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Tommy Connolly
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Walt Dropo Walter Dropo Nickname :"Moose" o "The Moose from Moosup" Nato: 30 Gennaio 1923 a Moosup, CT Walt Dropo, "The Moose from Moosup" (un facile soprannome da appuntare a un giocatore alto 1,95 per 100 kg che proveniva dal villaggio di Moosup, Connecticut) giocò per circa 13 stagioni nelle major leagues, realizzando una solida media battuta di .270 (con .326 di percentuale arrivi in base e .432 di media slugging), e 152 fuoricampo in carriera. Dropo vinse facilmente il Rookie of the Year nel 1950. Non ebbe mai più un altro anno che si avvicinasse al 1950, ma fu un anno straordinario. Il rookie dei Red Sox condusse la League negli RBI, alla pari del compagno di squadra Vern Stephens con 144, pur essendo stato nelle minor league all'inizio della stagione. Dropo fu leader anche delle basi totali con 326, realizzò 34 fuoricampo (secondo ai 37 home run di Al Rosen), e fu secondo sia nelle valide da extra-base che nella percentuale slugging. Realizzò anche dei record in carriera nella media battuta (.322), punti segnati (101) e valide (180). Non fu in alcun modo un predestinato. Sembrava fosse una buona scommessa per le major, dopo aver battuto .359 per Birmingham nel 1948, ma presto imparò che non era ancora pronto per le major. Nel 1949, battè solo .146 all'inizio stagione con i Red Sox e fu mandato a Sacramento per fare esperienza. Venendo da un clima freddo, era forse un po' azzardato che potesse giocare nelle major league, ma sia lui che suo fratello maggiore, Milt, erano degli atleti superbi in molti sport alla Plainfield High e all'Università del Connecticut. Walt fu letteralmente inseguito dal proprietario-coach dei Chicago Bears, George Halas, che voleva fargli firmare un contratto da pro. Come giocatore di basket (Dropo completò la sua carriera universitaria nel 1946-47 diventando il capocannoniere di tutti i tempi del Connecticut. Più di 60 anni dopo è ancora il No. 2 di tutti i tempi a Uconn per media punti a partita in carriera con 20,7. Fu due volte nella selezione All-New England) fu scelto per il basket pro dalla squadra di Providence, i Steamrollers. Il direttore scouting dei Red Sox, Neil Mahoney, organizzò un tryout nel 1947 al Fenway Park e il proprietario Tom Yawkey tirò fuori subito il libretto degli assegni. "Così si conclusero tutte le mie trattative", disse Dropo, "Ho avuto un assegno in mano . .... Una semplice questione di soldi". I soldi di Yawkey importavano eccome! Il padre di Dropo, Savo, un serbo della Bosnia-Erzegovina era arrivato in America un anno prima che scoppiasse la guerra mondiale in Europa nel 1914. Dopo essersi stabilito nel Nuovo Mondo, fece richiesta a casa per avere una moglie. "Si sposarono attraverso delle foto", raccontò la sorella di Walt, Zurka. Stabilitosi a Moosup, Savo lavorò in un'azienda tessile locale. Lui e Mary (nata Davidovich) si trasferirono dall'abitazione dell'azienda in una fattoria di un acro con due mucche da latte, polli e un paio di maiali. Iniziarono a produrre alcune colture e nacquero tre figli e due figlie. Vladimir (Walter), il secondo dei tre figli, nacque il 30 gennaio 1923. I lavori di Walt includevano la mungitura delle mucche, aiutare durante la mietitura del fieno e tagliare la legna per il riscaldamento. I ragazzi giocarono a baseball sandlot e la mamma Mary, essendo fortemente sostenitrice delle abilità atletiche dei suoi figli, quando diventarono più grandi, preferì occuparsi lei dei loro lavori nella fattoria perchè così avrebbero avuto più tempo per lo sport a scuola. Gli sforzi della madre diedero i suoi frutti; i ragazzi vinsero borse di studio sportive alla University of Connecticut di Storrs, a circa 30 miglia di distanza. Dropo giocò al Fenway Park quasi sei anni prima del suo debutto in major league - giocando nella stessa squadra con Ted Williams e con Babe Ruth, come suo manager. Il 12 luglio del 1943, un gruppo soprannominato gli "All-Stars di Ruth" giocò una partita dimostrativa al Fenway contro i Boston Braves a favore dello sforzo bellico. Non c'erano abbastanza major leaguers a disposizione per riempire il roster dell'All-Stars, per cui si cercarono rinforzi a Fort Devens. Dopo il suo secondo anno a UConn, Dropo era nell'esercito di stanza a Devens. Lui e alcuni altri andarono a Boston. Andò 0 su 2 nella partita, ma contribuì a completare un doppio gioco nel primo inning. Dropo, Williams, Dom DiMaggio, Ruth e compagnia sconfissero i Braves 9-8. Nella seconda guerra mondiale, il caporale Dropo prestò servizio alla Army Corps of Engineers ed ebbe il compito di ricostruire i ponti in Italia, Francia e Germania e, nei mesi dopo la guerra, di sollevare il morale giocando a baseball in Europa. Dropo era a Monaco alla fine della guerra; restò sotto le armi altri otto mesi in Europa giocando partite di baseball per gli Special Services e l'USO. Congedato nel gennaio del 1946, tornò alla University of Connecticut, riprendendo a siglare grandi performance con gli Huskies appena un mese più tardi. Giocò più a baseball in primavera e a football in autunno, prendendo anche parte ad una partita di basket East-West All-Star nel marzo del 1947 al Madison Square Garden di New York. Il mese seguente, fu sospeso da ulteriori gare di college perché era stato beccato a giocare un paio di partite a marzo per Saratoga sotto il nome di "Walter Flanagan" nella New York State Professional Basketball League. In ogni caso, disse, dopo essersi laureato nel mese di giugno, che aveva in mente di continuare con il baseball. Ricevette offerte da almeno quattro squadre. Nella tarda primavera, giocò per il team East Douglas nella famosa Blackstone Valley League - lo stesso campionato in cui Hank Greenberg aveva affinato alcune delle sue abilità di battuta. Subito dopo la laurea, firmò con i Red Sox, ed apparve in 87 partite per i Scranton Miners, giocando sotto il manager Eddie Popowski. Dopo essere andato strike out nei suoi primi quattro at-bats confessò a Pop: "Sono sopraffatto". Ma Popowski rispose: "Resta lì. Stai iniziando a giocare". Charlie Wagner, un altro ex pitcher dei Red Sox, spese una grande quantità di tempo lanciando il batting practice a Dropo, che chiuse l'anno con una media battuta di .297 con 12 homer e 59 RBI. Dropo cominciò a muoversi nel sistema delle farm dei Sox. Nel 1948, effettuò lo spring training con i Red Sox e fu assegnato a Louisville in triplo A; andò male in battuta e fu fatto scendere a Birmingham della Southern Association, dove finalmente sbocciò. La sua media di .359 contribuì a realizzare 102 RBI in 118 partite, e i suoi nove fuoricampo nei playoff contribuirono a conquistare il pennant per i Barons. Dropo fece il suo debutto in major league il 19 aprile del 1949, allo Shibe Park e ottenne la sua prima valida in major, un singolo, contro il partente degli Athletics Lou Brissie. Fu il prima base titolare in più di 10 partite, ma venne retrocesso a Sacramento nella Pacific Coast League il 30 aprile dopo una sconfitta per 4-3 con i New York Yankees. A Sacramento, giocò molto bene nel 1949 con Del Baker (.287, 17 homers e 85 RBI). Quando Billy Goodman dei Red Sox subì la frattura della caviglia nel 1950, Dropo fu convocato da Louisville e colse l'occasione. Il 2 maggio colpì un triplo realizzando due punti, un singolo, e ottenne la base due volte per completare una giornata perfetta al piatto. Il giorno dopo colpì un home run da due, il suo primo fuoricampo in major league, contro Bob Feller. "Mentre stavo girando le basi, mi sono detto, sono un major leaguer. Se riesco a colpire la sua fastball ... ". Colpì un altro RBI nell'inning seguente. Le valide, i punti e i numeri cominciarono a montare abbastanza in fretta tanto che Dropo venne chiamato nell'All-Star Game di mezza stagione. E vinse a fine stagione il Rookie of the Year Award. Dropo lottò nel 1951. Billy Goodman batteva troppo bene per essere escluso, e Dropo stava colpendo appena .251 con 25 RBI a fine giugno, così fu mandato a San Diego. Richiamato un mese dopo, finì la stagione in battuta con .239 e con solo 11 fuoricampo e 57 RBI. Il 3 giugno 1952, Dropo fece parte di una trade di nove giocatori (cinque Red Sox, tra anche Bill Wight, Fred Hatfield, Johnny Pesky e Don Lenhardt, per quattro Tigers Dizzy Trout, George Kell, Johnny Lipon and Hoot Evers). Dropo aveva colpito .265 con Boston, ma migliorò con i Tigers, chiudendo l'anno con 97 RBI, 29 homer e una media complessiva di .276. Strappazzò i Red Sox, battendo .411 (30 su 73); sette dei 23 homer che battè per i Tigers furono contro i lanciatori dei Red Sox. Nel mese di luglio Dropo realizzò qualcosa che nessun altro giocatore riuscì a fare quasi 60 anni dopo. Il 14 luglio, andò 5 su 5 (tutti singoli) per Detroit in una partita allo Yankee Stadium. Giocando un doubleheader a Washington il giorno seguente, Dropo andò 4 su 4 nella prima partita (di nuovo tutti singoli), poi iniziò la seconda partita con un triplo, un singolo e un doppio nei suoi primi tre at-bats. Aveva eguagliato il record di 12 valide consecutive detenuto da Pinky Higgins. Nel suo successivo at-bat, Dropo sventolò al primo lancio e andò fouled out sul catcher - ma poi con un singolo da due RBI chiuse il suo ultimo at-bat. Fu anche nel 1952, che Dropo incontrò l'assistente di volo Elizabeth Terrill "Terry" Wise a bordo di un volo dell'American Airlines noleggiato dai Red Sox. Fu colpo di fulmine e Walt e Terry ebbero tre figli Jeff, Carla e Christina. Il suo background familiare fu molto importante. Grazie alle sue origini serbe, riconobbe le similitudini con le lotte di altre minoranze che entravano nel baseball nello stesso periodo. Ne parlò con franchezza allo scrittore Pete Zanardi dei futuri compagni di squadra degli White Sox, Larry Doby e Minnie Minoso, e di alcuni dei modi con cui le persone avevano cercato di dissuaderlo dal pranzare con i giocatori di colore. "Mi guardavano con disapprovazione. Dissi loro di andare a quel paese", ricordava Dropo, durante le serate passate assieme a Doby guardando artisti del calibro di Nat King Cole. In un famoso episodio del 1957, Dropo lottò con Enos Slaughter sul campo al Comiskey Park di Chicago (Articolo del Kentucky New Era del 14 giugno 1957). Art Ditmar degli Yankees cercò di colpire Doby con un lancio; furono scambiate delle parolacce e Doby colpì valido Ditmar. Anche se non vi fu alcuna menzione di tensione razziale nei giornali il giorno successivo, Dropo aveva sentito dal dugout insulti decisamente razzisti da parte di Slaughter, e iniziò la baruffa che terminò con la divisa di Slaughter strappata (Vedi foto di Life). Dropo giocò sempre, ma nel 1953 la sua produzione in attacco diminuì: .248 la media battuta, 13 fuoricampo e 96 RBI. Giocò un altro anno a Detroit, con una media battuta di .281 in circa la metà degli at-bats dell'anno precedente, e venne scambiato dopo la stagione 1954 con gli White Sox. La sua media scese per tre anni di fila, ma solo gradualmente da .281 a .256. Nel 1958, giocò solo part-time come riserva di Earl Torgeson e colpì solo .192. Fu messo nella lista waivers da Chicago a fine giugno e venne preso dai Cincinnati Reds. Il cambiamento della league lo beneficiò notevolmente e battè .290 nel resto della stagione, in 162 at-bats con i Reds. Lottando ancora nella prima metà del 1959, come riserva di Frank Robinson, Dropo totalizzò solo 39 at-bats e colpì appena .103 prima che i Reds lo scambiassero il 23 giugno ai Baltimore Orioles. Con gli Orioles battè .278 e contribuì molto in attacco, ma fu ancora relegato al lavoro di backup e pinch hitter, adattandosi a giocare in situazioni specifiche. Fu un aggiustamento difficile da fare, ma ce la fece. "E' stato più facile giocando ogni giorno", raccontò poi. Quando Jim Gentile entrò nel lineup nel 1960, fu chiaro che l'utilità di Dropo si stava esaurendo. Lui lo sapeva; perdeva alcune delle sue acuità al piatto. Sempre lento ("non avevo potenza, non ero veloce", disse ad un intervistatore), era ormai un paio di passi più lento. All'età di 38 anni, fu rilasciato da Baltimora il 20 maggio 1961. Il GM di Baltimore, Lee McPhail, gli offrì un posto di lavoro nell'organizzazione, ma Dropo rifiutò. "Non volevo essere coinvolto nella gestione, coaching, o qualsiasi altra cosa. Avevo avuto una buona carriera. Avevo alcuni bambini che stavano crescendo e scelsi di lasciare il baseball". Dopo aver completato il college, il fratello di Walt, Milt, entrò nel business dei fuochi d'artificio. L'attività iniziò e divenne TNT Fireworks e dal 2010 il figlio di Walt, Jeff, è diventato vice presidente della società. La reputazione di Milton nel settore dei fuochi d'artificio fu tale che quello che divenne forse il più prestigioso riconoscimento oggi nel settore della pirotecnica sia stato nominato Milton Dropo Award. Dopo aver concluso la sua carriera di baseball, Walt aiutò Milt nel business e continuò a farlo stagionalmente per molti anni. Era sempre stato attivo in iniziative che sembravano essere redditizie. Tra queste ci fu una straordinaria partnership immobiliare, Twin Shore Realty Company, formata da Dom DiMaggio, Johnny Pesky, Eddie Pellagrini, Sam Mele e Walt Dropo. Vendettero case nella zona di Boston nella metà degli anni '50, tra cui l'ex casa del politico di Boston James Michael Curley. Dropo era uno dei circa 80 atleti professionisti che possedevano la società immobiliare Consolidated Investment Associates di Chicago. Dropo lavorò anche nella vendita di fondi comuni di investimento, e fu anche capo dell'Heart Fund a Essex County, Massachusetts. Venne pure coinvolto con la Marblehead Little League. Poi andò a lavorare per la Pilgrim Insurance. Il fratello minore George divenne vice-preside della Plainfield High School e nel 1978, i tre fratelli Dropo finanziarono una borsa di studio di baseball presso l'Università del Connecticut e contribuirono con diverse cene di ex-alunni. Negli anni '70, i fratelli portarono loro padre nella patria natia, allora parte della Jugoslavia. Walt Dropo godette di una particolarità che unì il suo lavoro nel campo dei fuochi d'artificio con il suo amore per il baseball - lui è l' unico uomo di sempre a battere una palla sia oltre il mostro verde del Fenway Park che oltre la Grande Muraglia cinese. Nel 1988, portò con sè una mazza e una palla in uno dei viaggi in Cina. "Sto per battere questa palla verso la Mongolia", aveva annunciato e la nipote Joanne Alfieri gli lanciò una palla veloce, "La Muraglia non era poi così alta". Dopo il ritiro dagli investimenti e assicurazioni, Dropo partecipò ai ritrovi con amici e familiari e continuò ad essere attivo in una serie di tornei di golf per celebrità ed altri eventi di beneficenza, spesso per il Jimmy Fund di Boston. Lui ed Elizabeth divorziarono ma senza animosità apparente. La figlia Carla disse: "Non ebbe un notevole impatto anche su di noi; sono molto civili tra di loro". Soffrì per una caduta fuori da una scala mobile che richiese delle cure mediche per un ematoma. Dopo questo spavento, Dropo rimase attivo per gli eventi sociali dei Red Sox e la vendita di baseball cards, e lavorò come istruttore ai fantasy camps dei Red Sox per molti anni, ma quando il baseball diventò un'impresa molto grande, scelse di spendere il tempo per se stesso. Forse la sua ultima apparizione pubblica fu il tributo a Ted Williams che si tenne al Fenway Park, poco dopo che idolo d'infanzia di Walt scomparve nel luglio del 2002. Con un cambiamento nella dieta e nello stile di vita, Dropo scoprì una piacevole vita tranquilla. Si trasferì in un complesso a North Shore di Boston, non lontano da Carla. Anche il resto della famiglia risiedeva nel Massachusetts. "Lui preferisce essere un po' più tranquillo in tutto", disse Carla, "Diversi anni fa, era una cosa diversa. Non riuscivo a mettermi in contatto con lui. Era sempre a giocare a golf o a fare una sorta di apparizione da qualche parte in Florida. Penso sia solo una scelta sua e solo lui ha scelto di fermarsi". Dopo una vita molto intensa, piena di realizzazioni, Walt Dropo si considerava, come diceva lui, con vera umiltà: "Solo un vecchio giocatore di baseball del Connecticut". Leggeva il giornale da cima a fondo ogni giorno, e preferì una condizione di solitudine in un ambiente sicuro e confortevole, con un certo numero di buoni amici e con la famiglia vicina. Noi tutti dovremmo essere così fortunati. Dropo morì per cause naturali il 17 dicembre 2010, all'età di 87 anni. Walt Dropo giocò playmaker per l'Univerty of Connecticut negli anni 1942-43 e 1945-1947, realizzando una media in carriera di 20.7 punti a partita Billy Goodman (a sinistra), leader della media battuta del 1950, con Walt Dropo Rookie of the Year del 1950. Seduti dietro di loro c'è Dom DiMaggio (a destra) e il manager Steve O'Neil Ted Williams, Vern Stephens e Walt Dropo, il terzo, quarto e quinto nella lineup dei Red Sox nel 1950. Assieme colpirono 92 homers 385 RBI e realizzarono una media battuta di .313 Walt Dropo e Johnny Pesky nella clubhouse dei Boston Red Sox nel 1952
Walt Dropo con Minnie Minoso e Chico Garrasquel nel 1955 Walt Dropo con i Tigers dal 1952 al 1954 Walt Dropo con gli White Sox dal 1955 al 1957 Walt Dropo con i Reds dal 1958 al 1959 Walt Dropo con i Reds dal 1959 al 1961 |
Ralph KinerRalph McPherran KinerNickname : "Mr. Home Run" o "Ozark" Nato: 27 Ottobre 1922 a Santa Rita, NM
Ralph Kiner fu leader degli home run per alcuni anni dopo la seconda guerra mondiale. Come broadcaster per i New York Mets, diventò famoso per i suoi strikeout verbali. Ralph McPherran Kiner nacque a Santa Rita, New Mexico, il 27 ottobre 1922. Sua madre, Beatrice Grayson, proveniva dall'Oregon e aveva prestato servizio come infermiera in Francia durante la Prima Guerra Mondiale. Suo padre, Ralph Macklin Kiner, era un fornaio e morì quando il giovane Ralph aveva quattro anni. La vedova Kiner trovò lavoro ad Alhambra in California, vicino a Los Angeles. Ralph disse che aveva sviluppato le sue abilità nel baseball giocando tutto l'anno in un clima soleggiato e incoraggiato da un vicino di casa. Giocò interbase per una squadra giovanile sponsorizzata dagli Yankees, ma lo scout di Pittsburgh, Hollis Thurston, convinse Kiner che i Pirates gli avrebbero offerto un'opportunità migliore rispetto agli Yankees. Firmò con Pittsburgh, non appena si laureò alla Alhambra High. Kiner iniziò la sua carriera professionale nel 1941 come esterno per Albany nella Classe A della Eastern League, due passaggi prima delle major. In due stagioni battè .288 e .268 . Nel 1942 con i suoi 14 homer condusse la league. Andò a Toronto nel 1943, ma nel giro di poche settimane fu arruolato nella Navy Air Corps. Trascorse la Seconda Guerra Mondiale come pilota della Marina volando in missioni antisommergibile nel Pacifico, e disse che "a malapena toccò una mazza".
Quando andò allo spring training dei Pirates nel 1946, era aumentato di 10 kg; all'età di 23 anni, era diventato un uomo, 1,88 per 88 kg. Il giornalista di Pittsburgh Charles J. Doyle troppo entusiasta disse "Kiner può correre come un cervo, può tirare come DiMaggio e quando sventola la mazza niente se non le recinzioni fermeranno i suoi line drive". Questa fu l'iperbole del fenomeno primaverile; secondo la maggior parte dei racconti successivi, Kiner aveva un braccio debole ed era un corridore lento, anche se giocò all'esterno centro per i Pirates nel suo anno da rookie. Il manager Frankie Frisch, che era notoriamente difficile con i giovani giocatori, dichiarò: "Kiner sembra possa diventare il migliore outfielder che abbiamo mai avuto". Sopravvisse in qualche modo a questo battage pubblicitario. Battè solo .247 nel suo anno da rookie e andò strikeout 109 volte (l'unica volta in cui superò 100), ma guidò la National League negli homer run con 23. Ammise che questo fu un colpo di fortuna; Johnny Mize dei Giants, che terminò per un solo fuoricampo dietro di lui, perse parecchie settimane con un polso rotto. I 23 homers eguagliarono il record del club dei Pirates, stabilito da Johnny Rizzo nel 1938. Il Forbes Field di Pittsburgh era un campo da baseball lungo che produsse più tripli rispetto a qualsiasi altro ballpark, ma consentì pochi fuoricampo. Il destro Kiner ne colpì solo otto in casa. La MLB non diede nessun premio ufficiale di rookie nel 1946, ma The Sporting News nominò l'outfielder dei Philadelphia Del Ennis rookie dell'anno della National League. La "Bible of Baseball" riportò che Ennis era leader nella NL rookies nei fuoricampo (sbagliato - ne colpì 17) e RBI (sbagliato - ne colpì 73 mentre Kiner 81). In realtà, Ennis fu il battitore più produttivo; egli superò Kiner .849-.775 negli arrivi in base più la percentuale slugging, una statistica che allora era sconosciuta, ma che ora è considerata come un'accurata espressione abbreviata del valore di un battitore. La media battuta di Ennis .313 fu probabilmente il fattore decisivo, perché la maggior parte delle autorità del baseball poi consideravano che tale statistica era la misura del valore di un battitore. Non erano in grado di onorare un battitore con .247. Nel 1947 i Pirates presero il trentaseienne Hank Greenberg da Detroit. Greenberg una volta aveva colpito 58 home run e aveva guidato l'American League nel 1946 con 44. Nello spring training Kiner incontrò Hank che lo avrebbe chiamato "il più grande uomo che influenzò la mia vita adulta". Il primo giorno, Greenberg gli suggerì di fare del batting practice supplementare. Quella fu la prima lezione di Kiner: un duro lavoro è il modo per avere successo. Il giovane e il vecchio slugger diventarono amici e coinquilini nelle trasferte. Kiner disse che Greenberg fece di lui un pull hitter e costruì la sua fiducia. Greenberg gli rifece anche il guardaroba dopo aver visto Kiner indossare delle scarpe di colore marrone con uno smoking. L'arrivo di Greenberg diede un contributo più tangibile allo sviluppo di Kiner come hitter da fuoricampo: Per rendere il Forbes Field amichevole per il veterano, il club costruì un bullpen in campo a sinistra, accorciando la linea del foul da 111,5 a 102 m. Il profondo corridoio tra la sinistra e il centro del campo fu ridotto dalla formidabile distanza di 124 m a 114 grazie al nuovo bullpen – in realtà era circa la distanza media di home run per un ballpark della major – che fu soprannominato "Greenberg Gardens". Quando Kiner iniziò lentamente nel 1947, il manager Billy Herman voleva mandarlo nelle minor. Greenberg convinse il proprietario Frank McKinney di non accettare quell'idea. Alla pausa dell'All-Star nel mese di luglio, Kiner aveva realizzato 20 homers. Divenne caldo in agosto, battendo homers in quattro consecutivi at-bats dopo due partite e altri sette in quattro partite. Il 16 agosto diventò il primo dei Pirates a battere tre fuoricampo in una partita. Ma The Sporting News contestò che, se avesse rotto il record di Babe Ruth dei 60 HR, ciò era dovuto al Greenberg Gardens. Kiner colpì quattro homers in un doubleheader in agosto e otto in quattro partite - un record. Il 18 settembre diventò il quinto giocatore a colpire 50 fuoricampo in una stagione. Mize dei Giants entrò nel club due giorni dopo. Finirono alla pari per la vittoria della League con 51. Da allora i giornalisti sportivi avevano ribattezzato il Greenberg Gardens "Kiner's Korner" (Greenberg, nella sua ultima stagione, aveva colpito 25 homers). Kiner aveva battuto 28 dei suoi fuoricampo al Forbes Field e 23 in trasferta. Il mancino Mize, che giocava le sue partite in casa al Polo Grounds con la sua corta recinzione sul campo destro, ne aveva battuti 29 in casa e 22 in trasferta. L'affluenza di pubblico in casa dei Pirates aumentò del 71 per cento rispetto al 1946. Kiner era l'attrazione principale in un club che finì alla pari all'ultimo posto. I proprietari triplicarono il suo stipendio di 30.000 dollari per il 1948. Il suo compagno di squadra, il lanciatore Fritz Ostermueller, così commentò: "I battitori di fuoricampo guidano Cadillac. Battitori di singoli guidano Ford" (Esistono diverse versioni di questa citazione, ma sono tutti d'accordo sugli elementi essenziali). Kiner comprò una Cadillac; La scelta del tipo di trasporto di Ostermueller non è conosciuto. Kiner scese a 40 fuoricampo nel 1948, ancora una volta assieme a Mize per il titolo della League (Anche Stan Musial dei St. Louis colpì 40 homers, ma uno di questi fu cancellato in un rainout, impedendo a Musial di vincere la Triple Crown come leader negli homers, RBI e media battuta). I Pirates salirono al quarto posto, realizzando il loro unico record di vittorie durante gli anni di Kiner a Pittsburgh. Il pubblico di Pittsburgh crebbe del 18 per cento per un altro record, 1,5 milioni di spettatori. La stagione 1948 fu il picco del boom del baseball nel dopoguerra; Le squadre di Major League attirarono quasi 21 milioni di fans, il maggior numero fino al 1962, quando entrambe le League allargarono a 10 squadre. Kiner era convinto che l'assenza di Greenberg o di un simile temuto battitore dietro nel lineup desse ai pitchers la possibilità di non lanciargli nulla di buono. Ottenne 117 basi su ball, 19 in più rispetto al '47, e ne ricevette almeno 100 in ciascuna delle sue successive sei stagioni. Il club aumentò lo stipendio di Kiner nel 1949 a 40.000 $. Iniziò forte e realizzò 23 home runs a metà della stagione, ma era sei partite dietro al passo di Ruth del 1927. L'11 e il 13 settembre colpì homers in quattro consecutivi at-bats, diventando il primo uomo a farlo due volte. Il giorno successivo colpì il 49°. Aveva colpito 12 homers in 14 partite, ma, con solo 16 partite da giocare, aveva rinunciato a prendere Ruth. Mise la sua firma su un articolo ghostwritten nella rivista The Saturday Evening Post intitolato "The Home Run I Would Hate To Hit". Disse che non voleva battere il record sacro di Babe. Più di 50 anni dopo scrisse: "È stata una grande menzogna". Kiner poteva eguagliare i 56 homers di Hack Wilson della NL. Colpì il suo 54° il giorno prima dell'ultima partita della stagione (Ne aveva perso uno in un rainout). Quarantamila tifosi andarono al Forbes Field per un doubleheader di fine stagione, ma Kiner rimase sotto Hack Wilson. Fu il primo National Leaguer a colpire 50 homers due volte; solo Babe Ruth e Jimmie Foxx lo avevano fatto nell'American League. Nessuno avrebbe eguagliato il record fino a quando il calendario fu ampliato a 162 partite. Kiner condusse anche la League con 127 RBI. Arrivò al quarto posto nelle votazioni per il Most Valuable Player dai giornalisti di baseball, il suo miglior piazzamento di sempre; Jackie Robinson, il campione di battuta per i vincitori del pennant dei Brooklyn Dodgers, vinse il premio. I Pirates gli fecero un contratto di due anni, molto inusuale per l'epoca, a 65 mila dollari a stagione. Era il più pagato giocatore della National League; Gli American Leaguers Joe DiMaggio, Ted Williams e Bob Feller erano pagati di più. Kiner aveva detto che il proprietario del club John Galbreath tagliò anche lui alcuni investimenti immobiliari. Ma questo era di gran lunga meno di quanto valeva, come i giocatori delle big league avrebbero scoperto quando il free agency arrivò un quarto di secolo più tardi. Un agente teatrale di Pittsburgh osservò: "Se Kiner fosse una grande figura nel mondo dello spettacolo come lo è nel baseball, dovrebbe ridurre lo stipendio di 30 mila dollari a settimana".
A quel tempo Kiner viveva ancora con la madre in Alhambra. Il cantante Bing Crosby, un proprietario di minoranza dei Pirates, prese in simpatia il giovane, sola stella nella sua cerchia di Hollywood, e gli fece accompagnare la 17enne attrice Elizabeth Taylor alla prima di un film. Fece costruire una casa a Palm Springs, in California, poco dopo arricchita da un campo da golf e da tennis per il set di Hollywood; Kiner ora era un appassionato golfista. Amici e vicini di casa comprendevano Frank Sinatra e Lucille Ball e il marito e co-star, Desi Arnaz. Il gossip gli attribuì altre starlette di Hollywood, ma il 13 ottobre 1951, sposò la 22enne star del tennis Nancy Chaffee, sesta giocatrice nel rank americano. Greenberg fece da testimone al matrimonio. Kiner con orgoglio raccontò che dopo due anni di lezioni fu in grado di battere Nancy a tennis dopo che due settimane prima aveva dato alla luce il loro primo figlio.
Nel 1950 Branch Rickey, la leggenda del baseball che aveva costruito dinastie con i St. Louis Cardinals e i Brooklyn Dodgers, era diventato GM dei Pirates, ma il club scese all'ultimo posto. Kiner bastonò 47 fuoricampo nel 1950 (The Sporting News lo nominò Player of the Year), l'anno dopo 42 , e poi 37 nel 1952. Fu leader della league ogni anno. I suoi sette titoli home run consecutivi sono un record; nemmeno Ruth fece tanto. I proprietari dei Pirates firmarono con Kiner un contratto di 90.000 $ per il 1951. Questo indignò Branch Rickey, di cui Kiner avrebbe detto più tardi: "Lui era avaro". Molti altri condivisero tale parere. Lo storico del baseball Bill James scrisse: "Rickey, in una delle più strane mosse della sua carriera, iniziò a distruggere sistematicamente la reputazione di Kiner come giocatore, in modo da poterlo scambiare: era da svitati, ma questo fu quello che stava facendo". Nei documenti di Rickey presso il Library of Congress, il suo biografo, Murray Polner, trovò una lettera "confidenziale" per il proprietario John Galbreath. Rickey aveva scritto: "Kiner non può tirare o correre e non può difendere e si considera una star ma non potrebbe mai far parte di un club vincitore del pennant". Si lamentava che a Kiner erano stati dati dei privilegi speciali da parte del manager, aveva chiesto l'aria condizionata "molto costosa" nella clubhouse e aveva insistito che il suo contratto prevedesse una clausola che garantiva che le recinzioni più corte nel Kiner's Korner sarebbero rimaste. Kiner negò tutto questo nel suo libro di memorie del 2004. Polner concluse: "Kiner era diventato il capro espiatorio per il fallimento di Rickey nel suo tentativo di migliorare la squadra". I Pirates nel 1952 persero 112 partite, il peggior record di ogni squadra della Major League dal 1935. I tifosi diminuirono di circa un terzo, e la media battuta di Kiner scese a .244. Nonostante la sua prestazione di leader dei fuoricampo della League, Rickey gli tagliò lo stipendio a 65.000 $. Quando Kiner obiettò, Rickey gli disse: "Possiamo finire ultimi senza di te".
I colleghi di Kiner lo avevano eletto rappresentante dei giocatori della National League. Lui e il lanciatore degli Yankees, Allie Reynolds, che rappresentava l'American League, avevano rinegoziato il piano pensionistico durante l'offseason. Rincarando, Rickey disse al proprietario Galbreath che il ruolo di leadership di Kiner era "malsano" per la squadra.
Nel giugno del 1953 Rickey scambiò Kiner e altri quattro, tra cui il futuro broadcaster Joe Garagiola ai Chicago Cubs per sei giocatori e un pagamento in contanti di 150.000 $. I fans di Pittsburgh impiccarono Rickey in una foto, e alcuni eminenti cittadini proposero un boicottaggio del Forbes Field fino a quando Rickey non fosse stato licenziato. Ma Rickey aveva ragione su una cosa: i Pirates sarebbero terminati ultimi senza Kiner nel 1953 e per i successivi due anni. Rickey aveva ragione anche in un'altra cosa: Kiner aveva solo 30 anni, ma soffriva di problemi alla schiena. Gli altri re degli home run - Ruth, Aaron e Bonds - stavano ancora battendo oltre i recinti mentre si avvicinavano o passavano i loro quarantesimo compleanno, ma Kiner era di fatto finito. A Chicago si unì a Hank Sauer, che lo aveva eguagliato per il titolo della League negli home runs del 1952 e aveva vinto il premio di MVP. Entrambi erano considerati outfielders lenti con scarse braccia di tiro. Il manager Phil Cavaretta trasferì Sauer a destra in modo che Kiner potesse giocare a sinistra. Sauer si era lamentato che il suo braccio non era abbastanza forte per giocare a destra. Cavaretta rispose: "Ma sei ancora meglio di Kiner". I due "leadfoots" (piedi di piombo) negli angoli outfield erano oggetto di scherno. Ogni volta che una palla al volo veniva colpita, si diceva che Kiner e Sauer gridavano al difensore centrale Frank Baumholtz: "Plenty of room, Frankie" (Un sacco di spazio, Frankie). Anni dopo Sauer negò che il difensore centrale fosse mai corso in territorio foul per catturare una volata. Kiner realizzò un'altra grande stagione nel 1953, raccogliendo 35 homer e 116 RBI con Pittsburgh e Chicago assieme. Ma l'anno dopo scese a 22 fuoricampo, giocando 147 partite nonostante il continuo mal di schiena. I Cubs lo vendettero ai Cleveland Indians dopo la stagione per una somma variamente segnalata da 60.000 a 150.000 $. L'operazione aveva coinvolto molti altri giocatori. L'acquisizione di Kiner fu notizia da prima pagina a Cleveland, anche nel bel mezzo del famigerato caso dell'omicidio Sheppard. Il suo amico Greenberg era il GM degli Indians; il manager, Al Lopez, era stato un altro dei suoi mentori durante il suo anno da rookie a Pittsburgh. Cleveland avevano vinto il pennant dell'AL nel 1954 con un record della League di 111 vittorie, ponendo fine alla striscia di vittorie degli Yankees che era durato cinque anni, ma i New York Giants li spazzarono in quattro partite nelle World Series. Greenberg disse che Kiner avrebbe aggiunto la potenza di cui il club aveva bisogno. Kiner fu in grado di giocare solo 113 partite nel 1955, con 18 fuoricampo e una media di .243. Disse che i medici gli avevano dato 50 % di probabilità che la chirurgia potesse sistemargli la schiena. Invece si ritirò all'età di 32 anni per diventare GM dei San Diego Padres della Pacific Coast League, una farm di Cleveland. A San Diego, fece il suo primo assaggio di trasmissione play-by-play perché diceva che non poteva permettersi di assumere un annunciatore. Quando il suo vecchio club di Pittsburgh giocò nelle World Series del 1960, fece uno show post-partita alla radio locale. Venne assunto per trasmettere le partite dei Chicago White Sox nel 1961, quando Greenberg divenne GM della squadra. Nel 1962 si unì al team di telecronisti dei New York Mets, la nuova franchigia dell'espansione. Egli disse: "I Mets mi assunsero perché avevano guardato il mio background con i Pirates e avevano visto che avevo perso esperienza". I Mets persero 120 partite nella loro prima stagione, anche più dei Pirates del 1952. Il suo post-game show in TV fu chiamato "Kiner's Korner". In una trasmissione che precedeva una partita, intervistò il ricevitore dei Mets, Choo Choo Coleman, che non era un uomo loquace. "Gli homers solitari solitamente avvengono con nessuno in base"; "Se Casey Stengel fosse vivo oggi, si rivolterebbe nella tomba"; "I Mets hanno messo il lead-off in base solo una volta in questo inning"; "Darryl Strawberry è stato eletto nella Hall of Fame per 5 anni consecutivi". Di tanto in tanto aveva prodotto un gioiello. Descrivendo un difensore centrale che copriva una grande area, disse: "Due terzi della terra è coperto da acqua. L'altro terzo è coperto da Garry Maddox". Kiner e Nancy Chaffee divorziarono nel 1968. Ebbero tre figli: Michael, che giocò brevemente nel farm system dei Mets, Scott e la figlia Kathryn. I Baseball Writers elessero Ralph Kiner nella Hall of Fame nel 1975, al suo quindicesimo e ultimo anno di eliggibilità. Ottenne un solo voto più del 75 per cento necessario per l'elezione. Molti fans e analisti si sono chiesti se Kiner meritava l'onore, dal momento che aveva colpito "solo" 369 fuoricampo e aveva giocato solo 10 stagioni. Quando Kiner si ritirò nel 1955, tuttavia, era il sesto nella lista di fuoricampo in carriera, proprio davanti a Joe DiMaggio e Johnny Mize. Cinquanta stagioni e molti sluggers dopo, era al 57esimo posto nel 2004. Prima della stagione 2004, era ancora al sesto posto nella percentuale di fuoricampo; aveva colpito homers in 7.09 per cento dei suoi at-bats. Davanti a lui c'erano Mark McGwire, Ruth e tre giocatori in attività - Barry Bonds, Jim Thome e Sammy Sosa - le cui percentuali probabilmente sarebbero scese mentre invecchiavano. Rimase 27° sulla lista di tutti i tempi con .946 di arrivi in base più slugging percentuale. Non vi era alcun dubbio, su come si era classificato quando era in attività: Sporting News lo aveva scelto per l'All-Star team quattro volte in cinque anni dal 1947 al 1951. Bill James osservò: "Musial, Williams, DiMaggio e Kiner - quelli erano i più grandi outfielders di questo periodo". Ralph Kiner morì a 91 anni il 6 febbraio del 2014, nella sua casa di Rancho Mirage in California.
Hank Greenberg (a sinistra) e Ralph Kiner nel 1947 (l'ultimo anno di Greenberg e il secondo anno di Kiner) Ralph Kiner viene issato sulle spalle dei compagni dopo aver battuto quattro homers nel doubleheader (1 nella prima e tre nella seconda) contro i Boston Braves l'11 settembre 1947. A sorreggere Kiner da sinistra ci sono Billy Sullivan, Pete Castiglione e Jim Bagby L'Hall of Famer Honus Wagner, a sinistra, si congratula e stringe la mano a Ralph Kiner, abbracciato dal terza base Frankie Gustine, dopo aver battuto il 48° e 49° fuoricampo della stagione 1947 Bing Crosby (a sinistra), co-proprietario dei Pittsburgh Pirates e un discreto giocatore di baseball, allo spring training dei Bucs il 3 marzo del 1948 con Ralph Kiner Elizabeth Taylor arriva alla premiere di un film a Hollywood il 21 dicembre 1949, con Ralph Kiner, outfielder dei Pittsburgh Pirates e re degli home runs della Major League Ralph Kiner, a destra, chiacchiera con un altro grande slugger, Ted Williams, prima dell'inizio della partita All-Star al Comiskey Park, Chicago, l'11 luglio 1950 Ralph Kiner parla con Jackie Robinson dei Brooklyn Dodgers al Forbes Field prima della partita del 9 maggio del 1950. I Dodgers vinsero 3 a 2 e tutti i tre punti furono opera di Robinson Ralph Kiner, attraversa il piatto dopo aver colpito l'home run nel nono inning per pareggiare l'All-Star Game al Comiskey Park l'11 luglio 1950. Stan Musial dei Cards, battitore successivo, si congratula con Kiner Andy Pafko (a sinistra), outfielder dei Chicago Cubs, con Ralph Kiner al Wrigley Field, Chicago, prima della partita del 23 aprile 1951 Gil Hodges dei Brooklyn Dodgers (a sinistra) e Ralph Kiner posano prima della partita il 9 giugno 1951 Ralph Kiner allo spring training dei Pittsburgh Pirates nel 1952 Ralph Kiner, a destra, con il compagno di squadra Hank Sauer nel 1953. Insieme con l'esterno centro Frank Baumholtz furono soprannominati i "Quicksand Kids" per la loro mancanza di velocità Questa foto, scattata nel 1953 o 1954, mostra Ralph Kiner, quando era con i Chicago Cubs, con Miss Junior Rose Bowl Gli esterni dei Cleveland Indians Ralph Kiner, a sinistra, e Gene Woodling nel dugout degli ospiti al Comiskey Park durante la stagione del 1955 Il famoso cantante Bing Crosby, a destra, accanto alla leggenda del baseball e GM Ralph Kiner, a sinistra, e al manager George Metkovich dei San Diego Padres, della Pacific Coast League, il giorno dell'inaugurazione del loro nuovo ballpark a Indio, California il 1 aprile 1959 Da sinistra, Ralph Kiner, Bob Murphy e Lindsey Nelson, che formarono l'originale Mets broadcast team sin dal 1962 Kiner al Polo Grounds nel 1963, all'inizio del suo mezzo secolo di commentatore con i Mets 6 aprile 1970, Willie Stargell (# 8) e Ralph Kiner al Forbes Field durante la sua ultima stagione Stan Musial, a sinistra, Yogi Berra, al centro, insieme a Ralph Kiner, a destra, che è stato da poco eletto nella Baseball Hall of Fame lunedi 18 agosto 1975 a Cooperstown, New York. La Writers Baseball Association of America aveva eletto Musial nella Hall of Fame nel 1969 e Berra nel 1972 Willie Mays, a sinistra, cerca di prendere il cappello di Ralph Kiner prima dell'inizio della partita Old Timers Day allo Shea Stadium di New York sabato 14 agosto 1982. Kiner non aveva mai indossato il "turn of the century cap" usato dai Pirates in quegli anni 23 agosto 1980, da sinistra, Roger Maris, Duke Snider, Willie Mays e Ralph Kiner, posano per le foto prima che dell'annuale New York Mets Old Timers Day allo Shea Stadium di New York 10 maggio 1985, l'Hall of Famer Ralph Kiner, commentatore dei New York Mets, allo Shea Stadium di New York L'Hall of Famer Ralph Kiner mentre effettua il lancio cerimoniale prima della partita dell'opening day tra i New York Mets e gli Washington Nationals, venerdì 8 aprile 2011, al CitiField di New York 1975 - La targa della Hall of Fame di Ralph Kiner |
Ossie Virgil Osvaldo Jose (Pichardo) VirgilNickname : "Ossie" o "Ozzie" Nato: 17 Maggio 1932 a Montecristi, Dominican Republic Non ci sarà una targa per Ossie Virgil nella Baseball Hall of Fame. Le statistiche che realizzò durante i suoi nove anni di carriera nelle Major Leagues semplicemente non lo qualificano nell'olimpo del baseball. Ma non c'è dubbio che Virgil merita un riconoscimento per i primati che realizzò, anche se è solo un asterisco accanto al suo nome nel baseball record book. Nel 1956, diventò il primo nativo Dominicano a giocare nelle Major Leagues. Poi, nel 1958, undici stagioni dopo che Jackie Robinson aveva rotto la barriera del colore con i Brooklyn Dodgers, divenne il primo giocatore di colore a giocare per i Detroit Tigers. Osvaldo Jose (Pichardo) Virgil nasce a Montecristi, Repubblica Dominicana, il 17 maggio 1932. La sua famiglia si trasferì nel Bronx, a New York, quando aveva tredici anni, e frequentò la DeWitt Clinton High School. "Non giocai a baseball alla high school ma solo a livello amatoriale", ricordava in una intervista del 1997 a William M. Anderson per il Michigan History Magazine, "Giocai in una league portoricana, che aveva otto o nove squadre". Dopo il diploma nel 1950, Virgil fu arruolato negli US Marine Corps Reserves e vi rimase fino al 1952. "Rimasi in servizio attivo e giocai a baseball con il team dei Marine Corps a Camp Lejeune, North Carolina. Quando fui congedato, i New York Giants mi fecero un tryout e mi firmarono. Fui messo alla prova per 90 giorni dai Giants prima che il mio contratto fosse approvato come professionista", disse Virgil, "Ma ora le cose sono diverse". Firmò per un bonus di 300 $ nel 1953 e non guadagnò mai più di 18000 $ a stagione durante tutta la sua carriera. Virgil esordì nelle Minor League nel 1953 con i St. Cloud Rox, Minnesota, nella Northern League dove battè .259. Nel 1954, alzò la sua media a .291 a Danville, North Carolina, nella Piedmont League. Nel 1955, Virgil divenne un prospetto di notevole interesse. Passò mezza stagione battendo .309 per Dallas nella Texas League. "Era troppo presto per portarlo in major, ma il front office dei Giants reputava che le performance del terza base Ossie Virgil meritassero un posto nella squadra ...", scrisse il giornalista sportivo Zander Hollander nel 1955 sul New York World-Telegram e il Sun. Quella stagione, Virgil fu leader dei terza base nella Texas League con una percentuale fielding di .975 e venne nominato per la squadra All-Star. Affinò inoltre le sue abilità giocando nella winter league a Puerto Rico. Virgil sposò Maria Lopez il 29 gennaio del 1955 ed ebbero tre figli (compreso Ozzie Virgil, Jr., che giocò nelle Major League tra il 1980 e 1990). Virgil debuttò come giocatore nella Dominican League nella stagione 1955-56 con i Leones del Escogido, poi con Águilas Cibaeñas (1967-1968 e 1970-1971) e terminò con un record di 112 punti segnati, 221 valide, 35 doppi, 14 tripli, 12 Homers, 118 RBI e .256 di media battuta in 862 at-bats. Dopo aver trascorso la stagione 1956 a Minneapolis, dove aveva battuto .278 con dieci home-run e 73 RBI, Virgil fece il suo debutto in major con i New York Giants il 23 settembre giocando in tre partite e raccogliendo 5 valide in 12 at-bats. Più importante ancora, fu il primo dominicano a giocare per qualsiasi squadra delle Major Leagues, anticipando giocatori come Juan Marichal, Sammy Sosa, Vladimir Guerrero, Albert Pujols, Pedro Martinez, Manny Ramirez e Miguel Tejada. "La Repubblica Dominicana probabilmente avrebbe mandato più giocatori nelle major prima del debutto di Ozzie Virgil nel 1956", scrisse Kathleen O'Brien nel Fort Worth Star-Telegram, nel 2004, "ma la discriminazione razziale era ancora la norma". Ozzie Virgil ricorda chiaramente la sua prima partita in MLB: "Ricordo ancora il sangue che fluiva furiosamente nelle vene e l'adrenalina che quasi mi soffocò quel mio primo giorno in major. C'era molto caldo, e ci stavamo giocando l'ultima partita di una serie di tre contro Philadelphia. Fui messo in terza base e andai 0 su 4, ma mi sentivo come se avessi finito 4 su 4. Ero stato fatto salire dalle minor due o tre giorni prima, e sapevo che sarei stato il primo del mio piccolo paese ad arrivare nel miglior campionato di baseball del mondo. Ma quello che non sospettavo era che nel tempo, sarebbe diventato qualcosa di ordinario. Mi sono sempre sentito grato e fortunato di essere stato scelto da Dio per aprire le porte della MLB ai miei connazionali, visto che a centinaia con più talento di me non era stata data la possibilità". Trascorse la stagione 1957 con i Giants. Durante l'anno, il giornalista sportivo del New York World-Telegram e del Sun, Bill Roeder lo descrisse affabilmente "un garbato ragazzo di bell'aspetto". Da allora, diventò chiaro che Virgil non era sostanzialmente una stella. Roeder aggiunse: "Per quanto ne sappiamo, non è colpa né di Ossie né di chiunque altro per la forte attenzione a cui è sottoposto in questo momento. Sembra sia un buon giocatore di baseball, ma non il tipo che fa una grande impressione". Prima della stagione 1958, Virgil venne scambiato ai Detroit Tigers con il prima base Gail Harris per l'infielder Jim Finigan e 25000 $. "Rimasi molto deluso quando venni scambiato con Detroit", disse Virgil al Michigan History Magazine nel 1997, "Avevo pensato che i Giants avessero bisogno di una terza base in quel particolare momento. Sapevo che i Tigers non avevano nessun giocatore nero nel loro roster o non ne avevano mai invitato uno allo spring training. Mi chiesi cosa avrebbero fatto con me". Virgil iniziò la stagione con la farm dei Tigers di Charleston, dove battè .293 e fu leader dell'American Association con 34 RBI. Il 5 giugno, fu promosso di nuovo in Major League. Il giorno dopo, fece il suo debutto contro gli Washington Senators nella capitale della nazione. "Non mi aspettavo di giocare in major quell'anno", disse Virgil al Detroit Free Press dopo la sua promozione, "Mi ero rassegnato a un altro anno nelle minor. Francamente, rimasi completamente sorpreso". Il front office dei Tigers minimizzò l'avanzamento di Virgil. "Era il miglior giocatore disponibile come terza base nel nostro farm system", disse il direttore della pubblicità della squadra Neal (Doc) Fenkell a Lawrence Casey del Michigan Chronicle, "Virgil è stato promosso solo in base al merito. Per quanto ci riguarda sarà solo un altro giocatore". Tuttavia, il suo richiamo fu della massima importanza per la comunità nera di Detroit, e alcuni dei leader avevano minacciato di organizzare un boicottaggio delle partite dei Tigers a causa della riluttanza della franchigia ad integrarsi. Il Detroit News riferì che la promozione di Virgil era stata "accolta con soddisfazione dai leader negri e tifosi …". Ma la versione di Virgil della sua promozione è più ambigua. Nel 1997 - quasi quattro decenni dopo l'integrazione dei Tigers - Virgil disse al giornalista Jodie Valade del Detroit Free Press, che, anche se accolto calorosamente dalla maggior parte dei fans dei Tigers, lui non fu riconosciuto come un "vero rappresentante" della comunità nera della città. "L'unica cosa che non mi era piaciuta fu che le persone di colore a Detroit non mi avevano accolto. Pensavano a me più come a un giocatore della Repubblica Dominicana, invece di un nero. Se mi chiamavano nero, bene. Se mi chiamavano bianco, bene. Se mi chiamavano Latino, bene. Non mi interessava come mi avrebbero chiamato, avevo solo voglia di giocare". Virgil aveva guadagnato la sua occasione con i Tigers, e il suo debutto al Briggs Stadium fu trionfante. Nella sua prima partita nel campo da baseball di Detroit, il 17 giugno, andò cinque su cinque, con un doppio e un singolo contro il partente degli Washington Senators, Pedro Ramos, e l'aggiunta di tre singoli contro Al Cicotte. Dopo la valida finale, la folla di 29794 tifosi gli tributarono una standing ovation. "Nello spogliatoio Virgil accettò le congratulazioni dai compagni di squadra e dagli avversari con una modestia intrinseca", riferì il giornalista sportivo del Detroit News Sam Greene, aggiungendo che il giocatore "archiviando le sue realizzazioni come una 'buona notte' ed esprimendo gratitudine per la sua accoglienza da parte del pubblico di Detroit". Virgil spesso citò questa partita come il suo primo brivido nel baseball. Durante la stagione 1961, i Tigers scambiarono Virgil ai Kansas City Athletics. Giocò per brevi periodi con i Baltimore Orioles (per una partita), Pittsburgh Pirates, e San Francisco Giants, mentre faceva la spola tra le Majors e le Minors. Virgil si ritirò come giocatore dopo la stagione 1968; non era mai più apparso in più di 96 partite di Major a stagione (che realizzò con i New York Giants nel 1957). La sua carriera in Major durò 324 partite come interno, outfielder e catcher. Colpì 174 valide nelle 753 at-bats per una media battuta vita di .231. L'abilità di Virgil ad allenare gli venne riconosciuta nel 1968, quando diventò giocatore-coach dei Phoenix Giants, in triplo A nella Pacific Coast League. Dopo la campagna di quell'anno, Clyde King, il manager dei Giants, lo volle come coach. A quel tempo, era uno dei soli quattro coaches neri nelle Major Leagues; gli altri erano Elston Howard (New York Yankees), Jim Gilliam (Los Angeles Dodgers), e Luke Easter (Cleveland Indians). Non c'erano managers neri o general managers, e poche persone di colore nei front office della MLB. L'assunzione di Virgil era la prova dell'alta considerazione in cui era tenuto dai Giants. "I suoi insegnamenti ai giovani giocatori e la sua esperienza a tutto tondo aiutò i Giants a vincere il titolo della West Division nel 1971", ricordò Pat Frizzell sul The Sporting News nel 1974. Charlie Fox, in quel momento manager dei Giants, disse a Frizzell, "Abbiamo vinto un sacco di partite con Ozzie coach in terza". Virgil aggiunge, "Mi piace allenare e mi piace fare il coach di terza base. Là puoi condizionare la partita ... Mi piace pure lavorare con i giovani giocatori e li aiuterò se posso". Virgil rimase con i Giants per tutto il 1972. Durante i decenni successivi, condusse un'esistenza nomade come coach di Major, scout e manager nelle winter leagues. I suoi primi successi furono la vittoria dei pennants dirigendo Aguilas nella Dominican League, nel corso della stagione 1971-1972, e Caracas nella Venezuelan League nel 1972-73. Fu manager della squadre della Venezuelan League dei Leones del Caracas,Tigres de Aragua, Tiburones de La Guaira e Cardenales de Lara. Vinse 4 campionati 1972-1973 con Leones del Caracas, 1974-1975 e 1975-1976 con Tigres de Aragua e 1982-1983 con i Tiburones de La Guaira. Fu manager nella Dominican League delle squadre Águilas del Cibao, Leones del Escogido e Azucareros del Este. Fu coach dei San Diego Padres contro i Detroit Tigers nella World Series del 1984. Lavorò come coach anche a Montreal e a Seattle. Il figlio di Virgil, Ozzie, Jr., giocò nel ruolo di catcher nelle Major Leagues dal 1980 al 1990 e, nel 2004, suo nipote, l'outfielder degli Oklahoma State, Jose Virgil, fu selezionato dai St. Louis Cardinals al 18° turno nel draft. Con la tipica modestia, Virgil aveva minimizzato la sua rottura della linea del colore a Detroit esprimendo sgomento per il fatto che così tanti giovani giocatori non avessero familiarità con Jackie Robinson. "Lui mi ha dato la possibilità di fare una vita nel baseball", disse Virgil al Detroit Free Press nel 1997, "Se questi ragazzi non sanno chi è Jackie Robinson, sono pazzi. Aprì il gioco a tutti noi". In carriera ricevette alcuni riconoscimenti: American Association All-Star Team nel 1959; votato "Smartest Player" in un sondaggio dei managers dell'Internazional League nel 1964; votato il giocatore più popolare dei Phoenix Giants nel 1967; Pacific Coast League All-Star Team nel 1967; il ritiro del # 22 da parte dei Detroit Tigers nel 2008."Virgil dovrebbe essere per il mio paese importante come Jackie Robinson lo è per gli afro-americani", ha detto lo slugger dei Boston Red Sox, David Ortiz, "Io sento che la sua eredità è grande come quella di coloro che hanno costruito la nostra repubblica. ... Se non giocassi a baseball, sarei molto probabilmente a lavorare nel mio paese. Ringrazio Dio ogni giorno per avermi aperto le porte alla MLB". In un rapporto pubblicato dall'ufficio del Commissioner del 2006 indica che la Major League Baseball ha contribuito con circa 80 milioni di dollari alla fragile economia Dominicana e ha creato circa 2000 posti di lavoro, direttamente o indirettamente, sull'isola. Merito di tutto questo è anche dovuto a Ozzie Virgil, ma la sua impresa è sconosciuta anche da molti dei suoi connazionali. "E' un peccato che nella Repubblica Dominicana non ci sia nemmeno un ballpark con il mio nome. Ma non ci sono strutture neppure con il nome di Felipe Alou o di Marichal, solo per citare alcuni esempi", ricordava Virgil. Nel 2006 è stato aperto in onore a Ozzie Virgil nella provincia di Montecristi, nel nord della Repubblica Dominicana, l'Osvaldo Virgil National Airport. Questo aeroporto per il turismo viene utilizzato per i voli da altri aeroporti dominicani. NdR: Ho conosciuto personalmente Ozzie Virgil durante la settimana trascorsa nell'Academy dei Mets di Boca Chica nel 2014 e ancora non mi capacito della fortuna che ho avuto nel dialogare con una personalità di così grande spicco per il baseball Dominicano e un'icona della rottura della segregazione razziale con la penultima franchigia della MLB ad inserire nel proprio roster un giocatore di colore. La sua grandissima conoscenza del gioco, la sua disponibilità ad insegnare e a raccontare, con la naturale modestia che lo contraddistingue, mi hanno spinto a scrivere questa biografia che vuole rendere giustizia all'uomo, al giocatore e all'allenatore, al pari di tutti gli altri grandi della MLB che sono raccontati in queste pagine e che, soprattutto, non vanno dimenticati. 1955-1956: Ozzie Virgil con la casacca Leones del Escogido 1958: Ozzie Virgil con la casacca dei Detroit Tigers 1958: Ozzie Virgil con la casacca dei Detroit Tigers fotografato in terza base 1958: Fronte e retro della baseball card di Ozzie Virgil 1965: Ozzie Virgil con la casacca dei Pittsburgh Pirates
1969-1972: Da sinistra, Ozzie Virgil (coach) con Juan Marichal e Tito Fuentes 1976–1981: Il coach Ozzie Virgil con la casacca dei Montréal Expos Baseball card di Ozzie Virgil sr. e il figlio Ozzie Virgil jr. Sabato 10 agosto 2008: Ozzie Virgil al Comerica Park effettua il lancio cerimoniale prima dell'incontro tra i Tigers e gli Athletics Sabato 10 agosto 2008: La cerimonia del ritiro del # 22 da parte dei Tigers e l'abbraccio tra Ozzie Virgil e il nativo dominicano Plácido Polanco |
Rogers Hornsby Nickname : "Rajah"Nato: 27 Aprile 1896 a Winters, TX Rogers Hornsby Sr. nacque a Winters, Texas, l'ultimo di sei figli di Ed e Mary (Rogers) Hornsby. Quando Hornsby aveva due anni, suo padre morì per cause sconosciute. Quattro anni più tardi, gli Hornsbys superstiti si trasferirono a Fort Worth, Texas, e i fratelli di Rogers per sostenere la famiglia ottennero un lavoro nel settore dell'imballaggio della carne. Hornsby iniziò a giocare a baseball in giovanissima età, e una volta disse: "Non riesco a ricordare nulla di quello che è successo prima di avere una palla da baseball in mano". Cominciò a lavorare come fattorino quando aveva 10 anni nello stabilimento di produzione di carne Swift and Company, ed era anche un infielder di riserva nella sua squadra di baseball. Dall'età di 15 anni, Hornsby stava già giocando per diverse squadre semi professionistiche. Giocò a baseball per la North Side High School fino al 10° grado, e poi l'abbandonò per prendere un lavoro a tempo pieno alla Swift and Company. Mentre era al liceo, Hornsby giocò anche nella squadra di football, accanto al futuro College Football Hall of Famer Bo McMillin. Nel 1914, il fratello maggiore Everett, giocatore di baseball di minor league per molti anni, fece avere a Rogers un tryout con i Dallas Steers della Texas League. Entrò in squadra, ma non giocò in tutte le partite; Fu rilasciato dopo solo due settimane. Dopo il suo licenziamento, firmò con gli Scout Hugo della Classe D della Texas - Oklahoma League come interbase per 75 $ al mese. Gli Scout andarono in bancarotta a un terzo della stagione, e il contratto di Hornsby fu venduto ai Denison Champions della stessa League per 125 $. Con entrambe le squadre nel 1914, Hornsby battè .232 e fece 45 errori in 113 partite. Il team Denison cambiò il proprio nome in Denison Railroaders e si unì alla Western Association nel 1915. Alzarono lo stipendio di Hornsby a 90 $ al mese. La media di Hornsby migliorò in quella stagione e terminò a .277 in 119 partite, ma fece 58 errori. Tuttavia, i suoi contributi aiutarono i Railroaders a vincere il pennant della Western Association. Alla fine della stagione, un giornalista del The Sporting News disse che Hornsby era uno dei dodici giocatori della Western Association che avrebbero potuto giocare nelle major leagues. Hornsby entrò in contatto con i St. Louis Cardinals nel corso di una serie di partite dimostrative tra loro e i Railroaders durante lo spring training del 1915. Il manager dei Cardinals Miller Huggins disse al suo unico scout, Bob Connery, di cercare giocatori delle minor league per riempire il roster della loro squadra finanziariamente in difficoltà. Nel mese di settembre, i Cardinals acquistarono il contratto di Hornsby da Denison e lo inserirono nel loro roster di Major League, anche se la sua unica esperienza di baseball professionistico era stata in classe D. La prima partita di Hornsby arrivò il 10 settembre, quando sostituì Art Butler all'interbase in una sconfitta per 7-1 con i Cincinnati Reds. Tre giorni dopo iniziò una partita, e ottenne la sua prima valida il giorno dopo contro Rube Marquard dei Brooklyn Robins. Hornsby finì la stagione con una media di .246 in 57 at-bats, mentre i Cardinals conclusero al sesto posto nella NL. A soli 19 anni, Hornsby era il quarto giocatore più giovane nella NL di quell'anno. I Cardinals presero Roy Corhan dai San Francisco Seals della Pacific Coast League per giocare all'interbase nel 1916, e Hornsby divenne uno dei tre candidati alla carica. La grande prestazione di Hornsby nello spring training, un infortunio alla spalla per Corhan, e la povera prestazione in battuta di Butler decise che Hornsby sarebbe stato l'interbase titolare dell'Opening Day. Quel giorno, fu l'autore di entrambi gli RBI nella vittoria dei Cards per 2-1 sui Pittsburgh Pirates. Il 14 maggio colpì il suo primo home run in major league contro Jeff Pfeffer dei Brooklyn. Ruotò tra le posizioni infield prima di stabilirsi definitivamente in terza base per gran parte della seconda metà dell'anno. Verso la fine della stagione, perse 11 partite per una distorsione alla caviglia. Chiuse il 1916 con una media di .313, quarto nella NL, e sotto di uno dal titolo della League nei tripli con 15. Hornsby ritornò all'interbase nel 1917 dopo che Corhan tornò a San Francisco e Butler venne rilasciato. Dopo aver giocato quasi ogni partita per tutto il primo mese della stagione, Hornsby dovette lasciare la squadra il 29 maggio dopo che suo fratello William fu ucciso in un saloon. Rogers partecipò ai funerali il 1° giugno e ritornò ai Cardinals il 3 giugno, finendo la stagione senza altre interruzioni. Le sue statistiche di battuta migliorarono rispetto alla stagione precedente; la sua media battuta di .327 era la seconda della League, e fu leader nei tripli (17), basi totali (253) e percentuale slugging (.484). Nel 1918, vennero arruolati molti giocatori di baseball a combattere nella prima guerra mondiale, ma Hornsby beneficiò di una deroga perché stava sostenendo la sua famiglia. Durante l'offseason, Miller Huggins, infelice del management dei Cardinals, lasciò il team per i New York Yankees. Fu sostituito da Jack Hendricks, che aveva portato gli Indians di Indianapolis a vincere il pennant della American Association nell'anno precedente. Hornsby non aveva fiducia nella capacità di Hendricks nel dirigere i Cardinals, e tra i due uomini si accese una grande animosità a causa di una crescente egoismo e passione di Hornsby per l'ex manager Huggins. La media battuta di Hornsby, sotto Hendricks, scese a .281. Ebbe troppi problemi fuori dal campo; il 17 giugno, Hornsby investì con la sua Buick un residente di St. Louis, Frank G. Rowe, mentre attraversava un incrocio. Rowe citò Hornsby per 15000 $, ma Hornsby alla fine chiuse la causa per una somma più piccola, e il caso fu archiviato. Era ancora il leader nei tripli e la percentuale slugging nel 1918, ma dopo la stagione conclusa con i Cardinals in ultima posizione, annunciò che non avrebbe mai più giocato sotto Hendricks. In parte a causa della denuncia di Hornsby, Hendricks fu licenziato dopo la stagione e sostituito da Branch Rickey allora presidente dei Cardinals. Nel 1919, dopo che i Cardinals avevano acquistato l'interbase Doc Lavan, Rickey provò a convertire Hornsby come seconda base nella spring traning. Hornsby giocò in terza base per la maggior parte dell'anno. La sua media battuta rimase bassa all'inizio della stagione, ma migliorò da giugno. Alla fine della stagione, la sua media di .318 fu la seconda della League, e concluse anche al secondo posto nelle basi totali e RBI. "Hornsby è il più grande battitore che abbia mai dovuto affrontare. Ho cercato di ingannarlo in ogni modo possibile, ma semplicemente non si poteva fare. Personalmente, non credo che un uomo più abile si sia mai avvicinato al piatto". Nel 1920, Rickey spostò Hornsby in seconda base, dove rimase per il resto della sua carriera. Iniziò l'anno con 14 partite consecutive con almeno una valida. Il 4 giugno realizzò due tripli e due RBI con i Cardinals che sconfissero i Chicago Cubs 5-1, una partita che interruppe la striscia di 11 vittorie consecutive del futuro Hall of Famer Grover Cleveland Alexander. Hornsby finì la stagione con il primo dei sette titoli in battuta colpendo .370, e conducendo la League nella percentuale di arrivi in base (.431), percentuale slugging (.559), valide (218), basi totali (329), doppi (44 ) e RBI (94). L'inizio della Live-Ball Era innalzò la produttività in battuta in tutte le major, e Hornsby battè con maggiore potenza durante la stagione 1921. Realizzo una media di .397 nel 1921, e con i suoi 21 home run fu il secondo nella League, più di due volte il suo totale in ogni stagione precedente. Inoltre fu leader della League nella percentuale di arrivi in base (.458), percentuale slugging (.639), punti segnati (131), RBI (126), doppi (44) e tripli (18). Il 30 settembre, i Cardinals dedicarono un giorno speciale in onore di Hornsby prima di una partita in casa contro i Pittsburgh Pirates, e consegnarono a Hornsby diversi premi prima dell'inizio, tra cui una palla da baseball autografata dal Presidente degli Stati Uniti Warren G. Harding. I Cards sconfissero i Pirates 12-4 quel giorno con Hornsby che colpì un home run e due doppi. Nella stagione 1922, Hornsby era considerato una grande star, dopo aver condotto la League nella media battuta, valide, doppi e RBI in più volte. Come risultato, cercava un contratto di tre anni per 25 mila dollari a stagione. Dopo aver negoziato con il management dei Cardinals, si concordarono per un triennale di 18500 $, diventando in quel momento il giocatore più pagato nella storia della League. Nella stessa stagione divenne l'unico giocatore nella storia a colpire più di 40 fuoricampo e a realizzare una media battuta sopra i .400. Il 5 agosto, Hornsby stabilì un nuovo record della NL quando colpì il suo 28° home run della stagione contro Jimmy Ring dei Philadelphia Phillies. Dal 13 agosto al 19 settembre, ottenne una striscia di 33 partite consecutive con almeno una valida. Chiuse l'anno con un nuovo record di 42 fuoricampo, e stabilì anche i record della NL nelle valide (250) e percentuale slugging (.722, il più alto di sempre dei giocatori con più di 600 at-bats). Quell'anno, vinse la prima delle sue due Triple Crown, e guidò la NL nella media battuta (.401), RBI (152), percentuale arrivi in base (.459), doppi (46) e punti segnati (141). Le sue 450 basi totali furono il punteggio più alto di sempre per qualsiasi giocatore della NL. In difesa, Hornsby fu leader di tutti i seconda base nei putouts, doppi giochi, e percentuale fielding. La sua performance in battuta in quell'anno anno fu, ed è tuttora, uno delle migliori nella storia della MLB, e i suoi 42 home run sono ancora il massimo per un battitore da .400. L'8 maggio del 1923, Hornsby mentre stava effettuendo un tiro si infortunò al ginocchio sinistro in una partita contro i Phillies. Tornò 10 giorni dopo, ma il dolore continuava, e venne sostituito in una partita contro i Pirates il 26 maggio per essere esaminato dal Dott. Robert Hyland, medico dei Cardinals. Hyland ingessò il ginocchio di Hornsby per due settimane, dopo di che ritornò ai Cardinals. Durante una partita nel mese di agosto, Hornsby era in terza base verso la fine della partita e alzò le mani disgustato, in risposta ad un segnale mandatogli da Rickey, perchè aveva dato al battitore il segnale di prendere il segnale e Hornsby si sentiva che il battitore avrebbe dovuto colpire la palla. A partita terminata, lui e Rickey litigarono furiosamente nella clubhouse, ma i compagni di squadra li divisero. Hornsby perse diverse partite verso la fine dell'anno, per infortuni che i Cardinals, e Hyland, non credevano fossero seri. Come risultato venne multato di 500 dollari e sospeso per le ultime cinque partite dell'anno. Tuttavia, Hornsby vinse ancora il suo quarto titolo consecutivo in battuta della NL con una media di .384. Fu anche il leader della percentuale arrivi in base (.459) e la percentuale slugging (.627). Hornsby alzò la sua media a .424 nel 1924, che è la sesta media più alta in battuta in una sola stagione nella storia della MLB, e la più alta della Live-Ball Era. Guidò la NL con 89 basi su ball, producendo una percentuale di arrivi in base di .507. Fu leader della percentuale slugging con .696, punti fatti con 121, valide con 227 e 43 doppi. Colpì 25 home run quell'anno. La NL aveva reintrodotto il suo Most Valuable Player Award. Anche se Hornsby si aspettava di vincere il premio, questo andò invece a Dazzy Vance. L'elettore di Cincinnati Jack Ryder non diede un solo voto nei 10 punti della scheda elettorale a Hornsby perché reputava che fosse un MVP sulle statistiche ma non un giocatore di squadra. Nel 1962, la Baseball Writers Association of America conferì a Hornsby un premio retroattivo riconoscendolo come MVP del 1924. Nel 1925, Sam Breadon, il proprietario dei Cardinals, volle sostituire Rickey come manager. Hornsby inizialmente rifiutò il lavoro. Dopo aver scoperto che Rickey avrebbe venduto le sue azioni dei Cardinals se fosse stato sostituito da manager, Hornsby accettò di prendere il lavoro se Breadon lo avesse aiutato ad acquistare le azioni. Breadon fu d'accordo e Hornsby divenne il manager dei Cardinals. Hornsby concluse l'anno con la sua seconda Triple Crown, unendo la media battuta di .403 con 39 fuoricampo e 143 RBI. Aveva battuto il compagno di squadra Jim Bottomley nella corsa al titolo di battuta di quasi 40 punti. Nello stesso anno, vinse l'MVP Award, ricevendo 73 degli 80 possibili voti. La sua percentuale slugging di .756 stabilì un record della NL. I Cardinals finirono al quarto posto nel 1925, terminando una partita sopra .500, anche se la squadra vinse 64 partite e ne perse 51 sotto Hornsby. Nel 1926, Hornsby ebbe un'annata fiacca in battuta, colpendo solo .317 con 11 home run. Tuttavia, St. Louis vinse il suo primo pennant della NL. Nelle World Series del 1926, i Cardinals sconfissero gli Yankees in una serie di sette partite; Hornsby eliminò Babe Ruth nel suo tentativo di rubare la seconda, ponendo fine alla serie e dando a St. Louis la sua prima indiscussa world championship. Durante la post-season negoziò un nuovo contratto e chiese 50 mila dollari all'anno per tre anni. Breadon accettò un contratto di un anno per 50000 $. Quando Hornsby rifiutò la proposta, i Cardinals lo cedettero il 20 dicembre del 1926 ai New York Giants per Frankie Frisch e Jimmy Ring. La trade venne brevemente rinviata quando il presidente della NL, John Heydler, dichiarò che Hornsby non avrebbe potuto giocare per i Giants mentre possedeva ancora delle azioni dei Cardinals. Hornsby voleva 105 dollari per ogni azione, un prezzo che Breadon fu disposto a pagare. Nei primi mesi del 1927, Hornsby fu in grado di vendere le sue azioni a 105 dollari ciascuna, che gli permisero di diventare ufficialmente un Giants. Hornsby ebbe una stagione migliore nel 1927, battendo .361 e conducendo la League nei punti segnati (133), basi su ball (86) e percentuale arrivi in base (.448). Diresse i Giants per una parte dell'anno poiché il manager John McGraw ebbe dei problemi di salute. Le prestazioni di Hornsby contribuirono a guidare i Giants a un record di 92-62, che era abbastanza buono per il terzo posto nella NL. Tuttavia, i problemi del gioco d'azzardo di Hornsby con le corse dei cavalli e la diffidenza del management dei Giants infastidirono il proprietario del team Charles Stoneham. Durante l'offseason fu ceduto ai Boston Braves per Jimmy Welsh e Shanty Hogan. Con i Braves nel 1928, Hornsby fu di nuovo il battitore più produttivo della League, vincendo il suo settimo titolo di battuta con una media di .387, aggiudicandosi anche la percentuale arrivi in base (.498), percentuale slugging (.632) e basi su ball (107). Un mese dall'inizio della stagione, il manager Jack Slattery si dimise, e i Braves assunsero Hornsby come suo sostituto. I Braves, però, persero 103 partite e finirono al settimo posto su otto squadre della NL. La franchigia stava lottando finanziariamente, e quando i Chicago Cubs offrirono 200 mila dollari e cinque giocatori per Hornsby, i Braves trovarono l'offerta troppo vantaggiosa per lasciarsela sfuggire. Hornsby colpì .380 nel 1929 a Chicago, realizzò 39 home run e condusse la NL con una percentuale slugging di .679 e 156 punti segnati. La media battuta di .380 stabilì il record della squadra dei Cubs. Raccolse anche un altro MVP Award, e i Cubs vinsero il pennant della NL. Tuttavia, persero nelle World Series del 1929 con i Philadelphia Athletics in cinque partite, e Hornsby battè solo .238 con un RBI. Stabilì anche un record delle World Series per gli otto strikeout. Dopo i primi due mesi della stagione 1930, Hornsby stava battendo .325 con due fuoricampo. Nella prima partita di un doubleheader contro i Cardinals, Hornsby si ruppe la caviglia mentre avanza verso la terza base. Non fece ritorno fino al 19 agosto, e fu utilizzato principalmente come pinch-hitter per il resto della stagione. Quando Joe McCarthy venne licenziato con quattro partite ancora da giocare nella stagione, Hornsby diventò il manager della squadra. Hornsby concluse l'anno con una media battuta di .308 e due fuoricampo. Il 24 aprile 1931, Hornsby colpì tre fuoricampo e realizzò otto RBI nella vittoria per 10-6 su Pittsburgh. Hornsby giocato in 44 delle prime 48 partite, ma dopo una prestazione deludente giocò solo la metà tempo per il resto dell'anno. In 100 partite, realizzò 90 RBI, 37 doppi e una media battuta di .331. Inoltre fu leader della League nella percentuale arrivi in base (.421) per la nona volta nella sua carriera. La squadra finì con un record di 84-70, 17 partite dietro i Cardinals, vincitori del pennant, e quattro dietro ai Giants. La stagione 1931 fu per Hornsby l'ultima come giocatore a tempo pieno. Delle vesciche ai piedi lo infastidirono durante l'inizio della stagione 1932, e non giocò la sua prima partita fino al 29 maggio. Giocò all'esterno destro dal 29 maggio al 10 giugno, apparve in due partite come un pinch-hitter e giocò in terza base dal 14 luglio al 18 luglio. Giocò un'ultima partita con i Cubs come pinch-hitter il 31 luglio. William Veeck Sr. era infelice della gestione di Hornsby. Hornsby manteneva regole severe e Veeck pensava che il suo stile facesse male al morale della squadra. Veeck reputava che Hornsby avesse infranto una regola cardine del baseball in una particolare occasione. Hornsby in disaccordo con una chiamata fatta dall'arbitro. Invece di contestare la chiamata egli stesso, così come dovrebbe fare un manager, mandò un altro giocatore a discutere con l'arbitro. Quel giocatore venne espulso dalla partita. Il 2 agosto, anche se i Cubs erano in seconda posizione, Hornsby fu licenziato, e Charlie Grimm lo sostituì. Hornsby aveva giocato 19 partite, battendo .224 con un solo fuoricampo e sette RBI. Anche se i Cubs avanzarono alle World Series del 1932, i giocatori decisero di non dare a Hornsby i soldi delle World Series. Non giocò per il resto del 1932, ma i Cardinals lo presero come giocatore il 24 ottobre per la stagione 1933. Giocò regolarmente in seconda base dal 25 aprile al 5 maggio, ma fu utlizzato per lo più come pinch-hitter. Il 22 luglio, realizzò la sua hit finale in NL nella sconfitta con i Braves per 9-5. Al 23 luglio Hornsby stava battendo .325 con due fuoricampo e 21 RBI. Ciò nonostante, i Cardinals scelsero di metterlo nei waivers. Hornsby venne preso il 26 luglio dai St. Louis Browns, all'ultimo posto nell'American League, come giocatore-manager. Bill Killefer si era appena dimesso da manager e il proprietario Phil Ball lo volle come sostituto. Giocò in 11 partite, realizzando tre valide, tra cui un home run, in nove at-bats. I Browns finirono all'ultimo posto dell'AL. Quell'anno, Hornsby iniziò a lavorare con vari soci in una scuola di baseball a Hot Springs, Texas, che durò dal 1933 al 1951. Nel 1934, iniziò solo due partite, una in terza base e l'altra nel all'esterno destro. In tutte le sue altre apparizioni entrò come pinch-hitter. Nella stagione, battè .304 con un home run e 11 RBI. I Browns migliorarono la loro precedente stagione, finendo al sesto posto su otto squadre. Hornsby giocò in 10 partite nella stagione 1935 in seconda base. Dal 16 aprile al 21 aprile, giocò in prima base e il 22 maggio in terza base. Chiuse l'anno con cinque valide e una media di .208, mentre i Browns scivolarono al settimo posto. Hornsby apparve solo in due partite con la squadra durante la stagione 1936. Il 31 maggio, il suo singolo come pinch-hitter nel nono inning diede ai Browns la vittoria per 11-10 sui Detroit Tigers. Nella sua altra apparizione il 9 giugno, giocò in prima base vincendo 5-3 sugli Yankees. I Browns finirono nuovamente al settimo posto. Nel 1937, Hornsby giocò in 20 partite. Il 21 aprile, nella sua prima partita dell'anno, Hornsby colpì l'home run finale della sua carriera vincendo 15-10 sui Chicago White Sox. Il 5 luglio, realizzò la valida finale in carriera nella sconfitta per 15-4 nel secondo gioco di un doubleheader con i Cleveland Indians. Il 20 luglio, Hornsby apparve in quella che sarebbe stata la sua partita finale, una sconfitta per 5-4 con gli Yankees. Il giorno dopo, i Browns licenziarono Hornsby da manager e lo rilasciato come giocatore, con St. Louis in ultima posizione al momento del suo defenestramento. Il suo rilascio fu dovuto in parte a causa di un incidente con il proprietario dei Browns, Donald Barnes. Il 15 luglio, Hornsby aveva vinto 35000 $ scommettendo su una corsa di cavalli. Quando cercò di utilizzare 4000 dollari di questo denaro per pagare un debito a Barnes, questi si rifiutò dal momento che i soldi provenivano da un allibratore. Hornsby protestò con Barnes: "Il denaro è buono come i soldi che prende dalla gente nel business di strozzino. Sono meglio questi che prendere gli interessi da vedove e orfani ... ". Il suo rilascio dopo cinque giorni fu una decisione facile per Barnes. Hornsby aveva concluso la stagione 1937 con una media battuta di .321 e 18 valide in 20 partite, ed era il giocatore più anziano nell'AL in quella stagione. Dopo il suo rilascio dai Browns, Hornsby non fu in grado di ritirarsi perché aveva perso tantissimo al gioco d'azzardo nel corso degli anni. Firmò come manager-giocatore con i Baltimore Orioles dell'Internazional League nel 1938 prima di lasciarli per andare a dirigere i Chattanooga Lookouts della Southern Association per il resto della stagione. Hornsby poi tornò agli Orioles per il 1939, ma non fece ritorno al club dopo la stagione. A metà del 1940, firmò come manager per gli Oklahoma City Indians della Texas League. Li condusse dall'ultimo posto ai playoff, dove persero con gli Houston Buffaloes in quattro partite. Hornsby diresse ancora gli Indians nel 1941, ma si dimise nel bel mezzo della stagione. Nel mese di novembre diventò il GM e manager dei Fort Worth Cats, della Texas League. Fort Worth concluse al terzo posto e giocò i playoff nel 1942, ma furono eliminati al primo turno dai Shreveport Sports. Hornsby non firmò con nessuna squadra americana nel 1943, ma nel 1944 firmò come giocatore-manager con i Vera Cruz Blues della Liga Mexicana. Dopo aver colpito un grand slam vincente nella seconda vittoria di una serie di marzo, si dimise quando il proprietario del team si lamentò che la vittoria avrebbe ridotto il numero degli spettatori per la terza partita della serie. Dopo il suo rilascio, fece qualche radiocronaca per la stazione radio WTMV, che seguiva i Cleveland Indians nello spring training nel 1947, e divenne presentatore in TV per le partite dei Chicago Cubs nel 1949. Hornsby non ritornò a fare il manager o il coach fino al 1950, quando venne assunto per dirigere i Beaumont Roughnecks della Texas League. Beaumont vinse il pennant, ma fu spazzato via nel primo turno dei playoff da parte dei San Antonio Missions. L'anno successivo, nel 1951, Hornsby diresse i Seattle Rainiers della Pacific Coast League. Sotto la sua guida vinsero il pennant. Nel 1952, Hornsby venne nuovamente assunto per dirigere i St. Louis Browns, il suo primo lavoro in major league in 16 anni. Il proprietario dei Browns, Bill Veeck, era il figlio dell'ex presidente dei Cubs e GM William Veeck Sr. Ma Hornsby non fu ben accolto dai giocatori. Il 9 giugno fu licenziato a causa di un disaccordo con Veeck per un incidente contro gli Yankees del giorno prima. Durante la partita, un fan impedì a Gil McDougald degli Yankees di prendere una palla al volo, e l'arbitro stabilì che si trattava di interferenza del tifoso. Hornsby inizialmente non contestò la chiamata e pochi minuti dopo Veeck lo costrinse a farlo (quando era già troppo tardi per fare qualcosa al riguardo). Ciò portò Hornsby ed i Browns ad un bivio. I giocatori dei Browns erano così contenti del licenziamento di Hornsby che diedero a Veeck per ringraziarlo un trofeo inciso. Poco più di un mese dopo, il 26 luglio, Hornsby fu assunto per sostituire Luke Sewell come manager dei Cincinnati Reds. Dopo due stagioni mediocri con il club, i Reds annunciarono che non sarebbe tornato per il 1954. Concluse la sua carriera manageriale in MLB con un record di 701-812. In seguito al suo licenziamento, Hornsby lavorò come coach per i Chicago Cubs dal 1958 al 1960 prima di diventare scout e coach di terza base per i New York Mets nel 1962. Nel 1963, Hornsby morì di un attacco di cuore e venne sepolto nel Hornsby Bend Cemetery vicino a Austin, Texas. Gli esperti di baseball e i giornalisti sportivi considerano Hornsby uno dei più grandi battitori di tutti i tempi. La sua media battuta vita di .358 è superata solo dal record in carriera di Ty Cobb con .367. Vinse sette titoli di battuta in totale, una prodezza eguagliata o superata solo da cinque giocatori: Cobb (11 o 12 , a seconda della fonte), Tony Gwynn (8), Honus Wagner (8), Rod Carew (7), e Stan Musial (7 ). Hornsby fu leader della NL nella percentuale slugging nove volte, un record che ancora resiste. Colpì anche più home run, più RBI, e aveva una media battuta più alta rispetto a qualsiasi altro giocatore della National League nel corso degli anni '20, il che fa di lui uno dei quattro giocatori nella storia del baseball (insieme con Honus Wagner, Ted Williams e Albert Pujols) a vincere "triple crown" in un decennio. Colpì un totale in carriera di 301 home run e fu il primo giocatore della NL a raggiungere il record di 300. I suoi 264 fuoricampo come seconda base stabilirono un record della major league per quella posizione fino a quando Joe Morgan lo superò nel 1984. Hornsby era anche un battitore molto consistente sia se giocava in casa o in trasferta. La sua media battuta vita in casa è di .359, e quella in trasferta .358. Ted Williams, che ebbe la media battuta in carriera più alta di Hornsby, disse che Hornsby era il più grande battitore di potenza e della media battuta nel baseball, e Frankie Frisch disse di lui: "E' l'unica persona che conosco che potrebbe battere .350 al buio". Hornsby detiene anche il secondo posto nella lista non ufficiale della major league delle "partite consecutive con due o più valide" con 13, il primo posto con la striscia di 15 partite va a Count Campau. Hornsby è solo il secondo battitore destro nella storia a battere oltre .400 per tre volte ed è considerato, secondo il Los Angeles Times, il più grande battitore destro nella storia. Guidò la National League nella media battuta, percentuale arrivi in base, percentuale slugging e basi totali ogni anno dal 1920 al 1925. Egli è uno degli unici due giocatori (l'altro è Ted Williams ) a vincere la Triple Crown più di una volta, ma solo Hornsby aveva battuto .400 in entrambe le occasioni. Rogers Hornsby era così rispettato come battitore che una volta, quando un lanciatore rookie protestò con l'arbitro Bill Klem perchè pensava di avergli lanciato uno strike, Klem rispose: "Figliolo, quando lanci uno strike, il signor Hornsby ti farà sapere". Hornsby era anche famoso per la sua velocità, ed era considerato il giocatore più veloce nella NL. Non cercò di rubare molto spesso, ma usò la sua velocità per prendere basi supplementari. Tra il 1916 e il 1927 Hornsby realizzò 30 inside-the-park home run, e condusse la League con 17 tripli nel 1917, 20 nel 1920 e 18 nel 1921. Il gioco d'azzardo sui cavalli era l'unica distrazione di Hornsby dal baseball. Da ciò che si evince da tutti i racconti, Hornsby puntava male e spesso, accumulando enormi debiti. Oltre ad andare all'ippodromo, la vita di Hornsby consisteva nel baseball e poco altro. Non voleva rovinarsi la vista, quindi non andò mai al cinema o non leggeva qualcosa di più piccolo dei titoli dei giornali. Non fumava, non beveva alcolici o mangiava troppo e raramente usciva di notte. La sua ossessione per il baseball può aver contribuito a due divorzi. Divorziò la prima volta da Sarah Elizabeth Martin, che aveva conosciuto quando giocava per i Denison Railroaders, a Philadelphia, nel 1923. Il secondo divorzio fu con Jeanette Pennington Hine da cui ebbe un figlio, Billy, che giocò a baseball per diversi anni nelle minor league, ma non raggiunse mai le major. Il suo matrimonio finale fu quello con Marjorie Bernice Frederick Porter nel 1957. Hornsby voleva parlare solo di baseball. Era sempre il primo ad andare al campo ogni giorno, e chiacchierava di questo sport con gli uscieri e i giardinieri. "Il baseball è l'unica cosa che conosco", disse Hornsby una volta, "l'unica cosa di cui posso parlare, il mio unico interesse". Era irascibile e spesso irritabile, con poca tolleranza per i giocatori che non condividevano la sua intensità a senso unico. "Ho indossato una divisa della major league, ho avuto le migliori attrezzature e ho viaggiato con stile e potrei giocare a baseball ogni giorno", disse a Sporting News dopo il suo ritiro, "Che altro c'è?". Egli credeva che il baseball dovesse essere un corso obbligatorio nella scuola pubblica. La sua famosa frase riassume appieno il suo stile di vita: "La gente mi chiede cosa faccio in inverno, quando non c'è il baseball. Ti dico quello che faccio. Guardo fuori dalla finestra e aspetto la primavera". La sua lingua tagliente e la maniera combattiva irritava i dirigenti dei teams, arbitri, avversari e persino i compagni di squadra. Come manager, non aveva molta pazienza con i suoi giocatori o dei suoi proprietari che spesso si fece nemici. Hornsby fu eletto nella National Baseball Hall of Fame nel 1942. Nel 1999, fu classificato nono nella lista di Sporting News dei più grandi giocatori di baseball. Nello stesso anno, fu nominato per la Major League Baseball All-Century Team. Nel 2001, lo scrittore Bill James lo classificò come il 22° più grande giocatore e il 3° più grande seconda base nella storia del baseball, mentre allo stesso tempo documentò la sua impopolarità e la sua difficile personalità. Egli è anche all'ottavo posto generale, con Stan Musial, nella WAR (wins above replacement) per i position players. Hornsby è stato anche eletto nella St. Louis Cardinals Hall of Fame Museum nel 2014. 1915 - Lo swing finale di Rogers Hornsby nel suo primo anno con i St. Louis Cardinals 1920: Rogers Hornsby e Babe Ruth 1926 - Lo swing di Rogers Hornsby 30 settembre 1926: Rogers Hornsby e il suo ex manager Miller Huggins 1926 - I st. Louis Cardinals vincitori delle World Series con Rogers Hornsby manager (al centro della foto) 1926 - Rogers Hornsby visto dal grande vignettista Gene Mack 1927 - Rogers Hornsby con la casacca dei New York Giants 1927 - Rogers Hornsby (giocatore/manager per un breve periodo della stagione con un record di 22-10) con il manager John McGraw 1928 - Rogers Hornsby con la casacca dei Boston Braves 1928 - Da sinistra, il manager Rogers Hornsby, il proprietario dei Braves Judge Fuchs, e il coach Art Devlin al Braves Field 1928 - Rogers Hornsby, giocatore/manager dei Boston Braves, stringe la mano al prima base George Sisler 1928 - Rogers Hornsby, manager dei Braves, e Travis Jackson, capitano dei New York Giants, si stringono la mano prima dell'incontro dell'opening day al Polo Grounds del 11/4/28 1928 - Rogers Hornsby con la casacca dei Chicago Cubs subito dopo la sua cessione da parte dei Braves per 125000 $ il 13 novembre del 1928 1929/1932 - Rogers Hornsby con i Chicago Cubs 1938 - Il manager dei Giants, Bill Terry, con Rogers Hornsby allo sprin training dei NY Giants 1939: A sinistra, Tony Lazzeri, manager dei Toronto Maple, e Rogers Hornsby manager dei Baltimore Orioles 1941/1942 - Rogers Hornsby manager dei Fort Worth Cats, della Texas League 1950 - I Beaumont Roughnecks, sotto la guida del manager Rogers Hornsby finirono al primo posto nella Texas League per la quarta volta nella storia della città 1951 - L'Hall of Famer Rogers Hornsby manager dei Seattle Rainiers, dopo aver diretto Beaumont, un'affiliata degli Yankees, al pennant della Texas League nel 1950, vinse nel 1951 il pennant della Pacific Coast League 1951 - Rogers Hornsby, in piedi,con i giocatori dei Seattle Rainiers durante lo spring training 1952 - Rogers Hornsby manager dei St. Louis Browns 1952 - Il nuovo manager dei Reds Rogers Hornsby, al centro, e alla sua destra Warren Giles, presidente della NL, e a sinistra il GM Gabe Paul 1952 - Rogers Hornsby manager dei Cincinnati Reds 1952 - Il nuovo manager dei Reds, Rogers Hornsby, nel suo tour tra le farm della franchigia alla ricerca di nuovi prospetti. Qui con un quartetto della squadra dei Tulsa Oilers del doppio A. Da sinistra, il catcher Hobie Landrith e gli interni Alex Grammas, Earl York e Johnny Temple 1952 - Il manager dei St. Louis Browns Rogers Hornsby viene accolto allo spring training a Burbank, in California, dal sindaco Walter W. Mansfield (prima a destra) e Al Rediger (seconda a destra), presidente della Camera di Commercio di Burbank 1958: Da sinistra, gli Hall of Famers Bill Terry, Rogers Hornsby e George Sisler a fianco di Ted Williams, dei Boston Red Sox, durante i festeggiamenti dell'Old Timer's Game prima della partita del 9 Agosto contro i New York Yankees allo Yankee Stadium di New York 1960 - Roger Hornsby, al centro, parla della battuta con Frank Thomas, a sinistra, e Ernie Banks 1962 - L'hitting coach dei Mets Rogers Hornsby e Gil Hodges durante la stagione L'articolo del The New York Times, del 6 gennaio 1963 per la morte di Rogers Hornsby 2000 - I parenti di Rogers Hornsby, alla cerimonia al Busch Stadium, prima della partita tra i St. Louis Cardinals e i Philadelphia Phillies del 20 agosto, per la scopertura della statua del grande seconda base dei Cards posta successivamente all'esterno dello stadio. Da sinistra, i pronipoti Rogers Hornsby III, Brad Hornsby e Terry Hornsby Hunt 1942 - La targa della Hall of Fame di Rogers Hornsby |
Terry Steinbach Terry Lee SteinbachNato: 2 Marzo 1962 a New Ulm, MN Terry Steinbach era cresciuto in una famiglia di atleti che si erano concentrati sul puro divertimento delle partite che giocarono. Anche se non dedicò molto tempo alle borse di studio o alle aspirazioni professionali durante i suoi anni formativi, Terry mostrò il suo talento nel baseball con una carriera lunga 14 anni nelle major league che comprende tre World Series e tre presenze nell'All-Star Game. Terry Lee Steinbach nasce il 2 marzo 1962, da Lloyd e Burnell "Nellie" Steinbach a New Ulm, un focolaio di baseball amatoriale nel centro-sud del Minnesota. Lloyd aveva lavorato per la 3M Company di New Ulm, oltre ad allenare i giovani. Nellie era una cuoca della scuola ("Penso che l'abbia fatto per tenerci d'occhio", disse Terry). Terry era il terzo figlio, dopo Tim e Tom, e avevano anche una sorella minore, Tracy, un'altra buona atleta che aveva giocato a hockey e a softball. Insieme ai fratelli e agli altri bambini del vicinato, Terry spese un sacco di tempo nel cortile degli Steinbach, a giocare con delle regole improvvisate. "Abbiamo fatto un sacco di roba nel nostro cortile", aveva dichiarato Steinbach, "Dovevamo essere creativi, nella gestione dei nostri giochi". La famiglia andava a vedere le partite dei Brewers e Kaiserhoff, le squadre della città di New Ulm, al Johnson Field e raccoglievano le mazze scheggiate. Le dividevano in due pezzi e le utilizzavano per le partite di stickball in cortile. Una palla da tennis colpita in giardino o contro i vestiti stesi sul filo era un out, una battuta sul lato del garage era un doppio, e quelle che oltrepassavano la parte superiore del garage o il tetto della palestra Baptist Church, attraverso il vicolo, erano fuoricampo. "Giocavamo a baseball giusto per divertimento", aveva dichiarato Steinbach, aggiungendo che la competizione con i fratelli maggiori lo spingeva "sempre a giocare al massimo" e questo contribuì al suo sviluppo come giocatore. Alla New Ulm High School, Steinbach giocò a football e gareggiò nel team cross-country per tre anni, anche se le sue performance migliori erano nell'hockey e nel baseball. La primavera e l'estate tipica per Steinbach erano giocare a baseball per la squadra della scuola dei New Ulm Eagles, e a seguire ancora baseball con le squadre della V.F.W. e American Legion. Steinbach iniziò a giocare nella squadra V.F.W. all'età di 12 anni. Quattro anni più tardi, nel 1978, giocò per la squadra della New Ulm American Legion, che vinse il torneo dello stato (con Steinbach che superò Kent Hrbek dei Bloomington per il premio del Most Valuable Player) e il torneo regionale a Rapid City, South Dakota, avanzando nell'American Legion World Series. Nel 1980, dopo il diploma di scuola superiore, Steinbach giocò per la squadra cittadina di Kaiserhoff sotto il manager Ken Brueske. Il Kaiserhoff realizzò un record di 14-2 nella regular season e continuarono vincendo la Classe B del campionato dilettanti dello Stato. Steinbach colpì due fuoricampo nella partita finale per il titolo e Kaiserhoff sconfisse Dundas in 11 inning. Con una media battuta di .500 e 10 RBI in cinque partite, Steinbach venne eletto Most Valuable Player del torneo. Le squadre estive dove giocava Steinbachs contemplavano altri ottimi giocatori, tra cui Jeff Schugel, un compagno di squadra al liceo, e Doug Palmer, che aveva studiato alla Cathedral High School di New Ulm. Steinbach pensò di frequentare un college di Division II nello Iowa, dove sarebbe stato in grado di giocare a hockey e baseball. Tuttavia, dopo essere stato scelto nel 13° turno dai Cleveland Indians nel 1980, iniziò a pensare più seriamente al suo futuro nel baseball. Steinbach ebbe numerose offerte da college più grandi per una borsa di studio di baseball e andò ai Minnesota Gophers, dove suo fratello, Tom, aveva appena concluso una stagione eccelsa come matricola. Tom e Terry furono raggiunti dal fratello Tim all'University of Minnesota nel 1981, dopo che si era laureato alla High School di New Ulm nel 1977, e aver giocato due anni a baseball e hockey presso l'Università del Wisconsin, River Falls, prima di trasferirsi a Minnesota. Così i Gopher ebbero tre Steinbachs nel loro lineup. Tim era un catcher, mentre Terry giocava in terza base e Tom all'esterno destro, esibendo spesso il suo forte braccio di tiro. I Gopher finirono primi nella Big Ten West Division nel 1981 (il primo anno in cui la conference era stata suddivisa in division), ma perse nel torneo della conference. Nel 1982, andarono nella direzione opposta, arrivando secondi nella West con un record di 8-8, ma poi vinsero il torneo Big Ten e avanzarono ai playoff della National Collegiate Athletic Association. Nel 1982, Terry realizzò una media battuta di .402 e 65 RBI, rompendo il record di squadra di Tom Steinbach del 1981. Steinbach tornò ai New Ulm Kaiserhoff, insieme a molti dei suoi ex compagni di squadra, nel 1981, ma nel 1982 il gruppo cercò la possibilità di giocare altrove. Da appassionato escursionista, Steinbach auspicò l'opportunità di giocare nell'Alaska Summer League, ma alla fine accettò l'offerta di giocare nella Cape Cod League della East Coast. Anche se non era in Alaska, Steinbach godette il suo tempo a Cape, "divertendosi e vivendo la vita di una rock star". A Cape, Steinbach giocò in prima base per i Kettleers Cotuit. Fu leader della League con una media battuta di .431 e ricevette il Pat Sorenti Award come Most Valuable Player. Steinbach disse che la Cape Cod League fu una preziosa occasione per giocare con degli avversari più consistenti. I Gopher giocarono con squadre di prim'ordine durante lo spring in Texas e nel campionato Big Ten, ma la loro stagione fu frammentata con una serie di partite non della conference e con squadre provenienti da scuole più piccole della zona. Steinbach disse che quasi tutti i giocatori erano da Division I. I Gopher finirono primi nella Big Ten West nel 1983, ma persero nel torneo Conference. Dopo la stagione, sia Tom che Terry entrarono nei ranghi pro. Tom firmò con l'organizzazione dei Seattle Mariners e Terry, che aveva deciso di rinunciare al suo ultimo anno a Minnesota, con gli Oakland. A quel tempo, Tom e Terry erano rispettivamente primi e secondi negli RBI in carriera con i Gopher con 175 e 165. Tom stabilì il record in carriera dei Gopher con 45 home run, un primato che resistette fino quando Robb Quinlan lo superò nel 1990. Terry realizzò una media battuta di .375, che al momento lo legò al record di squadra con Greg Olson, universitario anche lui nel 1982 e, come Terry, avrebbe poi giocato in major league. Oltre ai Steinbachs, il draft amatoriale del 1983 comprendeva altri due giocatori di New Ulm, Schugel e Palmer, che furono scelti dai Minnesota Twins. Tom e Terry vennero entrambi mandati nella Classe A della Northwest League, con Tom a Bellingham, Washington, e Terry a Medford, Oregon. Giocarono uno contro l'altro durante la stagione regolare e di nuovo nelle championship series, in cui Medford sconfisse Bellingham. Terry battè .315 con sei fuoricampo e 38 RBI in 62 partite per Medford nel 1983. La permanenza di Tom nelle minor fu più breve. Terry prese atto della sua "fortuna nel baseball pro", in particolare perchè Oakland aveva scelto i giocatori nel draft del 1983 in solo 30-35 rounds, mentre Seattle, una squadra che era arrivata alle major solo sei anni prima, stava ancora cercando di riempire i propri roster e scelse i giocatori attraverso più di 50 rounds. Questo diede a Terry il lusso di competere con un mix più piccolo di giocatori in arrivo al loro primo anno, mentre Tom si perse nella confusione dei tanti giocatori che i Mariners avevano selezionato. Venne rilasciato dai Mariners dopo la stagione 1983. Terry avanzò nella scala delle minor league. Nel 1984, tornò nella regione, giocando per i Madison Muskies nella Classe A della Midwest League. Il suo manager era Brad Fischer, che fu anche il suo manager per i prossimi due anni con Huntsville (Alabama) nella classe AA della Southern League. Steinbach non cominciò a ricevere fino a dopo il suo secondo anno da pro. Batteva bene, ma l'organizzazione aveva già un paio di giocatori nel suo system per gli angoli infield, Mark McGwire in terza base e Rob Nelson in prima base (Nelson non durò a lungo con gli A's e McGwire alla fine andò in prima base). Dopo la stagione 1984, gli A's mandarono Steinbach nell'Arizona Instructional League per iniziare a ricevere. Steinbach era il vice ricevitore di Brian Dorsett a Huntsville, nel 1985, trovando più tempo nel lineup come battitore designato, ma diventò il catcher titolare a partire dal 1986. Giocò bene, battendo .325 con 24 fuoricampo e 132 RBI, superando il record della League di 122, realizzata da Steve Balboni nel 1980. Steinbach fu nominato MVP della Southern League. Ma, fu una lunga estate, accovacciato dietro il piatto nel calore del sud degli Stati Uniti, aiutò Huntsville a vincere la division della Southern League, avanzando di nuovo al titolo della League prima di perdere a Columbus (Georgia). La stagione di Steinbach gli valse una promozione a settembre con la convocazione da parte degli Oakland A's, e si unì al team a Cleveland. Venerdì sera 12 settembre, Steinbach entrò in campo come sostituto del ricevitore Mickey Tettleton. Poi entrò in battuta come leadoff nel settimo inning, contro il mancino Greg Swindell. Steinbach fece un debutto memorabile, diventando il 60° giocatore a colpire un homer nel suo primo at-bat nelle majors. Dopo la stagione 1986, Steinbach tornò per due giorni nel Minnesota prima di ripartire con sua moglie, Mary, per giocare nella winter league con Licey nella Repubblica Dominicana. "Ero fritto", disse dopo aver passato altri due mesi ricevendo sotto la calura prima di poter finalmente tornare a casa alla fine di dicembre. Disse anche che i soldi della winter league, erano più di quanto guadagnasse nelle minor, e gli furono molto utili visto che si era sposato due anni prima. Steinbach iniziò la stagione 1987 condividendo il ruolo del catcher, ma quando Tettleton andò in slamp, Steinbach divenne il numero uno. Chiuse l'anno con una media battuta di .284 con 16 fuoricampo in 122 partite (107 come catcher). Oltre ad esibire una solida mazza, Steinbach giocò bene dietro il piatto, in particolare nell'eliminare i corridori che cercavano di rubare. Uno strano infortunio all'inizio della stagione 1988 mise Steinbach sulla lista disabili; fu colpito all'occhio da un tiro durante la pratica infield riportando la frattura dell'osso orbitale. Fu votato ancora dai fans come il catcher partente per l'American League nell'All-Star Game, anche se la sua media battuta durante la pausa fu solo di .219. Mentre alcuni contestarono il fatto che meritasse il posto nella squadra All-Star, Steinbach lasciò il segno nella partita. Dopo due inning senza punti al Riverfront Stadium di Cincinnati, Steinbach da leadoff nel terzo inning colpì un home run a destra contro Dwight Gooden. In tal modo, divenne il primo giocatore di sempre a colpire un fuoricampo nella sua prima volta in major e nella sua prima volta in un All-Star Game. Andò a battere nel successivo inning con le basi piene e colpì una volata lunga a sinistra, non abbastanza profonda per un grand slam, ma abbastanza lunga per portare a punto Dave Winfield dalla terza. La volata di sacrificio portò il punteggio sul 2-0, e l'American League vinse per 2-1. Avendo colpito entrambi i punti per la sua squadra, Steinbach fu votato All-Star Game MVP. Oakland vinse l'American League West Division e poi spazzarono i Boston Red Sox nei playoff della League. Steinbach colpì .364 nelle World Series, anche se gli A's persero in cinque partite con i Los Angeles Dodgers (una serie ricordata per Kirk Gibson, dei Dodgers, che vinse la prima partita con un due-out, e un fuoricampo da due punti nel corso della parte bassa del nono contro Dennis Eckersley). La stagione si concluse con Steinbach e altri giocatori dell'All-Star Team in un tour di partite in Giappone, un'esperienza che gli piacque più di quella nella Repubblica Dominicana nel 1986. Steinbach era nuovamente il catcher partente dall'All-Star Game nel 1989, e gli Oakland furono nuovamente i campioni dell'American League, questa volta vincendo le World Series contro i San Francisco Giants, anche se tutta la serie fu messa in ombra dal terremoto che colpì la zona della baia prima di Gara 3. Steinbach ricevette le prime due partite della serie (colpendo un home run in Gara 2) con Dave Stewart e Mike Moore sul monte per gli A's, che vinsero entrambi le partite. Bob Welch fu il partente di Gara 3, e il suo ricevitore titolare fu Ron Hassey, così Steinbach si rilassò in panchina mentre attendeva le cerimonie pre partita al Candlestick Park di San Francisco. "Abbiamo sentito il rumore, avvertito la scossa, e la panchina ha iniziato a tremare", così Steinbach descrisse ciò che era accaduto, "Fu una strana sensazione". I giocatori saltarono fuori dal dugout e inizialmente non si resero conto della portata dei danni del terremoto. Le luci allo stadio saltarono, ma pensavano che venissero ripristinate e che si potesse giocare la partita. Ben presto appresero quanto devastante fosse stato il terremoto. Steinbach trovò la moglie nel caos generale ed entrambi erano preoccupati per la figlia di un anno, Jill, e la sua baby sitter che erano a casa oltre la baia di Oakland. Le World Series non ripresero per altri 10 giorni. Quando ricominciò venerdì sera, Oakland sconfisse i Giants per prendere un vantaggio di tre vittorie a zero. La notte successiva, gli A's andarono in vantaggio, e Steinbach colpì un triplo con due corridori in base nel quinto inning. Ottenne una base su ball con le basi piene nell'ottavo e Oakland vinse Gara 4 per 9-6 e le World Series. Oakland vinse il pennant anche nel 1990, realizzando la terza vittoria consecutiva, anche se poi vennero spazzati nelle World Series dai Cincinnati. Steinbach giocò ancora nella postseason, battendo .292 con un home run e cinque RBI nel 1992, anche se gli A's vennero sconfitti nei playoff della League, quattro partite a due, dai Toronto Blue Jays. Steinbach amava l'organizzazione degli Oakland e la descrisse come "un ottimo modo per apprendere il gioco". Sandy Alderson e Walt Jocketty nel front office con il manager Tony LaRussa dissero di lui che "aveva sottolineato l'atteggiamento giusto e lo sforzo". Egli aveva anche notato come l'organizzazione avesse portato nella leadership dei giocatori veterani come Don Baylor, Dave Henderson, Reggie Jackson e Dave Parker che aiutarono i giovani talenti a progredire (Oakland aveva tre rookies negli anni 1986-1988: Jose Canseco, Mark McGwire e Walt Weiss). Steinbach passò molto tempo con uno dei veterani, Carney Lansford, che lo prese sotto la sua ala e gli insegnò lezioni di baseball e di vita. L'anno più grande di Steinbach con gli Oakland fu nel 1996, quando battè 35 home run e 100 RBI (I suoi massimi precedenti in quelle categorie furono rispettivamente 16 e 67). I 34 fuoricampo di Steinbach furono battuti da catcher e uno come pinch-hitter realizzando un record dell'American League per il maggior numero di fuoricampo in una stagione da parte di un catcher. Steinbach divenne free agent dopo la stagione 1996 e valutò l'opportunità di tornare a casa. Terry e Mary, che avevano tre figli (Jill, Lucas e Jake), possedevano case a Oakland e nel Minnesota così come in Arizona per lo spring training. Disse che lo spostamento costante non era un problema per Jill, ma che Lucas, in procinto di iniziare la scuola, avrebbe avuto più problemi. La scena a Oakland era cambiata. Walter Haas non era più il proprietario della squadra, e anche LaRussa e Jocketty se ne erano andati. Steinbach decise di cambiare, firmando con i Twins e godersi la possibilità di tornare a casa e vivere a tempo pieno nel Minnesota, anche se questo significava un taglio di stipendio dopo la sua migliore stagione in major. Steinbach mise a disposizione per le successive tre stagioni la sua veterana leadership ad una squadra giovane e, nel mese finale della sua carriera, ebbe la possibilità di ricevere la sua seconda no-hit. La prima fu nel 1990 con Dave Stewart come lanciatore. Nella partita di sabato 11 settembre del 1999, Steinbach ricevette la no-hit di Eric Milton dei Twins. Terry fece notare la differenza del suo ruolo nelle due partite. Stewart era un veterano quando lanciò la sua no-hit e chiamò lui il suo stesso la partita, utilizzando un sistema di wipe se voleva cambiare il segnale del ricevitore. "Mi spossai a seguirlo", disse Steinbach della no-hit di Stewart. "Con Milton, però, ero io il veterano. Ero più nervoso di quanto lo fosse lui nel settimo, ottavo, e nono inning. Aveva intenzione di lanciare più o meno quello che io chiamavo, così sentii un'enorme quantità di pressione in più da non respirare". Nel 2000, Steinbach tornò a giocare con Kaiserhoff a New Ulm, anche se aveva un paio di offerte interessanti. Uno era di ricevere la seconda metà della stagione con i St. Louis Cardinals, la possibilità di lavorare ancora per Tony LaRussa, che dirigeva i Cards. L'altro era di giocare per la squadra statunitense alle Olimpiadi di Melbourne, in Australia. Lui e la famiglia si ritirarono nella loro casa al lago per decidere quale opportunità prendere. Ma, Steinbach si strappò il tendine del ginocchio mentre sciava sull'acqua e non fu in grado di fare nessuna scelta. Steinbach andò a giocare nella squadra amatori over 35 degli Hanska Bullheads nelle Twin Cities. Gli piacciono le partite più brevi (i battitori iniziano con un conteggio di 1-1) e ci sono solo due partite alla settimana. Anche i fratelli Tom (che aveva continuato a giocare per molti anni con Kaiserhoff) e Tim sono nella squadra. Steinbach dice che essere "coinvolto nella campagna pubblicitaria del baseball della big league" potrebbe indurre una persona a "perdere di vista l'amore del gioco che ritorna con il baseball della città". Ha avuto offerte anche per giocare nel Roy Hobbs Tournament in Florida ogni mese di novembre, ma non lascia che nulla interferisca con la caccia in autunno (Steinbach saltò anche il ricevimento della squadra con il presidente George Bush alla Casa Bianca successivamente alla vittoria nelle World Series degli Oakland nel 1989 in modo da poter andare a caccia). Steinbach è da tempo coinvolto nelle comunità dove ha giocato e vissuto. Egli ha ora una donazione, finanziata dal denaro che riceve per le richieste di autografi, che viene utilizzata per le borse di studio agli studenti delle scuole superiori di New Ulm. "E mi tiene in cima alla posta dei fans", ha detto del programma di beneficenza. Steinbach lavora ancora con i ricevitori dei Twins durante lo spring training e aiuta ad allenare anche la squadra di baseball dell'università Wayzata High School. All'inizio del 2002, Steinbach è stato inserito nella Cape Cod League Hall of Fame insieme a Darin Erstad, Chuck Knoblauch e Robin Ventura. Steinbach è stato uno dei numerosi nativi del Minnesota che ricevettero nelle major leagues del 20° secolo. L'elenco comprende Wes Westrum, Tim Laudner, Brad Gulden (che era nato anche lui a New Ulm), Tim McIntosh, Greg Olson, e Don Wheeler. Tra quel gruppo, Steinbach ha la migliore media battuta in carriera (.271) e la migliore percentuale slugging (.420). La sua carriera comprende più di 1500 partite e 5000 at-bat ufficiali. In difesa, ha realizzato esattamente 8400 putouts e assist e 100 errori per una percentuale fielding di .988. Oltre alle 1381 partite dietro il piatto, Steinbach ne ha giocate 62 in prima base, 22 in terza, 15 all'esterno, e 69 come DH. Ha realizzato più di 100 valide nei 10 anni delle sue 13 stagioni complete. Steinbach ha terminato la carriera con 162 fuoricampo, circa uno ogni 33 at-bat ufficiali. 13 luglio 1988 - Il saluto alla fine tra i vincitori dell'All-Star Game: Di spalle Gary Gaetti, Mark McGuire e Terry Steinbach che si danno il cinque, Cal Ripken Jr. e Mark Gubicza 13 luglio 1988 - Terry Steinbach con il Trofeo di MVP del 59th All-Star Game a Cincinnati 9 ottobre 1990 - Terry Steinbach si scontra con Tony Pena dei Boston Red Sox facendo uscire la palla dal guanto per segnare il punto in Gara 3 delle American League Championship Series a Oakland 1996 - Terry Steinbach in battuta nel suo ultimo anno con gli Athletics 20 Febbraio 2011 - Terry Steinbach, al centro, lavora con i ricevitori dei Twins durante lo spring training allo Hammond Stadium di Fort Myers, in Florida 29 Settembre 2013- Il bench coach Terry Steinbach, al centro, con il manager Ron Gardenhire, a sinistra, e l'esterno destro fielder Chris Parmelee (# 27) durante il sesto inning della partita contro i Cleveland Indians a Minneapolis |
Luke Easter Luscious Luke Easter Nato: 4 Agosto 1915 a Jonestown, MS Luscious 'Luke' Easter nacque il 4 agosto 1915 a Jonestown, Mississippi. Nel corso della sua carriera di giocatore e più tardi nella vita, Easter spesso equivocò sulla sua data di nascita. Il General Manager degli Indians, Hank Greenberg, disse una volta, "non si sa quanti anni ha davvero Luke. Nessuno lo sa, ma Luke stesso, a volte non sono sicuro che lo sappia". In primis aveva affermato di essere nato il 4 agosto 1921 a St. Louis, nel Missouri, poi cambiò la stessa data nel 1913 e 1914. Il 17 agosto 1963, nel corso della serie del Luke Easter Days al Silver Stadium di Rochester, il presidente dei Red Wings, Morrie Silver, offerse a Easter 10 $ per ogni anno della sua età, spingendo Luke ad annunciare che "la mia età di baseball è 42, ma la mia vera età è 52", spostando la sua data di nascita al 1911 (e il suo guadagno a 520 $). La data 1915 di Easter è comprovata da un certificato di nascita dal censimento della Previdenza Sociale, così come dall'iscrizione nella Easter Family Bible. Luke era il quinto di dieci figli nati da James e Maude Easter. Al momento della morte di Luke, nel 1979, aveva ancora sei fratelli superstiti: Robert, Julius (J.C.), Wilbert e le sorelle Minnie, Ruby e Izell. Altri due fratelli morirono giovani. Suo padre, che aveva frequentato l'Istituto di Tuskegee, e che, come suo figlio, aveva una figura imponente di 1,85 m per 95 kg, faceva il contadino a Jonestown, una città di 400 anime, ma nel 1919 la famiglia si trasferì a St. Louis, dove il fratello di James gli trovò lavoro per spalare sabbia in una fabbrica di vetro. Maude morì di tubercolosi nel 1922, quando Luke aveva sette anni. Luke frequentò le scuole pubbliche di St. Louis, e andò alla stessa high school del suo compagno nella Negro League, Quincy Trouppe, di tre anni più vecchio. Luke abbandonò gli studi dopo il nono grado, e trascorse il suo tempo a giocare a baseball. J.C. Easter racconta che lui e Luke giocavano con un manico di scopa e tappi di bottiglia. La prima esperienza di Easter nel baseball organizzato fu nel 1937, quando giocò outfield e prima base e batteva cleanup per i St. Louis Titanium Giants. I Giants erano sponsorizzati dalla American Titanium Company. Easter e gli altri giocatori avevano lavorato tutto l'anno per la società, ma avevano anche avuto il tempo per giocare a baseball. I St. Louis Stars erano stati il top team nero in città, famosi come St. Louis Giants fino al 1922, vinsero tre campionati della Negro National League tra il 1928 e il 1931. Dopo il 1931, però, la League fu sciolta, e anche gli Stars. In loro assenza, i Titanium Giants erano diventati un club d'elite, sconfiggendo sei squadre delle Negro American League nelle esibizioni del 1940 e vincendo regolarmente il novanta per cento delle loro partite. In effetti, quando fu fatto un tentativo nel 1937 di ristabilire i St. Louis Stars con una differente gestione nella nuova Negro American League, l'esperimento durò solo due anni, in gran parte a causa della competizione con i Giants. I compagni di squadra di Luke a St. Louis includevano Sam Jethroe, Jesse Askew e Herb Bracken. Askew una volta disse che "Easter era stato sfortunato a non aver avuto una chance prima nelle Negro Leagues, soprattutto perché aveva giocato male nelle partite dimostrative contro squadre come i Kansas City Monarchs". Nel 1941, Easter e diversi compagni di squadra stavano viaggiando nella macchina di Jethroe per recarsi a giocare una partita in trasferta. L'auto si schiantò e Easter si ruppe la caviglia. Questo incidente concluse la sua stagione del 1941, e i Giants furono sciolti l'anno successivo. Più tardi nella sua carriera, Luke avrebbe negato di aver giocato a baseball prima del 1946, sostenendo, invece, che aveva giocato solo a softball, un'affermazione che alcuni hanno etichettato come mitopoiesi (Tendenza caratteristica dello spirito umano consistente nel creare miti o considerare miticamente fatti, eventi ecc.). All'inizio del 1942, scoppiò la seconda guerra mondiale, e Easter, come molti altri giocatori, fu reclutato nello sforzo bellico. The National Archives and Records Administration lo elenca tra gli arruolati del 22 giugno 1942, e fu mandato a Fort Leonard Wood, Missouri. Trascorse tredici mesi nell'esercito prima di essere congedato il 3 luglio 1943 a causa del suo infortunio alla caviglia. In seguito trovò lavoro in un "impianto chimico di guerra" a Chicago durante l'estate del 1945. Alla fine del 1945 parlò con 'Candy' Jim Taylor, manager dei Chicago American Giants. Taylor lo indirizzò a Abe Saperstein, che era stato un grande promotore di baseball prima di fondare gli Harlem Globetrotters. Saperstein stava costruendo una nuova squadra, i Cincinnati Crescents, e invitò Easter a farne parte. I Crescents non riuscirono a ottenere l'ammissione alla Negro American League, e trascorsero la stagione 1946 in barnstorming in tutto il paese, in competizione con molte squadre della Negro League. Le statistiche non sono ampiamente disponibili per i Crescents del 1946, ma il 30 marzo del 1949 Sporting News riferiva che Easter aveva battuto .415 con 152 RBI; si disse anche che Luke avesse colpito 74 fuoricampo, anche se questo numero non è verificato. Aveva battuto anche uno dei suoi più celebri home run, una palla che aveva raggiunto le gradinate del campo centrale del Polo Grounds di New York contro i Cubans. Come disse il compagno di squadra Bob Thurman: "aveva mandato la palla a metà delle tribune, a circa 500 piedi (152 m). Una cosa a questo proposito: era un line drive". Easter era un beniamino dei tifosi di Cincinnati, e nel 1947, firmò con gli Homestead Grays per una somma di 1100 dollari al mese, facendo di lui uno dei giocatori più pagati della squadra. I Grays avevano cercato un sostituto nel lineup e al box office per Josh Gibson, che era morto di un ictus l'inverno precedente. Infatti, Buck O'Neil scrisse che "noi [cioè Negro Leagues] volevamo prendere Luke dai St. Louis Stars [sic] prima che andasse ai Grays, ma lui non voleva lasciare casa sua. Aveva un buon lavoro lì come guardia di sicurezza". Nel team erano già presenti l'Hall of Famer slugger Buck Leonard; l'outfielder Bob Thurman, che in seguito giocò cinque stagioni con i Cincinnati Reds; il lanciatore John 'Needle Nose' Wright, che in seguito firmò un accordo di minor league con i Brooklyn Dodgers; e Wilmer Fields, che lanciava e giocava in terza base, e che vinse otto MVP Awards in diverse leagues nella sua carriera. In 219 at-bats nel 1947, Luke battè dieci fuoricampo e realizzò una media battuta di .311, giocando all'esterno (dal momento che Leonard era in prima base). L'anno successivo registrò una media battuta di .363, e i suoi tredici homers lo affiancarono al compagno di squadra Leonard per la vittoria della League (Leonard portò a casa il titolo di battuta in quella stagione, con una media di .395). Inoltre fu leader della NNL con 62 RBI. La cosa che più impressiona è che in solo 58 partite, il possente Easter, realizzò otto tripli, il numero più alto in carriera, aiutando i Grays a vincere le Negro League World Series. Dopo la stagione, venne scelto per giocare nella East-West All-Star Game del 1948. Il 1948 vide anche il matrimonio di Luke con la 24enne Virgil Lowe, nativa di Cleveland. Alcune fonti sostengono che Virgil fosse la sua terza moglie, ma non vi è alcun riferimento ad eventuali altre mogli nei documenti disponibili. Luke e Virgil rimasero sposati fino alla sua morte, 31 anni più tardi. Nei tre anni precedenti, Easter aveva anche giocato nelle winter leagues a Portorico, Venezuela e Hawaii. Le statistiche per queste stagioni sono difficili da trovare, ma in tre anni che giocò per Mayagüez a Puerto Rico, accumulò 48 fuoricampo, 145 RBI e una media battuta di .330, leader della league in ogni stagione. La sua migliore stagione fu quella del 1948-1949, quando venne nominato MVP, con una media battuta di .402 e con la squadra che vinse il campionato. Nel 1954-55, Easter giocò per Hermosillo nella Mexican Pacific Coast League, leader del campionato con 20 homers, e negli inverni del 1955-56 e nel 1956-57 per Caguas a Puerto Rico, leader del campionato per i fuoricampo all'età di 41. Era incredibile ... Sono rimasto colpito dalla sua forza e potenza. - Frank Robinson. Se Luke fosse venuto in major league da giovane, non si può dire quali numeri avrebbe potuto realizzare. - Al Rosen. Nel 1949, la Major League Baseball si stava lentamente integrando, e Bill Veeck firmò Easter il 19 febbraio con i campioni in carica dei Cleveland Indians. Gli Indians avevano già Larry Doby, il primo giocatore di colore nell'American League, così come Satchel Paige. Easter, che aveva detto a Veeck di avere ventisette anni, fu assegnato a San Diego della Pacific Coast League, affiliata ai Cleveland. Era il secondo giocatore di colore ad apparire nella PCL, ma il presidente dei San Diego, Bill Starr, aveva assicurato che "piace a tutti come batte la palla". Quella primavera, però, si infortunò al ginocchio destro in uno scontro sul campo, poi la stessa rotula venne rotta da un lancio. Nonostante l'infortunio, aveva giocato davanti ad un numeroso pubblico, con i tifosi che affollavano il ballpark per vederlo battere. Il ricercatore Rick Swaine sostiene che l'affluenza media nelle sue primi dieci partite fu di oltre 34000 tifosi; Goodrich riferisce, forse più realisticamente, che la partecipazione totale delle sue prime diciassette partite, in casa e fuori, era stato un record di 101492 spettatori. Alcuni club furono addirittura costretti a vendere solo posti in piedi per il campo esterno, quando San Diego arrivava in città. In una serie di tre partite a Los Angeles, Easter colpì sei fuoricampo, e alle entrate scoppiarono dei tafferugli con i fans che chiedevano a gran voce di poterlo vedere battere. Frank Finch, scrivendo sul The Sporting News, aveva riferito che i tifosi andavano a vederlo battere nel batting practice ed erano pari solo a coloro che andarono a vedere Stan Musial, Ted Williams e Ernie Lombardi. Sul campo, tuttavia, Easter dovette scontrarsi con la discriminazione razziale. Alcuni insinuarono, quando si ruppe il ginocchio in primavera, che il terreno fosse stato manomesso intenzionalmente, e in una partita contro Portland, il lanciatore Ad Liska gli lanciò addosso più volte in un solo at-bat, tra cui due lanci che lo sfiorarono sulla schiena. Easter rispose nel suo successivo at-bat con una battuta lunga 450 piedi (138 m) che finì all'esterno centro, sfiorando la testa di Liska (aneddoto non confermato) sulla sua strada fuori dal parco. I Padres, aiutati anche dall'ex major leaguer Max West e dai futuri major leaguers Al Rosen e Minnie Minoso, arrivarono alle championship series quell'anno. Entro la fine di giugno, però, il dolore al ginocchio destro rotto diventò insopportabile, e gli Indians lo fecero sottoporre ad un intervento chirurgico. Solo sei settimane più tardi, ancora zoppicante, si unì agli Indians, facendo il suo debutto in Major League l'11 agosto. Secondo The Sporting News, i proprietari della PCL stimarono una perdita di oltre 200000 dollari di entrate per il campionato dopo la sua partenza, e gli Indians furono costretti a separarsi dal popolare Allie Clark, al fine di fargli spazio nel roster. Easter era diventato l'undicesimo giocatore nero nella storia della MLB. Bob Feller fu il lanciatore vincente quel giorno con gli Indians che sconfissero i White Sox 6-5 in una partita che durò quasi quattro ore. Luke giocò in 21 partite nel 1949 e colpì appena .222 senza fuoricampo. Bill Veeck, come era solito fare, aveva creato una grande quantità di pubblicità attorno a Easter, e gli appassionati di Cleveland non presero bene le sue prime uscite. The Sporting News lo aveva nominato "il giocatore più fischiato della storia del Cleveland Stadium". Tris Speaker indicò le tensioni razziali dell'epoca, dicendo: "il povero ragazzo era entrato a giocare nelle peggiori condizioni possibili ... [che] non avevano nulla a che fare con la condizione che lo ha reso bersaglio dei boo dei fans di casa". Easter aveva risposto che "li sento e non li sento ... se io batto, saranno con me. Se non batto, non merito di essere nel lineup". Lo spring training del 1950 trovò Easter coinvolto in una competizione per il ruolo di prima base titolare con il veterano popolare Mickey Vernon. Si era esibito anche nello spring training, leader della squadra con una media battuta di .333 e quattordici RBI. Forse la sua battuta più memorabile, tuttavia, fu un out: in una partita tra gli Indians e i Browns, il lanciatore dei St. Louis, Ned Garver, mise il suo guanto per prendere un line drive di Easter e finì a terra dall'impeto della battuta. Nonostante la forte performance della primavera, però, Vernon iniziò l'anno in prima, con Easter in campo esterno. Ancora rallentato dal suo intervento chirurgico al ginocchio, le lotte di Easter al piatto continuarono nella fase iniziale, così come i fischi, fino al 6 maggio, quando colpì il suo primo fuoricampo, contro Allie Reynolds degli Yankees. Continuò e realizzò una media battuta di .280 quell'anno, con 28 fuoricampo e 107 RBI. Particolarmente degno di nota fu un fuoricampo da 477 piedi (145 m) che finì nel secondo ponte nel lato destro del Municipal Stadium il 23 Giugno 1950 contro Joe Haynes dei Senators, e si disse che fosse la palla più lunga mai colpita lì. Fu anche in grado di finire la stagione giocando in prima base, quando Mickey Vernon venne ceduto a Washington per dar spazio a Luke. E, come era inevitabile, entro la fine dell'anno, Easter conquistò la folla ostile di Cleveland con il suo potente swing e il suo comportamento accattivante. Era uno spettatore regolare ai giochi sandlot locali, e firmava continuamente autografi ai bambini che venivano a vederlo giocare. Sul campo, però, la lotta di Luke per essere accettato continuava, visto che fu leader della League in HBP. Sempre nel 1951, Luke si infortunò all'inizio, e questa volta si strappò un tendine del ginocchio sinistro, ma nonostante l'assenza di 26 partite nella stagione colpì 27 fuoricampo e 103 RBI, entrambi i più alti della squadra. L'anno fu anche significativo per Easter a causa della sostituzione del manager Lou Boudreau con Al Lopez, che aveva poca simpatia per gli infielders immobili - o, secondo il ricercatore Rick Swaine, per i giocatori di colore in generale. Luke, colpito da infortuni e malattie, nonché da un abbassamento della vista, iniziò molto male la stagione 1952 con gli Indians, ed fu retrocesso in triplo A a Indianapolis. Qui prese fuoco, colpendo .340 con sei fuoricampo e 12 RBI in soli cinquanta at-bats. Venne subito riportato a Cleveland, e rimase caldo per il resto della stagione, colpendo 20 homers nella seconda metà della regular. Alla fine dell'anno fu nominato Most Outstanding Player dell'AL da The Sporting News. Hank Greenberg era meravigliato "his comeback is the most amazing thing I've ever seen. Six weeks ago...the snap in his swing was gone completely. They thought he'd never come back" (il suo ritorno è la cosa più incredibile che abbia mai visto. Sei settimane fa ... lo snap nel suo swing era sparito completamente. Pensavano che non sarebbe mai tornato). Easter firmò un contratto per 20000 dollari, all'inizio della stagione 1953 e aveva grandi speranze di replicare il suo successo del 1952. Purtroppo, venne colpito da un lancio nella quarta partita della stagione, una frattura al piede sinistro. L'infortunio lo fece zoppicare per il resto della stagione, e fu in grado di apparire in sole 68 partite. Fu rilasciato il 1° ottobre, ma venne invitato di nuovo allo spring training l'anno successivo, quando fu di nuovo fermato, questa volta da una infezione al dito del piede. Aveva sei at-bats come pinch-hitter per Cleveland prima di essere opzionato per le minor nel taglio finale del roster ai primi di maggio. La sua ultima apparizione in Major Lleague arrivò il 4 maggio. Easter era inizialmente amareggiato per essere stato retrocesso, ma finì per giocare molto bene. Giocò 56 partite con i Padres e 66 con Ottawa, battendo .348 in Canada. Tra Ottawa e San Diego riuscì a colpire 28 fuoricampo, ma fu rilasciato dagli Indians dopo la stagione. I fans di Buffalo hanno sempre adorato i loro eroi dello sport, ma pochi hanno raggiunto il mitico status che i Bisons concessero al grande Luke Easter. - Lapide nella Greater Buffalo Sports Hall of Fame Nonostante il suo successo nelle majors, Luke Easter indiscutibilmente ricevette il suo più grande plauso e adulazione come minor leaguer. Proprio come aveva fatto a St. Louis, Cincinnati, San Diego e Cleveland, Easter diventò una leggenda locale con i suoi fuoricampo e la sua simpatica personalità. Iniziò con i Charleston Senators, West Virginia, dell'American Association, dove si classificò al terzo posto nella League per i fuoricampo con 30. L'anno successivo, Easter firmò un contratto di 7500 dollari con i Buffalo Bisons, da poco indipendenti, dell'International League. Buffalo aveva appena rifiutato di rinnovare il loro contratto con i Detroit Tigers ed erano passati di proprietà della comunità. La firma di Easter, il primo giocatore nero nella squadra da Frank Grant nel 1888, fu il loro primo acquisto importante, e lui non deluse. Anche se i Bisons del 1956 finirono 21 partite e 1/2 dalla prima, Easter colpì .306 e fu leader della League con 35 homers e 106 RBI. Ancora più importante, contribuì a catturare l'interesse della città per il gioco con innumerevoli apparizioni in pubblico, un compito cruciale per una squadra di proprietà della comunità. Giocò ancora meglio nel 1957, colpendo 40 fuoricampo per i Bisons, che nel frattempo avevano firmato un contratto di franchigia con i Kansas City Athletics. Tra questi 40 home runs ce ne fu uno che diventò forse il più famoso di tutti i gli incredibili colpi di Big Luke, che aveva battuto a Buffalo. Lo storico di baseball di Buffalo, Joe Overfeld, racconta la storia in 100 Seasons of Buffalo Baseball: L'esplosione è avvenuta la sera del 14 giugno, 1957. Il clima era mite e senza vento, e c'era nell'aria una traccia di foschia. Nel quarto inning della seconda partita del doubleheader della serata, il mancino di Colombus, Bob Kuzava, lanciò quello che poi definì "un lancio perfetto" - una fastball alle ginocchia sul lato esterno del piatto. Easter sventolò, e con un perfetto timing spedì la palla alta e profonda al centro del campo. Come la palla scomparve nella foschia, ci fu un forte boato dalla folla, come se molti fans avessero capito subito quello che era successo: Luke Easter era appena diventato il primo battitore di sempre a colpire una palla oltre il tabellone del centrocampo. Come Easter completò il giro delle basi con il suo pesante trotto, impassibile per tutto il percorso, il tifo e gli applausi raggiunsero livelli di decibel mai precedentemente raggiunti nel vecchio ballpark. La recinzione al centro del campo all'Offermann Stadium di Buffalo era a 400 piedi (122 m) da casa base, e il tabellone torreggiava 60 piedi (18 m) in aria. La palla aveva percorso in un arco di circa 550 piedi (168 m). Terminò con lo schiantarsi trionfalmente attraverso la finestra di Irene Luedke, che abitava dall'altra parte dello stadio oltre la strada, e sicuramente il suo primo pensiero fu che qualcuno avesse lasciato cadere una bomba atomica sul tetto. Dopo la partita, Easter coraggiosamente predisse: "Se le mie gambe tengono, lo farò di nuovo", e incredibile a dirsi, lo fece, solo due mesi più tardi. L'Offermann Stadium vide la sua ultima partita nel 1960, e Easter passò alla storia come l'unico uomo di sempre a superare quel tabellone - avendolo compiuto due volte. Luke giocò il suo terzo anno a Buffalo nel 1958, colpendo 38 homers e 109 RBI. Dopo la stagione, tuttavia, i Bisons firmarono un accordo con i Philadelphia Phillies, perchè avevano importanti progetti per il prospetto Francisco Herrera. un alto prima base, che rese sacrificabile Easter. Parecchie settimane dopo la stagione 1959, il 14 maggio, Easter fu venduto ai Rochester Red Wings per 100 $. Lui rispose rendendo omaggio ai fans di Buffalo, prima di fare il viaggio di 75 miglia lungo l'interstatale che portava a Rochester, dove consumò l'ultimo capitolo della sua carriera di baseball. Nel resto della stagione 1959, Luke riuscì a colpire 22 fuoricampo e 76 RBI. Nel 1960 realizzò 14 home runs, 10 nel 1961, 15 nel 1962 e 6 nel 1963, la sua ultima stagione completa. A questo punto, Easter era praticamente immobile, anche se non soffrì di ulteriori infortuni dopo aver lasciato gli Indians nel 1953. Anche se la sua battuta vacillò, tuttavia, riuscì a diventare forse il giocatore più popolare della storia dei Red Wings. Lo scrittore George Beahon di Rochester scrisse: "con il cattivo o il bel tempo, lui non ha mai negato un autografo. In quegli anni, dopo aver scritto gli articoli dalla tribuna stampa per il giornale del mattino, vedevo Luke ancora intorno alla clubhouse o al parcheggio, a firmare autografi e a fare amicizia per la franchigia". Il Luke Easter Night nel 1960 attirò oltre 8000 tifosi, che videro Luke omaggiato con "un televisore a colori, attrezzature per la pesca, un orologio da polso da 300 dollari con i numeri in diamante, una cinepresa, valigie, e persino un tacchino congelato e cinque libbre di salsiccia". In effetti, Easter aveva iniziato parecchi anni prima il proprio business di salsicce denominato Luke Easter Sausage Company, e regolarmente regalava la sua produzione ai suoi compagni di squadra in apprezzamento alle loro ottime prestazioni. Easter apparve in dieci partite come pinch-hitter nel 1964 prima di decidere di appendere gli spikes, 27 anni dopo il suo debutto con i St. Louis Titanium Giants e quindici anni dopo l'entrata nelle Major come 34enne rookie. Rimase con Rochester per il resto della stagione come coach; i major leaguers Boog Powell, Curt Blefary e Pete Ward, tutti, accreditarono Easter per averli aiutati nel loro sviluppo. Dopo la stagione 1964, Luke tornò a Cleveland con la moglie. A parte un breve periodo di coaching con gli Indians nel 1969, necessario per beneficiare delle prestazioni pensionistiche, non lavorò mai più nel baseball. Anche dopo aver smesso di giocare, si sognava di baseball, e lui tremava, tremava, tremava. Gli dicevo, Luke, cosa c'è che non va? Mi diceva, niente, stavo solo correndo. Ho sempre saputo quando c'era lo spring training perché è lì che i sogni di Luke affioravano. - Virgil Easter Dopo il ritorno a Cleveland, Luke si mise subito al lavoro di nuovo, anche se non più nel baseball. L'ex Negro Leaguer, Frazier Robinson, nella sua autobiografia, scrisse di essere andato spesso in un bar che Luke aveva aperto a Cleveland chiamato The Majestic Blue Room. Egli ricordava che "nel suo club c'erano un sacco di esibizioni di jazz, ed era un posto molto popolare a Cleveland". Inoltre aveva preso un lavoro a tempo pieno per la TRW, un fornitore di componenti per l'industria automobilistica. Anche se aveva lavorato nel turno di notte, Luke presto si guadagnò la fiducia dei suoi collaboratori ed fu nominato capo steward della Aircraft Workers Alliance. Fu nella sua qualità di steward del sindacato che Easter, nel suo tipico modo disinteressato, trovò la tragica fine. Spesso incassava gli stipendi per i colleghi che non avevano potuto andare alla banca. Il 29 marzo del 1979, aveva con sé una piccola pistola per autodifesa, anche se altre volte era stato protetto da una scorta di polizia. Easter uscì dalla Cleveland Trust Company, Ohio, alle 9:00, con una borsa piena di denaro contante. Il suo necrologio del New York Times del 30 marzo 1979 riferisce che aveva 5000 dollari in borsa, mentre lo scrittore Daniel Cattau parlò di 45000 $. In entrambi i casi, fu avvicinato da due killer nel parcheggio tra East 360th St. e Euclid Avenue. Uno di loro era un ex dipendente TRW, che sapeva dell'accordo che Luke aveva con i suoi collaboratori. Gli chiesero i soldi. Quando si rifiutò, gli spararono più volte al petto; il necrologio del New York Times disse che erano stati utilizzati "un fucile a canne mozze e un revolver calibro 38", mentre Cattau attribuisce i colpi a una 357 Magnum. Gli assassini furono catturati dopo un inseguimento ad alta velocità, con le tasche piene del denaro rubato. Luke morì all'arrivo in ospedale. Il 3 aprile 1979 i tifosi di baseball a Cleveland si riversarono in massa alla Mt. Sinai Baptist Church per l'ultimo saluto al leggendario uomo. Più di 4000 persone sfilarono davanti alla bara, e oltre 1000 parteciparono alla cerimonia funebre. Gli ex compagni di squadra Bob Cain e Mike Garcia e gli ex Indians Al Rosen e Bob Lemon, il giornalista sportivo di Cleveland Hal Lebovitz e il presidente degli Indians Gabe Paul furono tra coloro che portarono la bara. Dopo il servizio, Easter fu sepolto a Highland Park Cemetery. Oltre a sua moglie Virgil, Luke lasciava sei bambini (Terry Lee, Luke Jr., Travis, George, e Nana e Marla), due dei quali (George e Marla) erano stati adottati. Aveva anche tre nipoti, al momento della morte. Easter fu onorato postumo da molte delle organizzazioni con cui aveva contribuito come giocatore. Divenne membro nel 1978 della Greater Cleveland Hall of Fame, fu socio fondatore del Rochester Red Wings Hall of Fame nel 1989 e divenne anche membro del Greater Buffalo Sports Hall of Fame nel 1997. A Cleveland, è stato rinominato in suo onore un ballpark, e una sua statua si trova di fronte. Sua moglie Virgil è diventata il primo vice presidente della Cleveland Baseball Federation, di cui Luke era stato in precedenza presidente. lI segno più duraturo di Luke Easter, tuttavia, vive nelle menti degli innumerevoli fans che lo videro pubblicizzare la squadra fino a notte inoltrata, per i quali aveva firmato autografi, con i quali aveva riso, e li aveva ispirati con il suo contagioso entusiasmo e l'incrollabile gentilezza. Luke era un grande big, alla mano, sconsiderato, jolly, una persona allegra e cordiale che ti prendeva in giro e donava cibo. - Al Rosen Lei, signor commissario, è faccia a faccia con il più grande battitore di home run da Babe Ruth ... non c'è nessuno al mondo che può colpire una palla distante come Luke Easter. - Joe Astroth, compagno di squadra di Buffalo affrontando un ispettore della dogana aeroportuale a L'Avana Quasi tutti coloro che avevano visto giocare Luke Easter hanno una storia su un home run apparentemente impossibile che ha colpito. Molti, come i suoi fuoricampo colossali al Polo Grounds di New York, al Municipal Stadium di Cleveland e all'Offermann Stadium di Buffalo, sono diventati parte integrante della mitologia del baseball. Ogni tentativo di raccontare la vita di Easter, invece, dovrebbe porre più enfasi sulle impressioni che fece sulle persone che ebbero il piacere di incontrarlo, non importa quanto brevemente. Egli è stato adorato da compagni di squadra e dai tifosi in ogni città in cui ha giocato, anche come uno dei primi giocatori di colore nella PCL, Major League e nell'International League. Il suo comportamento fu sempre positivo, e si fiutò di farsi scoraggiare dal razzismo che spesso incontrava. Joseph Thomas Moore, nella sua biografia di Larry Doby, riferisce che i due giocatori avevano spesso idee diverse su come rompere il problema del colore: "erano così diversi gli uni dagli altri, come erano stati Doby e [Satchel] Paige. Mentre Doby era totalmente serio sul campo, Easter era rilassato e godeva il suo nuovo status ... come un Big Leaguer". Luke disse una volta a Doby, "Guarda, Larry, combatti solo la metà del mondo e lascia l'altra metà a me". Lontano dallo stadio, Luke era un festaiolo e un giocatore, uno fissato con la moda e un amante del cibo e dei sigari. Kevin Nelson fa una descrizione calzante di Easter nel The Golden Game: The Story of California Baseball: Tutto ciò che riguarda Easter era grande - i suoi fuoricampo, la sua personalità, la sua lussuosa automobile Buick. Gli piaceva fare da autista per il suo compagno di squadra Artie Wilson e lasciarlo sedere sul sedile posteriore in modo che quando era alla guida in città la gente poteva pensare a un pezzo grosso che passava. Una donna che lo conosceva (e ci furono più di un paio di quelle) lo descriveva come uno che spendeva liberamente e amante delle feste. Luke era un baro affidabile, riconquistava rapidamente, quando ce n'era bisogno, grosse somme per i compagni di squadra in trasferta. Era anche impeccabilmente elegante e si prendeva cura particolare nel mantenere le sue scarpe lucide. Luke era un uomo eccezionalmente grande e mangiava solo pasti normali. Gli piaceva anche andare a vedere i film di gangster e ascoltare jazz; Jim Fridley ricorda che Luke lo presentò a Louis Armstrong. La sua vita sociale a parte, però, è difficile riassumere l'ammirazione e l'affetto che Luke aveva ispirato in chi lo aveva visto giocare o gli strinse la mano nel corso della sua lunga carriera di baseball. Minnie Minoso una volta ricordò, "era un uomo così buono. Non parlavo bene l'inglese, quindi mi portava nei ristoranti e in altri luoghi e traduceva per me". Lo storico di Buffalo Joe Overfeld ricordava quando Easter morì "per molti fu come se la vita di un membro della famiglia si fosse improvvisamente e tragicamente spenta". Luke aveva sempre tempo per un autografo, una stretta di mano, una fotografia o un sorriso. Una volta fu multato in una partita di minor league a Minneapolis per aver aperto le porte dello stadio per far entrare i bambini che non potevano permettersi i biglietti. Si sente spesso confrontare Easter con Babe Ruth. Il confronto va più lontano della loro simile potenza al piatto - come Ruth, Luke aveva la capacità di relazionarsi con tutti coloro che lo guardavano giocare, in casa o in trasferta. E' con questo intenso entusiasmo e una mente comprensiva che si può meglio comprendere la grande vita di baseball di Luke Easter. 1 Maggio 1948 - Luke Easter viene congratulato a casa base da Billy Cowan (# 38 - mascotte) e da Wilmer Fields. Easter aveva colpito l'home run con Fields in base nella partita di esibizione contro gli Elite Giants 1948 - Da sinistra, John Ritchey, Luke Easter con la mazza, persona sconosciuta, Ed Harris, Artie Wilson 1949 - Da sinistra, Luke Easter, Artie Wilson e John Ritchey Nel 1949 e 1954 - Il potente swing di Luke Easter al vecchio Lane Field di San Diego Nel 1949 e 1954 - Luke Easter con la casacca dei San Diego Padres della Pacific Coast League con cui giocò in questi due anni 1950 - I giocatori dei Cleveland Indians, da sinistra, Al Rosen, Bobby Avila, Joe Gordon e Luke Easter al Fenway Park 1 luglio 1951 - Bob Feller viene portato fuori dal campo da Luke Easter, a destra, e un compagno di squadra non identificato dopo aver lanciato la no-hit contro i Detroit Tigers. Fu la terza e ultima no-hit di Feller della sua carriera e il suo ricevitore quel giorno era Jim Hegan (che gli stringe la mano) Tra la stagione del 1952 e del '53, Luke Easter (a sinistra) iniziò il business della salsiccia con il cognato Raymond Cash. Il business della salsiccia Ray’s Sausage funziona ancora a Cleveland. In un articolo del Jet Magazine Easter disse che erano riusciti a vendere solo 9 kg nella loro prima settimana, ma entro gennaio del 1953 stavano vendendo 1043 kg al giorno. L'articolo diceva che Easter "aveva preso una licenza per mettere la sua salsiccia in vendita" alle partite degli Indians e aggiunse: 1953 - Luke Easter e Jakie Robinson 1953 - Big Luke Easter mostra ai suoi compagni di squadra dei San Diego Padres come allungarsi in prima base nel vecchio Lane Field Dal 1956 al 1959 - Luke Easter con la casacca dei Buffalo Bisons Dal 1959 al 1964 - Luke Easter con la divisa dei Red Wings La statua di Luke Easter davanti al ballpark che porta il suo nome a Cleveland |
Luke Appling Lucius Benjamin Appling Nickname : "Old Aches and Pains" o "Luscious Luke"Nato: 2 Aprile 1907 a High Point, NC
Luke Appling ebbe la sfortuna di giocare per i White Sox durante alcuni dei loro anni più insignificanti. Una decina di anni prima del suo arrivo, la franchigia era stata devastata dallo scandalo dei Black Sox, quando otto giocatori cospirarono per vendere le World Series del 1919 e furono banditi dal baseball, e la squadra non tornò più a giocarle fino al 1950. Appling, un uomo spensierato e noto ipocondriaco, fu una delle poche luci dei Sox. Non ebbe mai modo di giocare in una World Series, e la sua carriera stava per finire proprio quando la squadra iniziò un periodo di grande competitività evidenziata dalla loro vittoria del pennant nel 1959. Nel momento in cui l'America, insieme al resto del mondo, stava lottando per far fronte alla peggiore depressione della sua storia e all'inquietante avanzata del nazifascismo in Europa, il baseball fornì qualche diversivo in quei tempi bui. Appling iniziò la sua carriera in major league nel 1930, quasi all'inizio della grande depressione. La parola migliore per descrivere Luke Appling è "durabilità", qualità che mostrò in tutta la sua carriera di baseball e nella sua vita. Fu simbolo di un'America alle prese con la depressione che si preparava (forse inconsapevolmente) ad un'altra guerra mondiale. Appling resistette e così fece l'America. "Old Aches and Pains" (Vecchi doloretti) come fu chiamato Appling, fu probabilmente il più grande ipocondriaco di sempre a giocare nelle major leagues. Lo avrebbero tormentato i mal di schiena, mal di testa, male alle ginocchia, problemi agli occhi e poi andava a battere realizzando tre valide. Lucious Benjamin Appling, nacque a High Point, North Carolina, il 2 aprile 1907, e chiaramente se la cavò bene quando entrò in campo. Tutti i suoi disturbi fisici scomparivano quando era il tempo di giocare. Era così infermo che riuscì a raccogliere solo 2749 valide in una carriera durata 20 anni, tutte con i Chicago White Sox. Appling non lasciava mai che un mal di schiena o un mal di testa condizionasse il suo modo di giocare all'interbase e realizzare una valida come battitore. Si lamentò anche delle condizioni del terreno al Comiskey Park. "Giuro che lo stadio deve essere stato costruito su una discarica", aveva esclamato. Si scoprì più tardi che aveva ragione. Appling frequentò la Fulton High School di Atlanta e trascorse due anni a l'Oglethorpe College. Nel 1930, quando era al secondo anno a Oglethorpe, firmò con gli Atlanta Crackers della Southern Association. Colpì solidamente la palla per i Crackers, ma la sua difesa come shortstop lasciava a desiderare, e commise 42 errori. Il video del fuoricampo di Luke Appling a 75 anni Luke disse, "Era un buon lancio e ho sventolato". La palla viaggiò a soli 76 metri perchè la recinzione era stata spostata per la partita dei veterani, ma è comunque una buona distanza per un 75enne. Appling fu manager nelle minor per parecchi anni, vincendo pennants per Memphis della Southern Association e Indianapolis dell'American Association. Fu eletto Minor League Manager of the Year nel 1952, ed ebbe ancora una sola possibilità di dirigere nelle major, a Kansas City sostituì Alvin Dark. Non ebbe molto successo e la sua squadra andò 10-30 durante il suo mandato. Fu inoltre manager a Richmond e coach nelle majors a Detroit, Cleveland, Baltimora, e Kansas City. Lavorò come hitting coach per i Braves fino al 1990. Appling morì improvvisamente di un aneurisma addominale il 3 gennaio del 1991, a Cumming, Georgia, ed è sepolto al Sawnee View Memorial Gardens, Mausoleum Chapel West a Cumming. Luke Appling era dello stesso stampo della maggior parte dei duri giocatori di baseball della depressione, un po' ostinati, spesso con volti magri che portavano il segno dei tempi duri che tutti gli americani stavano attraversando. Felice di giocare a baseball quando tanti altri erano in piedi agli angoli delle strade a vendere le mele o in fila per la zuppa, portò un po' di sollievo a una nazione di nuovo in corsa. Appling insieme ad altri ha contribuito a far volare la mente delle persone fuori dalla depressione anche se solo per poche ore e ha reso la vita un po' più sopportabile. E' stata la resistenza dei giocatori come Luke Appling che portarono il baseball attraverso questi tempi difficili e lo fece sfavillare anche in un momento di miseria e presentimento, quando il suono degli spikes sui gradini dei dugouts sarebbe stato presto coperto dalle scarpe chiodate degli oppressori. Luke Appling entrò nel primo ballottaggio della Baseball Writers' Association of America Hall of Fame nel 1953, ma prese solo due dei 264 voti. Nel 1964, 11 anni dopo, Appling venne eletto nella Baseball Hall of Fame. Nel 1970, i giornalisti di Chicago della Baseball Writers' Association of Americ elessero Appling il più grande giocatore nella storia dei White Sox. Nel 1981, Lawrence Ritter e Donald Honig lo inclusero nel loro libro The 100 Greatest Baseball Players of All Time. Nel 1999, fu nominato come finalista per il Major League Baseball All-Century Team. 1934 - Lo swing di Luke Appling 1936 - Billy Herman, Luke Appling e Bill Jurges 1943 - Luke Appling e Orville Grove 16 agosto 1949 - Luke Appling riceve le congratulazioni del compagno di squadra Floyd Baker (a sinistra) nella clubhouse a Chicago dopo aver giocato la sua partita numero 2153 e aver pareggiato il record delle Majors per un interbase. Il record era detenuto sino a questo momento da Rabbit Maranville della National League. Appling lo superò con 2198 16 agosto 1949 - Luke Appling fotografato in albergo subito dopo aver pareggiato il record di partite giocate da un interbase 1959 - Il manager dei Memphis Chicks, Luke Appling, con Camilo Cienfuegos, al centro, probabilmente a l'Havana durante una partita disputata dalla squadra americana a Cuba contro gli Havana Sugar Kings 1960 - Luke Appling coach dei Detroit Tigers 1961 - Luke Appling coach dei Cleveland Indians 1963 - Luke Appling coach dei Baltimore Orioles 1964 - Da sinistra, sei membri della Baseball Hall of Fame. Da sinistra, Heinie Manush (nuovo eletto Veteran's Committee), Bill McKechnie, Joe Cronin (Presidente dell'AL), Paul Waner, Edd Roush e Luke Appling (nuovo eletto selezione BBWAA) 1967 - Luke Appling manager dei Kansas City Athletics 1970/1971 - Luke Appling coach dei White Sox 1990 - Luke Appling coach degli Atlanta Braves 19 luglio 1982 - Luke Appling al Cracker - Jack All-Star Old-Timers giocata a Washington DC in cui colpì un fuoricampo 1964 - La targa della Hall of Fame di Luke Appling |
Johnny Taylor John Arthur Taylor Nickname : "Schoolboy"Nato: 4 Febbraio 1916 a Hartford, CT
Il 1933 fu uno degli anni peggiori della Grande Depressione. Anche Babe Ruth non fu immune dalle condizioni economiche, quando gli fu tagliato lo stipendio di 23 mila dollari rispetto ai 75.000 $ che ricevette l'anno precedente. Il Singolo-A della Eastern League aveva chiuso i battenti nel luglio del 1932 e con esso i Hartford Senators. E il baseball era praticamente l'unica attrazione sportiva della città. Fortunatamente, Bill Savitt, proprietario di un negozio di gioielli, diede alla "Insurance Capital of the World" un po' di serenità. Affittò il Bulkeley Stadium, ex sede dei Senators, creò la sua squadra semipro, i Savitt Gems, e partecipò al campionato; indossando la divisa del colore dei carcerati famosi come Georgia Chain Gang, con altre nove squadre locali. Questi erano tutti gli avversari dei Gems nel 1933. Il team di Savitt includeva alcuni giocatori con esperienza nella Eastern League. Molti giocatori di baseball nel 1930 trovarono più redditizio ottenere un lavoro alternativo fuori dal baseball piuttosto che giocare per le squadre semipro. Ma il migliore per Savitt fu un lanciatore che era ancora al liceo nell'opening day dei Gems. Johnny Taylor continuò ad avere successo nelle Negro Leagues e in America Latina. Se fosse nato un decennio più tardi, avrebbe sicuramente giocato in major.
Nel 1933 Little Johnny Taylor aveva scalato le classifiche musicali con "Part Time Love". C'era stato un irlandese Johnny Taylor nel pugilato. C'era uno Steel Arm Johnny Taylor che lanciava nelle Negro Leagues, ma era di una vecchia generazione. C'era anche un pilota da corse locali di nome Johnny Taylor. Questa invece è la storia di Schoolboy Johnny Taylor. John Arthur Taylor Jr. era nato a Hartford da John e Etta Taylor, il 4 febbraio del 1916. Il padre era un operatore edile. Johnny era cresciuto nel South End di Douglas Street. Al tempo, il South End era una zona prevalentemente bianca. L'avvocato Edward Bennett Williams e il pugile Willie Pep, più giovane di Johnny di pochi anni, erano cresciuti nella stessa zona.
Quando Johnny era un ragazzo, Lou Gehrig e Hank Greenberg avevano giocato per i Hartford Senators. Johnny dotò la sua squadra sandlot di palle raccolte in foul e delle mazze rotte dei Senators. Nel 1932 mise strikeouts 475 battitori in 26 partite sandlot. Alla Bulkeley High School, si concentrò sull'atletica fino al suo ultimo anno. La specialità di Johnny era il salto in alto e salto con l'asta.
Ma quando crebbe, Taylor lanciò per la squadra dei Bulkeley Maroons che comprendeva il futuro major leaguer Bob Repass e il futuro coach di high-school e scout Whitey Piurek. Babe Allen allenò la squadra di baseball della Bulkeley dal 1926 al 1963. Per qualche motivo, i giornali di Hartford a volte si riferivano a Johnny come Taylor Jackson Taylor. Il 28 aprile iniziò la partita inaugurale di Bulkeley al Goodwin Park, contro la rivale Hartford High School. Taylor lanciò in maniera scontrollata nel primo inning, ma poi si stabilizzò; lanciò sei inning prima di essere rilevato. Tre giorni dopo realizzò 17 strikeouts e concesse solo due valide contro West Hartford High in un'altra partita in casa. Una settimana dopo mise strikeouts 19 battitori degli Hartford Hilltoppers allo Elizabeth Park per andare 3-0. Questo aveva superato quello che si credeva fosse un record scolastico della Greater Hartford. Proprio la primavera precedente, il futuro major leaguer Pete "Lefty" Naktenis aveva realizzato 18 K in una partita.
Il 20 maggio Bulkeley schiacciò l'imbattuta Weaver High, 18-1, al Bulkeley Park. Taylor colpì un home run oltre la recinzione di sinistra che fu il più lungo mai battuto da un liceale in quel campo da baseball. Ma la sua migliore performance doveva ancora venire. Nel finale di stagione contro New Britain, Taylor mise strikeouts 25 battitori e concesse una sola valida con i Maroons che vinsero 13-4 (Taylor era un po' scontrollato e concesse nove basi su ball). Quando tutto era stato detto e fatto, Taylor aveva realizzato un record di 8-1 e una media battuta di .428 per Bulkeley. Fu chiamato nella squadra Greater Hartford Scholastic. Albert Keane sullo Hartford Courant scrisse che lo scout dei New York Yankees, Gene McCann, era interessato a Taylor (Altre voci dissero che gli Athletics erano pure interessati). Quando McCann scoprì che Taylor non era bianco, cercò di convincerlo a fingere di essere cubano. Il Taylor dalla pelle chiara rifiutò. Questo non era insolito. Il negro leaguer e major leaguer Quincy Trouppe (Cleveland, 1952) sostenne che all'incirca nello stesso tempo, uno scout gli consigliò di rintanarsi per un po' a sud del confine, imparare lo spagnolo, e poi avrebbe potuto entrare nelle major leagues. Poco dopo la sua ultima partita del liceo, venne annunciato che Taylor sarebbe passato ai New England Colored Stars. Si ferì ad un dito della mano destra all'inizio di quella settimana, così non lanciò, ma giocò all'esterno centro, nella posizione che di solito ricopriva quando non era sul monte. Taylor trascorse la maggior parte del resto dell'estate lanciando per Home Circle della Greater Hartford Twilight League, che disputò la maggior parte delle partite al Colt Park, dotato di 20 diamanti. Il 10 settembre Taylor e gli Home Circle giocarono un lungo atteso matchup contro Mayflower Sales e Pete Natkenis. Taylor e gli Home Circle persero 6-2 di fronte a 5000 spettatori al Colt Park.
Si unì ai Mayflower Sales per giocare nel New England Baseball championship sponsorizzato dalla United States Amateur Baseball Association. Ma il più alto livello di competizione che affrontò quell'anno fu con i Savitt Gems. Giocò con la squadra a ottobre e fu il suo più grande lanciatore. L'8 affrontò la potente formazione di McKesson-Robbins nella Bridgeport Industrial League, e perse 1-0 in un duello tra lanciatori.
Nel 1934 Taylor continuò a lanciare nel circuito Connecticut semipro. Lanciò per Check Bread della Twilight League, così come a Yantic nella Norwich City League, così come con i Savitt Gems. Il 31 agosto, realizzò la prima no-hit della sua carriera per il Northwest Athletic Club di Winsted. Le Negro Leagues stavano a guardare. Lo smilzo pitcher destro (76 kg) aveva una curva e una palla veloce che cadeva. Il 14 ottobre, affrontò i Philadelphia Giants e Will Jackman della Negro League.
Nonostante il nome, i Giants avevano in realtà la sede a Boston. Jackman era un anziano submariner, probabilmente attorno ai 40 anni al tempo, che aveva giocato per anni sui sandlots e sui campi da baseball del New England. Alcuni, come il defunto Dick Thompson, pensavano che fosse il più grande lanciatore sconosciuto del baseball. In una partita di sette inning, Taylor realizzò una no-hit contro Philadelphia. Lui e Jackman si sarebbero incontrati nuovamente.
Ci furono voci che Taylor avesse rifiutato le offerte dai Philadelphia e dai Pittsburgh Colored Giants. Firmò con i New York Cubans, di proprietà di Alejandro Pompez, dopo che la zia di Taylor ebbe un incontro casuale a NewYork con Frank Forbes, il business manager dei Cubans. Pompez fece i soldi con il racket delle lotterie clandestine, ma si divertì anche con il baseball. Spese 60 mila dollari per ristrutturare il Dyckman Oval a Harlem, e i Cubans si unirono alla Negro National League. Lo stadio poteva contenere 10000 tifosi ed era un centro sociale di Harlem. Il grande Martin Dihigo, 30 anni al tempo, fu il giocatore-allenatore dei Cubans (Dihigo era stato uno dei giocatori più versatili di sempre, giocando bene in tutte le posizioni tranne il ricevitore). Gli altri del team erano Alejandro Oms, un grande outfielder cubano nel crepuscolo della sua carriera; il lanciatore Cocaina Garcia, così chiamato perché quando affrontava i battitori li faceva sembrare sotto l'effetto della coacina; e Lazaro Salazar, che fu il miglior amico di Taylor nella squadra. Taylor fu firmato da Frank Forbes per 175 $ al mese e 2 dollari a pasto al giorno. Andò 6-4 e realizzò 55 strikeouts, secondo al compagno di squadra Luis Tiant, e Taylor lanciò quando i Cubans giocarono i Savitt Gems a Hartford a fine agosto. Sconfisse i Gems 7-0 mettendo strikeouts 15 battitori. I Cubans ritornarono nel mese di settembre e persero con i Gems (Sulla strada per Hartford, il pullman della squadra ebbe un incidente sulla Berlin Turnpike, nei pressi di Hartford, ma i Giants riuscirono a giocare lo stesso). I Cubans vinsero 28 partite e ne persero 24, terminando al terzo posto nella Negro National League, ma vinsero nella seconda metà della stagione per andare ai playoff. Il loro avversario era una grande squadra i Pittsburgh Crawfords.
Taylor perse Gara 3 dei playoff. Stava lanciando in Gara 6 e i Cubans stavano vincendo, ma Dihigo sostituì Taylor con sé stesso, e perse la partita. Frank Forbes, il team manager business, era già nella clubhouse a contare la quota per i vincitori. I Cubans persero di nuovo in Gara 7 e le serie.
Dopo la stagione Taylor affrontò la Dizzy Dean All-Stars il 13 ottobre allo Yankee Stadium, e realizzò 14 strikeouts ma perse 3-0.
Nel 1936 Taylor ricevette 10 dollari in più al mese. Andò 5-2 per i Cubans con 58 strikeouts, secondo a Satchel Paige, che era tornato ai Pittsburgh Crawfords dopo aver giocato nel 1935 a Bismarck, North Dakota. Come l'estate precedente, Taylor e i Cubans fecero un'apparizione ad Hartford e entusiasmò i fans della sua città natale mettendo strikouts 18 battitori e sconfiggendo i Gems. I Washington Elite Giants furono i leader della Negro National League nella prima metà della stagione '35 e Pittsburgh vinse la seconda parte. "Schoolboy" Johnny Taylor nel 1936 o 1937, quando giocò per i New York Cubans I pitchers dei NY Cubans del 1935. "Schoolboy" Johnny Taylor è il primo a destra La squadra dei NY Cubans del 1935. "Schoolboy" Johnny Taylor è quello contrassegnato con il 14 I contratti della Negro League di "Schoolboy" Johnny Taylor. A sinistra il suo contratto per giocare con i Crawfords Pittsburgh e a destra il suo primo contratto con i New York Cubans Satchel Paige, a sinistra, e "Schoolboy" Johnny Taylor, a destra, prima dell'inizio della Negro League All-Star Game del 1937 all'Ebbets Field di New York. Quel giorno Taylor ebbe la meglio su Paige "Schoolboy" Johnny Taylor, a sinistra, con la casacca dei Hartford Chiefs, e Satchel Paige, a destra, nel 1950
Steve Palermo Stephen Michael Palermo Nato: 9 Ottobre 1949 a Worcester, MA Steve Palermo sognava di diventare un interprete francese alle Nazioni Unite. Invece cominciò la carriera da arbitro, ricevendo 2 $ a partita nel suo primo lavoro professionistico come arbitro di baseball all'età di 13 anni. Oxford, nel Massachusetts, era una cittadina di circa 11000 abitanti, non molto distante da Worcester, dove nacque Palermo il 9 ottobre 1949. Trascorse i suoi primi nove anni a Worcester, ma suo padre era preside di una scuola elementare a Oxford e quando la città stabilì che i presidi dovevano risiedere nella città, la famiglia fece trasloco. A quel tempo Steve era uno studente della terza elementare nella scuola dove suo padre era preside. La madre di Steve era una "casalinga professionista ... una casalinga e madre provetta. Faceva questo lavoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e nel 2015 a 90 anni lo stava ancora facendo". Era davvero un lavoro a tempo pieno; Steve aveva due sorelle e tre fratelli. Le sorelle Linda e Ann, e il fratello Jim, diventarono insegnanti. I fratelli Michael e Jim diventarono consulenti finanziari. Linda era la più vecchia ma Steve era il maggiore dei maschi. Steve stesso si aspettava di diventare un insegnante, laureandosi in educazione con specializzazione in francese. Il suo primo anno fu alla Norwich University, per poi andare al Leicester Junior College e in fine alla Worcester State. Gli mancava un anno e aveva pochi crediti alla laurea quando decise che voleva entrare alla scuola di arbitri di baseball. Entrambi i genitori di Palermo avevano incoraggiato i bambini allo sport. Linda era un'ottima atleta e giocava sia a basket che a softball. Steve aveva giocato nella Little League, Babe Ruth League, nella high-school, American Legion e persino a baseball e basket alla Norwich. Fu il basket ad interessarlo di più. A baseball, aveva iniziato come shortstop e seconda base, anche se in più di un'occasione giocò in tutte le posizioni. Il programma della Little League a Oxford fu un successo, e giocò nella finale dello stato per tentare di andare a Williamsport. Come ottenne il suo primo lavoro retribuito da arbitro? "Mi sono appassionato nella Babe Ruth League quando avevo 13 anni, e mio fratello stava ancora giocando nella Little League. Qualcuno mi disse: Steve perché non inizi a provare come arbitro? Sono due dollari a partita. Era un modo per guadagnare un po' di soldi". Stan Johnson, amministratore della District 5 Little League, era molto determinante per assicurarsi che la Little League funzionasse e che funzionasse bene. A 16 anni, Palermo iniziò a lavorare nell'edilizia per i successivi quattro anni, costruendo ponti e strade in Massachusetts. Mise da parte i soldi perché stava andando al college. Avevano una famiglia piuttosto grande. Suo padre, pur essendo un preside, non guadagnava molto. Non erano poveri, ma non eravano nemmeno ricchi. Lavorò mentre andava a scuola e durante l'estate, fino al giorno in cui Stan Johnson lo chiamò dicendogli che era in difficoltà e aveva bisogno di qualcuno che arbitrasse a casa base nell'All-Star Game della Little League. Fu una partita abbastanza attiva con alcune giocate insolite al piatto. A guardare la partita, per puro caso, c'era Barney Deary, amministratore del Baseball Umpire Development, che si trovava in zona per visionare un paio di arbitri. Deary diede il suo biglietto da visita a Palermo. Il biglietto rimase nel vestito di Palermo per un anno fino all'agosto del 1971, quando all'improvviso a febbraio decise di entrare alla scuola arbitri, cosciente di non aver completato il college. I suoi genitori non furono affatto contenti, ma pensavano che l'avrebbero convinto a terminare gli studi. Steve racconta che: "Cinque anni dopo, la mia prima partita fu al Fenway Park e mia mamma e mio papà erano seduti tre file dietro il piatto di casa base. Mia madre si rivolse a mio padre dicendogli: Sai, non è un lavoro così male, per davvero”. Prima, però, ci fu la scuola degli arbitri e anni nelle minor leagues. La scuola degli arbitri era un programma di sei o sette settimane a St. Petersburg. Era un programma relativamente nuovo, appena iniziato un paio d'anni prima. Il suo primo incarico fu di arbitrare alle partite di spring training, con sede presso il camp dei Cincinnati Reds a Tampa. La sua classe fu produttiva e Steve stesso ricorda: "Credo che questa classe del 1972 abbia avuto più studenti che sono diventati arbitri della Major League di qualsiasi altra classe di arbitri fino ad oggi: Eddie Montague, Durwood Merrill, Mike Reilly, Al Clark ed io". Palermo affermò che gli uomini più influenti nella scuola degli arbitri erano Frank Pulli, Rich Garcia, John McSherry, Larry Napp, Barney Deary e Joe Linsalata. Dopo lo spring training, arbitrò per un paio di mesi allo spring rookie league in Florida e poi, a partire da giugno, fu assegnato alla New York-Penn League. Arbitrò la stagione e poi andò alla Florida Instructional League a metà settembre per un paio di mesi. "È stata una grande esperienza di apprendimento nella Instructional League e ogni giorno abbiamo avuto un supervisore con cui commentare i singoli episodi della partita per un'ora, un'ora e mezza. Abbiamo imparato tutti da quello. È stato un allenamento molto avanzato e sono stato molto fortunato ad essere in grado di farlo". Iniziò nel 1973 ad arbitrare nella Carolina League, "un campionato molto, molto duro ... un vero campionato di A avanzato all'epoca”. Arbitrò per un anno e mezzo e appena ci fu un'apertura nella Eastern League venne promosso a metà del 1973. Vi arbitrò per un anno e mezzo e successivamente venne assegnato all'American Association. Palermo lavorò nella A.A. per le stagioni 1975 e 1976 e l'inizio del 1977. Nell'ottobre 1975, sposò Andrea Lee Giannotta, un assistente di volo della United che aveva incontrato mentre arbitrava nella winter ball in quel gennaio. Il matrimonio durò otto anni. Nel 1976, arbitrò ai playoff del Triplo-A e poco dopo aver terminato la postseason, ricevette una telefonata che gli chiedeva se poteva recarsi a Boston. Aveva lavorato con Nestor Chylak, l'arbitro Hall of Famer, durante gli spring training sia nel '75 che nel '76. "Fu un mentore per me e un supervisore molto esigente. Pensavi solo che fosse duro, ma in seguito ti rendevi conto che era duro a fin di bene, anche se pensavo che lo stesse facendo solo perché poteva urlarmi contro e urlarmi su tutto. E' stato uno delle più importanti influenze sulla mia carriera da arbitro”. Chylak contattò il signor Butler - Dick Butler era il supervisore degli arbitri dell'American League - nel 1976, e gli disse: "Dovresti chiamare Steve. Ha arbitrato i playoff in Triplo-A e ha tempo. Gli permetteresti di venire ad arbitrare con la mia crew negli ultimi due giorni con Baltimora e Boston alla fine della stagione? E' molto probabile che sarà qui nel '77, quindi facciamo che si sporchi le scarpe". Butler chiamò Palermo e gli chiese se poteva andare a Boston. "Non avevo idea o sospetto. Mi disse: Ti piacerebbe venire a Boston per un paio di giorni? Risposi: Vuoi che mi venga a sedere con te, semplicemente per guardare?". "Mi disse: No, non starai seduto. Starai in piedi per tutto la partita. Davvero, risposi. Stavo pensando, è così affollato che avremo solo spazio in piedi? Continuò dicendomi: No, sarai in piedi in terza e seconda base. Ho gridato: DAVVERO? Sì, vengo signore! E così feci le valigie e arrivai a Boston molto prima che avessero bisogno di me". Entrambe le League erano interessate a lui - non erano ancora unite nella Major League Baseball - ma l'American League aveva agito più rapidamente e aveva acquisito la sua opzione. Chylak rimase fuori dalla partita il 2 ottobre 1976 e si sedette in tribuna classificando gli arbitri: Jim Evans al piatto di casa, Greg Kosc in prima, Joe Brinkman in seconda e Palermo in terza. Fu una partita che terminò 1-0. Reggie Cleveland e due rilievi dei Red Sox vinsero 1 a 0 su Dennis Martinez dei Baltimore Orioles. Il giorno successivo Chylak era l'arbitro di casa base e Palermo era in seconda base. Il gioco durò 15 inning, con la vittoria dei Red Sox per 3-2. Palermo fu ingaggiato con un contratto dell'AL a partire dal 1977 e racconta che "la prima partita che ho arbitrato sotto contratto, non me l'hanno fatta dirigere in questo paese ma dovetti andare a Toronto". Era la prima partita che i Blue Jays giocavano in Major League e vinsero per 9-5 sui White Sox. Era stato un rapido avanzamento verso le Major. La maggior parte degli umpires al loro primo anno a quel tempo avevano circa 30 anni. Così ricordava Steve quel momento: "Qui sono un bambino di 26 anni con la faccia da bambino e sono nella Big League. Non è successo molto spesso. Sono stato molto fortunato, avere insegnanti molto bravi e ottime istruzioni. È non è una cosa politica. Sei là fuori. Sei esposto. Devi essere molto produttivo e devi essere molto bravo in quello che fai ... L'unico modo per arrivare nelle major league è che te lo devi guadagnare ... O fai il lavoro o il lavoro non sarà lì per te". Aiutò il fatto che a Chylak (arbitro senior con 24 anni di carriera nelle major league e che aveva iniziato praticamente da autodidatta) il suo lavoro gli piaceva. Palermo era ansioso di imparare. "Ho conservato dei tovaglioli da cocktail perché dopo le partite andavamo a bere una birra o prendevamo qualcosa da mangiare e me li mettevo in tasca. Su quei tovaglioli Chylak disegnava uno schema dove io avrei dovuto essere in una particolare giocata. Disegnava un cerchio attorno a una base e diceva: Non entrare mai nel cerchio. Stai sempre fuori dal cerchio. In questo modo hai una più ampia prospettiva della giocata e non potrai sbagliare. Ho seguito tutte queste fantastiche spiegazioni e consigli che mi ha dato, li ho seguiti alla lettera. Tutto ciò che stava facendo era migliorare la mia arroganza e rendermi migliore. Faceva di tutto per insegnarti le cose. Da Chylak imparai grandi lezioni di vita e grandi lezioni di arbitraggio". La vita nelle major era un grande passo avanti dall'arbitrare nelle minor league: nuove città, si incontravano persone che conoscevano la crew a cui era assegnato assieme a Chylak, Richie Garcia e Joe Brinkman. "Sul campo ci sono davvero tre squadre. C'è la squadra di casa, la squadra ospite, e la terza squadra che è quella degli arbitri". "Lavoravamo come una squadra, ci conoscevamo tutti, e ognuno con la propria personalità sapeva cosa potevamo fare sul campo. Quando una palla veniva colpita, in una determinata situazione, a seconda di quanti corridori c'erano, sapevi esattamente quali erano le tue responsabilità, il tuo compagno di squadra sapeva quali erano le sue. Tutti sapevano cosa fare, e quindi sapevi che dovevi operare come una squadra ed essere molto ben coordinato per essere in grado di coprire tutte le giocate che potevano accadere". Dopo essersi sporcato un po' le scarpe alla fine del 1976, Palermo lavorò ininterrottamente come arbitro della Major League dal 1977 al 1991 ma uno sfortunato incidente gli precluse la sua attività sul campo. Naturalmente, ebbe l'opportunità di arbitrare alcune partite chiave, tra cui il playoff a partita singola del 1978 per determinare il vincitore del pennant dell'American League, una ALDS e tre ALCS, la no-hit di Dave Righetti, le World Series del 1983 e l'All -Star Game del 1986. I playoff del 1978 fu tra i Red Sox e gli Yankees al Fenway Park, il cosiddetto "Bucky Dent game", che prese il nome dallo shortstop degli Yankees che colpì un fuoricampo da tre punti del tutto inaspettato nella parte alta del settimo inning. Palermo era l'arbitro di terza base e fu quello che chiamò il fuoricampo in territorio buono e che lo segnalò. Il padre di Palermo era ancora il preside della scuola. "Ho chiamato mio padre durante quel fine settimana e gli dissi che se ci fosse stato un playoff, sarei andato a Boston domenica sera e se voleva poteva venire alla partita quel pomeriggio? Era un lunedì pomeriggio. Penso che l'inizio fosse alle 2:30. Quel giorno saltò il lavoro. Andammo nello spogliatoio degli arbitri e io presi un panino e lui una coca cola, ed era come un bambino in un negozio di dolciumi. Ascoltò tutti mentre parlavamo. Dopo la partita, tornò nello spogliatoio sopra la club house dei Red Sox. Non conosceva nulla del gioco o di quello che facevamo. Si sedette tranquillo. Noi facevamo la doccia e si parlava dell'offseason. Si parlava della partita di golf del giorno dopo, alle 9. Eravamo tutti entusiasti di tornare a casa dalle nostre famiglie. Salii in macchina con mio papà - mia madre si sedette dietro - e prendemmo Storrow Drive e poi Mass Pike per uscire a Oxford. Per 15 minuti pensai alla partita appena conclusa e al suo significato storico nella storia del baseball. Non so se mia mamma e mio papà stavano parlando tra loro o no, perché stavo pensando alla mia partita". "Alla fine mi sono rivolto a mio padre e gli dissi, E' stata una partita infernale, no? Si voltò verso di me e disse: Non avresti potuto chiamare quella palla un foul? Cosa? Il fuoricampo di Bucky. Non avresti potuto chiamarlo foul? Dissi: Pop, quella palla era 15 piedi (4,5 metri) alla destra del foul. E allora? Sei a Boston. Nessuno avrebbe detto una parola. Bene ... ci sono alcune circostanze di vasta portata che vanno ben oltre Boston, dissi, Pop dovrò cercare una tua raccomandazione perché non potrei farlo molto a lungo questo lavoro se lo facessi. Quando parlo con le persone, dico: Non hai idea cosa sia la pressione interna, fino a quando scopri che i tuoi genitori potrebbero fare il tifo per una squadra". "È divertente. Esco da un campo e andiamo in un ristorante e qualcuno chiederà: Qual è stato il punteggio finale? Io dirò: Non lo so. Penso sia stato 5-4, ma non so chi abbia vinto. Non ti interessa chi vince o perde. Ti assicuri solo di mantenere sempre lo stesso livello di gioco per tutto il tempo". Veramente! Ho arbitrato tutta la partita e non sapevo davvero chi avesse vinto o perso? Sì. Sei così preso dal tuo lavoro che il tempo vola e arriva Agosto e sei stato in tutte queste città diverse e a volte ti svegli in un hotel ... quelle camere della catena Hyatt sembrano tutte uguali o quelle della catena Marriott sembrano tutte uguali, e chiamerai l'operatore dell'hotel per chiedere: Puoi dirmi in che città mi trovo? Sì, signore. Lei è a Chicago, nell'Illinois. OK, grazie. Buona notte. Succede. Ti svegli e vai e dove sono oggi? Questa è Chicago o siamo a Milwaukee? Questo non è importante per il tuo lavoro". L'importanza del lavoro è di effettuare correttamente le chiamate e il punto chiave per farlo. Gli arbitri non si preoccupano di come gli scorer ufficiali possano decidere su determinate giocate. La differenza non viene insegnata nella scuola degli arbitri. Non vogliamo sapere se si tratta di una valida o di un errore. Non sappiamo se quel punto viene segnato come punto guadagnato o non e se lo chiedi a qualsiasi arbitro probabilmente non saprebbe risponderti perchè non sanno fare lo score di una partita, perché non gli viene insegnato. Non vogliono impararlo, e le persone che insegnano non vogliono che ciò influenzi la decisione di un arbitro ... Di tutte le sottigliezze dello score ufficiale, non ne ho idea. E anche adesso, anche se non sono sul campo ad arbitrare, non lo faccio ancora, perché voglio guardare il gioco nel modo più obiettivo possibile. Gli scorers ufficiali, ovviamente, possono cambiare la loro decisione dopo la partita, il giorno successivo o anche dopo. Gli arbitri non hanno questo margine di manovra". Arbitrando in un'altra partita dei Red Sox / Yankees, il 4 luglio 1983, Palermo era a casa base - e forse l'unico allo Yankee Stadium che non seppe fino al nono inning che Dave Righetti stava lanciando una no-hitter. Era concentrato nel chiamare i balls e gli strikes correttamente, in posizione e pronto a fare qualsiasi altra chiamata di cui poteva aver bisogno. Ci fu una chiamata in quella partita che Steve avrebbe dovuto fare, ma non ci riuscì. C'erano 35 °C e una partita abbastanza chiusa, 2-0 a favore degli Yankees dopo 7 inning e mezzo. Righetti non aveva concesso una valida. Con gli Yankees che battevano in fondo all'ottavo, Lou Piniella colpì un foul pop-up vicino alle poltrone sul lato della prima base. Proprio mentre il ricevitore di Boston Jeff Newman correva per raggiungere gli spalti, a Palermo saltò il ginocchio. "Mi è sembrato che qualcuno mi avesse colpito con un remo da barca sulla parte posteriore del ginocchio sinistro e sono volato verso il materassino di protezione". L'arbitro di prima base Rick Reed fu in grado di effettuare la chiamata. Sebbene l'infortunio costò a Palermo sei settimane di fermata dopo l'intervento chirurgico, la gravità non fu così certa al momento e terminò la partita. Dopo otto innings completi, con solo tre outs tra Righetti e una no-hitter, i 41077 tifosi allo Yankee Stadium tributarono al lanciatore una standing ovation mentre usciva dal monte. Palermo aveva pensato: "Bello. Gli stanno facendo un bel applauso. Il ragazzo non è stato selezionato per l'All-Star Game e queste persone lo stanno salutando incitandolo per la seconda metà della stagione". Mentre Righetti stava effettuando i suoi lanci di riscaldamento, Palermo alzò gli occhi al tabellone e non vide punti, valide e un errore dei Red Sox. Pensò che forse il tabellone fosse rotto e disse al ricevitore degli Yankees Butch Wynegar che voleva parlargli dopo la partita. Wynegar disse: "Steve, potrei saltare su e giù dalla gioia quando questo gioco sarà finito. Qualunque cosa tu debba chiedermi, chiedimela ora". Palermo pensò, diamine, non credeva nella superstizione e così disse: "Non sapevo che questo ragazzo stava per fare una no-hitter". Wynegar fu preso alla sprovvista e rise, "Questo è ciò che ti rende il mago. Resta attento". Palermo era così concentrato su una giocata alla volta, che non si era reso conto che era in atto una no-hitter. Ricorda ancora l'ultimo at-bat. Con il conteggio di 1-2 e uno strike per terminare - "Righetti ha lanciato sulla parte esterna del piatto, appena fuori dal piatto, fuori e basso, e ho chiamato ball e tutti allo Yankee Stadium fischiarono come l'inferno. Pensavo che sarebbero venuti oltre il muro contro di me. Ricordo quel lancio. Non vi fu alcun dibattito sullo strike tre; Boggs sventolò a vuoto”. Palermo non disse mai: Strike three! Racconta che si era voltato e se ne era andato, dirigendosi nello spogliatoio degli arbitri. Jerry Neudecker aveva arbitrato il perfect game di Catfish Hunter, quindi sapeva com'era una no-hitter e disse: "Non sono facili, vero, ragazzo? Gli risposi: No, non lo sono. Sono stato contento di non saperlo fino al nono inning. Jerry disse: Cosa ???? e glielo raccontai". L'ultimo strike di Dave Righetti per la no hitter del 4 luglio 1983 chiamato da Steve Palermo (Video) Il suo primo postseason fu nel 1980, quando i Royals spazzarono gli Yankees nell'ALCS. Era al suo quarto anno. A quel tempo era una specie di regola non scritta che un giovane arbitro non arbitrasse nella postseason almeno fino al sesto anno. “Ero al mio quarto anno e mi fu assegnata Gara 1 a casa base. È raro che ciò avvenga. Era divertente. Stavo andando a prendere qualcuno all'aeroporto e il signor Butler era appena arrivato in quel terminal. Scese dall'aereo e mi disse: Quando arbitri? Dissi: Domani. Sono molto entusiasta di arbitrare. Dove mi hai messo? Disse: Assicurati che le tue scarpe da casa base siano lucidate". E fu l'arbitro di casa base per l'ultimo gioco delle World Series del 1983 in cui Scott McGregor dei Baltimora chiuse i Phillies 5-0. Sapeva chi aveva vinto quella partita. "Sì, vedi una squadra che si congratula tra di loro e salta su e giù dalla gioia e l'altra squadra che cammina verso il dugout a testa bassa, sai che è finita. E so che Eddie Murray ha colpito due fuoricampo in quella partita". "Ma per la maggior parte, sono le giocate che spiccano nella tua memoria. Apprezzo il gioco e le giocate nel modo giusto. Una giocata spettacolare? Questa è una giocata da big league. Come quel giocatore che ha preso la palla sopra il muro del bullpen ieri sera e l'altro giocatore all'esterno centro che ha raggiunto il bullpen dei Red Sox per togliere un fuoricampo che stava per uscire. Apprezzi quelle giocate e ti fanno prestare attenzione a quel giocatore anche la prossima volta che gioca. Ho visto questo giocatore fare qualcosa di speciale e ha le potenzialità per fare di nuovo qualcosa di speciale. Come questo giocatore Trout, quando entra sul campo ogni giorno. Ha il potenziale per fare qualcosa che potresti non aver visto. Gioca nel modo giusto. Robin Yount l'ha fatto come George Brett e Ripken e Kirby Puckett”. "La gente mi chiedeva se avevo dei figli? Risposi di no, ma se avessi un figlio, avrei sicuramente preso un video di George Brett o Cal Ripken o Kirby Puckett o Paul Molitor o Robin Yount, lo avrei fatto sedere su una sedia e gli avrei fatto vedere quella videocassetta dicendo: Ecco. Ecco come dovresti giocare a baseball". Palermo si risposò nel 1985 con Debbie Aaron, che lavorava per una società di consulenza fiscale. Ha arbitrato per un totale di 1871 partite della regular season, l'ultima il 6 luglio 1991 allo stadio di Arlington. I Rangers avevano battuto gli Angels, 4-3, e dopo la partita Palermo si era fermato a cenare al ristorante di Corky Campisi prima di tornare all'Hyatt. Palermo era seduto in uno stand d'angolo con Campisi e l'ex giocatore di football della SMU Terence Mann poco prima dell'una di notte quando il barista Jimmy Upton improvvisamente gridò che due delle cameriere del ristorante, Melinda Henson e Dixie Bristow, erano state rapinate e picchiate nel parcheggio. Quando Palermo e gli altri cinque uomini ancora nel ristorante irruppero fuori dalla porta, i tre rapinatori si dispersero rapidamente, due in macchina e uno a piedi. Mann e Palermo iniziarono a inseguire quello a piedi. Fu mentre correva per la strada buia inseguendo qualcuno con la metà dei suoi anni che Palermo, che ne aveva 42 anni, aveva pensato: "Potrebbe non essere la cosa più intelligente che abbia mai fatto". L'inseguimento si concluse quando Campisi arrivò ruggendo sulla sua jeep, è saltò fuori e fece cadere il rapinatore. Mann lo tenne fermo mentre qualcuno andava a chiamare la polizia. Palermo stava ancora riprendendo fiato quando si fermò un'auto, la stessa macchina che era fuggita dalla scena pochi istanti prima; un uomo identificato come Kevin Bivins tirò fuori una pistola dal finestrino e iniziò a sparare. Bivins, che era in congedo dall'esercito dopo aver prestato servizio durante il Desert Storm, sparò cinque volte in rapida successione. Palermo pensava che fosse stato l'ultimo colpo che lo colpì alla schiena (Bivins venne condannato a 75 anni in una prigione del Texas). "Sembrava che qualcuno mi stesse versando acqua calda sulle gambe, dice Palermo, "C'era un caldo intorpidimento, come se fossi una barretta di cioccolato che si scioglie sul pavimento caldo. Poi cercai le mie gambe ed erano come due tronchi cavi. Era come non avessi niente". Il proiettile era entrato nel suo fianco destro, colpendo uno dei reni e la colonna vertebrale. "Pensavo di essere atterrato su una roccia, e chiesi a Jimmy Upton di togliermi la roccia da sotto la schiena e di lasciarmi rotolare", ricorda Palermo, "Jimmy, non so quanto sia brutto. Se muoio, dì a Debbie [la sposa di Palermo da cinque mesi] che la amo. E dì ai miei genitori e ai miei fratelli e sorelle che li amo. Gli stavo dicendo a chi sarebbero andate le mie mazze da golf quando Jimmy mi disse: Qui nessuno morirà". "I primi tre proiettili colpirono T-Mann - uno nella gola che entrò dal lato destro e uscì dal lato sinistro. Il secondo lo colpì al bicipite del braccio destro e poi il terzo lo colpì nella coscia. Il quarto proiettile mancò il bersaglio e colpì un muro di mattoni dietro di noi. Il quinto mi colpì”. Palermo fu ricoverato al Parkland Hospital di Dallas, lo stesso ospedale in cui era stato portato il presidente John F. Kennedy dopo che gli avevano sparato. Fu una riabilitazione lunga, molto difficile e senza fine, e più di una dozzina di anni dopo, Palermo camminava ancora con le stampelle. Ma dopo mesi e mesi di lavoro riabilitativo, fu possibile assegnargli delle nuove responsabilità. Nel 1994, gli fu chiesto di preparare un rapporto per accelerare le partite e lo presentò nel giugno del 1995 all'incontro dei proprietari a Minneapolis. Nel 1999, iniziò a lavorare per Sandy Alderson e nel 2000 nelle Baseball Operations. Palermo da quel momento cominciò a riferire al Chief Baseball Officer Joe Torre. "Sono diventato sostanzialmente un supervisore e un istruttore, dove supervisiono tutto ciò che accade sul campo e valuto gli arbitri. Parliamo ai team durante i corsi allo spring training. Incontriamo tutti i managers, i coaches e i GM, spiegando loro le nuove procedure, se ce ne sono. C'è una serie di compiti. Vado anche al Fall League per sette settimane. Dobbiamo visionare 12 arbitri per scoprire se hanno i requisiti per diventare arbitri della Major League”. "Frank Pulli è stato il primo a essere chiamato. Frank ed io per alcuni anni siamo stati gli unici due a lavorare per la Major League Baseball. Abbiamo iniziato ad aumentare con il passare del tempo e mentre implementavamo sempre più cose, lo staff è cresciuto". Nel 2003, Palermo fu nominato Presidente Onorario del Consiglio WillReturn di Assurant Employee Benefits. Il Consiglio conferisce ogni anno il premio Shining Star of Perseverance alle persone che superano le disabilità. Palermo è stato anche candidato onorario nella Perseverance Hall of Fame. Nel 1994 ha vinto l'Arthur Ashe Courage Award. Palermo è stato Commissioner onorario per il gioco del Tee Ball alla Casa Bianca il 24 luglio 2005, a cui hanno partecipato bambini con disabilità fisiche; il gioco faceva parte dell’Iniziativa White House Tee Ball del Presidente George W. Bush. All'All-Star Game del 2012 a Kansas City, Palermo accompagnò la crew degli arbitri sul piatto di casa base per un riconoscimento speciale. Steve Palermo morì all'età di 67 anni il 14 maggio 2017, a causa di complicazioni da cancro ai polmoni. Il Commissioner della MLB Rob Manfred ha definito Palermo: "Un grande arbitro, un comunicatore di talento e un funzionario ampiamente rispettato, noto nel nostro sport per la sua leadership e il suo coraggio. Ha avuto un impatto eccezionale sia sui suoi colleghi arbitri della Major League che sui fans del baseball, che hanno beneficiato della sua capacità di spiegare le regole del nostro gioco". L'arbitro Steve Palermo espelle il coach degli New York Yankees Gene Michael durante lo scambio dei lineups a Seattle, il 6 giugno 1978 In questa foto del 16 agosto 1979, il manager dei Baltimore Orioles Earl Weaver discute con l'arbitro di terza base Steve Palermo, dopo l'espulsione nel secondo inning della partita contro i Kansas City Royals, a Baltimora In questa foto del 22 giugno 1980, il manager dei Detroit Tigers Sparky Anderson, a sinistra, discute con l'arbitro di prima base Steve Palermo su una chiamata a tripla giocata durante una partita di baseball contro i Chicago White Sox a Chicago In questa foto del 9 ottobre 1982, l'arbitro Steve Palermo, al centro, si prepara a chiamare una palla buona dopo che il catcher dei Milwaukee Brewers Ted Simmons, a sinistra, e il compagno di squadra Paul Molitor hanno tentato invano di prendere al volo un pop battuto da Doug DeCinces dei California Angels nel quinto inning al Milwaukee County Stadium In questa foto dell'11 luglio 1983, l'arbitro Steve Palermo, a destra, è trattenuto da Rod Carew dei California Angels dopo che lui e Bobby Grich degli Angels hanno litigato a Boston 10 maggioi 1987, il manager di Boston Ralph Houk discute ferocemente con l'arbitro Steve Palermo, di spalle nel terzo inning sulla volata di Dave Stapleton corta verso destra che è stata giudicata come un infield fly Steve Palermo mentre effettua il primo lancio cerimoniale in Gara 1 delle World Series del 1991 tra i Minnesota Twins e gli Atlanta Braves al Metrodome il 19 ottobre 1991 a Minneapolis, Minnesota Steve Palermo è abbracciato dall'arbitro Don Denkinger dopo aver lanciato la cerimoniale prima palla di Gara 1 delle World Series del 1991 al Metrodome di Minneapolis giocata sabato 19 ottobre Steve Palermo sulla cover di Sports Illustrated il 6 luglio 1992 Bill Cosby, Steve Palermo e la moglie mentre viene premiato con l'Arthur Ashe Courage Award il 28 febbraio 1994 al Madison Square Garden di New York City Il presidente degli Stati Uniti George W.Bush e il Commissioner Tee Ball Steve Palermo prima di una partita di tee ball sul South Lawn della Casa Bianca il 24 luglio 2005 a Washington, DC Il 6 marzo 2006 durante gli allenamenti a Phoenix in preparazione al World Baseball Classic il coach del Team USA John McLaren, a sinistra, consegna al supervisore degli arbitri Steve Palermo, a destra, una statuetta che aveva acquistato pensando a lui diversi anni prima in Venezuela. Al centro il manager Buck Martinez La crew degli arbitri dell'83° All-Star Game posano per una foto a casa base con il supervisore arbitrale Steve Palermo al Kauffman Stadium martedì 10 luglio 2012 a Kansas City , Missouri Steve Palermo, al centro, esce dal campo dopo essere stato premiato nella cerimonia pre-partita prima dell'All-Star Game del 10 luglio 2012, al Kauffman Stadium di Kansas City, Missouri Nel 2017 il cartoonist David Hitch rende omaggio all'improbabile icona dello sport Steve Palermo che non dovrebbe mai essere dimenticato |