad ogni occasione si presentasse. Allenandosi per diventare un grande lanciatore più che un battitore, Denton lanciava durante la pausa pranzo dal lavoro nei campi. Oltre a praticare e a giocare in partite ricreative, organizzò una propria squadra a Gilmore, e poi nell'estate del 1884, giocò con squadre semi-pro a Newcomerstown, Cadiz e Uhrichsville, sempre nell’Ohio. Credendo di poter fare soldi giocando a questo sport, anche per sostenere la sua nuova famiglia dopo il matrimonio con Miller Robba, Cy firmò con Canton della Tri-States League nel 1890. Dopo aver ottenuto un record di 15-15 nella sua stagione da rookie, il suo contratto fu venduto ai Cleveland Spiders della National League per 500 $. La rapida ascesa di Young nelle major fu dovuta alla scomparsa della sfortunata Players League, che costrinse le squadre della National League a scavare in profondità nelle minor league per cercare eventuali talenti disponibili. Young lanciò con gli Spiders nel corso della stagione 1898, vincendo 30 partite o più per tre volte, vincendo il titolo ERA nel 1892 con una media di 1.93. L'anno seguente, il monte del lanciatore fu spostato indietro di cinque piedi (1,52 m) alla sua distanza attuale di 60' 6", e Young rispose bene, chiudendo l'anno con un record di 34-16 e 3.36 ERA, il migliore terzo pitcher del campionato. Young fu in grado di compensare la maggiore distanza con la sua formidabile fastball. Era stato quel lancio che si dice abbia dato origine al suo soprannome, Cyclone (o "Cy" per brevità). Honus Wagner, che regolarmente affrontava Young, verso la fine del decennio nella National League, pensava che fosse la più grande palla veloce che avesse mai visto. "Walter Johnson era veloce, ma non più veloce di Rusie", disse Wagner , "E Rusie non era più veloce di Johnson. Ma Young era più veloce di entrambi!". Un altro contemporaneo, Cap Anson, disse che Young, 1.88 m per 95 kg, quando scatenava la sua velocità, sembrava come se "la palla fosse stata tirata dalle mani di un gigante". Quando il sindacato dei proprietari, che controllava sia la franchigia di Cleveland che quella di St. Louis, spostarono Young a St. Louis nel 1899, la fastball travolgente del lanciatore cominciò a perdere un po’ di forza. Raccolse 26 vittorie quell'anno, ma solo 19 nel 1900, con una costola ammaccata dovuta ad una collisione con Ed Doheny dei Giants che gli fece perdere molto tempo per la prima volta nella sua carriera. Inoltre, come l'estate avanzò Young cominciò a subire il numero di sconfitte più pesanti, e la star che di solito era tranquilla e riservata insolitamente scaricò la sua frustrazione, salendo in tribuna, il 20 agosto, per affrontare un disturbatore che lo aveva accusato di lasciare la squadra. Young finì l'anno con un mediocre record 19-19, e i Perfectos crollarono in quinta posizione, dieci partite dietro .500. Dopo che la stagione si concluse, molti giocatori dei St. Louis disertarono per l’American League, tra cui il catcher Lou Criger, compagno di batteria di Young, che firmò con Boston. Anche se fu braccato dal proprietario dei Boston, Charles Somers, per diverse settimane, il cauto Young non firmò con gli Americans fino alla seconda settimana di marzo del 1901. Per sminuire l’offerta dei Boston di 3500 dollari, il proprietario dei St. Louis Frank Robison insistette sul fatto che Young era quasi "finito". Young presto dimostrò il contrario. Anche se Young, come anche Napoleone Lajoie, avevano il vantaggio di affrontare una concorrenza al ribasso con l'aggiunta repentina di otto nuove squadre della Major League, beneficiò di una delle più grandi stagioni nella storia del baseball. Vinse la Triple Crown dei lanciatori, come leader della League in vittorie (33), ERA (1.62), strikeout (158) e con cinque shutouts. Nei 371 innings e 1/3, aveva concesso la base su ball a soli 37 battitori. Quando gli fu chiesto di spiegare il suo successo, Young dichiarò: "Ho quasi il perfetto controllo della palla quest'anno, e io cerco di tenerla sopra il piatto. Se due o tre uomini vanno in base, è perché ho messo su un po' più di forza e lancio oltre più veloce che posso - ma io provo tutto il tempo per mantenermi sopra". Nel corso delle successive tre stagioni, il pool dei talenti dell’American League si era allargato enormemente con molti giocatori che avevano fatto il salto nel circuito junior, ma Young non rimase turbato dai nuovi arrivati, conducendo la League in vittorie nel 1902 e 1903, e finendo secondo nel 1904. Anche se aveva cominciato a fare maggiore affidamento esclusivamente sul suo assortimento di breaking pitches, il controllo di Young rimase tagliente come sempre: nel 1904, concesse la base ad appena 29 uomini in 380 innings. Il suo successo aiutò gli Americans a vincere i pennant back-to-back nel 1903 e 1904, e sebbene il compagno di squadra Bill Dineen avesse rubato i riflettori nella vittoria di otto partite dei Boston nelle prime moderne World Series, Young aiutò la causa con un record di 2-1 e 1.85 di ERA nel Fall Classic inaugurale. Il suo più grande successo, tuttavia, sarebbe venuto il 5 maggio 1904, quando Young lanciò il primo perfect game nella storia dell’American League - solo il terzo in tutta la storia del baseball, e il primo dalla nuova distanza di 60' 6" - contro Rube Waddell e i Philadelphia Athletics. Prima della partita, Waddell, che aveva sconfitto Young nel loro incontro precedente, schernì il vecchio lanciatore, promettendo di batterlo di nuovo. Dopo che Young lanciò il suo capolavoro e Boston vinse, 3-0, insolitamente rispose con furore, gridando a Waddell, "Come hai fatto con questa, vero contadino?" Era la sua seconda no-hitter in carriera (la prima arrivò nel 1897), e ne avrebbe lanciata una terza nel 1908, contro New York. La perfezione di Young contro gli Athletics era arrivata in mezzo a un record della major league di 24 inning consecutivi in cui non aveva concesso una sola valida, così come una striscia di innings senza punti per il record della Major League di 45 inning. "E loro avevano detto zio Cy che era tutto, vero?", osservò il catcher di Boston Duke Farrell del suo compagno di squadra trentasettenne, "Li hai ingannati, non è vero?". Durante la striscia, Young continuò a stupire, lanciando shutouts in ognuna delle sue ultime tre partenze aiutando gli Americans a conquistare la vittoria del pennant contro gli Highlanders di New York. Sulla scia delle realizzazioni storiche di Young, gran parte del mondo del baseball aveva cominciato a riconoscergli l’ineguagliabile posto nel pantheon dei grandi lanciatori. Da parte sua, Young non pose alcun particolare accento alla sua straordinaria durevolezza e longevità. Minimizzò il significato del suo programma di condizionamento fuori stagione, che consisteva per lo più nello spaccare legna a Peoli, nella sua fattoria dell’Ohio. "Non è un segreto", disse Young della sua attività di off-season, "solo la vita all'aria aperta, la moderazione, e un braccio naturalmente buono. Non so se mi prendo cura di me stesso rispetto a qualsiasi altro lanciatore, semplicemente accade, questa cosa della mia durevolezza. Non è il risultato di un sistema". In un'epoca in cui i giocatori di baseball erano spesso considerati come dissoluti, inveterati scansafatiche, Young venne lodato per la sua vita pulita e per il temperamento moderato. Si vantava della sua etica del lavoro, e reagì con indignazione quando l’accusarono di "rallentare" per ottenere un grande vantaggio. "Quando vedrete che qualsiasi club otterrà dei punti di proposito per come lancio", disse, "venite da me e vi darò un biglietto da cento dollari". Rallentare, dichiarò, colloca il gioco "a livello di tennis sull’erba, Tiddlywinks (Il gioco delle pulci) o qualsiasi altra frivolezza delle scuole per ragazze". Più tardi nella vita, Young articolò una filosofia personale per giocare le partite nel modo giusto, elencando cinque regole di comportamento: 1) essere moderati in tutte le cose, 2) non abusare di se stessi; 3) non esasperare gli arbitri; 4) giocare duro, e 5) rendere un fedele servizio al datore di lavoro. Aderendo a questo credo, Young continuò a godere il successo a lungo dopo che altri lanciatori avevano lasciato il gioco. Così, gli infrangibili record di Young in carriera (511 vittorie, 7354 innings e 2 / 3 lanciati, 749 complete game) furono il prodotto non solo di un eccezionale talento e fortuna, ma erano anche il risultato dei suoi propri rigorosi standard. Come Young si avvicinò e poi superò il suo quarantesimo compleanno, continuò a classificarsi tra i migliori lanciatori del gioco, in gran parte grazie al vasto assortimento di breaking pitches e punti di rilascio del braccio per ingannare i battitori avversari. "Se una battitore destro copriva il piatto", disse, "Io lanciavo una curva sidearm, e poi, quando lui faceva un passo indietro, mi piaceva lanciare una fastball overhand bassa e fuori. Ho avuto la fortuna di avere una buona velocità da overhand, tre quarti, o sidearm. Avevo una grande varietà di curve - aaveva lanciato anche la screwball o indrop - e ho usato qualsiasi rilascio sembrasse meglio. E non ho mai avuto il braccio dolorante...". Dopo aver subito la peggiore stagione della sua carriera nel 1906, quando finì l'anno con 13-21 e una terribile ERA di 3.19, Young ritornò forte nel 1907 e il 1908, vincendo 21 partite in ogni stagione con un’ERA di 1.99 e 1.26, rispettivamente. Nel febbraio del 1909, Young fu ceduto ai Cleveland Naps per Charlie Chech, Jack Ryan, e 12500 $ in contanti. Tornato nella città dove aveva iniziato la sua carriera nella Big League 19 anni prima, Young godette di una più solida stagione, andando 19-15 con un’ERA di 2.26 all'età di 42 anni. L'anno seguente, Young iniziò solo 20 partite, terminando con un record di 7-10. Eppure, resistette alle richieste di ritirarsi dal gioco. "Chiudere con il gioco, beh, credo di no", disse a un giornalista di Cleveland, "Sarei terribilmente triste, e voi sapete che questo è un gioco salutare. Io non smetterò fino a quando posso". Nel 1911, a 44 anni, Young andò ancora peggio, con 3 vittore e 4 sconfitte e un’ERA di 3.88 in sette partenze prima di essere tagliato il 15 agosto. Venne subito raccolto dai Boston Braves della National League, che lo volevano, secondo un giornalista, "solo per attirare la folla". Young iniziò 11 partite per Boston, andando 4-5 con 3.71 di ERA. Nonostante le molte ipotesi che si sarebbe ritirato, Young tentò di aggrapparsi ai Braves per la stagione 1912, rimanendo fuori dalla squadra nello spring training, e riscaldando la panchina per il primo mese della stagione. Ma il braccio dolorante, oramai cronicamente, gli impedì di prendere sempre il campo, e quando tentò di farlo il 23 maggio, si arrese dopo una breve sessione di warm up, dichiarando: "È inutile. Non va. E questi poveretti hanno.. perso già troppi giochi". Infine, all'età di 45 anni, la sua carriera nella Major League era ufficialmente finita. In pensione, Cy tornò a casa sua a Peoli, dove visse una vita tranquilla nella sua fattoria, coltivando patate e accudendo le pecore, maiali e polli. Lui e sua moglie Robba non ebbero più bambini, dopo che l’unica figlia morì poche ore dopo la sua nascita nel 1907, lasciando, nelle parole del biografo di Young, Red Browning, "un buco quasi incolmabile" nella loro vita. Quando Robba scomparve nel 1934, un dolente Young vendette la sua fattoria. "Per qualsiasi ragione, dopo la sua morte io non voglio vivere più lì" confessò Young. Eletto nella Hall of Fame nel 1937, Young fu formalmente introdotto con la prima serie di giocatori all’apertura del museo nel 1939. Nonostante le sue abitudini frugali e lo status di leggenda del baseball, tuttavia, Young fu afflitto da problemi finanziari. Nel 1935, si recò ad Augusta, in Georgia dove si unì a un gruppo di veterani del baseball, cercando di fare qualche soldo durante la Grande Depressione, giocando partite di esibizione. Quando questa impresa fallì, Young tornò in Ohio, dove trovò lavoro come commesso in un negozio al dettaglio, e viveva con una coppia locale, John e Ruth Benedum. Viveva ancora con i Benedum quando morì di un’occlusione coronarica il 4 novembre 1955, all'età di 88 anni. Fu sepolto nel cimitero di Peoli. L'anno successivo, il baseball istituì il premio al miglior lanciatore delle League che ancora oggi porta il suo nome. Cy Young è menzionato nel poema "Line-Up for Yesterday" di Ogden Nash: Line-Up for Yesterday Y is for Young The magnificent Cy; People battled against him, But I never knew why. Ogden Nash, Sport magazine (January 1949) |
Al Simmons Aloysius Harry Simmons Nickname
: "Bucketfoot Al" o "The Duke of Milwaukee" Al Simmons fu uno dei più grandi esterni - battitori della storia del baseball per più di una decade. Era un micidiale clutch-hitter e vinse il titolo dei battitori dell'AL nel 1930 e 1931 aiutando gli A's alla conquista dei pennant e delle World Series. Per 11 stagioni consecutive ottenne una MB superiore ai .300 con più di 100 RBI. Si racconta che il famoso manager Connie Mack aveva appeso nel suo ufficio soltanto una foto di un ex giocatore ed era quello dello spavaldo e fortissimo Al Simmons. Una volta gli chiesero quali erano i giocatori che davano maggior valore ad una squadra, Mack riflettè e, dall'alto della sua esperienza di mezzo secolo come manager, sospirò, “se potessi soltanto avere nove giocatori come Simmons". Al Simmons negli ultimi anni della sua carrierà cercò disperatamente di raggiungere l'obiettivo delle 3000 valide, tanto da giocare fino al'età di 42 anni pur di realizzare questo record. Purtroppo non lo raggiunse e arrivò a sole 73 valide. Fiero della sua origine polacca, Simmons, trasmise la sua filosofia ad un altro giocatore di famiglia polacca: “Non essere mai rilassato in nessun momento alla battuta e non mancare mai a nessuna partita che puoi giocare", raccomandò al giovane Stan Musial. Sul campo Simmons era un guerriero che lottava con l'avversario e demoliva i lanciatori con le sue battute, era implacabile con il guanto nel raccogliere le volate dei battitori e sempre pronto a far volar via gli infielders con una scivolata. Nonostante avesse giocato di giorno per quasi tutta la sua carriera (molti anni prima dell'avvento delle partite in notturna), Simmons non si abbronzò mai. Infatti, la sua caratteristica fisica più evidente era la carnagione pallida. La sua faccia diventava ancora più bianca mentre si concentrava su una situazione particolarmente tesa. Nelle più emozionanti partite della storia delle World Series del 1929, gli Athletics erano sotto con i Cubs per 8 a 0 al settimo inning di gara quattro. Fu Simmons a battere un homer che diede inizio alla rimonta. Nel momento in cui Simmons tornò a battere ancora nello stesso inning gli Athletics erano sotto di un solo punto e mise a segno ancora una valida trascinandoli alla vittoria per 10 a 8 e Filadelfia siglòo il record di punti segnati in un inning nelle World Series. Un'altro aneddoto sulla sua incredibile grinta: durante la prima partita di un doppio incontro si procurò un taglio vistoso ad un ginocchio. Il medico della squadra consigliò a Simmons di non giocare la seconda partita ma egli volle rimanere in panchina nel caso ci fosse stato bisogno di lui come pinch hitter. Gli A's, sotto 7 a 4, riempirono le basi e Mack mandò alla battuta Simmons che mise a segno un grand slam. Simmons aveva uno stile in battuta tutto suo e nello swing metteva il classico "piede nel secchio" verso la terza base. Da qui il nickname "Bucketfoot Al" per il suo stile insolito. Anche se questo passo è generalmente considerato un difetto tecnico, Connie Mack non lo modificò e non lasciò che nessun coach cambiasse lo stile del suo battitore. Al Simmons era munito di braccia lunghe e usava una mazza più lunga della maggior parte dei giocatori, colpendo tranquillamente a tutto campo. Con l'uniforme dalle lunghe maniche accorciate con una fascia sotto i gomiti, era un giocatore dalle singolari abilità che potevano anche far arricciare il naso ai puristi per il suo stile ed il suo aspetto veramente unico. Gli anni più importanti di Simmons furono con gli Athletics di Connie Mack, dove emerse come grandissimo giocatore, giocando con altri due outfielders, allora semisconosciuti, Ty Cobb e Tris Speaker. Dopo aver appese le scarpe al chiodo come giocatore, Simmons divenne coach per gli A's di Mack (1945-1949) e per i Cleveland Indians (1950). Simmons morì, di un attacco di cuore, a Milwaukee all'età di 54 anni. Nel 1999, fu inserito al numero 43 nella lista, pubblicata da The Sporting News, dei "100 Greatest Baseball Players" e fu eletto dalla MLB nel Team dei cent'anni. Eletto nella Hall of Fame dai Baseball Writers nel 1953. |
Stan Musial Stanley Frank Musial Nickname : "Stan the Man", "The Donora Greyhound", "Banj" o "Stosh" Nato: 21
Novembre 1920 a Donora, PA Pochi giocatori nella storia del baseball hanno abbinato risultati e tenacia come Stan Musial. Come pochi ha avuto l'ammirazione e l'affetto dei fans, non solo nelle città in cui ha giocato ma in tutti i ballpark del circuito. Musial, diciassettenne, fu ingaggiato come lanciatore e ottenne 15 vittorie e 8 sconfitte nelle due stagioni con Williamson, nella Virginia dell'Ovest. Ma il report dello scouting del giovane mancino aveva suggerito ai dirigenti di non riconfermarlo perché era troppo impulsivo e inconsistente. Fu ceduto a Daytona Beach - malgrado lo scouting - come lanciatore per la stagione 1940 e sotto la tutela dell'ex grande lanciatore degli Withe Sox, Dickie Kerr, ottenne un record di 18-5. Kerr, che spesso poteva disporre solamente di 15 giocatori sul suo roster, fece giocare Musial nel ruolo di outfield. Stan rispose prontamente battendo .352. Verso la fine della stagione, tuffandosi per effettuare una presa si schiantò sulla spalla sinistra e la frattura conseguente mise fine alla sua carriera come lanciatore. Kerr convinse Musial a rimanere nel baseball come outfielder. L'anno successivo giocò nella Western Association (Classe C) per poi approdare nell' International League battendo .426 e a settembre fu ingaggiato dai Cardinals. Per Musial questo fu l'inizio di un fortissimo legame con i St. Louis che durò per 22 stagioni, un record nei Cardinals. Con i Cardinals vinse le World Series nel 1942, 1944 e 1946. Quando terminò di giocare divenne General Manager e Vice Presidente anziano dei Cardinals per altri 25 anni. Il mancino Musial era dotato di una buonissima velocità ed era famoso per la sua stance di battuta compressa e accucciata da cui scrutava il lanciatore posizionandosi sull'angolo del box. Vinse il suo primo titolo come miglior battitore della NL al suo secondo anno con i Cardinals e vinse negli anni a seguire per sei volte il titolo delle valide, otto volte per i doppi, cinque volte per i tripli, cinque volte per i punti segnati e cinque titoli come miglior battitore. Preacher Roe, lanciatore dei Cardinals, aveva la sua ricetta per lanciare contro Musial : "Gli lancio quattro palle fuori del piatto e provo a metterlo out con un pickoff in prima base". Anche se inizialmente non pensava di essere un hitter di potenza, Musial sviluppò le sue prestazioni, senza che gli strikeouts aumentassero, battendo una media di 31 HR dal 1948 al 1957. Musial raccontò una volta al famoso giornalista Roger Kahn che il suo modo di battere gli consentiva di vedere meglio la rotazione della palla mentre si avvicinava al piatto. Nel momento in cui smise di giocare deteneva 29 record della NL, 17 della ML, 9 dell'All-Star, inclusi i 6 per gli homer e quasi ogni record di battuta nella storia dei Cardinals. Nel 1956 "The Sporting News" nominò Stan Musial primo giocatore del decennio. Per uno che aveva giocato così a lungo fu incredibilmente costante. Battè 1815 valide in casa e lo stesso numero in trasferta. Segnò 1949 punti e mise a segno 1951 RBI. Ha battuto con una media di .310 e più per 16 stagioni consecutive ed ha ottenuto una media di .330 quando compì il suo quarantaduesimo compleanno. In oltre 21 stagioni ottenne una media di 172 valide, 92 punti segnati, 92 RBI, 34 doppi e di 23 HR. La sua stagione offensiva migliore fu il 1948, quando colpì .376, la media più alta della sua carriera, mancando la Triple Crown della NL per un solo homer. In quell'anno vinse i titoli della NL nella media battuta, slugging, nelle valide, nei doppi, nei tripli, nei punti e negli RBI. Il 2 maggio del 1954, conseguì un record della ML con cinque homer in un doppio incontro contro i New York Giants. Il 12 luglio del 1955 il suo homer al 12mo inning portò alla vittoria la NL nell'All Star Game. I fans di Brooklyn lo soprannominarono "Stan the Man" per la forza distruttrice con cui colpiva i pitcher dei Dodgers ogni volta che giocava all' Ebbets Field. Musial ebbe raramente dei lunghi slumps, iniziava forte, a metà stagione era solido ed alla fine diventatava grande. Battè .323 o più in ogni mese della stagione e a Settembre-Ottobre metteva a segno le sue migliori performace. Fu inoltre il primo uomo a giocare più di 1.000 partite in ciascuna delle due posizioni che ricoprì. Immediatamente dopo aver terminato la sua carriera di giocatore nel 1964, il presidente Johnson lo volle come direttore del "National Council on Physical Fitness". Per una sola stagione, nel 1967, Musial fu il General Manager di St. Louis. Sotto la sua regia il compagno di camera Red Schoendienst, manager dei Cardinals, vinse il pennant e sbaragliò i Red Sox nelle World Series. Fuori e dentro il campo aveva sempre un sorriso molto espressivo ed accattivante. Anche se spesso non andava ovviamente d'amore e d'accordo con gli umpires o i manager, non discusse mai le scelte tattiche. Trovò sempre il tempo per la sua famiglia, i fans, la chiesa e le organizzazioni civiche. A "Stan the Man" Musial è stata eretta una statua bronzea davanti al Busch Stadium di St. Louis come tributo al più grande dei Cardinals. Nel 1972 divennne il primo straniero a ricevere dal governo Polacco la "Merited Champions Medal", il più insigne premio dello sport. Fu eletto nella Hall of Fame nel 1969 dai Baseball Writers. |